Prefazione - Gruppo Di Fisica Dei Sistemi Complessi Di Bologna

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PrefazioneQuesto libro si basa in larga misura sulle lezioni di Meccanica Razionale tenute dall’autoreper il corso di Laurea in Fisica presso Università di Bologna dal 1972, integrato con argomenti svolti in altri corsi quali Teoria dei Sistemi, Modelli Matematici e di Sistemi Dinamiciper il Dottorato in Fisica.I capitoli riguardanti la meccanica newtoniana e lagrangiana e la parte iniziale della meccanica hamiltoniana (1-15) hanno costituito la base del corso, redatti sotto forma di dispense, i cui capitoli finali riguardavano una introduzione alla meccanica dei continui apartire dalla corda elastica (26-30). In tempi più recenti questa parte è stata sostituitada un approfondimento della meccanica hamiltoniana volto ad illustrare la natura deisistemi integrabili e a fornire i primi elementi di teoria perturbativa (16-19), come strumento di indagine dei sistemi quasi integrabili. Negli ultimi tre anni infine, sono statiprogressivamente introdotti alcuni elementi di meccanica statistica, che comprendono unaintroduzione al moto browniano e la descrizione degli insiemi microcanonico e canonico(24-25). Le equazioni stocastiche ed i processi diffusivi sono tratteggiati nei loro aspettiessenziali, anche per illustrare il comportamento dei sistemi hamiltoniani fuori dal regimeintegrabile. L’analisi di stabilità, delle risonanze non lineari e delle intersezioni omoclineconsente di cogliere gli aspetti essenziali della transizione al caos (20-23) su alcuni modellifisicamente significativi (pendolo doppio, problema dei tre corpi, acceleratore di particelle),ma va riservata ad un corso del secondo biennio insieme con alcuni argomenti svolti neicapitoli di dinamica hamiltoniana. Il filo conduttore del corso è la presentazione del tessutotradizionale della meccanica razionale nel contesto della teoria dei sistemi dinamici. Il fineè quello di fornire gli strumenti matematici per la costruzione di modelli e per la loro analisisia qualitativa sia quantitativa, dal punto di vista analitico e numerico. Le nozioni di spaziodelle fasi, flusso, mappa, campo vettoriale, integrali primi ed il loro significato geometricovengono introdotti nelle prime lezioni, dedicate ai richiami di meccanica newtoniana. Sidedica ampio spazio ai problemi unidimensionali, perché ad essi si riconducono i sistemiintegrabili, nelle coordinate in cui sono separabili. La dinamica dei sistemi vincolati vieneformulata in modo geometrico, mostrando l’equivalenza con principio di D’Alambert, masenza l’apparato formale della geometria differenziale, tranne l’analisi di curve e superfici.

iiPrefazionec 88-08- 9820 Gli strumenti matematici richiesti per la lettura del testo sono quelli tradizionalmentesvolti nei corsi di Analisi 1 e 2. Alcuni complementi matematici, quali le serie di Fouriero il teorema del limite centrale, sono trattati in appendice per rendere il testo autoconsistente. I capitoli sulle equazioni differenziali lineari, sull’ analisi qualitativa e la stabilità(10, 11-13) sono stati inseriti per rendere autonoma la presentazione e per illustrarne leapplicazioni più significative, non contemplate nei corsi di analisi. Il testo non contieneuna raccolta separata di esercizi, ma in ogni capitolo ne vengono proposti e svolti alcuni.La raccolta degli problemi proposti come prove d’esame sarà pubblicata separatamente.Questo testo non si sarebbe di certo realizzato senza la presenza degli studenti che inquesti anni hanno seguito il corso consentendo di affinarne la costruzione e la presentazione.Un sentimento di gratitudine va alla memoria del Prof. Dario Graffi, che oltre ad avereintrodotto l’autore a questa disciplina insieme con il Prof. L. Caprioli, gli ha consentito ditenerne l’insegnamento presso la Università di Bologna. Un ringraziamento particolare alDr. A. Bazzani, per le puntuali osservazioni fatte su numerosi capitoli, oltre che per avercollaborato insieme al Prof. G. Servizi allo svolgimento del corso. Desidero ringraziareil Prof. F. Mainardi, il Prof. S. Rambaldi, il Dr. E. Todesco, la Dr. F. Brini e la Dr.S. Abenda per aver letto criticamente alcune parti e la Dr. A. M. Disebastiano per ilcontributo apportato con la sua tesi di dottorato.La redazione del testo e la preparazione di tutta la parte grafica è stata curata dall’autorecon la valida collaborazione del Dr. D. Frattini per la parte tridimensionale. I risultatinumerici, presentati in forma grafica, e che si distinguono per essere riquadrati, sono statiottenuti con una libreria ed un programma GIOTTO, sviluppati dal Prof. G. Servizi, chesi ringrazia per la consulenza informatica.

