SOMMARIO - Smb Italia

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NOTIZIARIO FLASH SMB ITALIANumero 4 - anno XXIIottobre-dicembre 2015Autorizzazione Tribunale di Roman. 30/93 del 28/01/93EDITORESMB ItaliaSEDE LEGALEVia Matilde Serao, 23/A - RomaDIREZIONE E REDAZIONESmb Italia, Via Carlo Poma snc00040 Pomezia (Roma)tel. 335.1003449fax 06.89280553DIRETTORE RESPONSABILEPio PaladinoCONCESSIONARIA PUBBLICITÀHealth Communication srlVia Vittore Carpaccio, 1800147 RomaS O M M A R I OMassimo SaruggiaTaggare Garattini3Rosa FinelliEstratti idroenzimatici: fitoterapia in evoluzione5DIRETTORE EDITORIALEMassimo SaruggiaHANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO:M. Annibalini, R. Cappello,V. De Paola, L. Fedeli, R. Finelli,P. Lion, F. Rosetti, M. Saruggia,L. Stella, C. TiengoResponsabilitàLa riproduzione delle illustrazioni e degliarticoli pubblicati dalla Rivista, nonchéla loro traduzione, è riservata e non puòavvenire senza espressa autorizzazionedell’Editore. I manoscritti e le illustrazioni inviati alla redazione non saranno restituiti anche se non pubblicati.L’Editore non si assume alcuna responsabilità sul contenuto degli articoli e nelcaso di eventuali errori contenuti negliarticoli stessi in cui fosse incorso nellariproduzione sulla Rivista. Gli articoli dovranno essere inviati alla redazione susupporto magnetico.Carlo Tiengo, Licia Fedeli, Ruggero CappelloOmeoGrafia. Mostrami come scrivi e riveleròle tue malattie13Maurizio Annibalini, Francesca RosettiIl repertorio omeopatico29Francesca RosettiRimedi Omeopatici indispensabili in farmaciae non solo 37Laura StellaLa Sinusite45

EditorialeMassimo SaruggiaCose che ho capito leggendo l’ultimolibricino di Garattini (150 paginettescritte da sei mani) Acqua fresca? Tuttoquello che bisogna sapere sull’Omeopatia.Che Garattini è costretto, per tenere inpiedi il suo schema, a quelle che Fortini hadefinito le nozioni salvagente.La prima di queste è che per l’Omeopatia si debba pretendere un livello di certezza che la medicina convenzionale raggiunge di rado.A me la parola Evidenza Clinica è sempre apparsa sempre piuttosto sfumata perché la medicina è una realtà caotica e lesue previsioni si basano su probabilità. Mase un articolo del BMJ sottolinea come il51% degli interventi medici attualmente inuso sono di efficacia non accertata (solol’11% sono di beneficio sul totale), allorami convinco che questa parola programmaè diventata vecchia e ha bisogno di un restauro.Ho capito poi che Garattini si rifiuta ditenere conto di nuovi filoni di ricerca all’interno della farmacologia convenzionale. La letteratura sulla farmacologia dellemicrodosi non è facile da leggere ma nonè certo illeggibile. Estrapolando, possiamodire che, utilizzando DNA microarray, ePCR, è stato dimostrato che sostanze in microdosi hanno un’azione documentata sulnumeroquattroannoventitreTaggare Garattinimateriale genetico cellulare. Lo stesso effetto è stato dimostrato utilizzando molecole registrate come medicinali omeopatici.Ho anche capito che Garattini continuaa confondere medicinali omeopatici aconcentrazione molecolare (il 70 % deipreparati in commercio) con medicinaliultralow. E non vuole ammettere che neiprimi vi sono molecole, molte molecole,di principio attivo.Ho compreso che Garattini continua apensare che l’Omeopatia sia “atopica”cioè fuori posto o priva di luogo, mentreinvece potrebbe meglio pensare che siafuori dal comune. Una forma diversa dimedicina (ma ugualmente rigorosa) necessaria quanto quella classica e complementare a questa.cahiersdebiotherapie

