MILANO - Unar

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INDICEQuesta pubblicazione fa seguito al ciclo di seminari di formazione per giornalisti intitolati “L’orgoglio e i pregiudizi”, svoltisi nell’ottobre 2013 a Milano (15), Roma (16), Napoli(19 e Palermo (22) , organizzati dall’UNARin collaborazione con Redattore Sociale, conil patrocinio dell’Ordine nazionale dei giornalisti e della Federazione nazionale stampaitaliana, delle amministrazioni comunali,degli Ordini regionali e dei sindacati dei giornalisti delle città ospitanti. I video dei quattroincontri sono disponibili su www.giornalisti.redattoresociale.it).I seminari e le presenti linee guida sono statirealizzati nell’ambito del Progetto “LGBTMedia and Communication”, finanziato dalConsiglio d’Europa, in attuazione del Programma “Combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identitàdi genere”, in linea con la RaccomandazioneCM/REC(2010)5.L’Italia ha aderito, tramite il Dipartimentoper le pari opportunità e l’UNAR, al Programma del Consiglio d’Europa, nel cui ambito è stata adottata la Strategia nazionaleLGBT 2013–2015, consultabile on line sulsito www.pariopportunita.gov.it.Si ringrazia il Direttore dell’UNAR MarcoDe Giorgi.3LGBT: dietro una sigla5Media e LGBT: i doveri dell’informazione7Comunicare senza pregiudizi:10 punti da ricordare7 - 1. Cominciamo dalle basi.8 - 2. Outing o coming out?10 - 3. Lesbiche: la “L” invisibile11 - 4. Transessuale:maschile o femminile?13 - 5. Transessualità non èprostituzione14 - 6. Unioni “contro natura”15 - 7. La “famiglia gay”17 - 8. Adozioni e «uteri in affitto»18 - 9. Tic omofobici19 -10. Se le immagini dicono piùdelle parole21I discorsi d’odioRedazione a cura di Giorgia Serughetti,Redattore sociale (www.redattoresociale.it).Per l’UNAR hanno collaborato:Alessandra Barberi, dirigenteAgnese Canevari, coordinatrice Strategianazionale LGBTMarco Buemi, esperto.Grafica: luigitrasatti.com22L’informazione online23LGBT in Italia24Clossario27Il gruppo nazionale di lavoro LGBT

LGBT: dietro una siglaIl termine-ombrello che racchiude decenni di lotte e guida le nuove battagliecontro le discriminazioni: perché imparare a usarloLGBT è un acronimo che tiene insieme leparole lesbica, gay, bisessuale e transessuale/transgender.degli omosessuali contro gli abusi della polizia),che sono considerati il momento di nascita delmovimento LGBT, gay è divenuto un terminedal significato liberatorio.LESBICA (da cui lesbismo) deriva dal nomedell’isola di Lesbo, dove era anticamente diffusal’omosessualità femminile, come testimoniano iversi della poetessa greca Saffo vissuta tra il VIIe il VI secolo a.C. (da cui anche le parole saffica esaffismo). A partire dagli anni ‘60, con la nascitae la crescita dei movimenti per la liberazionesessuale, le donne omosessuali hanno sceltoquesto termine per affermare anche attraversoil linguaggio la propria identità autonoma, distinta da quella degli uomini gay.Il termine GAY, assunto fin dal principio daimilitanti del movimento, rappresenta il rovesciamento in positivo di una parola che eradiffusa nel mondo anglofono con significatopeggiorativo e stigmatizzante. Nel Settecento,gay designava il libertino, mentre nell’Ottocento assunse una carica dispregiativa, divenendosinonimo di “lussurioso”,“depravato”. In questosignificato era riferito anche alle donne: gaywomen erano le prostitute (donne allegre).Tra gli anni ’20 e ’30 del Novecento, si diffusenegli Stati Uniti con il significato di “omosessuale”, che ha mantenuto fino ad oggi, macon un rovesciamento da negativo a positivo. Soprattutto a partire dal 1969, la datadei celebri “moti di Stonewall” (dal nomedi un locale del Greenwich Village, a NewYork, dove scoppiarono le grandi protesteNell’ambito dei movimenti nati alla fine deglianni ’60 si sono poi andate affermando altresoggettività: quella BISESSUALE, cioè dellepersone che vivono relazioni affettive, di intimità e sessuali con partner sia del proprio chedell’altro sesso biologico. E quella delle personeTRANSESSUALI, che sentono di appartenere al genere opposto a quello a cui lo assegnerebbero i caratteri sessuali alla nascita. Unaportata più ampia ha il termine inglese TRANSGENDER, che comprende tutte le personeche non si riconoscono nei modelli diA volte la sigla LGBT viene estesa con l’aggiunta dialtre iniziali, per comprendere anche la condizioneintersessuale e il termine inglese “queer “(LGBTIQ).Intersessuale è la persona che nasce con i genitalie/o i caratteri sessuali secondari non definibili comeesclusivamente maschili o femminili.Queer invece è un termine inglese che significaletteralmente “strano”, “insolito”. Veniva usato inpassato in senso spregiativo nei confronti degliomosessuali, ma è stato ripreso in tempi recenti inchiave politico/culturale e rovesciato in positivo dauna parte del movimento LGBT per indicare tutte lesfaccettature dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale, rifiutando sia tradizionali identità digenere (uomo/donna) sia la distinzione rigida degliorientamenti sessuali (eterosessuale/omosessuale/bisessuale).3