Indice generaleCapitolo 1Principi 7.1.8.1.9.IntroduzioneSpazi vettorialiTrasformazioni lineariTrasformazioni di GalileoCinematica del puntoEquazioni di evoluzioneLeggi di NewtonVariabili dinamiche, integrali primiLavoro, energia potenzialeCapitolo 2Problemi .5.2.6.2.7.2.8.2.9.Piano delle fasiEquazioni separabiliEsempi di campi vettorialiLegge oraria per forze posizionaliPunti critici e potenziali quadraticiTopologia delle orbiteCoordinate azione e angoloPendolo e oscillatori anarmoniciSistemi dinamici piani

ivIndice generaleCapitolo 3Campo centrale879095981011043.1. Coordinate polari3.2. Equazione dell’orbita3.3. Coniche in coordinate polari3.4. Il problema di Keplero3.5. Precessione, orbite quasi circolari3.A. Appendice al problema di KepleroCapitolo 4Sistemi di punti1071091101111164.1.4.2.4.3.4.4.4.5.Equazioni fondamentaliSistema del centro di massaIl problema dei due corpiProcessi d’urtoSezione d’urtoCapitolo 5Punto vincolato1231251281321331371401455.1. Vincoli e reazioni vincolari5.2. Realizzazione di vincoli olonomi5.3. Coordinate lagrangiane5.4. Lavori virtuali5.5. Equazioni del moto5.6. Pendolo ed altri esempi5.A. Geometria delle superfici5.B. Varietà rilevantiCapitolo 6Sistemi di punti vincolati1501521531551591621641686.1. Considerazioni generali6.2. Geometria dei vincoli6.3. Equazioni di Lagrange6.4. Potenziali generalizzati6.5. Vincoli anolonomi6.6. Equazioni di Maggi6.7. Equazioni di Hamilton6.A. Trasformata di Legendrec 88-08- 9820

c 88-08- 9820 Indice generaleCapitolo 7Simmetrie1701741751777.1.7.2.7.3.7.4.Gruppi continui di simmetriaInvarianza delle equazioni del motoTrasformazioni di scala e di GalileoTrasformazioni discreteCapitolo 8Rotazioni e moto relativo1791821861891908.1.8.2.8.3.8.4.8.5.Matrici di rotazioneRotazioni infinitesime e angoli di EuleroCinematica relativaDinamica relativaMoto in un sistema rotanteCapitolo 9Corpo nematicaSistemi di forzeTensore di inerziaMoto per inerziaMoti giroscopiciFormulazione hamiltonianaCapitolo 10Sistemi lineari22122523023223624124524910.1. Oscillazioni lineari10.2. Oscillazioni forzate10.3. Sollecitazioni impulsive10.4. Equazioni differenziali lineari10.5. Sistemi autonomi10.6. Sistemi periodici10.A. Forme di Jordan10.B. Serie di Fourierv

