SU NISARGADATTA MAHARAJ - Famigliafideus

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SU NISARGADATTA MAHARAJLa vitaMaruti Kampli nasce nel 1897 a Bombay. Si sposa, crescequattro figli e per vivere fa il tabaccaio. A 33 anni conosce unmaestro che gli insegna a concentrarsi sul mantra Brahmasmi("Sono il Supremo"). Poco dopo si realizza ed assume il nomedi Nisargadatta Maharaj. Resta nella sua casa a dialogare conchiunque lo raggiunga fino al 1982, anno in cui muore.Il pensieroSi può condensare tutto con il Mahavakya ("GranVerdetto"): Tat tvam asi ("Quello tu sei"). Notiamo comunqueil suo commento in proposito, fulminante come sempre: "IlGran Verdetto è verace, ma le tue idee sono false, perché tuttele idee lo sono".Il seguente testo è tratto dall'introduzione di GraziaMarchianò al libro di Nisargadatta Maharaj: “Io Sono Quello”ed. Rizzoli , è una raccolta di dialoghi avvenuti a Bombay fra il1970 e il '72, registrati e pubblicati da Maurice Frydman.Al secolo Maruti Kampli, appartiene a una linea ditrasmissione marathi del monistico, che si fa risalire alMahatma Dattatreya. Tra i veggenti di epoca vedica, Dattaavrebbe istituito il primo lignaggio spirituale (parampara), chenel Maharastra è noto come navnath sampradaya, la "scuola deinove", cui fu affiliato il maestro di Maharaj e, alla sua morte,lui stesso.1

Su Nisargadatta MaharajA Dattatreya sono attribuiti l'omonima innodia Datta oDaksinamurti Samhita, di cui una versione ridotta è nel TripuraRahasya, e la citata Avadhut Gita, il "Canto del Rinunciante".Una tardiva upanishad si potrebbe definire Io sono Quello, equasi un'ininterrotta continuazione della parola di RamanaMaharshi, cui Nisargadatta da più segni appare affratellato.Entrambi di origine umile e campagnola, illetterati e padronidi un sola lingua: il tamili per Ramana, e il marathi perNisargadatta. Entrambi "scoperti" da due europei: PaulBrunton, che divulgò il pensiero di Ramana, e MauriceFrydman che, a Bombay, negli ultimi anni di una vita segnatada numerose conversioni - da ebreo polacco a monaco cristianoa swami indù - divenne discepolo e l'interprete di Nisargadatta.A differenza di Nisargadatta, Ramana non ebbe maestri, nonlavorò, non si sposò. Ragazzino, dopo una tremenda esperienzadi alterazione della coscienza fino alle soglie della morte,abbandonò il villaggio natale e un richiamo incoercibile lotrasse a un colle, nei pressi di Tiruvannamalai, celebrato in innibellissimi, Arunacala, dove visse in solitaria meditazione edove in seguito sorse l'asram che prese il suo nome.Maruti invece crebbe in città, e a Khetwadi, nella suburra diBombay dove ancor oggi abita, avviò giovanissimo, insieme alfratello, un piccolo commercio di tabacchi, dando via via ilbenvenuto a molti figli. Quando aveva da poco varcato itrent'anni, un avventore, Yashwantrao Baagkar, lo conduce daSri Siddharameshwar Maharaj del Navnath sampradaya, eMaruti sotto la sua guida intraprende una disciplina prestocostellata di esperienze mistiche. L'"esplosione" interioreavviene dopo tre anni, poco prima della morte del maestro, dicui Maruti assumerà il cognome. Dopo un periodo di solitariovagabondaggio, il ritorno a Bombay, l'abbandono definitivo delcommercio, e l'inizio dell'ultima fase, durante la quale lo2