4LGBT: dietro una siglagenere correnti, sentendoli troppo rigidi e restrittivi rispetto alla propria esperienza.Sebbene sia ancora poco diffuso nel linguaggiocomune, l’acronimo LGBT è utilizzato correntemente dalle organizzazioni della società civile enel lessico delle istituzioni internazionali, europee ed italiane che agiscono per il contrasto didiscriminazioni e violenze basate su omofobia,lesbofobia, transfobia. Si pensi al LGBT Projectdel Consiglio d’Europa, nato per promuovere ilrispetto dei diritti umani e la dignità delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender, maanche all’Agenzia per i Diritti Fondamentalidell’Unione Europea che annovera i diritti dellepersone LGBT tra i suoi 10 principali ambiti diazione, o in Italia all’UNAR, che ha presentatonel 2013 la Strategia Nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni perorientamento sessuale e identità di genere2013 - 2015 e il Gruppo di Nazionale di Lavorodelle associazioni LGBT.Che ci sia un rifiuto a capire e usare lasigla LGBT è un segno di pigrizia.Come giornalista generalista io devo sapereun po’ tutto. Che cos’è l’OCSE, per esempio, iolo devo sapere. Se non me lo ricordo lo vado arivedere su Wikipedia o da qualche altra parte.E allora perché questa pigrizia su LGBT? È cosìdifficile?Alessandro Baracchini, giornalista(seminario di Roma “L’Orgoglio e i Pregiudizi”)Anche nel lessico dei movimenti per i diritticivili questa sigla ha sostituito espressioni piùriduttive o parziali: per esempio LGBT Pride hapreso ormai il posto di Gay Pride nelle comunicazioni pubbliche.Si tratta quindi del termine-ombrello oggi piùapprezzato dalle comunità di individui che rivendicano il diritto di esprimere liberamentela propria identità sessuale. Può essere utile,se ci si rivolge a persone che non conoscono lequestioni connesse all’orientamento sessuale eall’identità di genere, spiegare la sigla in modosemplificato parlando di “persone omosessualie transessuali”.

