LE DISABILITÀ: DAGLI ASPETTI NORMATIVI ALLE BUONE PRASSI”

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Ordine degli Psicologi della ToscanaGruppo di Lavoro “Psicologia delle Disabilità”“LE DISABILITÀ:DAGLI ASPETTI NORMATIVI ALLE BUONE PRASSI”1

A cura diMembri del Gruppo di Lavoro Psicologia delle Disabilità:Bruni DanieleCarpensano PasqualinoLazzeri NorettaSgarioto MonicaVaiani SerenaVitaro RossellaCoordinatrice: Giomi FrancescaReferente: Limberti Carolina2

INTRODUZIONEIl Gruppo di Lavoro “Psicologia delle Disabilità” opera all’interno dell’Ordine degli Psicologi dellaToscana e ha come mandato lo svolgimento di obiettivi operativi sulla base delle lineeprogrammatiche del Consiglio. Il Gruppo di Lavoro ha operato nel corso di questo mandato per lapromozione della professione dello Psicologo all’interno della tematica della disabilità.La disabilità, quale condizione complessa e multi-fattoriale, impone una presa in carico globale edattenta non soltanto degli aspetti medico-sanitari, ma anche dei correlati psicologi ed affettivorelazionali della persona e delle figure significative attorno ad essa. Il presente lavoro nascenell’intento di offrire un quadro sintetico ma completo e di facile lettura e comprensione sullatematica della disabilità e di fornire, dunque, uno strumento utile ai professionisti, alle famiglie e atutti coloro che per differenti motivi si avvicinano al mondo della disabilità.Per queste ragioni nella stesura della presente raccolta il Gruppo di Lavoro ha posto l’accento, oltreche su alcune chiarificazioni teoriche e terminologiche necessarie, sulla legislazione in materia e suquestioni operative di primaria importanza. L’auspicio è infatti che tutti i potenziali fruitori di taledocumento, professionisti e non, possano trovare in esso risposte e suggerimenti pratici per potersidistricare nel vasto e complesso panorama scientifico, sanitario e normativo inerente la disabilità.3

DEFINIZIONE E CLASSIFICAZIONE DELLE DISABILITÀ4

1) Cosa si intende per Disabilità (Menomazione, Handicap e Disabilità)?La disabilità è la condizione di chi, in seguito a una o più menomazioni, ha una ridotta capacitàd'interazione con l'ambiente sociale rispetto a ciò che è considerata la norma, pertanto è menoautonomo nello svolgere le attività quotidiane e spesso in condizioni di svantaggio nel parteciparealla vita sociale.La classificazione ICIDH (International Classification of Impairments Disabilities and Handicaps)del 1980 dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) distingueva tra:a) Menomazione intesa come perdita o anormalità a carico di una struttura o una funzionepsicologica, fisiologica o anatomica e rappresenta l'estensione di uno stato patologico.Se tale disfunzione è congenita si parla di minorazione;b) Disabilità, ovvero qualsiasi limitazione della capacità di agire, naturale conseguenza aduno stato di minorazione/menomazione;c) Handicap, svantaggio vissuto da una persona a seguito di disabilità ominorazione/menomazione.Questo significa che mentre la disabilità viene intesa come lo svantaggio che la persona presenta alivello personale, l'handicap rappresenta lo svantaggio sociale della persona con disabilità. L'ICIDHprevede la sequenza: MenomazioneDisabilitàHandicap, che, tuttavia, non è automatica,in quanto l'handicap può essere diretta conseguenza di una menomazione, senza la mediazione dellostato di disabilità.Si parla di handicap per descrivere uno svantaggio fisico, senza tenere in considerazione la condizioneche si crea, quando viene detta questa parola, che può manifestare nel disabile un senso di disagio erabbia per la sua situazione.Tale classificazione negli anni ha mostrato una serie di limitazioni.-Non considera che la disabilità è un concetto dinamico, in quanto può anche essere solotemporanea.È difficile stabilire un livello oltre il quale una persona può considerarsi disabile.La sequenza può essere interrotta, nel senso che una persona può essere menomata senzaessere disabile.Nell'ICIDH si considerano solo i fattori patologici, mentre un ruolo determinante nellalimitazione o facilitazione dell'autonomia del soggetto è giocato da quelli ambientali.Negli anni 90, l'OMS ha commissionato a un gruppo di esperti di riformulare la classificazionetenendo conto di questi concetti. La nuova classificazione, detta ICF (International Classification ofFunctioning) o Classificazione dello stato di salute, definisce lo stato di salute delle persone piuttostoche le limitazioni, dichiarando che l'individuo "sano" si identifica come "individuo in stato dibenessere psicofisico" ribaltando, di fatto la concezione di stato di salute. Introduce inoltre unaclassificazione dei fattori ambientali.Il concetto di disabilità cambia e secondo la nuova classificazione (approvata da quasi tutte le nazioniafferenti all'ONU) e diventa un termine ombrello che identifica le difficoltà di funzionamento dellapersona sia a livello personale che nella partecipazione sociale.In questa classificazione i fattori biomedici e patologici non sono gli unici presi in considerazione,5