viIndice generaleCapitolo 11Stabilità25425626026426626827111.1. Stabilità dell’equilibrio11.2. Stabilità lineare e non lineare11.3. Sistemi lineari piani11.4. Funzione di Lyapounov11.5. Stabilità del moto11.6. Risonanza parametrica11.A. Norme di matriciCapitolo 12Teoria qualitativa27327427627712.1. Unicità della soluzione12.2. Esistenza della soluzione12.3. Dipendenza continua dal campo12.A. Condizione di LipschitzCapitolo 13Piccole simazione delle piccole oscillazioniCoordinate normaliPrincipio di RayleighOscillatori armonici e pendoliCapitolo 14Principi o delle variazioniEquazioni di Eulero-LagrangePrincipi di HamiltonProblemi variazionaliCapitolo 15Trasformazioni 15.5.15.6.15.7.Trasformazioni di coordinateCoordinate non canonicheConservazione dei volumiFunzioni generatriciTrasformazioni infinitesimeParentesi di PoissonL’invariante di Poincaré-Cartanc 88-08- 9820

c 88-08- 9820 Indice generaleCapitolo 16Serie di Lie31832132432632816.1. Derivate di Lie16.2. Flussi hamiltoniani16.3. Commutatori e simmetrie16.4. Forme normali16.A. Algoritmi per le serie di LieCapitolo 17Proprietà 7.4.17.5.17.6.17.7.Derivate dell’azioneAzione ridottaGeodeticheEquazione di Hamilton-JacobiSeparabilitàFamiglie di hamiltoniane separabiliVariabili angolariCapitolo 18Sistemi 8.5.18.6.Evoluzione dei sistemi integrabiliGeometria dello spazio delle fasiRisonanzeErgodicitàGeometria della mappa di PoincaréAnalisi delle frequenzeCapitolo 19Teoria perturbativa37337537738238638739139339539639719.1. Equazioni del moto e termini secolari19.2. Sviluppi di Lindstedt19.3. Teoria canonica non risonante19.4. Teoria canonica risonante19.5. Teoria canonica dipendente dal tempo19.6. Invarianti adiabatici19.7. Sviluppi con serie di Lie19.8. Sviluppi per forme normali19.A. Sviluppi a frequenza fissa19.B. Sistemi anisocroni19.C. Stimevii

viiiIndice generaleCapitolo 20Sistemi quasi integrabili40140440720.1. Tempi di stabilità20.2. Un modello solubile20.3. Stime perturbativeCapitolo 21Sistemi caotici41141341741821.1.21.2.21.3.21.4.Genesi delle isoleMappe hamiltonianeEsponenti di LyapounovSistemi mescolantiCapitolo 22Integrazione numerica42142342422.1. Metodo di Eulero22.2. Metodo di Runge-Kutta22.3. Integratori simpletticiCapitolo 23Modelli 23.5.23.6.Oscillatori e pendoloProblema di KepleroOscillatori bidimensionaliIl pendolo doppioIl problema dei tre corpiOttica hamiltonianaCapitolo 24Equazioni stocastiche45445746146346746947224.1. Distribuzioni gaussiane24.2. Passeggiata aleatoria24.3. Processi di Wiener24.4. Equazione di Fokker-Planck24.A. Misure di probabilità24.B. Elementi di statistica24.C. Derivazione della equazione di Fokker-Planckc 88-08- 9820

c 88-08- 9820 Indice generaleCapitolo 25Meccanica statistica47648048448749449649849850125.1. Equilibrio statistico25.2. Descrizione termodinamica25.3. L’insieme microcanonico25.4. L’insieme canonico25.5. Teoria cinetica25.6. Descrizione stocastica25.A. Il teorema del ritorno25.B. Volumi nello spazio delle fasi25.C. Descrizione macroscopicaCapitolo 26Corda elastica50650951126.1. Spettro della corda discreta26.2. Limite del continuo26.3. Corda non omogeneaCapitolo 27Equazione delle 27.6.27.7.Proprietà generaliSoluzione unidimensionaleOnde stazionarieApprossimazione iconaleMeccanica ondulatoriaOnde dispersiveOnde non lineariCapitolo 28Meccanica dei nematicaDerivate temporaliGeometria della deformazioneDinamica dei continuiEquazioni di bilancioix

xIndice generaleCapitolo 29Mezzi elastici54354554729.1. Relazione sforzo-deformazione29.2. Equazioni linearizzate29.3. Onde elasticheCapitolo 30Fluidi55055255430.1. Equazioni costitutive e del moto30.2. Leggi di conservazione30.3. Moti pianiIndici557Indice analitico564Bibliografia generale566Bibliografia specificac 88-08- 9820