4TAGGARE GARATTINIHo capito che Garattini non riesce aspostarsi sul piano della prassi che è il modo pseudoscentifico di fare scienza senzala scienza. Su questo piano – quello dellaprassi – il gradimento dei pazienti alle cure omeopatiche (la “customer satisfaction”oggi stella polare di ogni rapporto sociale)è documentato da quasi tutti gli studi inmodo indiscutibile.Ho intuito che Garattini non sa comeda sempre l’Omeopatia sia al centro dicahiersdebiotherapiequeste critiche (sempre le medesime) e cheallora è tutta una questione di anticorpi.Che nell’Omeopatia ci sono. Lei infatti èuna vecchia signora più florida di sempre.Mi sono confermato nel fatto che è piùfacile per un cammello (eccetera) Per tutti queste ragioni ho capito che èopportuno che io decida di taggare Garattini e – finalmente – di togliergli l’amiciziasu Facebook.Massimo Saruggianumeroquattroannoventitre

ESTRATTI IDROENZIMATICI: FITOTERAPIA IN EVOLUZIONEDott.ssa Rosa FinelliFarmacista diplomata SMB AnconaFrutto di anni di ricerca in ambito universitario nel settore delle biotecnologie applicate all’alimentazione,con lamessa a punto di una complessa e innovativa tecnica di estrazione, consente agliE.I.E. di contenere il 100% del fitocomplesso racchiuso nella pianta di origine inuna forma altamente biodisponibile perl’organismo. Il fatto di non utilizzare solventi in alcuna fase del processo di estrazione permette di ottenere degli estratti sicuri sia per la salute che per l’ambiente.LE PIANTE E I LORO ESTRATTILe piante sono una fonte incredibile didiversità chimica legata essenzialmente alfatto che queste, a differenza degli animaliche possono fuggire di fronte ad un ci:Fitoterapia inevoluzionecolo e proteggersi trovando riparo dall’eccessiva esposizione ai diversi agenti atmosferici, devono affidare la propria sopravvivenza alle varie specie chimiche che riescono a sintetizzare. Una pianta dovrà essere in grado di produrre molecole che laproteggano dall’eccessiva esposizione solare, dall’inquinamento, da fattori climatici e atmosferici, dovrà mettere in campoefficaci sistema di difesa dalle aggressionimicrobiche, dovrà fare in modo che i propri frutti non vengano consumati acerbi,ma divengano appetibili quando giunga lastagione della semina, etc. Di conseguenza, al fine di massimizzare l’efficienza deipropri sistemi chimici di difesa, ogni famiglia, genere, specie e sottospecie, e spessoanche i differenti cloni di una stessa pianta, sono stati spinti dalle diverse pressionievolutive a sviluppare centinaia, talvoltamigliaia, di molecole chimiche funzionaliallo specifico metabolismo della pianta eall’ambiente nel quale essa si sviluppa. Tale efficienza è spesso dovuta all’effetto sinergico che le molecole esplicano in poolmolto più marcatamente di quanto nonfacciano quando prese singolarmente. Ciascuna pianta, infatti, è caratterizzata da unproprio fitocomplesso, inteso come l’insieme di una quantità di principi farmacologicamente attivi e di sostanze che ne favocahiersdebiotherapie5

6ESTRATTI IDROENZIMATICI: FITOTERAPIA IN EVOLUZIONEriscono l’azione. A differenza di un farmaco, una pianta è una miscela di sostanzeche concorrono a provocarne gli effetti.Proprio questa raffinata complessità sembra essere la principale chiave per spiegare la migliore efficacia di alcuni fitocomplessi rispetto alla somministrazione disingole molecole. L’attività farmacologicadel fitocomplesso è più ampia, delicata,profonda e duratura, meglio modulata diquella del singolo principio attivo isolato.Infatti:– tende a ricreare l’omeostasi cellulare,sostenendo le funzioni vitali della cellula, piuttosto che mutilandola di alcune di esse;– permette di modulare l’assorbimento:ad esempio alcune saponine della soiaaiutano ad assorbire gli isoflavoni; nella belladonna i flavonoidi presenti a livello delle parti aeree favoriscono l’assorbimento della iosciamina;– permette di ridurre alcuni effetti collaterali: nella Spirea ulmaria si ha che ilcomplesso dei glicosidi salicilici presenti è meno gastrolesivo dell’acido salicilico e dei suoi derivati;– permette di avere uno stesso effetto dapiù componenti simili: esempio quando ho l’effetto positivo dei triterpenidella Centella asiatica ho più compostisimili con uno stesso “bersaglio”;– permette alle volte di avere componenti differenti che concorrono a dare unostesso effetto: per esempio, l’Echinaceaangustifolia contiene fenoli (antiossidanti, antibatterici, antivirali), polisaccaridi (immunostimolanti), ammidi (immunostimolanti, antiinfiammatorie),componenti con distinti meccanismiche contribuiscono agli effetti dellapianta utilizzata per trattare e prevenire le sindromi da raffreddamento e come immunostimolante.cahiersdebiotherapieIn natura, le molecole prodotte dallapianta vengono accumulate in organellispecifici (vacuoli, cloroplasti, etc.) o all’interno delle diverse strutture della paretecellulare vegetale (parete primaria, secondaria, plasma membrana o lamella intermedia). La parete cellulare ha una struttura molto complessa che cambia man mano che la cellula cresce: nelle cellule giovani è più elastica e sottile, mentre in quelle più adulte risulta più robusta ed è costituita principalmente da polisaccaridi (cellulosa, emicellulosa, pectina, etc.). Le matrici vegetali intrappolano fisicamente espesso chimicamente, tramite legami covalenti, le diverse molecole che sono dunque solo parzialmente biodisponibili espesso scarsamente estraibili con i solventi. Si rende quindi necessario l’utilizzo dispecifiche tecniche estrattive per poter ottenere tali molecole. Ad oggi, le tecnologie di estrazione di fase con solvente (alcool, glicole, glicerina, esano, etc.) sonole più utilizzate. Esse basano la loro azione su principi cromatografici di diversa affinità delle molecole di interesse tra fasestazionaria (il tessuto vegetale) e fase mobile (il solvente).Presentano tuttavia alcuni rilevanti limiti legati a diversi aspetti del processoestrattivo:numeroquattroannoventitre

