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\L GELOSO? COMEni DELS.HERCOLEBENTIVOGLIO,Goti GrattaIninegid 'Friuilegiopprejfo GabrielGiolito de FerrariM D KLIIII.

M.LBERTOLOLLIO» ’E CO M E die del S* HercoleBentiuoglio uettutealle mie mani per corte fi a uofra Iberto honoratOy hanno cof pocoBifògno delle mie lodi 3 come elle Jontutte piene di quegli ornamenti dha'uerpojjano ben limate dotte com'pof tieni * Io non ho per ancho uedutotra gli antichi ne letto tra i moderni inuentioiiepiu arguta nefilepiu can dido di queiy che fino inf lodati com-'ponimenti Et perche fia S, habbiaimitato Elianto non e pero da eferripref) il giudicio di lei* Il medef"mdhanno ifato prima Eerentio CÌT

gli altripornici tc iendo Vimtntioniintiere non pure imitando JSdenan'dro ymolti piu antichi di loro 3 co me ancho Vauthore ifcuja fejlejjo I3li e uenuta poi coji bene in acconciolajàcilita della jua mirabil uena y cheperjona non e tatogiudicioja y lapualeudendo recitarJi quejli uerft C che inuerJìVhauoluto far e per accojlarfial njo deghfrittori GreciyZ Latinùnon creday chefiano profi piena di numeriy difgurCy ZT fenxupunto diquella ajfettation y che pcrtanfeco lerime. Certofe la nofra lingua hauef e,talhora alcun notabile augumento fimile a quelloy dha riceuuto dalle amore'noie intelletto delS. hiercohyella to'Jlo fi ueIrebbe giunta a quel ado diperfettioney chef conof e nelle altreyfi defilerà in lei JLaqual cof iq

ìJpero di ueder Co dotta a lodetiohjìntco Jodisfattion nojlra et honor d’Italia p mezzo de frutti del fuo rarif ingegno* Cof no uoglia la modejlia diQuello indugiare a fe.fefo gloria etfamay et a noi prolungar h utilitày cheneferiamo* NL a io non m aueggo delmio pocogiudiciOy ilquale tuttauiapiufifapalefeyentràdo co fibaf e lode nelValtezza de meritifioU l ero fnz al"trofarofine a (pueflaylaquale non ucv'rei già y che noi flimafle fatta da meper lodarle comedie : ma per renderai[gratie della commodita che nihauete' dato di leggerle y CT delfegnoy che perdo mi mojirate d amar mi* t yp'lli mù diSettembre* M DXLIIII*JDiine già*ojlro II JDomenichi*AHi

PERSONE DELLAC O M E D I A »RIBI.TRVEFA.ERVNELLO»MAESTRO HERMlNO.MADONNA pa.MAGRO.GIOVAN miglio*Soldato*Ragazzo* .Meretrice*

4P R O L O G OV A N D O Jìlegge quelbuon tempo anticoChe Marco Scauro CittadinRomanoSi bel The atro fece CT bellaScenaChe fu di uetro, ct/m parte di marmo ,Et che di tante alte colonne ornoUaDel marmo di LucuUo, er che ui pofeSibeUe fatue di Scultori egregi Et che fi legge anchor che Caio AntonioNe fece una d’argento, cr d’oro un’altraVetreio, er Qufnto Catulod’Auorio,Et fece Curion qnei duo TheatriChe fi uolgean con fi mirabil arteChe compiuto facean l’Amphitheatro Penfar certo f deè eh’anticamentefuffer’ i giuochi er le comedie in pregio,che neramente la comedia è /pecchiaDi naturai coftumii imitationeDel uiuer noflroimagine del nero :Però dietro a f nobile PoemaTanto s’affaticar quei buoni ingegniPrima SufationMulloe Magnete,PoiEupoliAriflophane cr GratinoEt poi tanti altri chefur meno antiqui :E al buon Scipio Af icari piacqu’ella tanto