1. Principi generaliObiettivo della meccanica classica è l’analisi del moto di sistemi macroscopici siano questistelle e pianeti, un pendolo o un giroscopio, una sbarra elastica od un fluido. Sui fondamenti posti da Galileo è stato sviluppato, prima da Newton e poi da Eulero, un apparatomatematico che ha raggiunto la sua completa formalizzazione alla fine del secolo scorsonella cosiddetta meccanica analitica. Da questo apparato è emersa la nozione più generaleed astratta di sistema dinamico che estende la infrastruttura ed i metodi della meccanicaad un qualsiasi sistema deterministico, di cui cioè è possibile prevedere l’evoluzione neltempo, note che siano le condizioni iniziali e le leggi che che lo governano. Per questo motivo non è più solo la fisica a beneficiare degli sviluppi della meccanica ma anche disciplineda essa assai lontane.Dalla meccanica sono nati nuovi settori della matematica quali la geometria differenziale ela teoria ergodica e nel suo ambito si sono sviluppate nuove teorie fisiche. Basterà pensarealla teoria semiclassica di Bohr e Sommerfeld che ha precorso e preparato la formulazionedella meccanica quantistica ed alla teoria cinetica dei gas con cui Boltzmann ha posto lebasi della meccanica statistica. Nei capitoli che seguiranno si farà una presentazione dellameccanica newtoniana, lagrangiana ed hamiltoniana seguendo sostanzialmente l’ordine delsuo sviluppo storico, dedicando particolare attenzione ai suoi strumenti matematici edevidenziando gli aspetti geometrici. Questi infatti permettono di stabilire un ponte tra isistemi esplicitamente integrabili e quelli per cui siamo in grado di fare solo una analisiqualitativa e di cogliere la differenza profonda che esiste tra proprietà locali e globali di unsistema.

21. Principi generalic 88-08- 9820 1.1. INTRODUZIONEProblematiche attuali. La meccanica classica svolge un ruolo non secondario nellosviluppo delle tecnologie di punta richieste dalla ricerca nello spazio, dalla fisica subnucleare, dalla fisica dei plasmi confinati e costituisce un punto di riferimento per altre scienze(economiche, biologiche o sociali) per il crescente interesse suscitato dai sistemi non lineariin cui coesistono ordine e caos. I controlli di assetto e l’inserimento di veicoli spazialiin orbite che raggiungono con precisione estrema anche i pianeti esterni sono basati sucalcoli molto accurati di meccanica celeste. La realizzazione dei grandi acceleratori conmagneti superconduttori richiede la definizione di orbite stabili su un numero elevatissimodi rivoluzioni e presenta forti analogie con il problema della stabilità del sistema solare.Infine il controllo delle instabilità in un plasma, confinato magneticamente per raggiungere le condizioni di fusione termonucleare, richiede l’analisi del moto di cariche in campimagnetici fluttuanti. In questi casi, contrariamente a quanto avviene nelle applicazionidella meccanica alle tecnologie ordinarie, le forze in gioco e le risultanti equazioni sonodi natura non lineare. Una delle principali difficoltà nella realizzazione di un acceleratoredi grande energia e luminosità o di un Tokamak in cui la scarica si mantiene a lungo ècertamente dovuta alla parziale comprensione del comportamento quanto mai diversificatoe complesso dei sistemi non lineari, il cui studio costituisce oggi il fronte avanzato dellameccanica. Dopo un periodo di quiescenza, seguito alle grandi intuizioni di Poincaré versola fine del secolo scorso, da circa due decenni, si è risvegliato un grande interesse per isistemi dinamici non lineari, nei quali si è osservato il frequente insorgere di moti caotici edi strutture geometriche anomale. Il caos, assente nei modelli tradizionali della meccanica,sta assumendo il ruolo di un nuovo paradigma.Limiti di validità. La meccanica classica galileiana si applica ai sistemi macroscopiciin moto lento. Ciò significa che le velocità in gioco v debbono essere piccole rispetto allavelocità della luce c 3 1010 cm/sv 1(1.1.1)cIn queste condizioni, che sarebbero sempre verificate nel limite matematico c , dettoanche limite non relativistico, le leggi del moto per sistemi isolati, sono invarianti rispettoalle trasformazioni di Galileo tra sistemi di riferimento. Lo studio dei fenomeni elettromagnetici, che ha messo in evidenza come non sia lecito assumere la propagazione istantaneadi un segnale e come la velocità della luce sia costante rispetto ad ogni riferimento, hacondotto a sostituire le trasformazioni di Galileo con le trasformazioni di Lorentz. Comeconseguenza le leggi della dinamica, applicabili al moto di particelle veloci in campi elettromagnetici, vengono cambiate in modo da risultare invarianti rispetto alle nuove trasformazioni. Con questa estensione la meccanica descrive il moto di ogni particella prevedendone la traiettoria e cessa di essere applicabile soltanto quando la traiettoria non è piùdefinita per il manifestarsi di fenomeni di tipo ondulatorio. Questi fenomeni sono statiosservati a livello microscopico: la diffrazione di elettroni in un cristallo, gli spettri atomici di emissione od assorbimento di radiazione e l’effetto fotoelettrico hanno mostrato un

