Giobbe La Notte E Il Suo Sole - Fondazione Credito Bergamasco

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Giobbe La notte e il suo soleOpere di Francesco Betti

Giobbe La notte e il suo soleO p e r ed iF r a n c e s c oMOSTRA ITINERANTERomano di LombardiaMuseo d’Arte e Cultura SacraSala Alberti3 maggio – 20 luglio 2014SerinaConvento SS. Trinità26 luglio – 24 agosto 2014LovereAtelier del Tadini20 settembre – 12 ottobre 2014Grumello del MonteChiesa del Buon Consiglio1 8 o t t o b re – 1 6 n o v e m b re 2 0 1 4VeronaChiesa di San Pietro in ArchivoltoVia Duomo29 novembre 2014 – 11 gennaio 2015PitiglianoMuseo Diocesano – Palazzo Orsini1 aprile – 28 giugno 2015CuratoriAngelo PiazzoliTarcisio TironiTestiAngelo PiazzoliTarcisio TironiFilippo VanonciniProgetto graficoDrive Promotion DesignArt DirectorEleonora ValtolinaIn collabora z i o n e c o nIndicazioni cromaticheVERDEC100 M40 Y100PANTONE 349R39 G105 B59BLUC100 M80 Y20 K40PANTONE 281R32 G45 B80ROSSOC40 M100 Y100PANTONE 187R123 G45 B41B e t t i

Giobbe La notte e il suo soleOpere di Francesco Betti1

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Prefazione e saggio3

Oltre la crisiLa notte e il suo soleFatica, prove, privazioni, tentazioni, tormento, lutto,dolore, sofferenza; la vicenda di Giobbe evoca, a primavista, situazioni drammatiche, strettamente connessealla natura dell’uomo e al suo percorso terreno.Nel periodo di difficoltà che stiamo vivendo, risultaimmediata l’associazione tra il crescendo di vicendenegative che il personaggio biblico è chiamato asperimentare e la crisi che stiamo soffrendo e dallaquale sembra, a volte, impossibile uscire. Eppuredalla crisi si esce; l’itinerario di Giobbe – per quantoprofondamente tormentato e, in molti momenti,disperato – si conclude nella serenità, ancor piùpreziosa dopo annose tribolazioni, costituita dauna vita rinnovata nel segno della libertà, dellaprosperità, degli affetti, della progenie e del futuro.Oltre la crisi, dunque, fuori dalla crisi; al di là del buio,la luce. Ecco il senso di Giobbe. La notte e il suo sole.Itinerari di riflessioneIl ciclo di dipinti realizzati per l’occasione da FrancescoBetti si inserisce in un fortunato progetto pluriennale,ideato e prodotto dalla Fondazione Credito Bergamasco.Con Giobbe siamo giunti al quarto appuntamento,dopo Genesi, Via Vitae e Panis Vitae. Il format èsempre il medesimo e parte dall’individuazione di unargomento di interesse generale, procede con il suochiarimento espressivo/figurativo e si conclude conla condivisione dei risultati, tramite una mostra d’arte.Siamo partiti da Genesi, che ha rappresentato unmomento qualificato per riflettere sulla Creazione,mediante le suggestive opere realizzate da MarioPaschetta. Genesi è stata esposta – tra il 2010 e il2012 – a Bergamo, Romano di Lombardia, AlzanoLombardo, Lodi, e da ultimo a Clusone presso ilMuseo della Basilica.4Con Via Vitae, nel corso del 2012, abbiamoaffrontato la tematica della Via Crucis. Le opere sonostate commissionate ad Angelo Celsi, compresal’imprevista conclusione del ciclo: la quindicesimastazione raffigurante la Resurrezione di Cristo. ComeGenesi, Via Vitae ha riscosso molta attenzione daparte delle Comunità locali, tanto da essere ospitatain cinque location di grande suggestione e in periodiparticolarmente importanti per i singoli luoghi (Romanodi Lombardia presso il Museo d’Arte e Cultura Sacradurante la Quaresima e il periodo pasquale; Bergamopresso i Padri Domenicani a maggio; Clusone presso ilMuseo della Basilica e Oratorio dei Disciplini a giugno incontiguità con festività patronali; Schilpario nel periodoestivo; Sotto il Monte Giovanni XXIII nell’occasionedelle celebrazioni ottobrine per le ricorrenze inerenti ilConcilio Vaticano II). Nella parte iniziale del 2013, ViaVitae ha concluso il suo itinerario in Canton Ticino,nella splendida Chiesa Collegiata di Bellinzona, ove èstata esposta nel periodo centrale della Quaresima;è stata infine collocata definitivamente nella Chiesadi San Giuseppe Artigiano in Seriate a seguito delladonazione che la Fondazione Creberg ha operato infavore della Parrocchia di Seriate.Anche la terza mostra itinerante – Panis Vitae,con opere di Doriano Scazzosi – ha avuto esitisorprendenti; il tema assegnato (il pane nella suaaccezione materiale e nel suo valore semanticoe/o escatologico) era strettamente correlato allecaratteristiche tecniche dell’artista – che si qualificaper il ricorso ad un’esplicita forma figurativa,quasi fotografica – e alla sua sensibilità umana,caratterizzata da un rilievo introspettivo e meditativodi grande profondità attraverso un viaggio cheda artistico è divenuto spirituale (o viceversa).La risposta delle Comunità ospitanti (Bergamo,Romano di Lombardia, Presezzo) – durante le tappedella mostra durata per buona parte del 2013 –