Media e LGBT:i doveri dell’informazioneComunicare senza discriminare sulla base di orientamento sessuale e identità di genere è undovere dei giornalisti. L’Europa condanna il“discorso d’odio” e anche l’Italia si sta adeguandoIn base alla raccomandazione del Comitatodei Ministri del Consiglio d’Europasulle misure dirette a combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessualeo l’identità di genere (Raccomandazione CM/Rec(2010)5), gli Stati membri sono chiamatiad “adottare le misure adeguate per combatterequalsiasi forma di espressione, in particolarenei mass media e su internet, che possa essereragionevolmente compresa come elementosuscettibile di fomentare, propagandare o promuovere l’odio o altre forme di discriminazione nei confronti delle persone lesbiche, gay,bisessuali o transessuali. Tale ‘discorso dell’odio’dovrebbe essere vietato e condannato pubblicamente in qualsiasi circostanza”. Sempre nelrispetto della libertà d’espressione, “gliIl lavoro di monitoraggio e di rilevazione dellesegnalazioni di discriminazione e violenza da parte del Contact Center dell’UNAR segnala cheoltre l’11% dei casi di discriminazione riguardal’orientamento sessuale (dati 2012). Un terzo deicasi riguarda la comunicazione dei mass media, edi questi 1 su 3 passa attraverso l’uso di Internet.Gli incitamenti all’odio e alla discriminazione occupano ancora uno spazio rilevante nelle dichiarazioniprovenienti da autorità pubbliche e rappresentantidelle istituzioni politiche ed ecclesiastiche, e sonoveicolate costantemente dai media italiani.In particolare, l’identificazione dell’omosessualitàcon una malattia dalla quale si può essere curati o“salvati” appare come uno stigma tuttora di forte pre-Stati membri dovrebbero sensibilizzare le autorità e gli enti pubblici a ogni livello al dovere ealla responsabilità di astenersi da dichiarazioni,in particolare dinanzi ai mass media, che possano ragionevolmente essere interpretate comesuscettibili di legittimare tali atteggiamenti diodio o discriminatori”.In Italia il discorso d’odio (hate speech) è regolamentato da una apposita legislazione (legge n. 205 del 1993, detta Legge Mancino) cheperò lo circoscrive penalmente a motivazionidi razza, etnia, nazionalità o religione. Comeha rilevato l’Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, nel suo rapportosull’omofobia e sulla discriminazione basatasull’orientamento sessuale negli Stati membridell’UE (2008), il nostro paese non conosceancora il concetto di “crimine d’odio” (che com-sa sull’opinione pubblica.Se da un lato il lavoro fatto da un numero crescente digiornalisti e giornaliste sensibili a queste problematiche,nonché da alcune fiction e prodotti letterari, ha contribuito a costruire una narrazione diversa delle vite dellepersone LGBT, priva di impronte denigratorie, dall’altragli stessi mass media perdono troppo spesso l’occasione di fare una corretta informazione su queste tematiche, impiegando concetti e linguaggi appropriati.La non conoscenza della corretta terminologia, nonché la rincorsa morbosa a facili toni scandalistici eluoghi comuni, fanno sì che spesso l’informazionedei mass media ricada in facili e degradanti stereotipi, in particolar modo nei riguardi di personetransessuali e transgender.5

6Media e LGBT: i doveri dell’informazioneprende sia la violenza sia l’incitamento alla violenza, quindi l’hate speech) declinato in funzioneprotettiva verso la comunità LGBT. Tuttavia, unprogetto di legge contro l’omofobia e la transfobia, che prevede la modifica della Legge Mancino, è attualmente in discussione al Parlamento.Per il mondo delle comunicazioni, il riferimento normativo principale è il decreto legislativo n. 44 del 2010 (attuativo delle direttiva2007/65/CE sull’esercizio delle attività televisive), che prevede specificatamente che le comunicazioni audiovisive da parte di media soggettialla giurisdizione italiana non possono comportare, né incoraggiare, discriminazioni fondatesull’orientamento sessuale.Inoltre, il Codice di deontologia relativo altrattamento dei dati personali nell’eserciziodell’attività giornalistica tutela “il diritto all’informazione su fatti di interesse pubblico, nelrispetto dell’essenzialità dell’informazione” (art.5), “il diritto alla non discriminazione” (art. 9), e“la sfera sessuale della persona” (art. 11).La Carta dei doveri del giornalista ribadiscetali principi, attribuendo al giornalista “il doverefondamentale di rispettare la persona, la sua dignità e il suo diritto alla riservatezza e non discriminare mai nessuno per la sua razza, religione, sesso,condizioni fisiche o mentali, opinioni politiche”.Nel paragrafo dedicato ai “doveri del giornalista”, sispecifica che “il riferimento non discriminatorio,ingiurioso o denigratorio a queste caratteristichedella sfera privata delle persone è ammesso soloquando sia di rilevante interesse pubblico”.Per quanto riguarda l’universo più esteso delle comunicazioni, il campo meno coperto daregolamentazioni è quello dei social network,che è pressoché privo di ogni tipo di tutela cheriguardi le minoranze, e nello specifico le persone LGBT. L’ampiezza e l’estrema novità delpanorama, unita all’assenza di una legislazionespecifica, fa sì che il mondo virtuale sia il terrenoed il veicolo oggi più fertile per messaggi di tipoomofobico, lesbofobico e transfobico.Si chiama omofobia (e lesbofobia, transfobia)ma non è una fobia. Chi soffre di claustrofobiaevita i luoghi chiusi, chi soffre di aracnofobiaevita i ragni. L’omofobia invece (l’avversioneverso le persone omosessuali, bisessuali e transessuali fondata sui pregiudizi) si esprime inatteggiamenti e comportamenti che non evitanoma anzi mirano a colpire attivamente le persone LGBT. Perché? L’omofobia ha una funzione dirassicurazione rispetto alla propria sessualità euna funzione normativa verso i pari, perché dettaindirettamente le regole sui comportamenti “appropriati” o “inappropriati” a uomini e donne.Giuseppe Burgio, pedagogista(seminario di Palermo “L’orgoglio e i pregiudizi”)