c 88-08- 9820 1.1. Introduzione3dualismo di comportamento ondulatorio e corpuscolare non conciliabile con la descrizioneclassica. Nella meccanica quantistica, che risolve questo dilemma, l’identità di un puntoviene sostituita da una misura di probabilità, associata ad una funzione d’onda che nedescrive l’evoluzione. La meccanica classica torna ad essere applicabile quando alla funzione d’onda che si propaga, si possono sostituire le traiettorie normali alle superfici di fasecostante, come avviene in ottica per i raggi luminosi. Ciò accade quando sono trascurabilii fenomeni di interferenza e diffrazione ossia quando la lunghezza d’onda è molto piccolarispetto alla scala su cui le proprietà del mezzo variano sensibilmente.Ad una particella di energia E e quantità di moto p mv risulta associata un’onda dilunghezza λ e periodo T dati daλ h,pT hE(1.1.2)dove h, detta costante di Planck, ha le dimensione di un’azione e vale h 6.6 10 27 erg · s.Per un sistema macroscopico la lunghezza d’onda è cosı́ piccola che non si possono manifestare fenomeni ondulatori e la descrizione classica è sempre corretta. Da punto di vistamatematico la meccanica classica diventa una teoria esatta nel limite h 0, detto appuntolimite classico.Modelli. Tornando definitivamente al mondo macroscopico ricordiamo che il successoiniziale della meccanica è consistito nel fornire uno schema interpretativo delle leggi diKeplero e del moto del pendolo. Le leggi stabilite da Newton si applicano ad un modelloideale, il punto materiale, costituito dal punto matematico con un attributo meccanico, lamassa. La formulazione matematica della meccanica nasce per sistemi semplici, costituitida precise entità geometriche, cui possiamo assimilare i sistemi reali mediante un processodi eliminazione degli attributi non essenziali e viene poi concettualmente estesa a sistemicomplessi.Ogni modello è specificato dalla dimensione d dello spazio in cui se ne descrive l’evoluzionee dalla distribuzione di massa tra i suoi componenti. La dimensione d corrisponde alnumero di gradi di libertà, cui si associano le coordinate indipendenti del sistema. Tra itipici modelli della meccanica possiamo citare i seguenti di cui ci occuperemo nel seguitopunto materiale liberod 3sistemi di N punti materiali liberid 3Npunto materiale vincolatod 3corpo rigidod 6corda elastica, sistemi continuid Combinando i modelli sopra elencati è possibile descrivere con il grado di accuratezzadesiderato un qualsiasi sistema classico. Uno stesso sistema fisico può essere rappresentatoda una serie di modelli di complessità crescente, che ne consentono una descrizione sempre più accurata. Ad esempio la terra sarà descritta come punto materiale, come corpo