è stata molto positiva, tanto da spronarci a procederesulla stessa strada.Credo che la fortuna del nostro progetto nasca dauna scoperta molto semplice. Gli artisti di oggi sonofelici di poter contribuire a una riflessione nata intornoa un tema condiviso e percepito come urgente. Sonoanche sorpresi di poter tornare a confrontarsi con uncommittente consapevole.Sul piano socio-culturale mi sembra importante chel’analisi di argomenti profondi e significativi possaessere tema di confronto e di comune operativitàtra alcune delle più autorevoli istituzioni culturali deinostri territori. Abbiamo infatti constatato che ogniComunità reagisce all’evento diversamente da ognialtra, organizzando autonomi eventi collaterali diapprofondimento, in un crescendo di iniziative culturalicollegate che ci hanno fatto comprendere come ilcoinvolgimento crei passione e partecipazione.L’arte riesce davvero ad appassionare lasciando unprofondo segno interiore, quando si appalesa “diqualità” e affronta con serietà i temi più profondidella vita, dell’uomo, della fede e dello spirito.che i tempi difficili si sarebbero protratti a lungo,reputando come il contesto di grave disagio ela profondità della crisi fossero particolarmenteaccentuati per la civiltà occidentale, nella qualeessa ha assunto una connotazione non soltantoeconomica ma anche sociale, etica e culturale.Questa riflessione ci ha indotto a rafforzare l’operativitàdella Fondazione in alcuni ambiti di competenza(salvaguardia del patrimonio storico/artistico, arte ecultura, formazione, ricerca scientifica, solidarietàsociale ) quale testimonianza della nostra passioneverso i territori nei quali viviamo. Continuare a investirenella nostra cultura significa continuare a investire nelnostro futuro.Aver sollecitato un giovane artista come FrancescoBetti a confrontarsi con un tema attuale e impegnativocome quello suggerito dalle vicende di Giobbe è pernoi un coerente passo avanti. Significa continuarea credere che la nostra millenaria tradizione devetrovare un punto di contatto con le nuove generazioni.Solo così si può intravedere la luce, oltre il buio.Bergamo, novembre 2013Oltre la crisiTempo fa – ancora agli albori della crisi che moltiprevisori pensavano si sarebbe risolta rapidamente –ci venne il dubbio, approfondendo la tematica,Angelo PiazzoliSegretario GeneraleFondazione Creberg5

