Università Degli Studi Di Cagliari DOTTORATO DI RICERCA

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COREMetadata, citation and similar papers at core.ac.ukProvided by UniCA EprintsUniversità degli Studi di CagliariDOTTORATO DI RICERCAIn Studi Filologici e LetterariCiclo XXIIIAlle origini del mito letterario di Maria Stuarda in ItaliaL-Fil-Let/10 Letteratura ItalianaPresentata da:Veronica CartaCoordinatore DottoratoProf.ssa Cristina LavinioRelatoreProf.ssa Maria Antonietta CortiniEsame finale anno accademico 2010 - 2011

Desidero ringraziare il Dipartimento di Filologie e Letterature Moderne dell’Università degli Studidi Cagliari per il supporto ottenuto in questi quattro anni, in particolare le mie tutores, le proff. sse LuisaMulas e Maria Antonietta Cortini. È stato un anno difficile,ma siamo arrivati in porto.Un ringraziamento di cuore va alla segretaria del Dipartimento Sandra Masala, che in questi annicosì impegnativi e difficili non si è mai dimenticata di me, monitorando umori e temperature ovunque fossi.Non lo scorderò mai.Ringrazio altresì la Dott.ssa Carla Forno, direttrice del Centro Studi Alfieriani, infaticabile egenerosa con tutti.Un dottorato, poi, non avrebbe senso senza i colleghi (e amici) con cui condividere emozioni,conquiste e pessime stanze d’albergo. A Caterina e Rita.Ringrazio la prof.ssa Angela Barca per il supporto in tutti questi anni, tra caffè, libri, dotte discussionie molte risate a cui non potrei mai rinunciare.Il ringraziamento più grande lo devo alla mia famiglia, al suo passato e al suo futuro, e agli amici. Videvo anni di estrema pazienza e incoraggiamenti affettuosi e convinti. Nessuno si senta escluso. Se nonfaccio i nomi è perché siete tanti. Siete stati tutti molto coraggiosi, in pochi si sono persi per strada e molti divoi me l’hanno indicata. Qualcuno ci ha perso la voce e per quel momento di sincera amicizia la ringrazio.A Stefano, l’eterna gratitudine mia e di mio padre.Al lettore di questa tesi, in terra come lassù,sii felice,Veronica

Sic Volvere Parcas

IndicePremessa . 9Capitolo 1. Questioni introduttive . 17Biografia di Maria Stuarda . 18Alle origini del mito. 24Capitolo 2. Le prime testimonianze italiane (1551-1567) . 39Dall’infanzia alla corona di Francia (1551-1560) . 49Gli anni di governo in Scozia (1561-1567) . 54Considerazioni sulla produzione tra 1554 e il 1567 . 71Capitolo 3. I racconti della prigionia (1568-1586) . 73Propaganda inglese . 73Contro-propaganda cattolica. 75La diplomazia toscana e veneziana. 80Il turbolentissimo tempo della prigionia nella Narrazione diFrancesco Marcaldi . 91«Veritas odium saepius parit»: la Relazione d’Inghilterra diPetruccio Ubaldini . 102Le Historie . 119Alfonso Ulloa. . 121Emilio Maria Manolesso. . 127Natale Conti . 129Giovanni Battista Adriani . 133Considerazioni sulla produzione del 1568-1586 . 135Capitolo 4. Il pietoso fine: resoconti dell’esecuzione (1587) . 137Dispacci diplomatici di Giovanni Dolfin. 141Cronache italiane sull’esecuzione. 147Il “martirio molto compassionevole” di Sartorio Loscho . 153La compita relazione di Francesco Dini . 158Considerazioni sulla produzione del 1587. 1637

Capitolo 5. L’immagine di Maria Stuarda nell’Italia di fine Cinquecento . 167Girolamo Pollini. «The most mischievous and spiteful libel». 173Cesare Campana, Delle Historie del Mondo . 206Considerazioni sui testi di fine Cinquecento . 212Conclusioni . 213Abbreviazioni e sigle bibliografiche. 221Appendice I. 223Appendice II . 267Bibliografia . 289I. Testi e documenti . 2891. Manoscritti . 2892. Stampe:. 2892.1. Testi e documenti del Cinquecento . 2892.2. Testi e documenti del Seicento . 293II. Studi e ricerche . 2958