ma si considera anche l'interazione sociale: l'approccio, così, diventa multiprospettico: biologico,personale, sociale. La stessa terminologia usata è indice di questo cambiamento di prospettiva, inquanto ai termini di menomazione, disabilità ed handicap (che attestavano un approccioessenzialmente medicalista) si sostituiscono i termini di Strutture Corporee, Attività e Partecipazione.Di fatto lo standard diventa più complesso, in quanto si considerano anche i fattori sociali, e non piùsolo quelli organici.Funzioni corporee1.2.3.4.5.6.7.8.Funzioni mentaliFunzioni sensoriali e doloreFunzioni della voce e dell'eloquioFunzioni dei sistemi cardiovascolare,ematologico, immunologico, respiratorioFunzioni dell'apparato digerente e deisistemi metabolico ed endocrinoFunzioni riproduttive e genitourinarieFunzioni neuro - muscolo - scheletrichecorrelate al movimentoFunzioni cutanee e delle strutture correlateStrutture corporee1.2.3.4.5.6.7.8.Sistema nervosoVisione e uditoComunicazione verbaleSistemi cardiovascolare eimmunologico, apparato respiratorioApparato digerente e sistemimetabolico ed endocrinoSistemi genitourinario e riproduttivoMovimentoCute e strutture correlateAttività e partecipazioneFattori ambientali1. Prodotti e tecnologia2. Ambiente naturale e cambiamentieffettuati dall'uomo3. Relazione e sostegno sociale4. Atteggiamenti5. Sistemi, servizi e politici1. Apprendimento ed applicazione delleconoscenze2. Compiti e richieste generali3. Comunicazione4. Mobilità5. Cura della propria persona6. Vita domestica7. Interazione e relazioni personali8. Aree di vita principali9. Vita sociale, civile e di comunitàTabella ISTAT 24/03/2003La nuova classificazione è subentrata all'ICIDH il 21 maggio 2001 quale nuovo standard diclassificazione dello stato di malattia e di salute.6

