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Il libroLos Angeles 2012. S ono passati cinque anni da quandoEmma Carstairs ha perso i genitori, barbaramenteassassinati. Dopo il sangue e la violenza a cui ha assistito dabambina, la ragazza ha dedicato la sua vita alla lotta controi demoni ed è diventata la Shadowhunter più talentuosadella sua generazione. Non ha però mai smesso di cercarecoloro che hanno distrutto la sua famiglia e, quando sirende conto che l’unico modo per arrivare ai colpevoli èquello di allearsi con le fate, da anni in lotta con gliShadowhunters, non si tira indietro. È una partita moltopericolosa, ma Emma, insieme a Julian, suo miglioreamico e parabatai, ha tutte le intenzioni di giocarla fino infondo. Non solo la ragazza potrebbe finalmente vendicarsi,ma per Julian si apre la possibilità di riabbracciare ilfratello Mark, che anni prima era stato costretto a unirsi alPopolo Fatato. Inizia così una corsa contro il tempo,un’indagine ricca di colpi di scena, dove i bluff e i doppigiochi non mancano e i sentimenti più profondi sonomessi a dura prova. Compreso quello che lega Emma e

Julian, forse di natura diversa rispetto a quel legame puro,unico e indissolubile che dovrebbe unire due parabatai:un sentimento che la Legge non accetta.Questa è un’edizione speciale con il racconto in esclusivaLa festa di fidanzamento.

L’autriceCassandra Clare è nata a Teheran e ha vissuto i primi annidella sua vita in giro per il mondo con la famiglia,trascinandosi sempre dietro bauli di libri. Dopo averlavorato come giornalista tra Los Angeles e New York, orasi è fermata a Brooklyn dove, per non farsi distrarre daigatti e dalla TV, scrive i suoi libri nei bar e nei ristoranti.La saga Shadowhunters ha appassionato milioni dilettori amanti del genere urban fantasy con oltre 36milioni di copie vendute nel mondo. La saga ha ispirato unfilm per il cinema uscito nelle sale nel 2013 e una serie TVin onda nel 2016.

Cassandra ClareDARK ARTIFICESSHADOWHUNTERS

SIGNORA DELLAMEZZANOTTETraduzione di Manuela Carozzi

SIGNORA DELLA MEZZANOTTEA Holly.Era elfico, lui

PROLOGO

Los Angeles, 2012Le serate al Mercato delle Ombre erano le preferitedi Kit.In quelle occasioni gli era permesso uscire dicasa e aiutare suo padre alla bancarella.Frequentava quel luogo da quando aveva sette anni:adesso ne erano passati otto, eppure Kit provavaancora lo stesso senso di stupore e meravigliaquando camminava lungo Kendall Alley, nella cittàvecchia di Pasadena, fino a raggiungere un muro dimattoni spoglio, attraversarlo ed entrare così in unmondo esplosivo di luci e colori.A pochi isolati di distanza c’erano gli AppleStore che vendevano computer portatili edispositivi vari, ristoranti della catena CheesecakeFactory e supermercati di cibo biologico, negoziAmerican Apparel e boutique alla moda. Ma inquel punto la strada si apriva su una piazzaenorme, sorvegliata su ogni lato per evitare chequalcuno si avventurasse per errore nel Mercatodelle Ombre.Il Mercato compariva con la luna crescente ocalante, esisteva e non esisteva. Kit eraconsapevole, quando metteva piede tra le file divivaci bancarelle, di stare camminando in uno

spazio che al sorgere del sole si sarebbevolatilizzato.Ma per il tempo in cui ci restava, si divertiva. Erastrano avere il Dono quando nessun altro attorno ate lo possedeva. Era suo padre che lo definiva“Dono”, anche se Kit in fondo non lo ritenevachissà quale dote. Hyacinth, l’indovino dalla pelleazzurra nel banchetto in fondo al mercato, lochiamava “Vista”.Per Kit quella definizione aveva più senso.Dopotutto, l’unica cosa che lo distingueva dairagazzi normali era la capacità di vedere,letteralmente, cose che loro non potevanodistinguere. Cose innocue, a volte; pixie chesbucavano dall’erba secca lungo i marciapiedispaccati, pallidi volti di vampiri nelle stazioni diservizio a tarda notte, un uomo che schioccava ledita al bancone di una tavola calda – a guardarlouna seconda volta, si era accorto che le dita eranoartigli. Gli succedeva da quando era piccolo, esuccedeva anche a suo padre. La Vista era unacaratteristica ereditaria.Reprimere l’impulso di reagire era la cosa piùdifficile. Un pomeriggio, tornando a casa da scuola,aveva visto un branco di lupi mannari che lottavanoper la supremazia facendosi a pezzi in un parco