PremessaLe tragiche vicende biografiche della regina di Scozia Maria Stuarda,morta sul patibolo dopo soli sei anni di regno e diciannove di prigioniatrascorsi in Inghilterra, diedero origine a una tradizione letteraria di notevoliproporzioni, copiosa, soprattutto nel ’600 e nell’800, su tutto il territorioeuropeo. Si tratta di una produzione ricca e variegata, composta da cronache,relazioni, opere storiche, pamphlets e biografie e da opere più specificatamenteartistiche, come testi teatrali, poesie, poemi, narrazioni agiografiche, romanzi,melodrammi.Questo eterogeneo materiale, in ambito francese e inglese, è stato piùvolte oggetto di interpretazioni critiche sistematiche. Per quanto riguarda i testiitaliani, è stata analizzata prevalentemente la produzione teatrale del XVIIsecolo, sia in studi sulle singole opere, sia in più complessi studi di genere. Alcontrario, è finora restata ai margini della riflessione critica la cospicuaproduzione narrativa cinque - seicentesca, composta da cronache, relazioni,storie, poesie, poemi, biografie e agiografie: opere poco conosciute che, purcontribuendo in maniera importante alla consistenza del corpus e ovviamentealla costruzione dell’immagine letteraria della Stuarda, non sono mai stateoggetto di uno studio sistematico e organico.Questa ricerca, che raccoglie l’eredità di alcune intuizioni nate durante lemie precedenti ricerche per la tesi di laurea, allora concentrate sul secolo adiquestovuotointerpretativo, vuoto dovuto probabilmente anche alle lacune conoscitive cheoscuravano il quadro d’insieme del corpus, che spero siano state colmate dallericerche che ho condotto in questi anni.Per le mie indagini ho utilizzato i principali repertori cartacei einformatizzati, ho trascorso vari periodi di ricerca nelle biblioteche di Roma eMilano e nei quindici mesi del periodo di dottorato all’estero ho frequentatocon profitto la British Library di Londra, avvalendomi anche, tramite il1L’argomento della mia tesi di laurea riguardava il personaggio di Mary Stuart nellaletteratura Italiana in due opere dell’autore sardo Enrico Costa: il dramma per musica DavidRizio e la narrazione storica Maria Stuarda.9

progetto Erasmus, dell’ospitalità dell’Università di Warwick.Durante questo periodo, oltre ad approfondire alcuni campi di ricercautili al mio tema, sono entrata in contatto con vari studiosi, italiani e stranieri,con cui ho condiviso parte delle riflessioni sul mio lavoro, i cui esiti sono poiconfluiti in relazioni e comunicazioni diventate ora parte integrante di questatesi. Per questo, sento il dovere di ringraziare in particolare Peter Davidson,professore di Studi rinascimentali all’Università di Aberdeen, in Scozia;Simone Testa, ricercatore di Letteratura Italiana alla Royal Holloway diLondra; Francesca Bugliani Knox, ricercatrice al Dipartimento di Italianisticadella University College of London; Brian Richardson, professore di LinguaItaliana presso la School of Modern Language and Culture dell’Università diLeeds; Stefano Villani, professore associato presso il Dipartimento di Storiadella Università del Maryland; la Dottoressa Loredana Polezzi e il professoreDavid Lines del Dipartimento di Italianistica di Warwick; la professoressaBarbara Piqué, docente di letteratura francese presso la facoltà di Lingue eLetterature straniere dell’Università degli Studi della Tuscia; Cristian delVento, ricercatore del dipartimento di italianistica dell’Università di Grenoble;il dott. Edy Olivari; Stefano Mula, professore di italiano e direttore delprogramma di letteratura comparata dell’Università di Middlebury. Né questericerche avrebbero avuto esiti così fortunati senza il prezioso aiuto diconservatori e bibliotecari, i cui consigli saranno debitamente citati lungo losvolgimento di questa tesi. Desidero però ringraziare in particolare il personaledella Sala Rare Books della British Library e in maniera speciale il Dott.Fabrizio Fenu; il personale della Biblioteca Universitaria di Cagliari; la SignoraMarras della Biblioteca Interfacoltà di Cagliari; e Filippo Gurrieri dellaBiblioteca Interdipartimentale “Giordano Bruno” di Cagliari.Durante il processo di catalogazione del materiale narrativo cinque –seicentesco, è emersa per il secolo XVI una preponderanza di testi non letterariin senso stretto e ascrivibili ai generi storiografico e cronachistico, mentre nelsecolo successivo la narrazione propriamente storiografica è sovrastata dapoemi, romanzi, narrazioni agiografiche ed esemplari.Il genere storiografico nel Cinquecento è predominante, rispetto allaproduzione in versi, certamente per quantità, ma non lo è di meno sul pianoqualitativo. Nella prospettiva di uno studio mirato alla comprensione della10