che non s egnoj e d fcriuerU XcomporUDurdrfdticd in cdutar Terentio.Però Phuttor confìderando quejio.Et bramofo oltremodo d'dcquifldrjiLa gratid uojlrdin fdrui cofdgratdBenigni Spettdtcri, s’è sforzdtoCon lungo jludio, er con lunghe fcdichcVi fdrui und Comedid che Jìd nuoud :Nuoudd’inuention,o'’ d’drgumento ;Non toltd dd Idtin ne greco duttore tNon mdipik uditd ne uedutd in Scena »Ilfuonomeè'I GELOSO;quejìdcRomrfGli ditipdldzzi, er lifuperbi templiNon m IdfcidH ueder l'onde delVebro :Eccoui'l Tempio là di tutti i deiChor Id Rotonda hà nome : piu là fonoLe Therine, e’I Cotlifeo, cr gli ObelifciìE ifdmojì Archi delldfdcrduid;E dltri uefìigi di edifìci dntiqui.Quejìo c quelfortundto dlmoTerremCinto dd fette gloriofi coUieh' i Cdmillij i Marcelli, i Scipioni E i udloroftCefdri produjfe :Vunque per balta maefià di quefkSacre ruine,0“ celebrate muraVduttor tutti ui prega, che con gratoSilentio jUdte ad afcoltar attenti*

A T TRISIPRIMOFAMIGLIO.ON accade dir olir óifeui piaceMutar famiglio, et nonhauetecaroIl mio feruir, prouede*rommi anch'ioD'altro patYone’.h Dio»fé maipiuuadoa' feruir alcun medico del mondoIn Ulta mia, che'l canchero mi mangi.Chefaftidio che pena era la mia tStar tutto'l giorno con la jlregghia in maneA jìroppicciar quella mulaccia uecchia tPoi quando hauea hifogno di rìpofoA bifognar che gli trottafi innanzi(Come fefufi uno afmo)a laflaffa iPoi mangiar male er peggio bere it udirlo 'Garrir confua moghera tutto'l giornoPer la gran gelo fa ch'egli h'a di lei :Che neramente n'ha tanto fojfettoTanto martello ch'ei ne menafmanie :tifò, le piu folenni 'O' le piu efpreffePazzie del mondo, non ffida d'huomo tSon certo che per altro non m'ha dataCoffenzacagicnquefiaiicentùt

ATTOche pé'l mirtei ch'egli hi di fui movieri ;Et fi un gran male i dubitar di leiCh’eUa è una honefta er uirtuqfa, donnaMe fi patria troudrne in tutta RomaVna miglior, non merita d’hauerla.Hor fol gli refla un caneuaro in cafaChe dorme tutto dipreffo una botteCome un por caccio, er cojìfconciamente* raccanna 7 corfo eh'ubbriaco è fempre*Non dubito ch'i me manchi patrone :Macconcierò con gualche buon prelatoche forfè mi dori miglior falario(Perc e giouine fono)zT miglior jpefe,TRVfFA RVEFIANO: BRV»NELLO SBIRRO»Come ti dico, l’fui fempre rubaldoDal di che nacqui : cr la mia arte c quejlaVi giuntar quejio cr quello : cr di tenereLe femine à guadagno ; cr di rubbaredo che poffo rubbar,quando mi ueggoComodo 7 tempo ZT che mi uenga dejìro :Et perche'l tutto ti uuò dir(che fumoCome tu fai compagni à la tauerna)hoggi appunto è compiuto l'anno, ch'ioMi fuggi da Vinegia per pauraD'ejfer meffo 'n prigion per la bejkmmia :Che tu fai ben che uolentier l'attaccoA Chriflo cr Santi i er per miUe altri furtiEt mille birrerie c'haueuo fatte

TR,BR,BR.BR,BR.TR.TR, PRIMO.6A queflo e d quello BR.infin merti la forca ;Ben la puoi prolungar ma nonfuggirla ;Pens'al tuo fin ne ti curar del mio :Non fon ladro io: 'XR.jhtrro et ladro c tutto unoxNe barro come tu: TR. forfè piggiore:Seguita pur. TR. traU’altre barrerieeh'a Vinegiafeci io, tolfi una cappaDifcarldtto, lifiata di uelluto,Bella cr nuoua a un faldato ’. fimilmentcVna berretta di rofato nuouaCon un pennacchio : BR. mai non mi ricordoD'hauerti uifia una berretta roffaNc cappa rojfa : TR. non la porto'l giornoPer piu rifiletti : ma ueftito uadoDa mercatante come uedi : BR. è ueroChe rhabito ti moflra mercatanteMa l’ajfetto è di barro]: TR.hò gran piacereDi parer ( uel ch'io fon ine mi uergognoDell'arte mia come uoi altri fate :'Lafciam' ir ijuefio: uà dietro contandoLe tue prodezze : TR. oltra di uefio i dì fiBt feci tanto con l'audacia miaCo'le chiacchiare mie d'un giorno ò duiPrima che mipartifii da \inegiaCfc anchor gli tolfi la femina ch'egliA fua pofla tenea: BR. gli la toglieftiiGli la tolfi : BR. la femina al fildato iCo le promeffe cr co'le grandi offerteì'gli la defuiai: BR, mimerauigUo