‘‘L’oscurita sara per te come l’auroraL’olio e la palaIl timpano del portale di destra, nella cattedraledi Chartres, dedicato a personaggi dell’AnticoTestamento, “figure” di Gesù, presenta scolpitauna scena che sintetizza l’avventura di Giobbe.Accanto a questo “antico figlio d’Oriente”, distesosu un cumulo di polvere e di cenere, ci sono gli amicida una parte e la moglie dall’altra e, appena sopra, ildemonio che gli fa le linguacce e guarda in alto. Lì sitrova Dio, tra due angeli, con in una mano un cornodi olio che sta per versare come premio, in segno diabbondanza, su Giobbe e nell’altra uno strumento,una specie di pala, per scacciare il diavolo.“Spiegare Giobbe è come tentare di tenere nellemani un’anguilla o una piccola murena, più forte lasi preme, più velocemente sfugge di mano”. Cosìscrive Girolamo (santo del IV secolo a cui dobbiamola traduzione della Bibbia dall’aramaico e dal greco inlatino), per esprimere la difficoltà di schematizzare e diinterpretare questo libro.Quest’opera, una delle più alte della letteratura nonsolo biblica ma universale, scritta verso il VI secoloa.C., è composta in versi, salvo l’introduzione (capitoli1-2) e la conclusione (42,7-17). Nel testo attualeGiobbe non è una figura storica, ma è l’immaginedi ogni persona. Il libro infatti parla di un’esperienzaumana universale e quindi di quella di ogni lettore.6Perché l’uomo deve soffrire? Perché soffre anche chinon ha colpa? Come può permetterlo Colui che ciha creato? Dov’è la giustizia divina?Il nucleo del libro di Giobbe è il grido del protagonista:l’appassionata ricerca di Dio.“Magari sapessi come incontrarlo,come giungere al suo tribunale!Esporrei davanti a lui la mia causa,con la bocca colma di argomenti,saprei con che parole mi rispondee comprenderei ciò che mi dice” (Gb 23,3-5).Giobbe è quindi il giusto che, dinanzi alla sofferenzaassurda, si ribella e cerca le ragioni profondeinterrogando il suo Dio, senza timore di accusarlo.Giobbe, stella polare nella storia del pensiero edella letteraturaFammi sapere perché.Soprattutto nel capolavoro del libro di Giobbe, unadelle opere più importanti della letteratura mondiale,il testo biblico svela, come sempre, la sua fecondità,la sua continua presenza nella cultura e nella ricercadell’umanità. Su quest’opera sacra si trova unasterminata bibliografia e il personaggio principale ècontinuamente ripreso, ispirando scrittori e artisti d’ognitempo e cultura. Ho scelto alcune delle innumerevoliconsiderazioni letterarie.Parlare della pazienza di Giobbe è quasi proverbiale,ma nel capolavoro letterario, redatto nel secolo dell’esiliobabilonese e della distruzione di Gerusalemme, c’è moltodi più. L’opera, infatti, affronta il problema della sofferenzadel giusto e dell’innocente e, attraverso le parole ei quesiti del protagonista, rivolge a Dio le domandeesistenziali che ogni uomo si pone, gli interrogativicon i quali tutti, prima o poi, dobbiamo confrontarci.“Una malattia, un naufragio, oltre tali disgrazieprovenienti più dirittamente dalla natura, eranosegni più che mai certi dell’odio divino. [.] Quà sideve riferire l’infamia pubblica in cui erano i lebbrosiappresso gli Ebrei. Gli amici e la moglie di Giobbe lostimarono uno scellerato, com’ei lo videro percossoda tante disgrazie, benché testimoni dell’innocenzadella passata sua vita” (Giacomo Leopardi).