Su Nisargadatta Maharajconobbe Frydman. Sono trascorsi trent'anni dalla morte diRamana, ed ora, anche la vecchia bocca di Maharaj, a 85 anni,in un corpo assalito dallo stesso male del Maharshi, si avvia alsilenzio.Intontito dalle pratiche yoga che da qualche tempo gliprocurano estasi sporadiche, visioni e abbagli subitanei, Marutiun giorno si reca da Maharaj, gli si accoccola ai piedi, eattende. Non sa che quella volta sarà l'ultima, non solo perchéil maestro di lì a poco cesserà di vivere, ma anche perché ciòche sta per dirgli è la massima condensazione dell'AdvaitaVedanta , e insieme la via diretta all'esperienza metafisica: "Tusei il Supremo. agisci in conformità". E aggiunge: "Credilocon fermezza, non dubitarne mai, ricordalo senzaintermissione".A Maruti non restò che obbedire. "Continuai la mia solitavita, ma ogni momento libero lo passavo a ricordare il maestroe le sue parole. Poiché non le ho dimenticate, mi sonorealizzato". Così dice oggi Nisargadatta, a chi lo interroga sullasua iniziazione. E scende nella stanza, mentr'egli parla consconcertante umiltà del "grande passo", un silenzio profondo,come quando in un crocchio all'improvviso si scatena unepilettico e gli astanti, raggelati, si fanno muti. Quando ilvecchio dichiara: "Sono il Supremo", è fatale che qualcuno, tragli astanti, lo sogguardi con un'ombra di malcelata ironia, e ilvecchio, sollecito, gli si volge sorridendo: "Lo so, è difficilecrederlo. Ma se ti dico: metti a fuoco l'"io sono", non puoiesimerti. L'"io sono" è la tua prima percezione al risveglio.Domandati da dove viene o osservalo quieto. Immancabilmentescoprirai tutto ciò che non sei: il corpo, i sentimenti, i pensieri,le idee, le proprietà esterne e interne. Sono tutte autoidentificazioni infedeli. Per causa loro, ti prendi per ciò che nonsei".3

Su Nisargadatta Maharaj"Ma io, chi sono?".Per spiegare l'inspiegabile Maharaj finge di narrare unafiaba: "Nell'immensità della coscienza appare una luce, unpuntolino veloce che traccia forme, assembra pensieri esentimenti, idee e concetti, come la penna sul foglio. Tu seiquel puntolino, e muovendoti ricrei ogni volta il mondo. Tiarresti, e il mondo scompare. Va' dentro, e vedrai che quelpunto luminoso è l'"io sono", come il riflesso nel corpodell'immensità della luce. Solo la luce è, tutto il resto appare"."Durante la veglia, la coscienza si sposta di continuo da unasensazione all'altra, di percezione in percezione, da un'ideaall'altra, senza fine. La consapevolezza è dell'interezza e dellatotalità della mente penetrate direttamente. La mente è come unfiume che scorre nel letto del corpo, per un momentot'identifichi con un'onda e la chiami "il mio pensiero". Tutti ituoi oggetti di coscienza fanno la mente; la consapevolezza è lostato in cui la coscienza è colta nella sua interezza".L'interrogante vive, mentre ascolta, una strana esperienza: leparole sono semplici, non c'è quasi ridondanza nel fraseggiaredi Maharaj. Scarse le consuete metafore vedantine, mute lebelle storie della letteratura ascetica. Carpito nella nudità delsistema, il solo apologo di Janaka, alle prese col suo sogno dimendicante: Quando si svegliò disse al suo maestro, Vasishtha:"Sono io un re che sogna di essere mendicante o un mendicanteche sogna di essere re?". E il maestro: " Né l'uno né l'altro, sial'uno che l'altro. Voi siete e insieme non siete ciò che pensate diessere! Lo siete perché agite in conformità. Non lo siete perchénon dura. Potete essere un re o un mendicante per sempre?Tutto muta. Ma voi siete ciò che non muta. Che cosa siete?".Disse Janaka: "Sì, non sono un re né un mendicante, sono iltestimone spassionato".4

Su Nisargadatta MaharajL'ascolto ininterrotto e quieto scava, tra il senso delle parolee il loro riverbero nella coscienza, un varco impercettibile, unacesura sottolineata appena, come le linee di biancore sotto gliocchi dei santi imbambolati, in certe icone bizantine, scatenanola contemplazione del vuoto nella forma.Così s'innescano nell'ascolto la ribellione della menteghermita dal silenzio nella parola e il tumulto del cuore, perchétra la parola e il silenzio c'è di mezzo la tempesta della vita,l'abiezione della malinconia, l'impotenza di raggiungere laquiete costante. E l'innocua triade: mente, coscienza,consapevolezza; il positivo memento: "Sono"; il saggioconsiglio: "Se vuoi vivere una vita felice, cerca ciò che sei", siconvertono, al mero ascoltare, in puntute saette che trapassanoil comune buon senso. L'"io sono" assume le sembianze di undrago apocalittico che ingoia il tempo risputando la persona apezzetti; il cosmico metronomo: mondo fisico, mentale,supremo, in andata e ritorno, con forma e senza-forma, divieneil sordo rimbombo dei colpi di martello in un'officina metallicadove un mitico Fabbro, adirato e ossesso, grida Sono Quello!Smarrito, sconvolto, lacerate le sue credenze più salde, "Sononato e morirò", l'interrogante ricorre all'estremo tentativo dicontestare una parola che l'ha morso e lo attanaglia alla gola:"Perché parlate?".Maharaj, a quel punto, convoca il Buddha - ed è una dellerarissime volte in cui cita qualcuno, a parte il maestro -.Chiama in causa l'Illuminato per spiegare: l'annuncio è lagrande arma. Propagare che possiamo raggiungere, che siamogià pronti per il salto oltre il nome e la forma, la nascita e lamorte, il pensiero di essere e l'assillo del non-essere, rendeautomaticamente immortali; ed è l'unica esperienzad'immortalità consentita nella condizione umana. Oral'interrogante è placato. Ha vissuto nell'ascolto il supplizio del5

