Sociologia Della Comunicazione E Della Moda Presentazione .

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Sociologia della comunicazione edella modaPresentazione del corsoProf. Romana Andò10 marzo 2015Perchè studiare i media?30/05/2015Pagina 1

I Cultural studies

Cultural Studies: un’introduzione I cultural studies non sono una disciplinaaccademica come le altre. Non possiedono né una metodologia ben definita,né un campo di indagine chiaramente delineato. I cultural studies riguardano, certamente, lo studiodella cultura o, più analiticamente, lo studio dellacultura contemporanea. (S. During, 2004)

Cultural Studies: impossibili dadefinire perché Cultural Studies oggi non vuol più dire soltanto Scuoladi Birmingham: ci sono tradizioni dei Cultural Studiesmolto differenziate fra loro; ci sono studiosi che rientrano a pieno titolo nei CulturalStudies pur non sapendolo (Radway); i Cultural Studies sono interdisciplinari (tra sociologia esemiotica, fra sociologia e l’antropologia post-coloniale,tra criticismo letterario e pensiero marxista, etc.). i Cultural Studies hanno un’anima etnometodologica esi caratterizzano per la riflessione sui metodi qualitativi(Researching Culture, P. Alasuutari).

Cultural studies: 2 concetti dibase La soggettività (subjectivity): i cultural studies studiano lacultura in relazione alle vite individuali. “la cultura ci aiuta ariconoscere che una qualunque pratica quotidiana (come illeggere) non può essere separata dalla più ampia rete dellealtre pratiche quotidiana (come il lavoro, l’orientamentosessuale, la vita familiare)”. (S. During, 2004) La cultura (culture): “per i cultural studies, “culture” non èun’abbreviazione di “high culture”, considerata un oggetto avalore costante nel tempo e nello spazio”. (S. During, 2004). La cultura è un intero stile di vita, che si compone tantoattraverso le istituzioni e i comportamenti del quotidiano,quanto attraverso l’arte e la letteratura.

Di cosa parliamo, quandoparliamo di cultura la cultura è “un orizzonte che recede ogniqualvolta uno gli si approssimi” (S. Benhabib, Larivendicazione dell’identità culturale). “Che sia così sfuggente non dovrebbe stupire.Parlare della cultura implica infatti un paradosso: il nostro costituirla come un oggetto di discorso èesso stesso - in quanto discorso, cioè praticalinguistica e culturale - parte dell’oggetto cheintende descrivere” (Jedlowsky, Urbino 2007).

Non esistono fatti, se noninterpretati (Schutz) Per Weber la cultura è “una sezione finitadell'infinità priva di senso del divenire del mondo,alla quale è attribuito senso e significato dal puntodi vista dell'uomo” La cultura è ciò che svolge per gli esseri umani lafunzione di determinare il significato della vita edelle azioni che in essa sono possibili. La cultura è ciò che dà forma alla realtà quale lapercepiamo e che inquadra le nostre condotte,permettendo al contempo l'elaborazione dellanostra esperienza. La cultura è l'ambito della vita sociale deputato allamediazione simbolica dell’esistenza (Jedlowsky,Urbino 2007).

Cultura come stile di vita La cultura è indissolubilmente intrecciata con ivissuti e le pratiche degli attori sociali. La cultura non esiste se non come “a whole way oflife» (secondo la celebre espressione di Wiliams): studiarla è studiare come le persone danno sensoalla realtà e alle cose che fanno, studiare gli oggetti che li circondano e i modi in cuivivono quotidianamente. La cultura si riproduce nella vita dei soggetticoncreti e da questi viene costantementeriformulata e innovata.

Il CCCS di Birmingham Nel 1964 Hoggart fonda il Birmingham Centre forContemporary Cultural Studies. La direzione di Hoggart durerà fino al 1968. L’interesse per le forme della cultura popolare e perla loro componente politica caratterizza altri duestudiosi: R. Williams e E.P. Thompson, anche essiprovenienti dall’insegnamento per gli adulti.