Comunicare senza pregiudizi:10 punti da ricordare1. Cominciamo dalle basi.Il primo passo per avvicinarsi alla comprensione e alla corretta comunicazione delle notizie che riguardano le vite di persone LGBTè conoscere i principali concetti che permettonodi inquadrare i temi di cui parliamo.riguarda i cromosomisessuali (XX e XY), la fisiologia degli apparatigenitali e i caratteri sessuali secondari (peluria,seno ecc.) che si sviluppano durante la pubertà. In base a una dicotomia ormai classica, natain seno ai women’s studies, il sesso può esseredistinto dal GENERE, che è il complesso di elementi psicologici, sociali e culturali che determinano l’essere uomo o donna.Il SESSO BIOLOGICOL’IDENTITÀ SESSUALE è una dimensione sog-gettiva e personale del proprio essere sessuato,che risponde a una esigenza di classificazione estabilità, ma che contiene in sé anche elementi diimprevedibilità ed incertezza poiché rappresenta l’esito di complessi processi evolutivi derivantidall’interazione tra aspetti biologici, psicologici,socioculturali ed educativi, nonché in parte dalcaso. È composta da 4 fattori: sesso biologico,identità di genere, orientamento sessuale, ruolodi genere.è il senso intimo, profondo e soggettivo di appartenenza alle categoriesociali e culturali di uomo e donna, ovvero ciòche permette a un individuo di dire: “Io sono unuomo, io sono una donna”, indipendentementedal sesso anatomico di nascita.L’IDENTITÀ DI GENEREL’ORIENTAMENTO SESSUALEindica la di-rezione della sessualità e dell’affettività: versopersone dello stesso sesso (omosessualità), disesso opposto (eterosessualità) o di ambo i sessi(bisessualità). È quindi un concetto relazionale,riguarda le relazioni intime, sessuali, romantiche,sentimentali, e può attualizzarsi nei comportamenti oppure no, rimanendo solo un desiderio. Avolte viene usata come equivalente l’espressione“preferenza sessuale” che invece non ha lo stessosignificato ed è anzi da evitare perché sottintende l’idea che l’essere gay o lesbica o bisessuale siauna scelta, che si può rivedere o cambiare, magaricon l’aiuto di terapie. L’orientamento omosessuale o bisessuale, così come quello eterosessuale,non è una scelta, e pretendere di modificarlo puòcausare gravi conseguenze sul piano psichico allepersone coinvolte.riguarda invece l’insieme delle caratteristiche (atteggiamenti, gesti,abbigliamento, linguaggio, interazioni socialiecc.) che sono riconosciuti in una data società ecultura come propri di uomini e donne. È quindiil modo in cui una persona esprime l’adattamento alle norme condivise su ciò che è appropriatoIL RUOLO DI GENEREBisogna ricordare che l’identità sessuale,con tutto ciò che la compone, riguarda ogni essere umano.Parlarne solo in relazione ad alcune categorie dipersone - lesbiche, gay, bisessuali, transgender rischia di approfondire la distanza tra ciò che sipresume “normale” e ciò che si descrive come“diverso”.Delia Vaccarello, giornalista(seminario di Roma “L’Orgoglio e i Pregiudizi”)7