2) Classificazione della DisabilitàLe disabilità possono essere suddivise in quattro grandi categorie a seconda delle strutture e dellefunzioni corporee interessate:- Disabilità Sensoriali: sono quelle disabilità che interessano gli organi di senso (vista, udito, tatto,gusto, olfatto);- Disabilità Fisiche o Motorie: sono quelle disabilità che interessano la motricità e gli organi delleparti del corpo deputati al movimento;- Disabilità Intellettive: sono quelle disabilità che riguardano le funzioni intellettive e che possonoessere verificate attraverso la valutazione del Quoziente Intellettivo della persona;- Disabilità Psichiche: sono quelle disabilità che riguardano la sfera psichica, psicologica erelazionale.3) Che cosa si intende per Disabilità fisica?Con il termine disabilità fisica si fa riferimento ad un ampio spettro di condizioni caratterizzate, purnella loro eterogeneità, dalla presenza di una qualche forma di menomazione fisica che pone la persona che ne è colpita in una condizione di svantaggio personale. Le aree che risultano principalmentecoinvolte sono quelle della mobilità e del movimento con una conseguente incapacità per la personadi utilizzare efficacemente gli arti superiori, gli arti inferiori e/o il busto. Queste disabilità possonoandare incontro a delle modificazioni nel corso del tempo e causare a loro volta altre forme di disabilità quali disturbi alla parola, perdita dell’udito e perdita della memoria. In funzione dell’entità edella tipologia di menomazione la persona può essere completamente indipendente o necessitare diun’assistenza a tempo pieno o parziale al fine di garantirle la miglior qualità di vita possibile.Una distinzione fondamentale da operare, non solo per le differenti caratteristiche mediche ma anchee soprattutto per le diverse implicazioni psicologiche che ne derivano, è quella tra disabilità congenitee disabilità acquisite.-La disabilità fisica congenita origina prevalentemente in conseguenza di un’anomalia genetica, pertanto è già presente alla nascita o si manifesta nelle prime fasi dello sviluppo delbambino con conseguenti limitazioni alla sua capacità di autodeterminarsi.-La disabilità fisica acquisita è invece la conseguenza di un danno organico post-traumatico(lesione vertebro-midollare) o dell’insorgenza di patologie neurodegenerative (sclerosi multipla, atrofia midollare spinale, ecc.) che inducono inevitabili ripercussioni nella quotidianitàdella persona che fino a quel momento conduceva una vita “normale”.Le ripercussioni psicologiche non riguardano soltanto la persona direttamente colpita dalla menomazione ma il suo intero contesto relazionale (genitori, coniuge, figli, ) che può agire da fattore protettivo o, al contrario, da fattore di rischio nella traiettoria evolutiva della persona con disabilità, influenzando positivamente o negativamente la sua qualità di vita.Fra le disabilità fisiche possiamo distinguere:- la “Paralisi Cerebrale Infantile” che rappresenta l’esito di una lesione del sistema nervoso centralecon compromissioni delle funzioni motorie, disturbi sensoriali (visivi / uditivi), cognitivi e del7

linguaggio;- la “Distrofia muscolare”, con questo il termine si intendono diverse malattie ereditarie checomportano una progressiva degenerazione ed un indebolimento dei muscoli volontari. Nella faseiniziale della malattia in genere l’emissione della voce non risulta compromessa, mentre di solito lapersona si vede ogni giorno di più, costretta a fare fronte a diverse difficoltà a partire dai piccoli equotidiani movimenti necessari per la cura della propria persona, a situazioni più ampie e complesseche finiscono spesso in incidenti più o meno gravi. Infatti in seguito a menomazioni dell'apparatoscheletrico o di altra origine, queste persone convivono con una disabilità motoria. La casistica è variae comporta negli individui differenti gradi e contesti di autonomia che conducono a disabilità motoriedifferenti per tipo e per entità. Il ricorso alla riabilitazione per l’autonomia è inevitabile come purel'uso di ausili diversi:- le persone paralizzate solo negli arti inferiori (paraplegici) sono pienamente efficienti nella partesuperiore del corpo: sono autonomi rispetto alle funzioni conservate e dipendenti da altre persone oda ausili per sopperire all'inutilizzo delle gambe;- le persone paralizzate negli arti inferiori e superiori (tetraplegici) hanno un grado di autonomiamolto più basso e dipendono dagli altri o da ausili non solo in occasioni circoscritte ma per moltenecessità quotidiane;- chi dispone di un solo braccio può ancora compiere un certo numero di azioni e quindi mantenereun discreto grado di autonomia rispetto alle altre persone, può comunque aver bisogno di ausili;- chi è privo di entrambe le braccia dipende dagli altri o da ausili adeguati per tutte quelle azioni cherichiedono l'uso degli arti superiori;- chi presenta menomazioni alle mani deve essere aiutato in toto o in parte in quelle azioni cheinvestono la motricità; questo tipo disabilità insieme ai tetraplegici rende impossibile deporre lapropria firma su qualsiasi documento, per cui si deve necessariamente delegare qualcuno, oggi si puònominare “l’Amministratore di sostegno”, come riportato dalla legge 9 gennaio 2004 n. 6 che recita:“ al fine di tutelare, mediante interventi di sostegno temporaneo o permanente, con la minorelimitazione possibile della capacità di agire, le persone prive in tutto o in parte di autonomianell'espletamento di attività di vita quotidiana”.4) Che cosa si intende per Disabilità intellettiva?L’AAMR (American Association on Mental Retardation) definisce il ritardo mentale come unadisabilità caratterizzata da limitazioni significative, sia del funzionamento intellettivo che delcomportamento adattivo, che si manifestano nelle abilità adattive concettuali, sociali e pratiche e cheinsorge prima dei 18 anni di età.L’ICD-10 (International Classification of Disease) definisce il ritardo mentale come: una condizionedi interrotto o incompleto sviluppo psichico, caratterizzata soprattutto da compromissione delleabilità che si manifestano durante il periodo evolutivo e che contribuiscono al livello globale diintelligenza, cioè quelle cognitive, linguistiche, motorie e sociali. Il ritardo può presentarsi con osenza altre patologie psichiche o somatiche.Nel DSM-5 il termine “ritardo mentale” è stato ufficialmente sostituito da “disabilità intellettiva(disturbo dello sviluppo intellettivo)”. Il termine “disabilità intellettiva” è l’equivalente di “disturbidello sviluppo intellettivo”, adottato nella prima bozza dell’ICD-11 (la versione beta attuale riporta“disorder of intellectual development”). Per sottolineare una progressiva convergenza fra i duesistemi classificatori questo secondo termine è stato riportato, fra parentesi, anche nel titolo del8