ESTRATTI IDROENZIMATICI: FITOTERAPIA IN EVOLUZIONE EFFICACIA: la scelta del solvente edella tecnologia estrattiva porta necessariamente ad estrazioni preferenziali di alcune classi di molecole mentre risulta inefficace verso altre; infatti, le molecole chefanno parte integrante delle catene polisaccaridiche o vi sono legate chimicamente non sono estraibili con i metodi classici, mentre quelle intrappolate fisicamentelo sono solo parzialmente. Di conseguenza, il prodotto finale conterrà solo una parte delle varie molecole contenute nellapianta e non l’intero complesso. SICUREZZA: esiste sempre la possibilità che il solvente utilizzato durante ilprocesso di estrazione non venga completamente eliminato e che quindi il prodottofinale ne contenga dei residui. IMPATTO AMBIENTALE: le biomassevegetali, comunemente classificate comerifiuti speciali non pericolosi, una volta venute in contatto con solventi organici (alcool, glicole, esano, acetato di etilene,etc.) vengono riclassificate come rifiutispeciali pericolosi e come tali devono essere trattati alla fine del processo estrattivo.LA TECNICA DI ESTRAZIONEIDROENZIMATICAMolti microrganismi quali funghi, lieviti e batteri utilizzano i biocatalizzatori enzimatici per aggredire i tessuti vegetali oanimali, al fine di procurarsi i nutrienti necessari per il proprio sostentamento e lapropria crescita. Le pareti delle cellule vegetali sono la prima difesa incontrata dagliagenti patogeni durante l’aggressione allapianta e devono quindi essere degradateper consentirne la penetrazione e la colo-numeroquattroannoventitrenizzazione. Dal momento che le variestrutture polimeriche che costituiscono laparete cellulare inglobano importanti elementi nutritivi, questi microrganismi, nelcorso dell’evoluzione, hanno sviluppato eselezionato un’amplissima gamma di enzimi in grado di aggredirle così da liberarne il prezioso contenuto.La tecnica di estrazione idroenzimatica si basa sull’utilizzo di una serie di processi enzimatici sequenziali che consentono di disgregare, a livello molecolare ed inmaniera specifica, le macrostrutture polisaccaridiche e proteiche della parete cellulare tramite tagli molecolari mirati. Ciòpermette di recuperare i principi attivi chesono racchiusi in esse e di creare dei punti d’accesso ai successivi enzimi che conducono alla completa idrolisi vegetale,rendendo solubili e biodisponibili in ambiente acquoso tutte le altre molecole funzionali. I mix enzimatici, utilizzati per ottenere gli E.I.E., sono tutti presenti all’interno dell’organismo umano, ma spessohanno scarsa efficienza, cambiano da individuo a individuo, sono lente e agisconodopo svariate ore dall’ingestione.La realizzazione di un estratto idroenzimatico può essere diviso nelle fasi seguenti :1. studio del vegetale e della struttura della parete cellulare: al fine di aggredireuna struttura vegetale è fondamentalesapere da quale tipologia di polisaccaridi-proteine-fenoli è costituita la “trama” della parete cellulare;2. selezione degli enzimi più indicati pereffettuare i tagli sulla struttura vegetalenonché delle condizioni operative (ph,temperatura, pressione, etc.) più adattein cui andare ad effettuare l’estrazioneidroenzimatica;3. ottenimento del fitocomplesso tramitespecifici biocatalizzatori.cahiersdebiotherapie7