attocheBR.BR.TR.BR.tdntdfede 4 un RuffidnoVndputtdnddjlutd: TR.noncredeUieh’ruffidno : dnzi penfdUdChefuj imehdtdnte; come moltiVenfdn’ dnchor in quejld terrd : BR: è forfèQueìld che qui tiene d gudddgno f TR, e deffd:VndcotdlbrundccidbentdTchidtdChduer può uent'otto duniiTR. e queUd dpputoiMd fe’l folddto mai per forte hd nuoudChe thdbbi in quejld terrd : cr fi di ongADi rihduer Idfemind er Id robbdChe toltd gli hdi , er cojì uengd d Rom4Che fdr di pouerelloì Cerche penfìeron ch’dnimofe il tuo : TR. non penfo mdiChe ìihdbbi jfid ; che uengd in quejld terrd :Voi non lo jtimo fe ben ci ueniffePerch’e un poltrone un frdppdtore: BR.&or dint eh’è quel ch’efce cold di quelld Cdfd i(miGli'e un Medico gelofo : co’/ qudle ioContratta ho nuouamente una amicitidSi mtrinfecd er fi fretta che mifcuopreTutti ifegreti f loi : BR. non ti conofeePer rufjian f TR. mi crede mercatante :Ch’utiljferi di trarne i TR. ò di rubbar loVn giorno : ò ruffianarli una fud bellampote ch’egli hd in cafa i o fud moglierd iMa uedi :fa che non ne parli maiCon huom del mondo : BR. non temer di quejloiSdì ben che firn compagni; TR, uoglio un poco

PRIMO.7VdTldf coti lui : md tu doue fdfdiChe ti pojjd troudr i BR. con gli dltrìfhirri :O in bdncbi , ò in ponte ;òdU tduernd ; d Dio 'maestro HERMINO ME DICO: TRVfEA,O infermitd crudele e uelenofdChe l'dnimo m’dffligi er mi tormentiIl di cr Id notte : hduer uorrei piu tofloVndfebre continod idlmen fdpreiConfìUopi conpillole er con dcque altri rimedi difcdcciarla ; a quejlatronfi truoud rimedio : er non ne parlé ippocrate Auicena ne GaUeno :Me dpprejfo Diofeoride ne VlinioSucco d’herba fi truoua che ne giouiEt da fi acerba infermità,ne fardChd nome gelofia : TR. lofanarebbeVn buon baflon di frafeino ; ME. ò infeliceO mifero eh e uecchioprende moglie-donane cr bella : TR. egli s’é troppo tardiAccorto delfuo error : ME. fatto haurei meglioA non la torre : cr poi che in giouinezzdMai non la uolf tanto piu fuggirlaIn ueflaetà: TR.uoglioireàfalutarlo:me. Machièqueflohuomoiohglièquel mercatanteEoreJUer, co’l qual hò prefa dmicitia :Mo« uoleuo altro ; TR. D/o ui dia contento :ME. Contento effer nò può chi e u ecchio e ha moglie tTR, Ma oue n'andate uoi da fifrana bora

attoCefi penfofoc foto f ME, i'fon'ufdtoDi cafd fóUmente per trouarui :TR. Sete di mdd uoglid : onde procede ?ME. Dd quella cofd di che gid altre uoltcParlammo infìeme : TR. da quel gran martelloDaqueUa gelofia ì ME. d'altro non uiene :TR. Dìo sà quanto mi duci del uoflro aff inno ;me. l’ui ringratio ; ho quejìafede in uoi :Et fate certo eh'io piu uolentieriConto à. uoi tutte le difgratie mieChe fete forefiero ,er ui conofeoSol da duo mefi in qua,che non fareia' un mio fretto parente, ad altro amicoDe la patria mia : con uoi mi sfuocoCon piu licenza cr con minor riffetto ;TR. Ma ditemi digrada: che figliuolitìaueteuoidileii ME. ahimè:nejfuno:TR. tìauek uoi fratei ? ME. ne anchor frategU :yhaueuounfratelfoloch'amauoCome la uita er come gli occhi mieiEt l'hò perduto: t:R.c forfè mcrtof ME. o mortaO eh'è prigion diTurchi o di Corfali *Otto anni fon eh'ei fi parti da Rom Concertiforufciti fiorentiniSoldati amici fuoi : che dijperatit:i'andauano in burchia per pigliar foldoEt f pendio dal E ureo : TR. è forfè uiuoiChe ne fapete uoiiforfè flà bene :ME, Ahi me, quel'anno eh'ei da noi particitìebbi moAuifo da Vinegia, come