giochi deserto. Si era fermato sul marciapiede eaveva urlato finché non erano arrivati i poliziotti,che però non riuscivano a vedere nulla. Dopoquell’episodio suo padre l’aveva tenuto quasisempre in casa, lasciando che si istruisse da sololeggendo vecchi libri. Giocava ai videogiochi nelseminterrato e usciva di rado, o durante il giornooppure quando c’era il Mercato delle Ombre.Lì non doveva preoccuparsi delle propriereazioni: il Mercato era un posto bizzarro evariopinto persino per chi lo popolava. C’erano ifritche tenevano al guinzaglio djinn ammaestrati esplendide ragazze peri che danzavano davanti abancarelle con polveri luccicanti e pericolose invendita. Una banshee gestiva un banchetto cheprometteva di rivelarti il giorno della tua morte,anche se Kit non riusciva a immaginare perchéqualcuno dovesse desiderare saperlo. Un cluricaunsi offriva di ritrovare oggetti smarriti e unagraziosa, giovane strega con i capelli corti verdebrillante vendeva ciondoli e braccialetti incantaticon cui attirare attenzioni romantiche. Quando Kitla guardava, lei gli sorrideva.«Ehi, Romeo.» Suo padre gli diede una gomitatanel costato. «Non ti ho portato qui per fare ilcascamorto. Aiutami ad appendere l’insegna.»

L’uomo spinse con un calcio lo sgabellino dimetallo verso di lui e gli passò un’asse di legnosulla quale aveva impresso a fuoco il nome dellasua bancarella: DA JOHNNY ROOK.Non era il più fantasioso dei nomi, mad’altronde suo padre non aveva mai brillato percreatività. Però era strano, rifletté Kit mentre siarrampicava per appendere l’insegna, se si pensavache la sua clientela era composta da stregoni, lupimannari, vampiri, spiriti, wight, ghoul e, una volta,persino una sirena (si erano incontrati di nascostoal parco acquatico).Nonostante tutto, forse un’insegna semplice erala cosa migliore. Suo padre vendeva pozioni epolveri, nonché, sottobanco, alcune discutibili armilegali, ma non erano quelle ad attirare la gente.Johnny Rook era uno che sapeva le cose, ecco ilpunto.Nel Mondo dei Nascosti di Los Angeles nonpoteva succedere niente senza che lui venisse asaperlo, e non esisteva nessuno così potente daimpedirgli di conoscere un segreto sul suo conto oun modo per contattarlo. Johnny era uno chesapeva e, se avevi i soldi, parlava.Kit saltò giù dallo sgabello e il padre gli diededue banconote da cinquanta dollari. «Vai a fartele

cambiare» gli disse senza guardarlo. Aveva estrattoda sotto il bancone il suo libro mastro rosso e oralo stava sfogliando, probabilmente per controllarechi gli dovesse dei soldi. «Sono i tagli più piccoliche ho.»Kit annuì e sbucò fuori dalla bancarella, felice.Ogni commissione era buona per andarsene un po’a zonzo. Passò accanto a un banchetto pieno di fioribianchi che emanavano un aroma misterioso, dolcee letale, e a un altro dove un gruppo di persone incompleto elegante distribuiva opuscoli davanti a uncartello che diceva: SEI IN PARTE SOPRANNATURALE?NON SEI SOLO. I SEGUACI DEL GUARDIANO VOGLIONO LATUA FIRMA PER LA LOTTERIA DELLA FORTUNA! FAI ENTRARELA BUONA SORTE NELLA TUA VITA!Una donna con i capelli neri e le labbra rossecercò di piazzargli un volantino in mano. Vedendoche lui non lo prendeva, lanciò uno sguardolanguido in direzione di Johnny, il quale le fece unsorriso.Kit alzò gli occhi al cielo, esasperato. Ognigiorno spuntavano come funghi milioni di piccoliculti per l’adorazione di angeli e demoni minori,ma non si capiva mai che fine facessero.Quando raggiunse una delle sue bancarellepreferite, comprò una granita rossa che sapeva di