8ESTRATTI IDROENZIMATICI: FITOTERAPIA IN EVOLUZIONEI VANTAGGI DELL’ESTRAZIONEIDROENZIMATICANumerosi sono i vantaggi derivanti daquesta innovativa tecnica di estrazione epossono essere riassunti nei punti seguenti:– massimizzazione della resa di ottenimento di molecole attive: l’E.I.E. contiene il mix completo delle molecolebioattive presenti nei vegetali in unaforma altamente biodisponibile, inquanto già ‘predigerita’ per via enzimatica, efficace e con un’elevata velocitàd’azione;– ottenimento di estratti non contenentisostanze pericolose e quindi sicuri;– utilizzo di processi a basso impatto ambientale grazie sia al non utilizzo disolventi organici sia alla riduzione delvolume dei sottoprodotti (la maggiorparte del vegetale viene convertita innuova materia prima);– sicurezza di processo per gli operatoriagli impianti (assenza di liquidi o gasinfiammabili e di solventi tossici).Le analisi spettrofotometriche dimostrano che l’estratto ha la stessa “impronta digitale vibrazionale” (spettro infrarosso)della pianta, il che indica la presenza del100% degli attivi nell’estratto, e la presenza di numerosi tagli enzimatici che denotano una più elevata biodisponibilità sia inconfronto alla pianta di origine che di altre formulazioni in commercio.Tramite test di laboratorio in vitro, èstato inoltre dimostrato che l’abbinamentodi due E.I.E., quali Ribes nero e Artiglio deldiavolo, porta ad un consistente effetto sinergico per quanto riguarda l’attività antiradicalica. Una simile sinergia d’azione èdovuta alla capacità dei pool fenolici, presenti nei due estratti, di “comunicare” fraloro e cioè di scambiare efficacementeelettroni.cahiersdebiotherapieE.I.E. MASTICE DI CHIOSTra i prodotti ottenuti con questa nuova tecnica troviamo la gommoresina estratta dall’albero di Pistacia lentiscus (Anacardiacee), una pianta magnifica che crescein diverse varietà in tutto il territorio mediterraneo, ma la varietà da cui si ottiene ilMastice più puro e pregiato, solido e profumato, si trova unicamente nell’isola diChios. Il mastice si ottiene per incisionedella corteccia con un particolare strumento, la resina viene fatta colare per poiessere raccolta, secca e compatta, dopoqualche settimana. La lavorazione vieneancora fatta a mano dalle donne anzianedei villaggi che selezionano le gocce diqualità migliore. Infine, in laboratorio viene effettuato l’ultimo controllo del prodotto finito.La droga si presenta in grani globosi opiriformi, di colore giallo-pallido o verdognolo, di consistenza vetrosa, con superficie trasparente, liscia, lucente; ha odoredebolmente balsamico e sapore amaro.Dal punto di vista chimico, è composta peril 25% da acido masticonico, per il 2030% da masticoresine, per il 4% da acidomasti cinico e per il 2% da pinene e sostanze amare.numeroquattroannoventitre