capitolo del DSM.I nuovi termini del DSM-5 fanno riferimento ad un disturbo con insorgenza nell’età evolutiva cheinclude deficit intellettivi e adattivi negli ambiti della concettualizzazione, della socializzazione edelle capacità pratiche.D’ora in poi, per poter formulare la diagnosi in accordo al DSM, devono venir soddisfatti i seguenti3 criteri:A. Deficit delle funzioni intellettive, come il ragionamento, la soluzione di problemi, lapianificazione, il pensiero astratto, il giudizio, l’apprendimento scolastico o l’apprendimentodall’esperienza, confermato sia da valutazione clinica che da prove d’intelligenza individualizzate estandardizzate;B. Deficit del funzionamento adattivo che si manifesti col mancato raggiungimento degli standard disviluppo e socio-culturali per l’indipendenza personale e la responsabilità sociale.Senza supporto continuativo i deficit adattivi limitano il funzionamento in una o più attività della vitaquotidiana, quali la comunicazione, la partecipazione sociale e la vita indipendente, in più ambitidiversi, come la casa, la scuola, il lavoro e la comunità;C. Insorgenza dei deficit intellettivi e adattivi nell’età evolutiva.I livelli di gravità vengono definiti sulla base del funzionamento adattivo e non sui punteggi diquoziente intellettivo (QI), poiché è stato giudicato che sia il funzionamento adattivo, nelle aree dellaconcettualizzazione, della socializzazione e delle abilità pratiche, a determinare il livello di supportonecessario a mantenere una condizione di vita accettabile. In più, quando basse (inferiori a 60), lemisure di QI perdono di validità.Dunque si continuano a distinguere 4 livelli di gravità (lieve, moderato, grave e gravissimo), ma concriteri diversi dal DSM-IV e IV-TR.Il disturbo è stato collocato in un raggruppamento meta-sindromico, o meta-strutturale, denominato“disturbi del neurosviluppo”. Il gruppo include condizioni con insorgenza in età evolutiva,tipicamente precoci, spesso precedenti l’ingresso a scuola e caratterizzate da deficit di sviluppo cheproducono compromissioni del funzionamento personale, sociale, scolastico o occupazionale. Ilrange di deficit spazia da limitazioni molto specifiche dell’apprendimento e del controllo dellefunzioni esecutive ad una compromissione globale delle abilità sociali o dell’intelligenza. I disturbidel neurosviluppo si presentano spesso insieme, per esempio individui con autismo hanno spessoanche disabilità intellettiva (disturbo dello sviluppo intellettivo) e molti bambini con disturbo dadeficit d’attenzione e iperattività hanno spesso anche un disturbo specifico dell’apprendimento.5) Che cosa si intende per Disabilità sensoriale?Sulla base della classificazione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità del 1980 si ritrovanospecifiche dimensioni della disabilità: confinamento, difficoltà di movimento, difficoltà nellefunzioni quotidiane, difficoltà nella comunicazione comprese le limitazioni del vedere, sentire,parlare.Questa ultima espressione indica soprattutto tre tipologie di disabilità:- la sordità o l’ipoacusia con perdita uditiva superiore a 25 decibel in entrambe le orecchie;Per la legge italiana "Si considera sordomuto il minorato sensoriale dell'udito affetto da sorditàcongenita o acquisita durante l'età evolutiva che gli abbia impedito il normale apprendimento dellinguaggio parlato, purché la sordità non sia di natura strettamente psichica o da causa di guerra, dilavoro o di servizio. Causa di sordità è la perdita uditiva congenita o contratta prima del dodicesimo9