PRIMO*"6trdti itenute molte lettre degneDi fede, oltrd le lettre MercdtantiDi Turchid: che dice un come U ndueDoue eretn queifolddti cr mio fratellof M d mezzo del cdmin dd quattro fujkDi Corfdlialfdlitd; drfa diflruttaCo'l fuoco drtificiofo : er qudft tuttiMorti color che u'eran foprd, d colpiDi crudelfcimitdrre, er difdette :Et quei pochi che'n uitd erdn rimdfìturon tutti legati er pojti al remoA continuo feruir co'i ferri a i piedi:Ne 4 mefol, uenne qtiefio auifo : ch'anchoandar diuerfe lettere a tiorenzdDel medefmo tenor : che mifur tutteMandate a. bella pojìa : er da quel tempoIntefa non n'habbiam noueUa alcuna :Ah non piangete : 2vlE. oltra il dolor d'hduertPerduto fi amoreuole fratelloDuoimi che m'ha lafciata una figliuolaeh'unica hauea, eh'una angiolettapare'lanto e bella er gentil ; ne arriua anchoraA didotto anni: er non mi truouo 'I modoDa maritarla ben come uorrei;Per la mia pouertà di cui cagionetù(àhime)quel fi crudel fiacco di Roma :Però d'huom non mi fido : er duefantefchePlòfolamente e un caneuaro in cafa :Che mai nenfene parte et ftà a la porti

A T T OA fiOr U gudrdid dd mdttino dferd iTR. Bea giouine alcun che paia a uoìChe faccia l'amor feco f ME. un certo lauBofigliuol di meffer Lucio mille uolteMi paffa il di f lU’ufcio profumatoI Con gli occhi fìfi a quejk miefenefire :r muoio di pafion, mi feoppia il coreQuando 7 ueggo talhor ir palfeggiandoinnanzi e indietro : et far a la/fagnuoUSi ben Hpaf ionato : ma ui uoglioDir quel ch'io penfo hoggi di far e : a uoiPiu uolentier ricorro in tal bifognoeh'adhuom di RomatlìR.eccomiproto et prejloA ogni uoflro piacer : ME. Vi prego quantoPregar J1 può per quella confidenzach'ho in uoi ; per quello amor che mi moflrateChe non parliate mai con huom del mondoDi quefla cofa che far uoglio : TR. fiateSopra la fede mia : ME. fappiate comeHo dietro da la cafa un picciol ufeioOnde fi uà in due camere terreneNe le quali alloggiaua mio fratelloQuando era aRoma: in quejkhor alloggiamiMogliema et io , hor tutto'l mio fojfettoe'’n queflo ufeio di dietro : TR. che temete iME. che mentre f mo in pratica, et che uadoPer la cittade.a uifitar gli infermi,Non apra ella queflo ufeio : et tolga in cafaO queflo EaiiflOfO qualch'uuUro Amante :TR. Ma

PRIMO.9TR. Md che piacer è quejìo che mietech’io ui faccia ? Me : dirami ; prima ch'ioMi partij?i di cafa per uenireA ritrouarui ho detto a mia moglieraChoggipiu non m’ajpetti : ne jìanotteNe per tutto domani injtn a fera :Perche mi conuien ir con MonfìgnoreDe Medici, Signor cr patron mioa' fiar quefli due giorni à la fua uignaIn diporto e'n piacere : cr ch’io non uoglioLa mula mia : che’l fuo.maflro di ftallaM’ha fatto dir che mi dura un roncino ;per dar maggior fede k quejla cofaHò tolta in fuaprefenza la mia cuffiaLaqual fon ufo di portar la notte ;E un pettine da barba e un fciugatoioIl quale hò ne la manica : TR. ella il crede ?ME. S eppi finger fi ben ch’io credo certoCh’ella fe’l creda : TR. à che fine À ch’ejfettoCofifingete di partimi f ME. uoglioTraueflirmi di panni in quefio tempo :' Et fiar tutto hoggi cr tutta quefia notteA far la guardia a quello ufciuol di dietroDi che dianzi ui difii ch’io haueuaTanto fofpetto : i uuò far quefia prou ( ;S’io non m’accorgerò d’alcun tri fio attoforfè che porrò giu quefio penfieroQuefio martcl che mi tormenta ogn’hora ;Et da qui innanzi poi uiuercfm pace :B