41. Principi generalic 88-08- 9820 rigido sferoidale o come continuo elastico a seconda che si voglia studiare il suo moto dirivoluzione, la precessione degli equinozi o le sue oscillazioni libere.I sistemi continui, con i quali si descrivono i mezzi elastici, i fluidi o il campo elettromagnetico, si differenziano dai modelli con un numero finito di gradi di libertà, per l’apparatomatematico richiesto: equazioni alle derivate parziali anziché equazioni differenziali ordinarie.Interazioni. La descrizione di un sistema fisico richiede non solo la definizione di unmodello geometrico con attributi dinamici quali la distribuzione della massa tra i suoi costituenti ma anche la definizione delle interazioni tra le sue parti o con il mondo esterno,se il sistema non è isolato. La prima distinzione da fare è tra interazioni fondamentali,gravitazionale ed elettromagnetica, che si esercitano tra due masse o due cariche elettriche puntiformi, e di tipo fenomenologico, che schematizzano l’effetto macroscopico diinterazioni fondamentali tra i componenti elementari di un sistema. Tra queste basteràcitare le forze elastiche e dissipative, proporzionali rispettivamente allo spostamento edalla velocità, che descrivono le interazioni che richiamano un sistema verso una posizionedi equilibrio o meccanismi (attrito, viscosità) che ostacolano il moto provocando perditedi energia meccanica.Determinismo e predicibilità. Le leggi della meccanica classica hanno carattere deterministico. Infatti un sistema isolato di cui conosciamo le interazioni è descritto da unsistema di equazioni differenziali ordinarie. Note le posizioni e le velocità iniziali dei puntidel sistema, la soluzione di queste equazioni, che esiste ed è unica sotto opportune condizioni di regolarità delle interazioni e dei vincoli, ne determina il moto futuro e passato.Questa affermazione che trovava il suo massimo fondamento nel completo accordo tra lepredizioni della meccanica celeste e le osservazioni astronomiche, venne esaminata criticamente da Poincaré nel tentativo di capire le ragioni per cui il problema dei tre corpi nonpoteva essere risolto analiticamente come molti altri problemi della meccanica. Poincaréscoprı̀ che accanto ai moti ordinati, su cui è fondata la comune percezione di predicibilità,esistono altri moti, la cui caratteristica principale è una estrema irregolarità, che giustifical’appellativo caotici. I moti ordinati, tipici dei sistemi cosiddetti integrabili hanno unasemplice struttura geometrica e sono prevedibili in senso stretto, perché un errore o indeterminazione nelle condizioni iniziali si propaga linearmente nel tempo. I moti caoticiinvece sono caratterizzati da una forte instabilità, poiché orbite inizialmente vicine divergono esponenzialmente nel tempo, e da strutture geometriche complesse in cui le traiettorieformano un groviglio inestricabile. Pertanto se vogliamo fare una distinzione tra sistemisemplici e sistemi complessi quello che conta non è tanto il numero di gradi di libertà quantoil fatto che il sistema presenti solo moti ordinati, oppure no. I moti nei sistemi conservativiintegrabili sono riconducibili a rotazioni uniformi su cerchi; punti, inizialmente vicini, simuovono su di essi con uno sfasamento, che cresce linearmente nel tempo. Nei sistemi nonintegrabili si manifesta una impredicibilità fisica poiché la previsione della posizione di unpunto ad un istante t implica una conoscenza del dato iniziale con un numero di decimaliche cresce linearmente con t. I sistemi completamente caotici finiscono tuttavia per essere prevedibili sotto altro forma se alla conoscenza impossibile dell’evoluto di un punto sisostituisce il calcolo di valori medi, applicando a questi i metodi tipici della statistica.Questi nuovi aspetti della meccanica sono oggetto di notevole interesse non solo dal punto