ESTRATTI IDROENZIMATICI: FITOTERAPIA IN EVOLUZIONEIl Mastice di Chios veniva usato in medicina sin dall’antichità, per curare i disturbi di stomaco e intestino, specialmente quelli di natura ulcerosa, ma anche come astringente nelle dissenterie, come antimicrobico nelle gengiviti e piorree, e come cicatrizzante e antisettico.Trova largo impiego nella fitoterapiamoderna per le sue molteplici proprietà;infatti, ha dimostrato di agire rapidamentecontro l’ulcera peptica e di essere estremamente efficace nei confronti di Helicobacter Pylori, come riportato in un articolo del1998, pubblicato sul New England Journalof Medicine. In questo articolo H UWEZ etal. Hanno studiato l’attività antiulcerosadel Mastice di Chios, partendo dal datoclinico che 1 grammo di Mastice al giorno, somministrato per 2 settimane, si eradimostrato capace di curare rapidamentepazienti con ulcera gastrica.Il meccanismo d’azione del Masticenella cura dell’ulcera peptica è stato in effetti da questi autori ricondotto al potereantibatterico del Mastice di Chios controHelicobacter Pylori. Da questo studio èemerso che la concentrazione battericidaminima a 24 ore per tutti i ceppi del batterio che erano stati studiati, era di 0,06 mgdel Mastice greggio per millilitro. A concentrazioni più basse, la crescita battericaè stata ancora significativamente inibita,con un chiaro effetto anche alla più bassaconcentrazione utilizzata, 0,0075 mg/ml.Il Mastice ha inoltro indotto evidenti cambiamenti ultrastrutturali nell’Helicobacter,come dimostrato mediante microscopiaelettronica. Studi più recenti (TomofumiMiyamoto, Tadayoshi Okimoto, 2014) hanno messo in evidenza quali tra le componenti del fitocomplesso siano efficaci specificamente contro i ceppi del batterio patogeno, anche antibiotico-resistenti. Nelsuccitato lavoro, si evidenzia infatti comesia stato possibile individuare almeno 20numeroquattroannoventitrecomponenti attive con capacità cicatrizzante, antiossidante e gastroprotettrice. All’interno di questi componenti, l’alfa terpineolo e il metil-iso-eugenolo hanno mostrato la massima capacità antibattericacontro quattro diversi ceppi di H. Pylori,prelevati da paziente con gastrite, ulceragastrica e carcinoma gastrico. Questi componenti sono inoltre stati riconosciuti come utili nel vincere la farmaco-resistenzapresente in alcuni ceppi di H. Pylori.L’elevata attività antinfiammatoria, secondo uno studio condotto nel 2007 da KALIORA et al., rende inoltre il Mastice efficacenella terapia dei pazienti affetti da Morbo diCrohn. In questo studio pilota, pubblicatosul World Journal of Gastroenterology, si èinfatti evidenziato come il Mastice, somministrato per quattro settimane, sia stato ingrado di diminuire in modo statisticamentesignificativo il CD Activity Index (CDAI), illivello plasmatico di IL-6 e il valore dellaPCR, in dieci pazienti affetti da MC in faseattiva di grado moderato.Il Mastice di Chios ha infine dimostratodi avere elevato potere antisettico e cicatrizzante, utile nelle affezioni del cavo orale come gengiviti e parodontiti (TAKAHASHIe F UKAZAWA , 2003). In particolare, è statastudiata la sua attività battericida nei confronti di Streptococcus Mutans (A KSOY eDURAN, 2006), ritenuto il principale agente responsabile della carie dentale. In unsuccessivo studio del 2007, si consiglial’uso del Mastice di Chios come presidiopreventivo delle infezioni del cavo oralenei pazienti con apparecchi ortodonticifissi. Da queste evidenze scientifiche arriva quindi una inequivocabile conferma deibenefici effetti dell’uso del Mastice diChios nella clinica gastroenterica e odontostomatologica, a conferma della saggezza empirica della medicina popolare, cheda sempre utilizza questa resina per glistessi usi con sicuro beneficio.cahiersdebiotherapie9

10ESTRATTI IDROENZIMATICI: FITOTERAPIA IN EVOLUZIONEDi tale estratto vanno assunte 20 goccedue volte die, a stomaco vuoto e astenendosi dall’assumere cibo nelle due ore successive.E.I.E. CURCUMALa Curcuma longa appartiene alle Zingiberaceae ed è originaria dell’India, Cina,Indonesia. Utilizzata per colorare e aromatizzare gli alimenti ed i tessuti, già dagliAssiri, è ingrediente fondamentale del curry (insieme a coriandolo, pepe, chiodi digarofano, cumino, zenzero, cannella) edella “moutarde” francese.Nelle medicine orientali, trova impiegocome droga digestiva e stimolante. In India, la polvere di curcuma, miscelata alburro caldo

scritte da sei mani) Acqua fresca? Tutto quello che bisogna sapere sull’Omeopatia. Che Garattini è costretto, per tenere in piedi il suo schema, a quelle che Fortini ha definito le nozioni salvagente. La prima di queste è che per l’Omeopa-tia si debba pretendere un livello di certez-za che la medicina convenzionale rag-giunge di rado.

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Fig. 7.2 – SMB-000 Diagrama de partes – vista en planta 43 Fig. 7.3 – SMB-000 Vista de partes 44 Fig. 7.4 – SMB-00 Diagrama de partes – vista del lado del motor 50 Fig. 7.5 – SMB-00 Diagrama de partes – vista en planta 51 Fig. 7.6 – SMB-00 Diagrama de partes – vista lateral 52

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