frutto della passione, lamponi e panna tuttiinsieme. Cercava di stare sempre attento a dovefaceva acquisti, perché al mercato c’erano caramellee bibite in grado di rovinarti la vita per sempre, main realtà nessuno voleva correre rischi con il figliodi Johnny Rook. Lui aveva informazioni su tutti: selo facevi arrabbiare, potevi star tranquillo che i tuoisegreti non sarebbero rimasti tali.Fece il giro dietro la strega con i gioielliincantati. Lei non aveva un banchetto: se ne stavaseduta come al solito su un pareo fantasia, di quelliche potevi comprare per pochi spiccioli a VeniceBeach. Quando lo vide avvicinarsi alzò lo sguardo.«Ciao, Wren!» la salutò lui. Dubitava che fosse ilsuo vero nome, ma al Mercato la chiamavano tutticosì.«Ehi, bel ragazzo!» La strega si fece da parte perlasciargli spazio e, muovendosi, produsse untintinnio di bracciali e cavigliere. «Cosa ti portanella mia umile dimora?»Kit si mise accanto a lei sul pareo. Aveva i jeansconsumati, con i buchi alle ginocchia. Gli sarebbepiaciuto poter tenere i soldi che suo padre gli avevadato per comprarsi qualche vestito nuovo. «Il papàmi ha chiesto di cambiare due da cinquanta.»«Ssst!» Lei gli fece segno con la mano di

abbassare la voce. «Qui c’è gente che per duebanconote da cinquanta sarebbe pronta a tagliartila gola spacciando il tuo sangue per fuoco didrago!»«Oh, non a me» rispose Kit, convinto. «Nessunoqui oserebbe mai toccarmi.» Si appoggiòall’indietro sulle mani. «A meno che non lo voglia,chiaro.»«E io che pensavo di aver finito gli amuletidell’abbordaggio sfacciato »«Ma sono io il tuo amuleto dell’abbordaggiosfacciato!» Kit sorrise a due passanti: un ragazzoalto e bello, con una ciocca bianca fra i capelli neri,e una brunetta con lo sguardo celato dietro a unpaio di occhiali da sole. Lo ignorarono. Wren invecescattò sull’attenti alla vista dei due potenzialiclienti subito dietro di loro: un uomo corpulento euna donna con i capelli castani raccolti in una codache scendeva sulla schiena.«Amuleti di protezione?» propose in tonoaccattivante. «Con questi sarete al sicuro, garantito.Ce li ho anche d’oro e d’ottone, non soltantod’argento.»La donna comprò un anello con una pietra diluna incastonata e poi se ne andò chiacchierandocon il compagno. «Come facevi a sapere che erano

lupi mannari?» chiese Kit a Wren.«Lo sguardo» gli disse lei. «I lupi mannari sonoacquirenti compulsivi. E poi con gli occhi evitanoautomaticamente qualsiasi cosa d’argento.»Sospirò. «Sto facendo degli affaroni con gli amuletidi protezione da quando sono cominciati quegliomicidi.»«Quali omicidi?»Wren fece una smorfia. «Non so, una robaassurda che ha a che fare con la magia. Cadaveritutti ricoperti di scritte in linguaggi demoniaci.Corpi bruciati, affogati, mani mozzate Giranovoci di tutti i tipi. Come hai fatto a non sentirneparlare? Non segui i pettegolezzi?»«No» disse Kit. «Non proprio.» Stava guardandola coppia di lupi mannari che si dirigeva versol’estremità nord del mercato, dove si radunavano ingenere i licantropi per comprare ciò di cui avevanobisogno: posate di legno e ferro, aconitostrozzalupo, pantaloni della tuta a strappo (o cosìsperava).Sebbene il Mercato fosse inteso come luogodove i Nascosti si mescolavano fra loro, le variespecie tendevano a formare dei gruppi. C’era lazona in cui si radunavano i vampiri per compraresangue aromatizzato o cercare nuovi soggiogati tra

quelli che avevano perso il loro padrone. C’erano igazebi coperti di fiori e piante rampicanti sotto aiquali si muovevano leggiadre le fate, scambiandosiamuleti e sussurrandosi presagi; si tenevano indisparte, perché a loro era vietato commerciarecome gli altri. Gli stregoni, rari e temuti,occupavano le bancarelle in fondo al Mercato, eognuno di loro sfoggiava una caratteristica che nerivelava l’origine demoniaca: chi aveva la coda, chile ali e chi corna ricurve. Una volta Kit avevaintravisto uno stregone donna con la pelle tuttaazzurra come un pesce.Poi c’erano quelli con la Vista, come lui e suopadre, gente comune ma in grado di vedere ilMondo delle Ombre, di guardare oltre gliincantesimi. Anche Wren era così: una stregaautodidatta che aveva pagato uno stregone perfarle un corso in incantesimi di base, però cercavadi non farsi notare. In teoria gli umani nonpraticavano la magia, ma il mercato sommerso dichi la insegnava era molto florido. Si potevano farebei soldi, purché non ti beccassero gli «Shadowhunters» disse a un tratto Wren.«Come facevi a sapere che stavo pensandoproprio a loro?»«Perché ce ne sono due laggiù. Guarda!» Girò il