Su Nisargadatta Maharajbardo, la vicenda dell'anima catapultata nello stato intermediodopo la morte. Quanto tempo è trascorso? Attimi, minuti, ore?"Com'ero stamattina, prima di ascoltare? E ciò che ho appresofinirà nel mucchio tra le altre nozioni, o lo dimenticherò? E checosa ricordare prima: "Sono", "Non sono la persona", "SonoQuello"?". Al valico della domanda "Chi sono?" si affacciaQuello. L'universo (paramakasa) è la sua sterminata espansioneoltre l'essere e il non-essere; l'interno testimone (avyakta) è lasua infinitesima concentrazione oltre il corpo e l'io-persona; ilquarto stato (turiya) è la sua indenne dimora, oltre la veglia, ilsogno e il sonno profondo. Come sostanza realissima è essere(sat); come consapevolezza autofondata è coscienza (cit); comegioia della completezza è beatitudine (ànanda). Il vero maestro(sadguru) è la scoperta dell'"Io sono Lui", mentre il molteplice,fuori e dentro di me, è solo apparenza. L'unica efficacedisciplina (sadhana) è l'imperterrita contemplazione di Lui;qualsiasi altro sforzo gioverà solo per raggiungere losfinimento oltre il quale è il non-fare, il non-attendere i fruttidell'azione, il non-desiderare quello che già si ha essendo Lui,il non-dipendere dagli schiavi del tempo: il piacere come attesae il dolore come ricordo.Alla domanda: quando s'intona un mantra, che cosarealmente accade, Maharaj risponde: "Il suono crea la formaper accogliere il Sé".Avvezzo come ogni indù a convertire le più vertiginoseastrazioni in materia palpitante e concreta, ai suoi occhi il Sé èletteralmente più vicino del respiro, è il battito stesso del cuore- atman su, atman giù - ma sempre e solo qui-ora.Che cos'è questo Arcano che lampeggia nei Veda, riemergenel Vedanta, ritma gli inni, i dialoghi, i canti, gli introiti allasapienza?Il punto al centro del mandala, la "cella" ombelicale nel6

Su Nisargadatta Maharajtempio, il battito del piede segnatempo, il ritmo ininterrotto deltamburo, la pupilla saettante e il dito puntato sul cuore delladanzatrice irrigidita, tutti questi mezzi efficaci dell'arte ritualeaccennano all'Arcano Maggiore, mortificato dal nome chericeve in traduzione - trascritto minuscolo o maiuscolo: sé, Sé,o nei linguaggi buddhisti: non-sé (anatman).Da quali sconfinati abissi della memoria emerge nellasapienza indiana l'Arcano del Sé?In un libro di grande valore, ingiustamente ignorato, MarylaFalk tentò lo scandaglio del mito psicologico nell'India antica,e quasi ne fu sopraffatta. Stasi dell'estasi osò definire la Falk ilvertiginoso indiamento che largisce al meditante l'esperienzadel Sé. Un'esperienza in cui “domina la coscienzadell'infinità, . della cosmicità, e allo stesso tempo la coscienzadell'io, ma con un carattere di vastità smisurata che nonconosce i limiti della coscienza quotidiana dell' “io” ”.Ed è lì, sullo scrimolo che distingue nella veglia la primadalla terza persona, e nel sogno l'identità del sognatore rispettoal sognato, e nel sonno profondo, invece, li rimescola nellaplacenta dell'oblio, su quel lembo sottile di coscienza calcatadall'orma della persona, è il confine insidioso tra follia esapienza, il discrimine che sconcerta i "sani" e trascina il follenei suoi intontimenti orgiastici, nei cupi deliri, nelle malinconiedi pietra. La fredda, pallida conversione dell'oniromante nelmoderno analista è l'unico tentativo di ripristinare l'anticasequenza: l'io incatenato, il Sé rispecchiante, l'analistaspecchio.L'ultimo Jung, sfiorando il pensiero di Ramana Maharshi, fuconquistato da questa quarta dimensione dell'indiamento, purriscontrandovi una sorta d'impareggiabile contraddizione:". L'India è pre-psicologica. Quando cioè parla del "Sé",pone un "Sé". La psicologia non fa così. Non che neghi7