ATTOTR. VdrUtefduUmente: ME.hordilpidcereche àd uoi ucgUo e quejlo findlmente :che grdue non ui jìd di preftdrmi hcggiQUdlche uofìtd berrettd cr pudiche cdppctDdtrduefhrmi: non uoglio in tdl cdfoIcLicorrere di dltr'huom ch'd uoi : TR. md dite':In c'bdbito in che foggid ui noie teVejhr f ME. come d uoipidce ; TR.i’ Ihò pèfdtoiVn certo Spole tino mio pdrenteAndò l'dltfhier per fuefdcende d Udrni:B Idfciò und udligid in cdfd midDoJt’è und cdppd e und berrettd ro(fdCon unpenndcchio dentro : uoglio por uiQuelld berrettd in cdpo : er queUd cdppdintorno : chifie quel che ui conofcd fVenfdrd ognun che uoi fìdte un folddto :Che ue ne pdr f ME. che hhcihito che diteVie di propojìto mio : md d'und cofdDubito d jfdi: TR. di che i ME. chequejldmìctBdrbd fi lungd cr qudfì tuttd bigiaNon mifdccid conofcere : TR. d coteftoSaprò anchor proueder : ME. come farete ffR. Hò din mpetto kcafa mia un uicinoch'altro nonf 'd che mafchere cr che barbeEt zazzere pojUccie : er riha in bottegaPiu di diigento di piu forte : cr negreEt bigie : cr rojfe : perche poi le uendeIl carneudle izrhdun concorfo grande :r ne uoglio torre una chefìanegra

ME.TR.TR.ME.PRIMO.IOGrande come la uojìra : cr ue la uogUoConciar fi ben fopra a cotejìa bigiache per fona non fta che fe n'accorga : Ma creder anche fata uojlr a propia:Per certo mi hauete un grande ingegno :tìauete giaprouijio al mio bifogno :l'fono al piacer uoflro : s'hor il tempoVi pare, andiamo : ME. un'bora mi par miUe:Non tardian dunque piu : ME. ben ui ricordoA feruarmi lafc di non parlarneMaiconperfona: TR. fateneJìcuro:Borfu andian uerfo il uoflro alloggiamento :Andate inanzi uoi che la uia meglioDi me fapete : TR. andian pur di buon pajfo:Che u'c di qui un gran pezzoiet forfè un miglio.Choraejferpuòi ME cofitranonac uejfro:madonna brigida;NVTA fante.Poi c'habbian deflnato cr c'hoggi è feflaStian' un poco sk l'ufcio : ragioniamoDei fatti noflri Nuta ; che pcrfmaNon appar per la flrada : Nu. o che gran uogliaDi ridere mi uiene i 'I CaneuaroVi sò dir che flafrefco : BR. come fefco fE nell'acqua i NV. nelHacqua f anzi nel uino;BR, "È forfè egli ebbriacoiNV. di tal forteChe non può flar in piedi : BR. èfuo coflumeÉ antica ufanza fua : NV. non uede lume :B li

ATTOHi trd li piedi ( mi uergogno i dirloOhibò ) un dlperges,ch'uncigrdn bigoncidNo’/ cdpirebbe : RR. hd uomitdto iun(pde ?NV. Vomitdto er pifcidto hd piu di centoVolte'l poltrone : fe’l uedejk certoVi fdridforzd d ridere Mddonnd :E dppoggidto coH cdpo dd und botte :tìdgli occhi ro i come brdgid : cr diceLe mdggior cidncie le piu jlrdne cofeche uci udifk mdi :fd i piu ftrdni dttiche mdi uedejk: ER.dhime ch'io penfo dd dltro:O trijld me c'hduer può domid peggioeh'un uecchio et eh'un gelofoiNV.egli hd un grda'' fojjgettdr di uoi : BR, forte crudele ;(tortoNV,fir quelle pazzie che fd tdlhordPer gelojìd : fuji'io pur fud moglierd :A Id croce di Dio lo trdttereiCom'egli mertd : BR. di che glifdrejH ?NV. eli fare i dir il uero : i trouereiVn bello innamorato, che fupplijfeDoue egli manca : BR. deh guarda baUorddche tu non de fi tai configli a Liuid :Lt par la fi con lei liberamenteCome hor meco tu fai: NV.Dio me ne guardi:Credete ch'io fa pazza f BR. ah che crudeleDifgratia hauuta ha quefta nojìra Liuia,che forte ridi perder lamadree'l padre ;E( rejlar fenza dote in quejìa etateDamantarf: ìN. ditemi digratia