“Ora sto rileggendo e copiando in un libricciuolo tuttoil libro di Giobbe; lo trascrivo col testo greco e latino:vorrei pure sapere di caldeo e di ebreo! Sublimelibro! Come è pieno di grande e magnanimo dolore!Come parla con Dio senza superstizione, e con leproprie sciagure senza bassezza! L’uomo sciaguratocontempla con una certa malinconica compiacenza letempeste della sua vita. Le passioni sono più consolatein quelle effusioni di amarezze e di querele che in tuttele gloriose sentenze di Epitteto. Sublime libro! Come èpieno di grande e magnanimo dolore!” (Ugo Foscolo).“Ho letto oggi tutto il libro di Giobbe. Non è la voce diun uomo, è la voce di un tempo. L’accento viene dalpiù profondo dei secoli ed è il primo e l’ultimo vagitodell’anima, di ogni anima” (Alphonse de Lamartine).“Se io non avessi Giobbe! Non posso spiegarviminutamente e sottilmente quale significato e quantisignificati abbia per me! Io non lo leggo con gli occhicome si legge un altro libro, me lo metto sul cuore.Come il bambino che mette il libro sotto il cuscinoper essere certo di non aver dimenticato la sualezione quando al mattino si sveglia, così la notte miporto a letto il libro di Giobbe. Ogni sua parola è cibo,vestimento e balsamo per la mia povera anima. Orasvegliandomi dal mio letargo la sua parola mi destaa una nuova inquietudine, ora placa la sterile furiache è in me, mette fine a quel che di atroce vi è neimuti spasimi della passione” (Søren Kierkegaard).“Il libro di Giobbe è un libro singolarmente moderno,provocante, non adatto ai conformisti. [ ] Giobbeè un «vino da vertigini» che scardina e porta oltre; èun reagente inesorabile che corregge alcune ideee cambia un modo di pensare” (L. Alonso Schökel).Si scopre poi la presenza di Giobbe nel Re Lear diShakespeare e nel Faust di Goethe; nel Moby Dickdi Melville e nei Fratelli Karamazov di Dostoevskij; neiromanzi di Tolstòj e in quelli di Kafka; in Camus e negliesistenzialisti; nella letteratura del ghetto ebraico (c’èun Giobbe di Joseph Roth) e nella psicoanalisi (c’è unaRisposta a Giobbe di Jung); nel teatro dell’assurdo, nellateologia negativa, nell’umorismo amaro di Woody Allen.Ancora recentemente sono numerosi i riferimentia questo poema. Indimenticabile è The sire of sorrow(Job’s Sad Song) della cantautrice e pittrice daneseJoni Mitchell. Il film The Tree of Life di Terrence Malickche ha vinto la Palma d’Oro a Cannes nel 2011 siapre con una citazione tratta da Giobbe.Il filosofo sloveno Slavoj Žižek, che si considera un“materialista teologico”, in un’intervista recente,affermava: “Dio in persona respinge le lettureideologiche del dolore suggerite dagli amici dell’uomosofferente. E anche il discorso finale nel quale Diosi rivolge a Giobbe chiedendogli dov’era lui mentresi svolgeva l’opera della creazione, non ha affatto ilvalore di requisitoria arrogante che le viene attribuitadi solito. La mia interpretazione di riferimento èquella di Chesterton che scorgeva in quelle paroleun tentativo di mitigare le pene di Giobbe. Vedi? –gli dice Dio – tutto il mondo soffre, nel cosmo sinasconde un caos che perfino l’Onnipotente faticaa governare” (Avvenire, 29 novembre 2013).Giobbe e DioLo schema del libro è quello di un dramma con seipersonaggi principali: Giobbe, Dio, tre Amici, ed ilquarto, Eliu.Giobbe è il vero ed unico centro del dramma: Dione è il secondo protagonista. Il personaggio biblico,nella sua inconsapevolezza, deve sperimentare ladisperazione più radicale al fine di testimoniare lasua fede. I tormenti della carne sono il prezzo diquesta testimonianza.Il libro di Giobbe scandalizza e provoca proprio perchédichiara verso e contro tutti che l’eccesso del male èuna manifestazione divina, un segno di Dio. Mentregli amici parlano di Dio, come fosse un oggetto di cuidiscutere, un’ideologia da difendere, Giobbe parlaa Dio, non scappa da Lui neppure quando Egli gli sipresenta come un nemico. Giobbe non ha mai cessatodi parlare con Dio. La sua fede in Dio e la certezzadella sua innocenza lo conducono a discutere conDio. Il suo parlare è come una “preghiera continua”.Dio per Giobbe non è solo il Vivente, ma costituisce ilcentro a partire dal quale ogni vita, e in primo luogo lasua, trova senso e significato. Anche nella sua ribellione,quest’uomo “integro e retto” (1,1) resta una persona difede. E così trova Dio. Il libro di Giobbe è un inno allapovertà del vivere ma anche alla meraviglia del crederee contiene l’affermazione che Dio apprezza moltola persona che si ribella, discute, ragiona, dialoga.7