Su Nisargadatta Maharajl'esistenza del conflitto drammatico, ma si riserva la povertà, ola ricchezza, d'ignorare il Sé. Ben conosciamo una peculiare eparadossale fenomenologia del Sé; ma siamo consci del fattoche percepiamo, con mezzi limitati, qualcosa di sconosciuto elo esprimiamo in termini di strutture psichiche, di cuiignoriamo se siano o no conformi alla natura di ciò chedev'essere conosciuto".Jung non ha incontrato Maharaj. Se si fossero parlati, èquasi certo che il vecchio gli avrebbe chiesto: "Chi formula ladomanda? E chi c'è dietro la persona che la formula?"."In realtà non ci sono persone, ma fasci di memorie eabitudini.";"Il Supremo è un unico blocco compatto di realtà";"La condizione indisturbata dell'essere è la beatitudine. Lacondizione disturbata è ciò che appare come mondo. Nella nondualità c'è la beatitudine; nella dualità, l'esperienza.";"La realtà è oltre la descrizione. La conosci solo se sei essa";".Il mio silenzio canta, la mia pienezza è colma, non mimanca niente. Non puoi conoscere la mia terra finché non ci seidentro".E in quel dire il vecchio aduna una forza di gigante, come sedal piccolo corpo, accartocciato e corroso dagli anni, si levasseuna lingua di fiamma o un brivido di energia che gli elettrizzalo sguardo."Non avete paura di morire?"."Ti racconterò com'è morto il mio maestro. Dopo averannunciato che la sua fine era prossima, smise di mangiare,senza modificare il ritmo della vita quotidiana. All'undicesimogiorno, nell'ora della preghiera, stava cantando e battevavigorosamente le mani, all'improvviso morì, tra un battere e unlevare, come una candela subito spenta".Da: 8

Su Nisargadatta MaharajTU SEI QUELLOdi Nisargadatta MaharajNisargadatta MaharajI AM THAT pag. 188-89- 374-375Libera Traduzione dall'inglese di F. FalzoniIl reale non muore l'irreale non è mai esistito. Immagina ungrande palazzo che crolla, alcune stanze sono in rovina altreintatte. Ma è possibile parlare dello spazio come in rovina ointatto?E' solo la struttura e la gente che ci viveva che hannosofferto. Nulla è successo allo spazio stesso. Similmente, nullasuccede alla vita quando le forme scompaiono ed i nomi sonocancellati.Il gioielliere fonde vecchi gioielli per farne dei nuovi. Unavolta che sai che la morte accade al corpo e non a te, puoiosservare il tuo corpo che se ne va come un indumento smesso.Il tuo vero se è senza tempo al di là di nascita e morte. Il corposopravviverà sino a che è necessario, non è importante che vivaa lungo.Alla domanda: - come rendere attuale la consapevolezzadella nostra unità con la sorgente della coscienza e con Dio Nisargadatta Maharaj risponde:Non puoi fare nulla per rendere attuale questo stato, ma puoievitare di creare ostacoli. Guarda la tua mente, come essavenga in essere, come essa opera. Appena guardi la mente,scopri te stesso come l'osservatore. La sorgente della luce èoscura, sconosciuta la scorgente della conoscenza. Solo questa9