Richard Hoggart: The Uses ofLiteracy (1958) The Uses of Literacy si concentra sul quotidiano“come categoria culturale della cultura operaiabritannica”. Questa viene descritta come “vita piena e ricca” dirituali del lavoro e del tempo libero, studiata econosciuta attraverso l’esperienza personale: il vissuto come base dell’analisi scientifica. Ad essa si contrappone la cultura di massaamericana, accusata di far perdere il carattere diclasse e la coscienza comune del proletariato.

Raymond Williams: Culture and Society(1958), The Long Revolution (1961) Dalla sua prima definizione di cultura come “interostile di vita [ ] come modalità di interpretazionedelle nostre esperienze comuni”, Williams arriva aconcepire la cultura come modo di vivere, che siesprime tanto attraverso le istituzioni e icomportamenti del quotidiano, quanto attraversol’arte e la letteratura. I vari elementi della cultura, in relazione tra loro,vengono interpretati come espressioni di unastruttura di sentimenti, come valori di un gruppo, unaclasse, una società da leggere come forme culturali.

E. P. Thompson: The Making of theEnglish Working Class (1963) Alla base del pensiero di Thompson c’è l’idea delconflitto (“whole way of struggle”) tra forme dicultura diverse.Egli parla di una cultura popolare, attiva in sensoanti-egemonico, che doveva confrontarsipositivamente con la cultura dominante.La cultura di massa viene, qui, demonizzata inquanto accusata di eliminare lo spirito diopposizione- ribellione della classe operaia.

La tradizione strutturalista: lafunzione politica della cultura

Il ruolo politico della cultura Negli anni ’70 la cultura comincia, dunque, adessere indagata dal punto di vista della suafunzione politica. La cultura viene letta come “ideologia” e come“egemonia”, intendendo con questo concetto unarelazione di dominio che non viene vista (e vissuta)come tale da chi la subisce.

L’ideologia nel pensiero diAlthusser Gli individui sono costrutti dell’ideologia. L’ideologia è l’insieme dei discorsi e delleimmagini che costituiscono la conoscenzadiffusa degli uomini: il senso comune. L’ideologia serve allo stato (e al capitalismo)a riprodurre se stesso, senza la minaccia diuna rivoluzione. L’ideologia “cambia ciò che era politico,parziale e aperto al cambiamento inqualcosa che sembri “naturale”, universaleed eterno” (S. During 2004)

L’ideologia dominante Il ruolo primario dell’ideologia è quello dicostruire un ritratto “immaginario” della vitacivile all’interno della quale i soggetti sonorappresentati come liberi e unici. Gli individui accolgono l’ideologia cosìfacilmente perché essa li aiuta a “dare senso”al mondo, e perché in essa si vedono indipendenti e forti. Sia nel privato (si veda Lacan e la funzionedell’ideologia in quanto produttrice di falsesoluzioni alle tensioni private e familiari) che nella vita politica.

Il senso comune “sono proprio la sua qualità “spontanea”, la suatrasparenza, la sua “naturalità”, il rifiuto che opponea far esaminare i principi su cui è fondato, la suaresistenza ai cambiamenti o alle correzioni, il suoeffetto di riconoscimento immediato, e il circolochiuso in cui si muove, che rendono il sensocomune simultaneamente “spontaneo” ideologico einconscio. tramite il senso comune non si può apprenderecome stanno le cose: si può solo scoprire qual è illoro posto nello schema esistente delle cose” (Hallin Hebdige p. 14)

L’ideologia in Althusser “l’ideologia ha ben poco a che vedere con la“coscienza” [ ]. Essa è profondamente inconscia[ ]. Per lo più sono immagini, a volte anche concetti,ma soprattutto sono strutture e come tali siimpongono alla stragrande maggioranza degliuomini senza passare attraverso la loro“coscienza”. Sono oggetti culturali percepiti-accettati-subiti cheagiscono sugli uomini attraverso un processo chesfugge loro” (Althusser in Hebdige, p. 14)

La consapevolezza dell’ideologia Non si può scegliere di uscire dall’ideologia,ma si può scegliere di “conoscerla il più approfonditamentepossibile, riconoscerla il più in frettapossibile e, attraverso il proprio lavorointerpretativo, sempre e necessariamenteincompleto, lavorare per trasformarla”(Spivak 1988, tr. it. p.38)