Giobbe, quindi, più che esempio della pazienza come èproposto nella Lettera di Giacomo (5,11), è un credentein cammino sulla strada della vita, in bilico tra dueprofondità, quella della ribellione e quella della fede. Isuoi piedi frequentemente scivolano verso la rivolta e ladisperazione (“Se posso sperare qualche cosa, il regnodei morti è la mia casa, nelle tenebre distendo il miogiaciglio” 17,13). Rievocando con nostalgia la prosperitàdi cui godeva in passato, Giobbe ricorda i simboli dibenessere pieno ed esclama: “mi lavavo i piedi nellapanna e la roccia mi versava ruscelli d’olio!” (29,6).Quest’uomo che “viveva nella terra di Uz” (1,1) liquida leargomentazioni scontate, formulate dagli amici filosofie teologi, come insignificanti e insipide (“Che gusto c’ènel succo di malva?” 6,6) e punta diritto all’unico chepuò dargli una risposta di fronte al dolore e al male,quell’unico che egli sente come responsabile e perciòdenuncia sfidandolo a intervenire processualmente.Dio, l’Imputato per eccellenza, contro l’opinione degliamici, accetta di fare la sua deposizione.Giobbe, in verità, aveva sperato in un mediatore, cheportasse al Signore le ragioni dell’umanità ma si erasubito accorto che un arbitro, per essere valido, deveessere superiore ad entrambi i contendenti. E chi puòessere superiore a Dio? “Ecco, fin d’ora il mio testimoneè nei cieli, il mio difensore è lassù. I miei amici mischerniscono, rivolto a Dio, versa lacrime il mio occhio,perché egli stesso sia arbitro fra l’uomo e Dio, cometra un figlio dell’uomo e il suo prossimo” (16,19-21).Il messaggio di Dio a Giobbe è chiaro: la Terra e ilcosmo sono in buone mani, poiché il creatore sioccupa di tutte le creature con sapienza e giustizia.A questo punto Giobbe si rende conto che Dio nongli risolve il mistero del dolore ma sente l’amore di Luinella risposta che riceve. Infatti il responso al problemadell’ingiustizia della sofferenza si trova solamentenell’esperienza della comunione e dell’affidamentoa Dio. Questi ristabilisce il suo fedele nello stato diprima; anzi, raddoppia i suoi possedimenti. Tutti,fratelli, sorelle, parenti e conoscenti di Giobbevengono a fargli visita, lo commiserano per tuttoil male subito e gli regalano ognuno una piastra eun anello d’oro. Egli, “timorato di Dio e lontano dalmale” (1,1), ebbe anche sette figli e tre figlie. In tuttala terra non si trovarono donne così belle come lesue figlie. Giobbe visse ancora centoquarant’anni8e vide figli e nipoti di quattro generazioni. Poi morì,vecchio e sazio di giorni. Il Signore raddoppia legioie e i beni di chi a lui si affida. Il suo disegnodiventa grande consolazione anche per i lettori.Giobbe insegna a vivere la prova come una domandache va posta solo a Dio perché solo Lui può darela risposta. Dio gradisce il grido di Giobbe perchémanifesta la ricerca di un rapporto personale conLui. Dio lo chiama “suo servo” mentre i tre amicisono definiti stolti.Dio chiede di essere trattato dall’uomo che soffrecon onore, in ricerca affannosa, con coraggio pernon arrendersi, verso l’incontro che è suo dono.A volte la nostra esperienza interiore è segnata dalvuoto e dal silenzio di Dio, che ci porta a fare nostrele parole di Giobbe: “Ma se vado a oriente, egli nonc’è, se vado a occidente, non lo sento. A settentrionelo cerco e non lo scorgo, mi volgo a mezzogiorno enon lo vedo” (23,8-9). Eppure Dio agisce su di noiattraverso le esperienze che la vita ci fa fare, dunqueanche attraverso le “crisi”, i momenti di buio e dioscurità in cui la vita può portarci.Giobbe nell’arte“Giobbe, come la Pietà Rondanini di Michelangelo, è lamaturità dell’incompiuto, è la supremazia dell’abbozzosull’immagine perfetta, del ruvido sulla superficie liscia,levigata” (L. Alonso Schökel, Commentario su Giobbe).

Ogni epoca dell’Occidente cristiano ha saputo trovarenel libro di Giobbe tematiche e materiali affini, dandoloro un’espressione artistica originale e inconfondibile.Come per le altre arti anche nella musica il personaggioprincipale del libro omonimo dell’Antico Testamento èal centro di numerose opere dal 1500 ad oggi.La storia di Giobbe attraverso le immagini si presentacome il modello di tutte le prove attraversate dall’umanitàesaltandone soprattutto la pazienza. Nella tradizionecristiana, cominciando dalla Lettera di Giacomo (5,11),il libro è visto quasi esclusivamente come espressionedel Giobbe sofferente con pazienza.Già nelle prime scene conosciute – sinagoga diDura Europos (250 circa) e catacombe di Roma (IVsecolo) – vediamo Giobbe seduto sul mucchio dicenere, che discute con gli amici.Da allora è stata ampia la diffusione dell’immaginedi questo sapiente, in particolare degli episodi cheraffigurano le pene subite, come prefigurazione dellesofferenze di Cristo.Anche gli artisti dell’epoca moderna, tra gli altriLéon Bonnat, William Blake, Marc Chagall, OskarKokoschka, si sono interessati alle vicende di Giobbe.Francesco Betti, giovane artista bergamasco di grandiqualità, ha “reagito” in modo sorprendente ed efficacealla richiesta del Segretario Generale della FondazioneCreberg, di commentare in arte la storia biblica di Giobbe.Nelle s

La notte e il suo sole Fatica, prove, privazioni, tentazioni, tormento, lutto, dolore, sofferenza; la vicenda di Giobbe evoca, a prima vista, situazioni drammatiche, strettamente connesse alla natura dell’uomo e al suo percorso terreno. Nel periodo di difficoltà che stiamo vivendo, risulta

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