Su Nisargadatta Maharajsorgente è. Ritorna a questa sorgente e stabilisciti in essa. Nonè nel cielo e neppure nell'etere onnipervadente. Dio è tutto ciòche è grande e meraviglioso; io non sono nulla non ho nulla,non posso fare nulla. Tuttavia tutto viene fuori da me - lasorgete è me; la radice l'origine sono io. Quando esplode larealtà in te, puoi chiamarla esperienza o Dio, oppure che è Dioche fa esperienza di te. Dio ti conosce quando tu conosci testesso.La realtà non è il risultato di un processo; è un'esplosione. E'definitivamente oltre la mente, ma tutto ciò che puoi fareconsiste nel conoscere bene la mente. Non che la mente tipossa aiutare, ma conoscendo la mente puoi evitare che essat'inganni. Devi essere molto allerta, oppure la mentet'ingannerà. E' come tener d'occhio un ladro - non che tu tiaspetti qualcosa dal ladro, ma non vuoi essere derubato. Allostesso modo poni molta attenzione alla mente senza aspettartinulla da essa.Oppure prendi un altro esempio: noi dormiamo e cisvegliamo. Dopo un giorno di lavoro viene il sonno. Ora sonoio che vado al sonno oppure l'inconsapevolezza - caratteristicadello stato del sonno - viene da me? In altre parole noi siamosvegli perché dormiamo. Non ci risvegliamo ad un vero stato diveglia. Nella veglia il mondo emerge a causa dell'ignoranza ecoinvolge in uno stato simile ad un sogno ad occhi aperti. Sia ilsonno che la veglia sono ingannevoli. Stiamo solo sognando.Solo lo jnani (colui che ha la vera conoscenza) conosce il verostato di veglia ed il vero sonno. Sogniamo di essere svegli esogniamo di dormire. I tre stati sono solo varietà dello stato disogno. Trattare ogni cosa come un sogno ci libera. Finchéprendiamo per realtà i sogni siamo loro schiavi. Immaginandodi essere nato così e così diventi uno schiavo del così e così.L'essenza della schiavitù consiste nell'immaginare se stessi10

Su Nisargadatta Maharajcome un processo, avere un passato ed un futuro, avere unastoria. Infatti, non abbiamo storia, non siamo un processo, nonabbiamo sviluppo e decadimento; vediamo tutto come unsogno e siamo altre ad aharaj: Il Guru può dare qualunque iniziazione, mal'iniziazione alla Realtà deve venire dall'interno.D: Chi l'iniziazione finale?Maharaj: E' data dal Sé.D: Mi pare di girare in tondo. Dopo tutto io conosco soloun sé, il presente io empirico. Il se interiore o il Sé superiore èsolo un idea concepita per spiegare ed incoraggiare. Noi siparla di avere un'esistenza indipendente, non è così?Maharaj: Il sé interiore ed esteriori sono immaginati.L'ossessione di essere un "Io" ha bisogno dell'altra ossessionedi un se superiore per essere curati, come abbiamo bisogno diun'altra spina per toglierci una spina o di un veleno perneutralizzare un altro veleno. Ogni asserzione richiama unanegazione, ma questo è solo il primo passo. Dobbiamo andareoltre ad entrambi.D: Posso comprendere che il Guru è necessario perrichiamare la mia attenzione su me stesso ed all'urgentebisogno di far e qualcosa riguardo a me stesso. Posso anchericonoscere come egli non possa fare nulla di fronte a un certoprofondo cambiamento in me. Ma poi lei porta la questione del11

Su Nisargadatta MaharajSatguru, il Guru interiore senza principio, senza cambiamento,radice dell'essere, la promessa imminente, la certarealizzazione. E' questo un concetto o la realtà?Maharaj: E' la sola realtà. Tutto il resto è solo un'ombraproiettata dalla mente-corpo (deha buddhi) sulla facciata deltempo. Certamente anche un'ombra è in relazione con la realtà,ma di per se stessa non è reale. La tua perdita è il tuoguadagno. Quando l'ombra è riconosciuta come solo un'ombra,smetti di seguirla. Ti volti e ti accorgi che il sole è sempre statolà, alle tue spalle.D:Il Sé interiore da insegnamenti?Maharaj: Garantisce la convinzione che tu sei l'eterno,senza mutamenti, realtà-consapevolezza-amore, all'interno edoltre tutte le apparenze.D: Una convinzione non è sufficiente deve essere unacertezza.Maharaj: Esatto. Ma in questo caso la certezza prende laforma del coraggio. La paura scompare assolutamente. Lasensazione di coraggio è così inequivocabilmente nuovo, enello stesso senso vissuto come così proprio che non può esserenegato. E' come quando si ama il proprio bambino; chipotrebbe dubitare?12

