Progetto Sulla Legalità: Mafia, Atteggiamento Mafioso E .

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Progetto sulla legalità: mafia, atteggiamento mafioso eprincipi CostituzionaliClasse 2D a.s. 2015‐2016Prof. Barbara FundoneIl progetto di diritto è stato un progetto di educazione alla legalità e al rispetto delle regole.Attraverso l’analisi del fenomeno mafioso nelle sue varie sfaccettature si è posto l’obiettivo dicreare nei ragazzi la consapevolezza della cultura mafiosa e dell’illegalità, facendo maturare in loro ilsenso di giustizia e lealtà.Partendo dalle origini storiche, culturali e geografiche del fenomeno, il percorso si è sviluppatoattraverso dibattiti, riflessioni e mappe che hanno mostrato ai ragazzi come il fenomeno mafia sia unfenomeno globale in Italia e nel mondo con traffici illeciti ramificati. I ragazzi hanno imparato ariconoscere l’atteggiamento mafioso ed il linguaggio che lo contraddistingue, predisponendo unpiccolo glossario di sopravvivenza.Il film “ La Mafia Uccide Solo D’estate”, di Pierfrancesco Diliberto, ha offerto esempi tangibilidell’agire della mafia, avvicinandoli alla conoscenza degli eroi della lotta alla mafia. Le ricerchesuccessive ed i filmati hanno permesso di approfondire queste figure storiche. La lettura del libro“Per questo mi chiamo Giovanni”, ha poi guidato i ragazzi nella scoperta ulteriore della figura diGiovanni Falcone e dei sentimenti di lealtà e giustizia che devono accompagnarci sempre in tutti irapporti quotidiani.I ragazzi a conclusione del progetto hanno svolto ricerche e lavori individuali in PowerPoint, i lavorierano davvero tanti, in questo PowerPoint ne ho raccolti alcuni.Il Progetto è stato realizzato con la preziosa collaborazione della Prof.ssa di Italiano, Luciana DiGiuseppe, a cui va il mio ringraziamento.

PROGETTO SULLA MAFIApresentazione a cura di Arianna e BenedettaSiamo la classe 2 D,con la prof. di diritto Barbara Fundonee la prof. d’italiano Luciana Di Giuseppeabbiamo seguito un bellissimo progetto sulla legalità.Ci siamo avvicinati al tema della mafia, ci sono state spiegate le sue origini.Abbiamo visto delle mappe dell’Italia e del mondo sui traffici della mafia.Abbiamo imparato a conoscere i termini del linguaggio mafioso, ricostruendo unglossario.Il libro «Per questo mi chiamo Giovanni» di Luigi Garlando che abbiamo letto epoi commentato in classe rileggendo alcune parti, ci ha permesso di avere molteinformazioni grazie alle quali abbiamo ricostruito la vita di Giovanni Falcone.Abbiamo visto il film “La mafia uccide solo d’estate” di Pif e ci siamo commossi,grazie a questo film abbiamo compreso il coraggio e il sacrificio di alcuni deglieroi della lotta alla mafia.A conclusione del progetto ognuno di noi ha elaborato una ricerca su un eroedella lotta alla mafia o su vittime coraggiose.

BRAINSTORMING DELLA 2D

IL GLOSSARIO DELLAMAFIABenedetta 2D

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IL GLOSSARIO DELLA MAFIACOSA NOSTRA ‐ la mafia siciliana‘NDRANGHETA ‐ la mafia calabreseCAMORRA ‐ la mafia campanaSACRA CORONA UNITA ‐ la mafia puglieseBOSS ‐ è il capo di una famiglia mafiosa o comunque un componente dell’organizzazione che ha grandepotereCOSCA ‐ un gruppo mafioso, una famiglia mafiosa che controlla con la violenza un certo territorio, insiciliano è la foglia di carciofoCLAN‐ uno o più gruppi mafiosi uniti da parentela, l’insieme di una o più famiglie mafioseOMERTA’‐ è una regola mafiosa che obbliga al silenzio colui che ha assistito o è a conoscenza di uncrimine, in modo da ostacolare la giustizia nella ricerca del colpevole e della verità. E’ una forma dicomplicità che permette al colpevole di essere protetto anche da parte di chi ha subito il crimine perpaura di vendetteESTORSIONE – è un reato, un’azione criminale, che consiste nell’obbligare qualcuno con la violenza afare qualcosa per trarre un vantaggio molte volte economico, l’obbligo spesso consiste nel consegnareuna somma di denaroPIZZO ‐ è una tassa che la mafia tenta di imporre con la violenza e la minaccia a chiunque gestiscaun’attività economica, ( se non paghi ti succederà qualcosa di brutto ). In siciliano significa ‘becco’, lousano per dire bagnarsi il becco cioè mangiare nel piatto degli altriPIZZINO ‐ un piccolo pezzo di carta , un pezzettino, con il quale i capi mafia fanno giungere i messaggi diquello che devono fare ai loro complici, per non lasciare tracce vengono distrutti una volta letti. Derivadal siciliano ‘pizzinu’PICCIOTTO ‐ in siciliano e napoletano ‘picciottu’ è il ragazzo. Per la mafia sono i ragazzi più giovani cheaiutano l’organizzazione nei traffici illeciti commettendo azioni violenteUSURA ‐ è una vecchia pratica che consiste nel prestare soldi con interessi talmente spropositati darendere la restituzione impossibile. La mafia presta ai commercianti delle somme di denaropretendendo la restituzione della somma moltiplicata anche fino a cento volte, minacciando con laviolenza.