anno di età e corrispondente a una ipoacusia pari o superiore a 75 decibel di media tra le frequenze500, 1000, 2000 Hertz sull'orecchio.La parola sordità viene usata in due accezioni, sia per indicare il deficit sensoriale uditivo, sia l'handicap che ne deriva. Fra le due accezioni esiste una profonda differenza. Con il termine deficit ci siriferisce alla quantità o alla qualità della perdita uditiva, misurabili attraverso la diagnosi audiologica.Secondo la classificazione audiologica della sordità elaborata dal Biap (Bureau International d'Audiophonologie) ci sono quattro gradi in relazione all'entità della perdita uditiva espressa in decibel:-Lieve, con soglia tra 20 e 40 decibel-Media, con soglia tra 40 e 70 decibel-Grave, con soglia tra 70 e 90 decibel-Profonda, con soglia uguale o superiore a 90 decibel.- la cecità o l’ipovisione con visus non superiore a 3/10;L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito cinque categorie di disabili visivi, tenendo contodel visus o acuità visiva (compreso fra i 3/10 e la cecità totale) e della riduzione del campo visivo (Dell’Osbel, Veglia, Richero, 2003).Viene definita ipovisione un insieme eterogeneo di riduzioni gravi della funzione visiva che non possono essere eliminate per mezzo di lenti correttive, di interventi chirurgici o di terapie. La percezionevisiva dell’ipovedente è spesso influenzata da un’ampia serie di fattori fisiologici e ambientali, qualila pressione endooculare, i difetti di rifrazione, la luminosità, ecc., che, a seconda della patologia etalvolta del suo trattamento in corso, possono subire variazioni importanti anche nell’arco della stessagiornata, determinando instabilità e privando la persona di sicurezza. Nonostante queste problematiche, gli ipovedenti, grazie ad un residuo visivo, sono facilitati nell’acquisizione dell’autonomia rispetto a chi presenta cecità totale, soprattutto se insorta nei primi mesi di vita.La disabilità visiva totale, congenita o insorta precocemente, ha infatti ripercussioni a diversi livelli.Innanzitutto ha implicazioni sull'elaborazione cognitiva dello spazio: l’individuo è meno motivatoall’esplorazione dell’ambiente e presenta dei ritardi in alcuni settori dello sviluppo cognitivo e nellosviluppo senso-motorio, con conseguenti difficoltà di orientamento spaziale e quindi nell'acquisizionedell'autonomia.- la sordocecità caratterizzata dalla compresenza delle due disabilità sensoriali visive e uditive.10

PROCESSO DIAGNOSTICO11

6) Esiste un codice nosografico per le disabilità?Le disabilità possiedono un loro codice nosografico ed esso è dettato dalla “ClassificazioneInternazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute” (ICF) che fa parte delleClassificazioni Internazionali dell’Organizzazione mondiale della Sanità. L’ICF rappresenta unarevisione della Classificazione Internazionale delle Menoma

DAGLI ASPETTI NORMATIVI ALLE BUONE PRASSI” . disturbi sensoriali (visivi / uditivi), cognitivi e del . 8 linguaggio; - la “Distrofia muscolare”, con questo il termine si intendono diverse malattie ereditarie che comportano una progressiva degenerazione ed un indebolimento dei muscoli volontari. Nella fase

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