Su Nisargadatta MaharajNISARGADATTALibera traduzione da:POINTERS FROM NISARGADATTA MAHARAJSe vuoi l'integrazione, devi sapere chi vuoi integrare. Lospecchio rimanda l'immagine, ma l'immagine non modifica lospecchio. Tu non sei né lo specchio, né l'immagine nellospecchio. Puoi lucidarlo per renderlo trasparente, e poi ti ciguardi dentro. L'immagine che ti rimanderà, non sei tu; tu seil'osservatore dell'immagine. Capisci bene: qualunque cosa tupercepisca, non sei quello.Poiché puoi vedere sia l'immagine che lo specchio, non seinessuno dei due. Chi sei? Non pensare per formule. La rispostanon è nelle parole. L'enunciazione più adatta è: " io sono ciòche rende possibile la percezione", la vita stessa, oltre losperimentatore e la sua esperienza. Ed ora, distanziati sia dallospecchio che dall'immagine, e resta solo, fermo.Quanti sono i tuoi processi automatici? Digerisci, faicircolare il sangue e la linfa, muovi i muscoli, e poi percepisci,senti, pensi senza sapere come e perché. Analogamente, sei testesso senza saperlo. Non c'è nulla di sbagliato in te in quantote stesso, il quale è come deve essere. Lo specchio invece non èchiaro e verace, e perciò ti dà delle false immagini: non devicorreggerti ma solo mettere a punto la tua idea di te stesso.Impara a distanziarti dall'immagine e dallo specchio; allenati aripetere: "Non sono la mente, non sono le sue idee". Se lo faicon pazienza e convinzione, arriverai a vederti direttamentecome la fonte eterna e universale dell'essere-conoscenzaamore. Tu sei l'infinito, concentrato in un corpo. Per ora vedi13

Su Nisargadatta Maharajsolo il corpo. Se insisti, arriverai a vedere solo l'infinito.Ogni esperienza è necessariamente transitoria. Ma ha un fondoimmutabile. Nulla che si possa definire un evento, è destinato adurare. Però alcuni eventi purificano la mente e altri laintorbidano. Istanti di profonda intuizione, di amore illimitatopurificano la mente; invece i desideri e le paure, le invidie el'ira, le credenze cieche e l'arroganza intellettuale inquinano eintorpidiscono la psiche.Senza l'autorealizzazione sarai consumato dai desideri edalle paure che si rinnovano futilmente. I più ignorano che sipuò arrestare il dolore. Ma, una volta udita la buona novella,bisogna immediatamente porsi al di sopra di ogni conflitto. Orasai che puoi essere libero, e che dipende da te. Hai duealternative: sarai per sempre torturato dalla fame e dalla sete,spinto dal desiderio a cercare, afferrare, trattenere, in un giocodi perdite e rimpianti, o ti inoltrerai nella ricerca appassionatadello stato d'immutabile perfezione, cui nulla si può aggiungeree nulla sottrarre. I desideri e le paure dileguano, non perché visi sia rinunciato, ma perché hanno perso ogni senso.Non devi "fare". Sii e basta. Non c'è da scalare montagne ogiacere in caverne. E neppure ti dico: "Sii te stesso", giacchénon ti conosci. Limitati a essere. Non sei né il mondo "esterno"dei percepibili, né quello "interno" dei pensabili, né il corpo néla mente. Non ci si accosta per gradi. Accade, ed è irreversibile.Ruoti in una nuova dimensione, dalla quale i vecchi abitimentali appaiono vuote astrazioni. Come al sorgere del sole sivedono le cose come sono, così, nell'autorealizzazione, tutto simostra com'è, lì mondo delle illusioni è lasciato alle spalle.Non è l'esperienza della realtà, bensì dell'armonia dell'universo.14

Su Nisargadatta MaharajColloqui con Nisargadatta Maharj(libera traduzione)Maharaj: Le immagini appaiono e scompaiono sullospecchio della coscienza. Lo specchio rimane. Impara ariconoscere l'immobile nel mobile, l'invariabile nel mutevole,finché vedrai che tutte le differenze sono solo apparenti. e chel'unicità è un fatto. Questa identità di base puoi chiamarla Dio,Brahman, o matrice prakriti; le parole contano poco, bastascoprire che tutto è uno. Non appena puoi dire: io sono ilmondo, il mondo è me, con la fiducia di chi l'ha provato dipersona, sei libero dal desiderio e dalla paura, e diventitotalmente responsabile del mondo. L'insensata sofferenza delgenere umano diventa il tuo unico interesse.Un uomo realizzato ha il suo dolore ma non è avvelenato daun senso di colpa. Non c'è nulla di male a soffrire per i peccatidegli altri. Il tuo Cristianesimo si basa su questo. Alla fine saiche non c'è peccato, né colpa, né ricompensa, ma solo la vitanelle sue infinite trasformazioni. Se dissolvi l'"io", lasofferenza personale cessa. Resta la grande tristezza dellacompassione, l'orrore del dolore inutile.Nulla è necessario o inevitabile. L'abitudine e la passioneaccecano e ingannano. La consapevolezza compassionevole èsana e redime. Non c'è nulla che possiamo fare, ma sololasciare che le cose accadano secondo la loro natura.Chiarezza e carità sono azione. L'amore non è pigro, e lachiarezza guida. Non occorre che ti preoccupi per l'azione,bada alla mente e al cuore. L'egoismo e la stupidità sonol'unico male.Ripetere il nome di Dio o meditare? La ripetizione e ilrespiro ti stabilizzeranno. La respirazione quieta e profonda faaumentare la vitalità, stimola il cervello, e aiuta la mente a15