PEPPINO IMPASTATOViola Prini, Marco Aurelio, Rakhi Aktar SharnaGiuseppe Impastato, meglio noto comePeppino (Cinisi, 5 gennaio 1948 – Cinisi, 9 maggio 1978), èstato un giornalista, attivista e poetaitaliano, noto per le sue denunce contro leattività di “cosa nostra” a seguito delle qualifu assassinato, vittima di un attentato il 9maggio 1978. Nacque a Cinisi, in provincia diPalermo, il 5 gennaio 1948, da una famigliamafiosa. Rompe i rapporti con il padre, chelo caccia di casa, ed avvia un'attivitàpolitico‐culturale antimafiosa. Fonda ilgiornalino “L'idea socialista” e conduce lelotte dei contadini espropriati per lacostruzione della terza pista dell'aeroportodi Palermo in territorio di Cinisi, degli edili edei disoccupati.

VITANel 1976 costituisce il gruppo Musica e Cultura, che svolge attività culturali (cineforum,musica, teatro e dibattiti); nello stesso anno fonda Radio Aut radio libera autofinanziata,con cui denuncia i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, in primo luogo delcapomafia Gaetano Badalamenti (chiamato «Tano Seduto» da Peppino), che avevano unruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllodell'aeroporto. Il programma più seguito era Onda Pazza, trasmissione satirica con cuisbeffeggiava mafiosi e politici e che gli costò la vita. Fu ucciso dalla mafia il 9 maggio1978, a Cinisi per ordine del boss mafioso Gaetano Badalamenti. Il 9 maggio 1978 è ancheil giorno in cui fu ritrovato il cadavere di Aldo Moro, a Roma. Il ritrovamento del corpo delpresidente della Democrazia Cristiana, ucciso dalle Brigate Rosse (un‘organizzazioneterroristica italiana di estrema sinistra), dopo 55 giorni di prigionia, oscuròcompletamente la notizia dell’omicidio di Impastato. Peppino, che si era candidato alleelezioni comunali, fu ucciso nella notte tra l’8 e il 9 maggio e il suo cadavere fu fattosaltare con del tritolo sui binari della ferrovia Palermo –Trapani così da far sembrare chesi trattasse di un attentato suicida.GaetanoBadalamentiAldo Moro

Ci piace ricordare i Circoli fondati daPeppino ImpastatoNel 1975 fondò il circolo culturale Musica e cultura, un’associazione chepromuoveva attività culturali cineforum, musica, teatro, dibattiti e chediventò un importante punto di riferimento per i ragazzi di Cinisi. Ilcircolo si occupava di ambiente, di campagne contro il nucleare e diemancipazione femminile.Nel 1977 con la sua cerchia di amici fondò Radio Aut, un’emittenteautofinanziata di controinformazione con cui denuncia i delitti e gli affaridei mafiosi.Simbolo del circolo culturalemusica e cultura

La Biblioteca di Spilamberto E’intitolata a Peppino ImpastatoLa Biblioteca di Spilambertoè stata intitolata a PeppinoImpastato perché un eroedella lotta alla mafia. Perricordare così tutti coloroche hanno combattuto ecombattono la mafia e lacriminalità organizzatadedicando la propria vita,anche sacrificandola, aquesta lotta.