c 88-08- 9820 1.2. Spazi vettoriali5di vista matematico ma anche dal punto di vista fisico, per l’accresciuta possibilità disperimentare con interazioni fortemente non lineari.1.2. SPAZI VETTORIALIIl moto di un sistema meccanico viene descritto specificando a ciascun istante la posizionedei suoi punti rispetto ad un sistema di riferimento. A ciascun punto si associa un vettore posizione che appartiene allo spazio euclideo tridimensionale. Un punto ad un istanteassegnato definisce un evento, cui si associa un vettore dello spazio euclideo quadridimensionale.Spazio, tempoAssumiamo come primitive le nozioni di spazio e tempo e diamo di esse una definizioneoperativa. Le misure di spazio sono riconducibili a misure di distanza, per effettuare lequali è necessario disporre di un regolo campione opportunamente suddiviso. Il modernoregolo campione è costituito dalla lunghezza d’onda di una particolare riga spettrale. Datidue punti si misura la reciproca distanza e la collocazione di un punto nello spazio vieneindividuata misurando le distanze da tre piani mutuamente ortogonali.Le misure di tempo sono legate all’esistenza di fenomeni periodici che rendono possibili lacostruzione di orologi, strumenti che riconducono le misure di intervalli di tempo a misuredi posizione. Dopo aver misurato il tempo attraverso la periodicità del moto della terra,sono stati costruiti gli orologi meccanici e successivamente gli orologi atomici, il cui periodoè quello della radiazione emessa da un atomo su una particolare riga spettrale.Notiamo che la precisione, con cui lunghezze e tempi possono essere misurate, raggiungeed oltrepassa il limite di applicabilità della meccanica classica. Anche se c’è un limiteinferiore per le distanze e gli intervalli di tempo che possono essere misurati assumeremocomunque comunque che distanze e tempi appartengano al corpo dei numeri reali R.Spazi vettorialiIndichiamo con A3 l’insieme dei punti dello spazio ordinario, che costituisce uno spazioaffine. Avendo definito evento un punto ad un dato istante di tempo, l’insieme di tutti glieventi è uno spazio affine A4 . Consideriamo le coppie ordinate di punti (Q, P ) dello spazioaffine A3 stabilendo che due coppie (O, P ) e (O′ , P ′ ) sono equivalenti(O, P ) (O′ , P ′ )(1.2.1)se i corrispondenti segmenti orientati sono paralleli, equiversi e di ugual lunghezza, riconducibili cioè l’uno all’altro mediante trasporto parallelo . Data una coppia ordinata (O, P )la classe di equivalenza di tutte le coppie definisce un vettore, che indichiamo con rr (O, P ) (O′ , P ′ ) (O′′ , P ′′ ) . . .(1.2.2)

6c 88-08- 9820 1. Principi generaliPPPP1221PP33OFigura 1.2.1. Spazio affine A3 (lato sinistro), spazio vettoriale R3 (lato destro).La distanza tra i punti di una coppia ordinata (O, P ), che indichiamo con d(O, P ), è lastessa per tutte le coppie equivalenti e vien detta modulo o norma euclidea del vettore r d(O, P ) d(O′ , P ′ ) d(O′′ , P ′′ ) . . .(1.2.3)Se in ciascuna classe di equivalenza di coppie ordinate scegliamo quella il cui punto inizialeè un punto fissato O, che chiamiamo origine, ad ogni punto P dello spazio risulta associatoil vettore r (O, P ), vedi figura 1.2.1. Scelta una origine Ω nello spazio-tempo A4 ad ognievento E associamo il vettore w R4 corrispondente alla coppia (Ω, E).Per indicare un vettore useremo anche la notazione seguenter (O, P ) P O(1.2.4)che consente di estendere ai punti le proprietà algebriche della somma se definiamo lasomma tra due vettori r1 (O, P1 ) e r2 (O, P2 ) (P1 , P ) come il vettore r (O, P )r1 r2 (O, P1 ) (O, P2 ) (O, P1 ) (P1 , P ) (O, P )(1.2.5)Tale definizione, che corrisponde alla classica regola del parallelogramma come mostra lafigura 1.2.2, usando la notazione (1.2.4), diventar1 r2 P1 O P2 O P1 O P P1 P O r(1.2.6)Il vettore nullo è 0 (O, O), l’opposto di un vettore r (O, P ) è r (P, O) e si har ( r) 0.La moltiplicazione di un vettore r (O, P ) per un numero reale λ è un vettore r′ (O, P ′ )parallelo al primo, di ugual (opposto) verso se λ 0 (λ 0) e normakλrk λ krk(1.2.7)Avendo definito una legge di composizione interna, la somma, ed una legge di composizioneesterna, la moltiplicazione per un parametro reale, l’insieme dei vettori diventa uno spaziovettoriale; questo spazio, munito della norma euclidea, viene indicato con R3 .