8Comunicare senza pregiudizi: 10 punti da ricordarea un genere. Fin dall’infanzia ci si aspetta, peresempio, che una bambina giochi alle bambole eche un bambino giochi ai robot o che faccia giochi violenti e competitivi.È importante distinguere tra loro gli elementi descritti: sesso biologico, identità sessuale, identitàdi genere, orientamento sessuale, ruolo di genere.Sono tutti elementi dell’identità individuale chesi possono combinare in modi molteplici, dandoluogo a configurazioni inaspettate. C’è l’abitudinediffusa a pensare che, per esempio, ai cromosomiXY corrisponda il sentimento di appartenenzaal genere maschile, con atteggiamenti e comportamenti corrispondenti, e un orientamentoeterosessuale. Questo accade molto spesso, ma èsolo una delle possibilità. Perché succede ancheche invece un maschio biologico si senta donna,assuma atteggiamenti e comportamenti tipicamente femminili e provi attrazione sessualeverso le donne.2. Outing o coming out?La parola coming out è presa in prestitodall’inglese e, come spesso accade con leparole straniere, non sempre è utilizzata inmodo corretto. La confusione più comune è conun’altra espressione inglese, che ha un significatodiverso: outing.L’OUTING avviene quando qualcuno svelapubblicamente, spesso senza permesso e contro la volontà dell’interessato, l’omosessualità diqualcun altro. Sono famosi gli outing di politicio rappresentanti del mondo religioso fatti dagliattivisti per i diritti di gay e lesbiche.Il COMING OUT avviene invece quando unapersona omosessuale rivela la propria omosessualità a familiari, amici, colleghi di lavoro (lostesso processo può riguardare anche l’identitàdi genere, nel caso delle persone transessuali otransgender). Si tratta dell’abbreviazione dellafrase idiomatica coming out of the closet, letteralmente “uscire dall’armadio”, quindi uscireallo scoperto. In senso più allargato il comingout rappresenta tutto il percorso che una persona compie per prendere coscienza della propriaomosessualità, accettarla, iniziare a vivere dellerelazioni sentimentali e dichiararsi all’esterno.Se si vedono due omosessuali, o meglio dueragazzi che se ne vanno insieme a dormire nellostesso letto, in fondo li si tollera, ma se la mattina dopo si risvegliano col sorriso sulle labbra, sitengono per mano, si abbracciano teneramente,e affermano così la loro felicità, questo non glielosi perdona. Non è la prima mossa verso il piaceread essere insopportabile, ma il risveglio felice.Michel Foucault

Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBTForse perché outing è più immediato ed economico di coming out, l’espressione “fare outing”anziché “fare coming out” è entrata nel linguaggiocomune. Così si sente dire, e si legge sui giornali,che una certa persona, normalmente famosa,“hafatto outing”, per dire che ha dichiarato pubblicamente la propria omosessualità.La questione del coming out è rappresentata negativamente da una parte dell’opinionepubblica, che propugna la filosofia del “Don’task, don’t tell” (non chiedere, non dire): negliStati Uniti, è stata questa a lungo la politicain campo militare, il divieto per le personeomosessuali o bisessuali che prestavano servizio nell’esercito di dichiarare o rivelare inalcun modo le proprie inclinazioni. Questadottrina si estende però anche molto al di làdell’ambito militare: in Italia, per esempio,risulta coerente con le opinioni conservatrici che dell’omosessualità stigmatizzanosoprattutto la visibilità.È la cosiddetta “ostentazione”, il luogo comune del “gay esibizionista”, quella contro cui viene condotta la più importantebattaglia. La convinzione che sottostà aquesto pregiudizio è che esista un dirittoalla vita privata di cui anche le personeomosessuali certamente godono, mache non si debba dare alle identità LGBTalcun riconoscimento pubblico.Il coming out è invece promosso dall’attivismoper i diritti LGBT perché segnala l’accettazione9Un discorso a parte merita la tendenza del giornalismodi cronaca a concentrarsi sull’orientamento sessualedel soggetto

tà e sessuali con partner sia del proprio che dell’altro sesso biologico. E quella delle persone TRANSESSUALI, che sentono di appartene-re al genere opposto a quello a cui lo assegne-rebbero i caratteri sessuali alla nascita. Una portata più ampia ha il termine inglese TRAN-SGENDER, che comprende tutte le persone

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