Dall’ideologia all’egemonia Il concetto di egemonia, nell’accezione diideologia dominante (Gramsci 1977), apparein grado di spiegare come la cultura (anchemediale) concorra a perpetuare la societàclassista dominata da una classe. Per egemonia si intende un insieme di ideedominanti che permeano una società,ma inmodo tale da far sembrare sensato, pacifico enaturale l’assetto vigente di potere. (McQuail1983) L’egemonia tende a liquidare l’opposizioneallo status quo come dissidenza o devianza

L’egemonia in Gramsci Secondo Gramsci non è lo Stato a essereresponsabile dell’egemonia, ma la società civile,con le sue istituzioni, i sistemi educativi, la famiglia,la chiesa, i mass media e la cultura popolare. Il consenso è un processo in continuo divenire,frutto di un patteggiamento e non unindottrinamento guidato.

Gramsci nei Cultural Studies I CS ritrovano in Gramsci la possibilità di appoggiarsi adun marxismo non determinista e non economicista,attento al ruolo di istituzioni popolari come la chiesa e aquello degli intellettuali, capace di tematizzare la cultura come il campo di lotteper l'egemonia fra le classi. Una prospettiva insomma che riesce a vedere come leclassi subalterne siano contemporaneamente influenzateda quelle superiori ma anche capaci di resistere a questainfluenza, e come la cultura sia un campo di orientamentiin divenire costante, dove al venir meno di certe"sottoculture" (come quella della classe operaia)corrisponde il sorgere di altre (come quelle giovanili)

Il potere: Foucault L’idea di egemonia non come data a priori dall’alto,ma come terreno di scontro è vicina al concetto di “potere” di Michel Foucault. Non esiste un potere unico, dall’alto, ma reti dirapporti di potere. “come sarebbe indubbiamente facile smantellare ilpotere, se esso si limitasse a sorvegliare, spiare,sorprendere, proibire e punire. Ma esso incita,suscita, produce; non è semplicemente occhio eorecchio, ma fa agire e parlare” (La vita degliuomini infami, in Archivio Foucault pag. 259)

Il potere: Foucault Il dominio è stabile e violento. Il potere è fluido e ribaltabile. Le azioni degli uomini avvengono all’interno di unarete di poteri e sono esse stesse un modo perribaltare i rapporti e crearne di nuovi. Il discorso è il luogo dell’articolazione produttiva delpotere e del sapere.

Il discorso: Foucault Per Foucault il discorso è un insieme diperformance verbali, di sequenze dienunciati cui si possono attribuire delleparticolari modalità di esistenza. “così concepito il discorso non è lamanifestazione, maestosamente sviluppatadi un soggetto che pensa, conosce e dice: sitratta, invece, di un insieme in cui sipossono determinare la dispersione delsoggetto e la sua discontinuità con sestesso” (L’archeologia del sapere 1971).

I discorsi del potere “L’analisi del discorso [ ] può divenire il mezzoattraverso il quale le posizioni ideologiche deisingoli si mostrano e si inseriscono in un contestosociale, favorendo l’analisi del modo in cui ilmultiforme uso del linguaggio si interseca con ilpotere”. Seguendo Foucault le “relazioni di potere sonomantenute dall’infinita catena di espressioni che“mobilitano” significati nel mondo sociale; [ ] almodo in cui la storia è prodotta e la società siriproduce” (Bianchi, Demaria, Nergaard, 2002, 16)

Un terreno di scontro “L’ideologia è così divenuta non solo una ‘forzamateriale’ – reale perché è ‘reale’ nei suoi effetti – ma anche un terreno di scontro (tra definizioni inconcorrenza) una scommessa – un premio davincere – nella attuazione di particolari strategie dilotta” (Hall 1982)

Stuart Hall e l’ideologia nei media Con la direzione di Hall del CCCS dal 1968 al1979, i Cultural studies si arricchiscono delcontributo della filosofia post-strutturalista edella psicanalisi post- freudiana, dell’approcciosemiotico e dell’antropologia strutturale contemporaneamente ad una nuovainterpretazione del concetto marxista diideologia. La cultura, e in particolare i testi mediali,vengono letti come campo di confronto per ladefinizione dei significati e analizzati in termini dieffetti dell’ideologia.