Su Nisargadatta Maharajdiventare pura, stabile, e adatta alla meditazione. Senza vitalitàsi può far poco, da qui l'importanza di proteggerla eaccrescerla. Posizione del corpo e respirazione sono una partedello yoga, perché il corpo deve essere sano e sotto controllo,senza eccessi di concentrazione che alla fine lo danneggiano, esenza dimenticare che all'inizio la mente è tutto. Se la rendiquieta e incapace di disturbare lo spazio interiore (chidakasha),il corpo acquista un nuovo significato, e la sua trasformazionediventa necessaria e possibile.Ad un certo punto incontrerai un uomo che ti aiuterà atrovare la tua via.La discriminazione e il distacco, se li pratichi ora,matureranno a suo tempo. Se le radici sono sane e beneirrorate, i frutti saranno sicuramente dolci. Sii puro, vigile,tienti pronto.Affrontare tutte le vicissitudini della vita è una penitenzasufficiente! Non occorre che ti inventi altri guai. Affrontaregioiosamente qualunque cosa la vita ti porti, è tutta l'austeritàche ti occorre.Condividi volontariamente e con gioia tutto ciò che hai, conchiunque ne abbia bisogno; non inventare crudeltà da subire.Accettare le cose come vengono.Devi andare e giocare le tue carte il meglio possibile. Haisempre la compagnia dite stesso: non sei solo. Ma se seiestraniato, ti sentiresti solo anche in India. Dopo il ritorno altuo paese, ti prego, non far nulla che sia indegno della gloriosarealtà nel tuo cuore, e sarai felice e tale rimarrai. Ma devicercare il Sé; e quando l'hai trovato, stargli accanto.Dipende dal tuo temperamento. Puoi lavorare in mezzo aglialtri, vigile e cordiale, e maturare assai più che in un'oziosasolitudine, alla mercé delle chiacchiere senza fine della mente.Non immaginare di cambiare grazie allo sforzo. La violenza,16

Su Nisargadatta Maharajanche quando è autoinflitta, come nel caso delle austerità epenitenze, rimane sterile.La sola prova sta dentro dite. Se ti capita di tramutarti inoro, sarà un segno che hai toccato la pietra filosofale. Stattiaccanto, e osserva che cosa accade alla tua persona. Nondomandare agli altri. Il loro maestro può non essere il tuo. Unmaestro può essere universale nell'essenza, ma nonnell'espressione. Perché hai completamente frainteso la realtà latua mente è immersa nell'abitudine di valutare e acquisire, enon vuole ammettere che l'incomparabile e l'irraggiungibilesono lì, fuori del tempo, dentro il cuore, in attesa che tu liriconosca. Tutto quello che devi fare è abbandonare i ricordi ele attese. Limitati a tenerti pronto, in assoluta nudità eimpersonalità.Non resistere, non attaccarti alla persona per cui ti prendi.Immagini di essere una persona, e credi che anche il realizzatolo sia, magari di una qualità un po' diversa, con più nozioni epiù potere. Potresti descriverlo come un essere sempreconsapevole e beato, ma anche ciò è lontano dal vero. Nonfidarti di definizioni e descrizioni: sono ingannevoli.Se non accetti l'avventura interiore come un modo di vivere, lascoperta non verrà a te.Spazio e tempo sono mentali. Sapresti situare il mondo al dilà della mente? La mente ha molti livelli, e ognuno proietta lasua versione; ma tutti le appartengono e sono creati da essa.Non conosco il peccato o il peccatore: è una distinzione e unavalutazione che non mi lega. Ciascuno si comporta secondo lasua natura. E inevitabile, né occorre rammaricarsene.La vita vive della vita. In natura il processo è coercitivo,nella società dovrebbe essere volontario. Una vita senzasacrificio non può esistere. lì peccatore rifiuta il sacrificio, eattira la morte. E così, e non c'è motivo di condanna o di pietà.17