mento verso destra, lo sguardo all’erta.In realtà era come se tutto il Mercato si fosseirrigidito, e alcuni si erano messi all’opera per farsparire con nonchalance flaconi e scatole di pozionio amuleti con i teschi. I djinn al guinzaglio sinascondevano dietro ai loro padroni. Le periavevano smesso di danzare e ora stavanoguardando gli Shadowhunters con espressionifredde e dure sugli incantevoli visi.Erano in due, un ragazzo e una ragazza, suidiciassette o diciotto anni. Lui aveva i capelli rossi,era alto e con un fisico atletico; della sua compagnaKit non riusciva a vedere il viso, ma soltanto unacascata di capelli biondi che le arrivavano fino allavita. Portava una spada assicurata alla schiena ecamminava con quel genere di disinvoltura che nonpoteva essere frutto di una messinscena.Erano entrambi in tenuta da combattimento,una divisa di protezionenera chelicontraddistingueva come Nephilim: in parte umaniin parte angeli, signori incontrastati di ogni altracreatura soprannaturale sulla faccia della terra.Avevano gli Istituti, paragonabili a enormi stazionidi polizia, in quasi tutte le grandi città del mondo,da Rio a Baghdad, da Lahore a Los Angeles. Lamaggior parte degli Shadowhunters erano nati tali,

ma avevano la capacità di trasformare gli umaniper farli diventare come loro. E da quando avevanoperso così tante vite nella Guerra Oscura, cercavanodisperatamente di rimpolpare i loro ranghi: sidiceva rapissero chiunque sotto i diciotto annimostrasse anche la minima potenzialità didiventare Shadowhunter.In altre parole, chiunque avesse la Vista.«Stanno andando verso la bancarella di tuopadre» sussurrò Wren. Aveva ragione. Kit si irrigidìvedendo che sfilavano davanti ai venditori epuntavano dritto verso l’insegna con la scritta DAJOHNNY ROOK.«Alzati!» Wren era in piedi, e stava scuotendoKit perché si sollevasse dal pareo. Quando si chinòper raccogliere la sua merce, lui notò un curiosodisegno sul dorso della mano, un simbolo simile alinee d’acqua che correvano sotto una fiamma.Forse se l’era scarabocchiato da sola. «Devoandare.»«Per colpa degli Shadowhunters?» le chiese,sorpreso, tenendosi un passo indietro perpermetterle di prendere le sue cose.«Ssst!» sibilò Wren, poi corse via facendosaltellare su e giù la sua vivace chioma.«Strano» mormorò Kit prima di incamminarsi

verso la bancarella del genitore. Arrivò da un lato,a testa bassa e con le mani in tasca. Era piuttostocerto che suo padre gli avrebbe gridato contro se sifosse presentato di fronte agli Shadowhunters,considerate le voci sull’arruolamento forzato ditutti i mondani sotto i diciotto anni dotati di Vista,ma non poteva resistere alla tentazione di origliare.La ragazza bionda era piegata in avanti, con igomiti appoggiati sul bancone di legno. «È unpiacere rivederti, Rook» disse con un sorrisoammaliante.Kit pensò che fosse carina. Era più grande di lui,e il ragazzo che la accompagnava una montagna dimuscoli. E poi era una Shadowhunter. Quindi eracarina senza offrire speranze, ma pur semprecarina. Aveva le braccia nude, e dal gomito al polsole correva una cicatrice lunga e pallida. Tatuaggineri, con le forme di strani simboli, le decoravanola pelle intrecciandosi. Uno faceva capolino dalloscollo a V della maglietta: erano rune, i Marchimagici che conferivano agli Shadowhunters il loropotere. Erano gli unici a poterle portare. Sevenivano disegnate sulla pelle di una personanormale o di un Nascosto l’avrebbero condotto allafollia.«E questo chi è?» domandò Johnny Rook,