L’ideologia nei media e gli effettidi realtà La presenza dell'ideologia nei mass media ha comeeffetto il suo eclissarsi all'interno di messaggi cheappaiono come naturali descrizioni della realtà: 'Vero' significa credibile, o almeno capace di conquistarecredibilità in quanto affermazione basata su fatti Hall parla, in questo caso, di "effetto di realtà“ da cuiderivano alcune conseguenze: la "naturalizzazione" delle rappresentazioni ideologichedel mondo, la polisemicità del linguaggio e il processo disignificazione inteso come risultato di un conflitto nonriducibile alla lotta di classe, in quanto le forme culturalisono considerate relativamente autonome dallecondizioni economiche.

Gli effetti dell’ideologia Secondo Hall, l’attività ideologica sipresenta come la possibilità dei mass mediadi definire la linea di demarcazione “tra spiegazioni preferite ed escluse, tra comportamenti ammessi e devianti, tra ‘ciò che è privo di senso’ e ‘ciò che èpieno di senso’ tra pratiche, significati e valori integrati e diopposizione” (Hall 1979)

L’egemonia e i media I mass media non definiscono di per sé larealtà, ma danno spazio alle definizioni deidetentori del potere. I media agiscono per il mantenimento delpotere non attraverso “la trasmissionediretta di istruzioni[ ] ma grazie alla messain forma dell’intero ambiente ideologico, unmodo di rappresentare l’ordine delle cose[ ]” (Hall 1982)

L’egemonia e i media Il ruolo “consensuale” dei media non è piùindividuato nel loro riflettere un consenso giàpresente a livello sociale, ma nel partecipare allacostruzione stessa di tale consenso che si articola“liberamente” attorno a definizioni della situazioneinterne alla “cornice di ciò su cui ciascunoconcorda”.(Hall 1982)

Il processo di comunicazioneProgramma comediscorso “significato”CodificaDecodificaStrutture di significato 1Strutture di significato 2Quadri di conoscenzaQuadri di conoscenzaRelazioni di produzioneRelazioni di produzioneInfrastrutture tecnicheInfrastrutture tecniche

Il processo di comunicazione Il processo comunicativo può essere, agrandi linee, spiegato in questo senso: alle strutture istituzionali televisive “con leloro pratiche e network produttivi, relazioniorganizzate e infrastrutture tecniche, èrichiesto di produrre un programma”. “La produzione, in questo contesto,costruisce il messaggio. Da un certo puntodi vista, quindi, il circuito comincia qui” (Hall,Tele-visioni pag. 69)

La forma discorsiva Un evento grezzo “non può essere trasmesso nellasua forma originaria da un notiziario televisivo. Glieventi possono essere comunicati solo dentro leforme audiovisive del discorso televisivo”. Le strutture televisive devono produrre messaggicodificati, nella forma di un discorso dotato disenso” (Hall, Tele-visioni pag. 69-70)

La forma discorsivanel processo comunicativo “Il processo produttivo ha un suo aspetto“discorsivo” in quanto è, a sua volta inseritoin una struttura di significati e di idee” “è nella forma discorsiva che avviene sia lacircolazione del prodotto che la suadistribuzione a diversi tipi di pubblico” “affinché il circuito sia completo ed efficace,il discorso una volta realizzato, deve esseretradotto – cioè nuovamente trasformato – inpratiche sociali” (Hall, Tele-visioni pag. 6870)

La mancanza di equivalenza “i codici di codifica e decodifica possono nonessere perfettamente simmetrici. Il grado di simmetria – cioè i gradi di“comprensione” e di “fraintendimento” nelloscambio comunicativo – dipende dal livellodi simmetria/asimmetria (relazioni diequivalenza) stabilitosi tra le posizioni delle“personificazioni”, codificatore-produttore edecodificatore-ricettore” Lo squilibrio può dipendere da differenzestrutturali (di relazione e posizione) o dadifferenze di codici. (Hall, Tele-visioni pag.72)