Su Nisargadatta MaharajSento che quell'uomo sono io, e i suoi peccati sono i miei.Diventiamo la stessa persona. Non che lo voglia, avvienecompletamente da sé. Né lui né io possiamo farci niente. Ciòche deve cambiare, cambierà in ogni caso; basta conoscersicome si è, qui, ora. L'indagine intensa e metodica della propriamente è yoga.Quando svanisce l'ignoranza, che è la madre del peccato, ildestino, la costrizione a peccare di nuovo, s'arresta.Tutto termina con la fine dell'ignoranza. A quel punto le cosesono viste come sono, e sono buone.Non conosco gente cattiva. Conosco solo me stesso. Nonvedo né santi né peccatori, solo esseri viventi. Non dispensograzie. Non c'è nulla che possa dare o negare che tu non abbiagià in uguale misura. Sii solo consapevole delle tue ricchezze, eusale in pieno. Finché immagini di aver bisogno della miagrazia, starai alla mia porta a mendicarla. Sarebbe ugualmenteinsensato se fossi io a mendicarla da te. Non siamo separati, ilreale è comune.Il mondo non si arrende al cambiamento. Per sua natura èdoloroso e fugace. Vedilo com'è, e distogliti da ogni desiderio epaura. Quando il mondo non ha più presa su dite e non tivincola, diventa una dimora di gioia e bellezza. Puoi esserefelice nel mondo solo se te ne liberi.In genere, ciò che causa sofferenza è sbagliato, e ciò che larimuove, giusto. Il corpo e la mente sono limitati, e perciòvulnerabili cercano la protezione che ingenera la paura. Finchéti identifichi col corpo-mente non puoi non soffrire; realizza latua indipendenza e conservati felice. Dopotutto, e questo ilse

Su Nisargadatta Maharaj conobbe Frydman. Sono trascorsi trent'anni dalla morte di Ramana, ed ora, anche la vecchia bocca di Maharaj, a 85 anni, in un corpo assalito dallo stesso male del Maharshi, si avvia al silenzio. Intontito dalle pratiche yoga che da qualche tempo gli procurano estasi sporadiche, visioni e abbagli subitanei, Maruti

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The Way of Nisargadatta Maharaj An Interview with Jean Dunn from Inner Directions Jean Dunn had the rare opportunity of being close to the contemporary sage, Nisargadatta Maharaj. With unquestioning faith, she wholeheartedly absorbed the teachings and presence of Maharaj, opening herself up like a reed to the flow of .

Sadguru Shri Ramakant Maharaj around the year 1963-1964. Maharaj uses the Pen name Gurucharan (Guru’s Feet) in most of these Abhanga’s. Maharaj met his Master Sadguru Shri Nisargadatta Maharaj in the year 1962. These compositions are full of love, gratitude and devotion to His Master. All these compositions have been written in

Buddhism and an ardent disciple of Sri Nisargadatta Maharaj, was a regular participant in the satsangs held by Maharaj at his residence. This book is the product of the notes, he took during the meetings, which he left behind, before his untimely death. Mrs. Kamala Lund, his wife, wasFile Size: 415KBPage Count: 130

Nisargadatta Maharaj, và có ấn tượng ngay về tính chính xác bất di bất dịch trong lời lẽ của ông. Mặc dù tính hữu hạn của ngôn từ, nhưng có thể nói rằng tôi vẫn nhận ra thuyết giáo của Maharaj đã được trình bày một cách rất trong sáng và tao nhã.

Nisargadatta Maharajia muistellen: Keskustelu Harrietin kanssa Istuin hiljattain vierailijan kanssa (vuonna 2002) tutkien uutta Nisargadatta Maharaj -kirjaa, joka koostui valokuvista ja lyhyistä lainauksista. Tunsin joitain kuvissa olevia ihmisiä ja kerroin heistä muutamia tarinoita.

Dialogues of Sri Nisargadatta Maharaj That in whom reside all beings and who resides in all beings, who is the giver of grace to all, the Supreme Soul of the universe, the limitless being -- I am that. Amritbindu Upanishad That which pe

By Ramesh S. Balsekar; edited by Sudhakar S. Dikshit. xvi, 223 pages. Paperback. "This publication is alive with the intensity and force of Nisargadatta Maharaj's spiritual realization, and the fierceness and dedication with which he relentlessly strove to accelerate others' liberation."

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