c 88-08- 9820 1.2. Spazi vettoriali7Prodotto scalare e vettorialeDefiniamo prodotto scalare l’ applicazione bilineare R3 R3 R, che a due vettori associail numero reale dato dal prodotto delle loro norme per il coseno dell’angolo α tra essicompreso, vedi figura 1.2.2.r1 · r2 kr1 k kr2 k cos α(1.2.8)Due vettori si dicono ortogonali se il loro prodotto scalare è nullo.PP1P2αOP2OP1Figura 1.2.2. Somma di vettori (lato sinistro); prodotto scalare (lato destro).La definizione di prodotto scalare implicakrk (r · r)1/2(1.2.9)la proprietà commutativa e quella distributiva rispetto alla somma, vedi figura 1.2.3.r · (λ1 r1 λ2 r2 ) λ1 r · r1 λ2 r · r2(1.2.10)Inoltre da 1 cos α 1 seguono la disuguaglianza di Schwarz e quella triangolare r1 · r2 kr1 k kr2 k, kr2 k kr1 k kr2 r1 k kr2 k kr1 k(1.2.11)Si definisce prodotto vettoriale una applicazione bilineare R3 R3 R3 che ai vettori r1e r2 associa il vettore r ad essi ortogonale. Il verso di r è tale che la rotazione antiorariache sovrappone r1 a r2 risulti di un angolo α π; la norma di r è data dal prodotto dellenorme di r1 e r2 per il seno α.r r1 r2 ,krk kr1 k kr2 k sin α(1.2.12)Dalla definizione segue che il prodotto vettoriale non è commutativo r1 r2 r2 r1 magode della proprietà distributiva rispetto alla somma. La norma del prodotto vettoriale èl’area del parallelogramma che ha i due vettori come lati.r1 x r r2BBBBBBBBBBBBBBBFigura 1.2.3. Proprietà distributiva del prodotto scalare (lato sinistro), prodotto vettoriale (lato destro).

8c 88-08- 9820 1. Principi generaliBasi e rappresentazioniTre vettori e1 , e2 , e3 di R3 si dicono linearmente indipendenti se la loro combinazionelineare si annulla solo se i coefficienti sono nullix1 e1 x2 e2 x3 e3 0 x1 x2 x3 0(1.2.13)In R3 tre vettori sono linearmente indipendenti se non sono coplanari, vedi figura 1.2.4;essi formano una base nello spazio perché ogni altro vettore sarà linearmente dipendenteda essi, esprimibile cioè come una loro combinazione lineare. Per un vettore generico xscriveremox x1 e1 x2 e2 x3 e3(1.2.14)Una base si dice ortonormale, se i vettori ei sono ortogonali e di modulo unitarioei · ek δi,k ,δi,k ½10per i kper i 6 k(1.2.15)dove δik è detto simbolo di Kronecker. Le componenti xi di un vettore x in una baseortonormale sono uguali al prodotto scalare tra x ed i vettori ei della basexi ei · x(1.2.16)In una base scelta ad ogni vettore risulta associata una te

Sistemi dinamici piani. . Obiettivo della meccanica classica e l’analisi del moto di sistemi macroscopici siano questi stelle e pianeti, un pendolo o un giroscopio, una sbarra elastica od un fluido. Sui fonda-menti posti da Galileo e stato sviluppato, prima da

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