Frase celebre detta da PeppinoImpastato

RITA ATRIARita Atria (Partanna, 4 settembre 1974 –Roma, 26 luglio 1992) è stata unatestimone di giustizia italiana. Si ucciseuna settimana dopo la strage di ViaD'Amelio. Aveva 17 anni, figlia di donVito, sorella di Nicola Atria di Partanna,figlia e sorella di boss in un paesino dovela mafia la fa da padrona. Quando ilpadre e il fratello vengono uccisi, Pierala moglie del fratello comincia acollaborare con la giustizia, vuole farlafinita con quel mondo di violenza edesolazione. Ha incontrato PaoloBorsellino e Giovanni Falcone cheascoltano le sue denunce e le danno unmodo per vendicarsi contro quel sistemache l’ha resa vedova, facendoli arrestaretutti, denunciandoli.

Rita invece, ci pensa un po’ su, poi decide anche lei di fidarsi, dicercare di uscire dal sistema in cui ha sempre vissuto e collaborarecon la giustizia, perché ha scoperto che ci sono anche magistrati dicui può fidarsi, che la mafia la combattono veramente. Spera in uncambiamento, lascia tutto, il suo paese, la sua famiglia, sua madre.Unico riferimento la cognata Piera ed i due giudici che l’hannoascoltata. Vive in incognito, cambia nome, studia. Con la strage dicapaci Rita inizia ad avere paura, lo scrive lei stessa nel suo tema dimaturità parlando della morte di Giovanni Falcone: “Con lui èmorta l’immagine dell’uomo che combatteva con armi lecitecontro chi ti colpisce alle spalle, ti pugnala e ne è fiero. Michiedo per quanto tempo ancora si parlerà della sua morte,forse un mese, un anno, ma in tutto questo tempo solopochi avranno la forza di continuare a lottare. Giudici,magistrati, collaboratori della giustizia, pentiti di mafia, oggipiù che mai hanno paura, perché sentono dentro di essi chenessuno potrà proteggerli, nessuno se parlano troppo potràsalvarli da qualcosa che chiamano mafia”

Ma poi, alla tragedia della morte di Falcone si aggiunge quella dell’assassino diBorsellino. Rita non ce la fa. Si sente prigioniera, isolata dalla sua famiglia che la vedecome un’infame perché ha denunciato e da uno Stato di cui non si fida più e da cui nonsi sente protetta. Non ce la fa, e lo scrive:“Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nellamia vita. Tutti hanno paura ma io l’unica cosa di cui ho paura è che lo Statomafioso vincerà e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a ventosaranno uccisi.Prima di combattere la mafia devi farti un auto‐esame di coscienza e poi,dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’ènel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato dicomportarsi. Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi ma io senza di tesono morta”.Purtroppo quelle di Rita non sono solo parole: una settimana dopo si suicida buttandosinel vuoto dal settimo piano del palazzo di via Amelia a Roma, dove viveva sottoprotezione. Rita non ce l’ha fatta a continuare. Continuerà anche per lei Piera Aiello,moglie del fratello di Rita, Nicola. Continuerà per dare un futuro a Vita Maria, sua figlia,e le sue testimonianze hanno dato frutto. Continueranno in tanti, in memoria di RitaAtria, a denunciare.

Jacopo Scalcione,Alberto Vernia

GIANCARLOSIANIUN GRANDE PERSONAGGIO CHE HA COMBATTUTO CONTRO LAMAFIA

LA SUA STORIAGiancarlo Siani fu ucciso dalla Mafia, per laprecisione dalla Camorra napoletana. GiancarloSiani era un giornalista che la mafia uccise quandoaveva poco più che 26 anni; era napoletano elavorava al Mattino, il giornale di Napoli.Lavorando per Il Mattino, Siani riuscì adapprofondire la conoscenza del mondo dellacamorra, dei boss locali e degli intrecci tra politica ecriminalità organizzata, scoprendo una serie diilleciti sulla ricostruzione dopo il terremotodell'Irpinia del 1980 nei dintorni del Vesuvio. Conle sue inchieste giornalistiche seguiva i movimenti, itraffici e gli affari illeciti della Camorra nella zona diTorre Annunziata.Aveva scoperto che il boss locale stava per esserespodestato e fatto arrestare da alcune famiglierivali nell'ambito delle guerre di mafia, e proprioper questo ne fu decisa l'eliminazione. Giancarlolavorava con passione alle sue inchieste e questonon poteva essere perdonato.