Denotazione e connotazione Il termine “denotazione” indica il significatoletterale del testo: “poiché questo significatoletterale è riconosciuto in maniera quasiuniversale [ ] la “denotazione” è stataspesso confusa con una trascrizioneletterale della “realtà” nel linguaggio, equindi con un “segno naturale”, prodottosenza l’intervento di un codice” “La “connotazione” è utilizzata per indicaresignificati associativi meno fissi e quindi piùconvenzionali e trasformabili” (Hall, Televisioni pag. 75)

L’ideologia nel discorso Nel discorso i segni mescolano sia gli aspettidenotativi che connotativi. “I segni sembrano acquisire il loro pieno valoreideologico, ovvero sembrano aprirsi all’articolazionecon discorsi e significati più ampi, al livello dei significati “associativi” (cioè al livelloconnotativo), perché qui i “significati” apparentemente non sonofissati dalla percezione naturale (cioè non sonocompletamente naturalizzati) e la fluidità disignificati e di associazioni può essere sfruttata etrasformata più pienamente”. “A questo livello, possiamo vedere più chiaramentel’intervento attivo delle ideologie nel discorso e su diesso” (Hall, Tele-visioni pag. 75-76)

L’ideologia nei media La polisemia del segno connotativo nondeve essere scambiata per pluralismo. I significati connotativi non sono tutti ugualitra loro. “qualunque società/cultura tende,con diversi livelli di chiusura, ad imporre lesue classificazioni del mondo sociale eculturale e politico. Queste costituiscono un ordine culturaledominante, che tuttavia non è né univoco néincontrastato”. (Hall, Tele-visioni pag. 77)

L’ideologia nei media Qualunque società (struttura produttiva)tende ad imporre le proprie “mappe disignificato” e a comporre la dimensioneconnotativa in un “ordine culturaledominante” I significati dominanti/preferiti non sono néunivoci, né incontrastati. Tuttavia, all’internodel processo comunicativo, sonoperfettamente riconoscibili alcune “regoleperformative” che cercano attivamente di“imporre” o “promuovere” una mappa disignificato, o di rendere compatibili elementidifferenti all’interno della mappe dominanti.

La comunicazionesistematicamente distorta “Dal momento che non esiste alcunacorrispondenza necessaria fra la codifica ela decodifica, la prima può cercare di“indirizzare”, ma non può prescrivere ogarantire la seconda, che ha le sue propriecondizioni di esistenza” L’ipotesi Encoding/Decoding è formulata apartire dal fatto che non esistendo una“corrispondenza necessaria” occorrecostruire una teoria della “comunicazionesistematicamente distorta”

Codice professionale ecodice dominante “la produzione dei media di massa ricopre [ ] la funzionedi provvedere al mantenimento dell’ordine socialeegemonico, legittimando le definizioni sociali esistenti [ ]attraverso un processo di codifica che investe i prodottimassmediatici di una lettura preferita”. Il professionista dei media, dunque, codifica unmessaggio che è già stato dotato di senso in modoegemonico. “il codice professionale è “relativamente indipendente” dalcodice dominante, perché applica modifiche e criteripropri, soprattutto di natura tecnico-pratica. Il codiceprofessionale, comunque, opera dentro l’ “egemonia” delcodice dominante”. (Hall, Tele-visioni, pag.81)

Stuart Hall: Encoding and decodingin television discourse (1980) Se l’attività di codifica consiste dunque nel definire ilimiti e i parametri che racchiudono la libertà delprocesso di decodifica dalla relazione tra lettore e questi limiti discendonotre differenti modalità di decodifica :la posizione dominante egemonica (lettura preferita) la posizione negoziata la posizione “di opposizione”

La lettura preferita Si attua una lettura “preferita” quando iltelespettatore “prende il significato connotatoda, diciamo, un telegiornale o una rubrica diattualità direttamente e nella sua interezza edecodifica il messaggio nei termini del codiceattraver

Il ruolo politico della cultura Negli anni ’70 la cultura comincia, dunque, ad essere indagata dal punto di vista della sua funzione politica. La cultura viene letta come “ideologia” e come “egemonia”, intendendo con questo concetto una relazione di dominio che non viene vista (e vissuta) come tale da chi la subisce.

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