NV.BR.BR.NV,PRIMO,IlPerche cofìper tempo queflo uecchioHi futto colUticne ? er j? cpunitovi cufu i BR. perche'l menu a la fuu uigtiàIl Curdinal de Medici ; doue hoggiStur unno,forfè unchor tutto domuni:Hor uudu co'l buon unno, che fiuccurePoffu lu cùfciu di chi fu cugioneChe cofì bellu donnu unduffe'n munoDi cofì brutto zrfrdcido curchume :Putienz t NV. mu tornium dentro u uedereQuel che fu il Grujfo : che foluzzo huureteMudonnu fe’l uedete : er meneremolÀuiu u uederlo che n huurupiucere :hndium : mu ufcoltu : poi che l'indifcretoNon ci h 'u lufciutu prouifion per cenaCuocer ui un cupon, de li piu grufiche fiuno in cufu : non uuò che jì uuntill)ifurmi digiunure : cr che mipufcuSempremui di uuccinu er di cuflruto.turò : mu primu uuo chiuder lu por tu »FINE DELPRIMOATTOBIti

atto secondofAVSTOROSPOFA.AMANTE;famiglio.CCO’L felice dbergo ouedimordIl fol de gli occhi miei : mdnon appare :O mifen occhi miei che'l uoftro dolceObietto non uedete : RO. d che dolerui ?A che fojfirar tanto t andiam a cafa :Doman poi la uedrete : ho tanta fetech'io muoio : FA. bejUa molto piu crudelee' la mia fete de la tua : RO. flamaneMangiai troppo perfciutto, oltre che troppoSdlfx era la minejlra : FA. ah Liuid miaTi fuf'appreffo : RO. ah botte del uin grecoTifuf'dppreff 3 : FA. potef'io quefii occhiDe tuoi beifguardi et della tuaferendLuce appagar : RO.potef'io ber un trattoA miofenno : sò ch'io mi cauereiQueftd gran fete FA. ubbriacon tu parliSempre di bere : RO. et uoifempre parlateDi sjuejlo uojlro amore : a eh e feguireVna che ui difprezza et che uifugge iAnzi foncerto che mi portdLiuid

SECONDO.12Vn grdJidijlmo umor, dà dolci [guardi,Da le grate accoglienze, et da molti altriSegm d'amar ch'ella mi mojìra : RO. ce -taSpender non jì douria màpiu d'un mefeDietro a una donna : FA. ahimè troppo rijlrettaIl Medico la tien : RO. chifà altramentee' mentecatto: f A. il Medico fuo zioNon la lafcia apparir : RO.fe fujje riccaV loderei che laJpofafk: fA. è riccaPur troppo di bellezze : RO. altro ci uuolcA uiuer che bellezza : FA. et di cojìumiEt di nobili tade : RO. hoggi a la doteSi guardafolamente : o Dio ch'è troppoPouera : et chep truouafenza padreEt fenza madre : ìA. ahimè che'n tanto tempoch'io amo lei, non ho potuto maiMandarle una ambafciata : RO. che j erateDunque di far f FA. dirottelo : è uenutoIn quejìa terraQion è troppo tempo)Vn certo foreJHero : non sò comePer nome egli fi chiami : egli ha, una barbaNcgrrf ; è nel uifofofco : et ua uefUtoDa mercatante: RO. no'Iconofco: tA. intendoDa molti che'l conofcono et che l’hannoJn pratica, che non è il piu ficai tritoIl piu effierto il piu aud

imitato Elianto non e pero da efer ripref) ilgiudicio di lei* Il medef" mdhanno ifato prima Eerentio CÌT . gli altripornici tc iendo Vimtntioni intiere non pure imitando JSdenan' dro y molti piu ant

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