indicando con un cenno del mento il ragazzoShadowhunter. «Il famoso parabatai?»Kit osservò la coppia con rinnovato interesse.Chiunque conoscesse i Nephilim sapeva cosafossero i parabatai: due Shadowhunters che sigiuravano lealtà platonica in eterno, e cheavrebbero sempre combattuto l’uno accantoall’altro. Jace Herondale e Clary Fairchild, i dueShadowhunters più famosi del mondo, avevanociascuno il proprio parabatai. Persino lui lo sapeva.«No» rispose la ragazza, con voce strascicata,mentre prendeva un vasetto di vetro pieno diliquido verdastro dalla pila accanto alla cassa. Inteoria doveva essere una pozione d’amore, ma Kitsapeva che diversi di quei vasetti contenevano soloacqua e colorante alimentare. «Questo non èesattamente un posto da Julian» aggiunse facendoguizzare lo sguardo attorno a sé.«Piacere, Cameron Ashdown.» La montagna dimuscoli tese una mano e Johnny, perplesso, glielastrinse. Kit colse l’occasione per infilarsi dietro albancone. «Il ragazzo di Emma.»A quella frase la bionda, che dunque dovevaessere Emma, trasalì in maniera appenapercettibile. Quel Cameron Ashdown poteva ancheessere il suo attuale ragazzo, pensò Kit, ma sul

fatto che lo sarebbe rimasto ancora a lungo be’,non ci avrebbe scommesso.«Uh» fece Johnny, togliendo il vasetto dalle manidi Emma. «Quindi presumo tu sia qui per prenderequello che avevi lasciato.» Pescò dalla tasca quelloche sembrava un brandello di stoffa rossa. Kit lofissò. Cosa poteva esserci di così interessante in unquadrato di cotone?Emma si mise dritta sulla schiena. Ora sembravaimpaziente. «Hai scoperto qualcosa?»«Se lo metti in lavatrice con un carico di bianchi,è sicuro che ti escono i calzini rosa.»Emma corrugò la fronte e agguantò la stoffa.«Dico sul serio. Tu non sai quanta gente ho dovutocorrompere per averlo. Sono stata nel Labirinto aSpirale. È un pezzo della maglietta che indossavamia madre quando è stata uccisa.»Johnny si schermì con una mano. «Lo so. Stavosolo »«Non fare il sarcastico. Sarcasmo e battute sonocompito mio. Il tuo è farti mettere sotto torchio perdare informazioni.»«O venire pagato» aggiunse Cameron Ashdown.«Anche essere ricompensati per dare informazioniva bene.»«Sentite, non posso aiutarvi» rispose il padre di

Kit. «Qui non c’è magia. È solo un pezzo di cotone.Malridotto e impregnato di acqua di mare, ma pursempre cotone.»L’espressione delusa che prese forma sul visodella ragazza fu intensa, inconfondibile. Non sisforzò di nasconderla mentre si infilava la stoffa intasca. Kit non poté fare a meno di pensare che lacapiva, e ne rimase sorpreso, visto che non sisarebbe mai immaginato di capire unoShadowhunter.Emma lo guardò, neanche avesse parlato ad altavoce. «E così » disse, con un improvviso guizzonegli occhi. «Tu hai la Vista proprio come il tuovecchio, eh? Quanti anni hai?»Kit si pietrificò. Suo padre gli si mise subito difronte, proteggendolo dallo sguardo di Emma.«Insomma, io pensavo che mi avresti chiesto degliomicidi che si stanno verificando. Sei rimastaindietro con le notizie, Carstairs?»A quanto pareva Wren aveva ragione, pensò Kit.Tutti sapevano di quei delitti. Lo capiva dalla notadi avvertimento nel tono di voce di suo padre cheavrebbe dovuto tagliare la corda, ma eraintrappolato dietro al bancone, senza vie di fuga.«Ho sentito delle voci su certi mondani morti»disseEmma.Lamaggiorpartedegli

Shadowhunters utilizzava questo termine congrande disprezzo per definire i normali esseriumani. Emma sembrava semplicemente stanca. «Enoi non facciamo indagini sui mondani che siuccidono tra loro. Quella è roba per la polizia.»«C’erano delle fate tra i morti» disse Johnny.«Diversi cadaveri erano di fata.»«Non possiamo indagare nemmeno su quelli»dichiarò Cameron. «Lo sai. La Pace Fredda ce lovieta.»Kit udì un debolissimo mormorio proveniredalle bancarelle vicine: un rumore da cui capì dinon essere l’unico a origliare.La Pace Fredda era una Legge Shadowhunternata quasi cinque anni prima. Quasi non ricordavaun’epoca precedente. E comunque la chiamavano“Legge”, ma in realtà era una punizione.Quando lui aveva dieci anni, una guerra er

vecchia di Pasadena, fino a raggiungere un muro di mattoni spoglio, attraversarlo ed entrare così in un mondo esplosivo di luci e colori. A pochi isolati di distanza c’erano gli Apple Store che vendevano computer portatili e dispositivi vari, ristoranti della catena Cheesecake Factory e supermercati di cibo biologico, negozi

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