L’AGGUATOIl 23 settembre 1985, appena arrivatosotto casa sua con la propria CitroënMéhari, Giancarlo Siani venne ucciso.Gli sparò una squadra di almeno dueassassini mentre era seduto nell'auto.Fu colpito 10 volte in testa da duepistole Beretta 7.65mm: l'agguatoavvenne alle 20.50 circa a pochi metrida casa sua, nel quartiere napoletanodell'Arenella.Per catturare i suoi assassini ci sonvoluti ben 12 anni e tre pentiti dellacamorra.

LA FRASE Più SIGNIFICATIVA PER ME:

LEAGAROFALOAlunna: Ghiddi MartinaClasse: 2DAnno Scolastico: 2015/2016

LA SUA VITALea Garofalo, (Petilia Policastro 24 aprile 1974 – Milano24 novembre 2009), è ricordata per essere stataun’importante testimone di giustizia, che ha voluto, contanto coraggio, testimoniare contro le faide della suafamiglia e quella del suo ex compagno Carlo Cosco.Sottoposta a vari interrogatori riferì dell'attività dispaccio di stupefacenti condotta dai fratelli Cosco e delleloro attività mafiose. Solo dopo qualche tempo fuammessa al programma di protezione per i collaboratoridi giustizia assieme alla figlia, trasferendosi aCampobasso. Ad aprile del 2009, pochi mesi prima dellasua scomparsa decide all'improvviso di rinunciare allaprotezione e di riallacciare i rapporti con PetiliaPolicastro per la figlia.

IL PRIMOATTENTATOA maggio del 2009, a Lea siruppe la lavatrice, CarloCosco le mandò un idraulico,che non lo era di certo, infattiera stato inviato sul postoper rapire ed uccidere Lea. Ladonna, si salvò grazieall’intervento della figliaDenise, che intuì che c’eraqualcosa di strano.LA MORTEIl 20 novembre del 2009 Cosco la feceandare a Milano, anche con la scusa diparlare del futuro della loro figliaDenise. La sera del 24 novembre mentrepasseggia con la figlia, in un momento incui era sola, viene rapita e uccisa in unmodo atroce e il suo cadavere fattobruciare per giorni. Tra gli assassini c’è ilpadre di Denise Carlo Cosco. Solo dopola condanna uno degli assassini diràdove si trova il corpo.Non era rimasto quasi più nulla,vengono trovati più di 2000 frammentiossei e la collana di Lea. Gli assassinisono stati tutti condannati grazie ancheal coraggio di Denise che hatestimoniato contro il padre per fargiustizia per la morte di Lea.

Don Pino PuglisiDon Giuseppe Puglisi, meglio conosciuto come padre Pino Puglisi(Palermo, 15 settembre 1937 – Palermo, 15 settembre 1993), era un pretenel quartire Brancaccio di Palermo. Fu ucciso da Cosa nostra il giornodel suo 56º compleanno per il suo impegno educativo e sociale. È ilprimo della Chiesa ucciso dalla mafia.Infanzia. Nasce il 15 settembre 1937 a Brancaccio, quartiere periferico diPalermo, da una famiglia modesta (il padre calzolaio, la madre sarta). Nel1953, a 16 anni, entra nel seminario palermitano, da cui uscirà sacerdoteil 2 luglio 1960, ordinato dal cardinale Ernesto Ruffini.Prete ed insegnante. Il 29 settembre 1990 venne nominato parroco a SanGaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, controllato dallacriminalità organizzata attraverso i fratelli Graviano, capi-mafia legatialla famiglia del boss Leoluca Bagarella: qui iniziò la lotta antimafia dipadre Giuseppe Puglisi.Egli non tentava di portare sulla giusta via coloro che erano già entratinel vortice della mafia, ma cercava di non farvi entrare i bambini chevivevano per strada e che considerano i mafiosi degli idoli, persone chesi fanno rispettare. Egli infatti, attraverso attività e giochi, faceva capireloro che si può ottenere rispetto dagli altri anche senza essere criminali,semplicemente per le proprie idee e i propri valori. Si rivolgeva spessoai mafiosi durante le sue omelie, a volte anche sul sagrato della chiesa.

Don Puglisi tolse dalla strada ragazzi e bambini che, senza il suo aiutoavrebbero fatto una vita mafiosa, e impiegati per piccole rapine e spaccio. Ilfatto che lui togliesse giovani alla mafia fu la principale causa dell’odio deiboss, che lo consideravano un ostacolo. Decisero così di ucciderlo, dopo unalunga serie di minacce di morte di cui don Pino non parlò mai con nessuno.Nel 1992 venne nominato direttore spirituale presso il seminario arcivescoviledi Palermo. Il 29 gennaio 1993 inaugurò a Brancaccio il centro Padre Nostroproprio per il suo impegno verso i bambini e i ragazzi.Don Pino ebbe sempre una grande passione per l’insegnamento ai ragazzi, chelo portò ad insegnare in molte scuole siciliane. Il suo impegno comeinsegnante durò oltre trent'anni, fino al giorno della morte.Assassinio. ll 15 settembre 1993, giorno del suo 56º compleanno, intorno alle22,45 venne ucciso davanti al portone di casa in Piazzale Anita Garibaldi,traversa di Viale dei Picciotti nella zona est di Palermo. Don Pino Puglisi era abordo della sua Fiat Uno di colore bianco e, sceso dall'automobile, si eraavvicinato al portone della sua abitazione. Qualcuno lo chiamò, lui si voltòmentre qualcun altro gli scivolò alle spalle e gli esplose uno o più colpi allanuca. Una vera e propria esecuzione mafiosa.

Frasi per riflettere È importante parlare di mafia,sopratutto nelle scuole, percombattere contro la mentalitàmafiosa. Non ci si ferma però aicortei, alle denunce, alle proteste. Leparole devono essere confermate daifatti. Non ho paura delle parole deiviolenti, ma del silenzio degli onesti. Se ognuno di noi fa qualcosa, insiemepossiamo fare molto. Io sono qui per aiutare la gente acamminare a testa alta.

Carlo Alberto Dalla ChiesaDi: Nilanka Thelikada

STORIACarlo Alberto Dalla Chiesa, generale dei Carabinieri, ha lottato con in impegno facendoimportanti indagini contro il terrorismo delle brigate rosse. Lo stesso impegno ci fu doponella lotta alla mafia quando fu mandato a Palermo. A Palermo lamenta più volte lamancanza del sostegno da parte dello stato; famosa è la sua frase: "Mi mandano in unarealtà come Palermo, con gli stessi poteri del prefetto di Forlì". Sicuramente ci fu in lui grandeamarezza. Il generale fu ucciso infatti dalla mafia dopo soli 100 giorni che era arrivato aPalermoE' la sera del 3 settembre 1982, Carlo Alberto Dalla Chiesa è seduto al fianco dellagiovane seconda moglie (sposata solo poche settimane prima) Emanuela Setti Carraro,la quale è alla guida di una A112: in via Carini a Palermo, l'auto viene affiancata da unaBMW con a bordo Antonino Madonia e Calogero Ganci (in seguito pentito), i quali fannofuoco attraverso il parabrezza, con un fucile kalashnikov AK-47. Nello stesso istantel'auto con a bordo Domenico Russo, autista e agente di scorta del prefetto Dalla Chiesa,.veniva affiancata da una motocicletta guidata da Pino Greco, che lo fredda Per i treomicidi sono stati condannati all'ergastolo come mandanti i vertici di Cosa Nostra, iboss Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca eNenè Geraci. Come esecutori materiali dell'attentato, Vincenzo Galatolo e AntoninoMadonia entrambi all’ergastolo, Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci a 14 annidi reclusione ciascuno.

Nicole La Manna 2D

BiografiaPaolo Emanuele Borsellino è stato un magistrato italiano.Figlio di Diego Borsellino e di Maria Pia Lepanto, PaoloEmanuele Borsellino nacque a Palermo il 19 gennaio 1940nel quartiere popolare della Kalsa, dove, durante le tantepartite a calcio nel quartiere, conobbe Giovanni Falcone, piùgrande di lui di otto mesi. La famiglia di Paolo era compostadalla sorella maggiore Adele, dal fratello minore Salvatore edall'ultimogenita Rita.Dopo aver frequentato le scuole dell'obbligo Borsellino siiscrisse al liceo classico "Giovanni Meli" di Palermo.Il 27 giugno 1962, all'età di ventidue anni, Borsellino silaureò con 110 e lode con una tesi su "Il fine dell'azionedelittuosa" con relatore il professor Giovanni Musotto. pag

dell’agire della mafia, avvicinandoli alla conoscenza degli eroi della lotta alla mafia. Le ricerche successive ed i filmati hanno permesso di approfondire queste figure storiche. La lettura del libro “Per questo mi chiamo Giovanni”, ha poi guidato i ragazzi nella scoperta ulteriore della figura di

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