nascita e della evoluzione del personaggio letterario, esso offre testimonianzedi grande interesse, basilari per la formazione della tradizione. Materiali quali iresoconti degli ambasciatori, pur non avendo esplicite pretese artistiche, lungidall’avere un ruolo marginale rispetto alle altre opere, sono diventati elementiessenziali della mia ricerca perché sviluppano in nuce le caratteristiche che,partendo da vicende biografiche di per sé eccezionali, saranno poi alla basedella creazione del personaggio letterario.Per questo motivo ho deciso di concentrare questa tesi sul secolo XVI,analizzando i dispacci, le relazioni, i pamphlets e le historiae, che forniscono ilprimo contributo alla messa in forma della figura della Stuarda nella letteraturaitaliana. A partire da qui si potrà analizzare successivamente anche il corpusnarrativo seicentesco, di cui in questa tesi si darà comunque notizia nelrepertorio bibliografico posto in appendice.Anche per il secolo XVII il materiale narrativo è di grande interesse: inparticolare spiccano i due poemi “eroici”, la Maria regina di Scotia (1633) diBassiano Gatti, e il Teatro di Peripezie (1686) di Angelo Maria Lenti, e alcunebiografie incluse in raccolte in stile “galeria”, come i Racconti Eroici (1640) diBorso Calcagnini e La Reggia delle Vedove Sacre (1663) di Girolamo Ercolani.Questi e altri testi narrativi seicenteschi rientravano nel mio originarioprogetto di lavoro.La scelta di concentrarmi sul Cinquecento è subentrata gradualmente,quando quei documenti, che inizialmente ricercavo solo in quanto “fonti” delleopere narrative seicentesche, mi sono apparsi in sé degni di studio per la loroforza modellizzante e mitopoietica.Le prime testimonianze nella cultura italiana del mito di Maria Stuardaoccorrono durante gli ultimi decenni del Cinquecento, quando le sue vicendebiografiche si intrecciano inestricabilmente con le dispute politico-religiose chetormentano il secolo, creando un connubio storicamente e letterariamenteindissolubile. I temi e le situazioni sviluppatisi in quei decenni rimarrannoproduttivi e ispireranno numerose opere nei secoli successivi fino ad arrivare aigiorni nostri, rielaborati in diversi generi e forme e diventando topoi propri diquesta tradizione.La parola mito è qui intesa nella accezione di mito letterario, seguendo ledefinizioni proposte da Philippe Sellier e Pierre Brunel.11

Rielaborando il lungo e vivo dibattito nato attorno alla questione, Sellierdistingue il mito letterario dal mito etno-religioso, che egli definisce come unracconto fondatore, anonimo e collettivo, ritenuto per vero, dotato di funzionesocio-religiosa, con personaggi (eroi) che agiscono secondo la “logicadell’immaginario”, e sorretto da una precisa organizzazione strutturale. Delmito letterario sono proprie solo le ultime tre funzioni. A partire da questadefinizione, lo studioso individua le componenti essenziali del mito letterario:«Logique de l’imaginaire, fermeté de l’organisation structurale, impact socialet horizon métaphisique ou religieux de l’existence»2.A Sellier si deve anche la individuazione di cinque differenti classi dimiti: quelli nati dalla elaborazione di racconti di origine mitica, consacratiprincipalmente dalla tradizione classica e biblica (Orfeo, per esempio); quellipiù recenti, originati da opere letterarie (Don Giovanni); quelli costruiti attornoa uno spazio geografico (Venezia); quelli politico-eroici, nati attorno a figureesemplari (Napoleone); quelli para-biblici, originati da spunti minimi, ma digrande fortuna letteraria (l’ebreo errante).I risultati di Sellier sono accolti ed estesi da Brunel, il quale aggiungeun’altra categoria, quella di “immagini chiave” (Razza) e, scartando lenumerose e valide definizioni precedentemente avanzate, individua per il mitotre principali funzioni: raccontare, spiegare e rivelare3. Il mito è un insiemenarrativo dal carattere fortemente simbolico, per il suo legame con iltrascendente, consacrato nell’uso da una solida tradizione letteraria che, senzasnaturarne gli elementi identificativi essenziali, rivela la dinamicità e lapolisemia del racconto, rinnovandone di continuo il valore. Infine, il mito ha unrapporto privilegiato con la letteratura, poiché trova in essa, secondo Brunel, ilsuo vero serbatoio.Per quanto riguarda la nostra ricerca, seguendo le definizioni suggerite daSellier e le funzioni proposte da Brunel, si può ben dire che Maria Stuardacostituisca un mito con le sue “invarianti costitutive”: temi e motivi ben precisiche alimentano una tradizione letteraria senza dubbio mitopoietica.La figura di Maria Stuarda rientra infatti nella definizione data da Sellier,accettata anche da Brunel, del mito letterario storico-politico. Maria è, come2Ph. SELLIER, Qu’est-ce qu’un mythe littéraire? in “Littérature” ott. 1984, n. 55, pp. 112-126.312P. BRUNEL, Dictionnaire des mythes littéraires, Monaco, Editions du Rocher, 1988.

vedremo, una figura gloriosa che viene celebrata come personaggio eroico,capace di affascinare e stimolare l’immaginazione della collettività per la qualeè un modello, e presentata secondo uno schema che richiama quello propriodell’epopea: pericoli, rivelazioni, peripezie e apoteosi finale.Il mito di Maria Stuarda è costituito su tematiche ben note: la religiosità,la prigionia e la morte, dalle quali esso è inseparabile anche nelle sue varie fasidi riscrittura. Si pensi alla Maria Stuarda alfieriana, per cui l’autore, tterariaconcentrataprevalentemente sulla religiosità e sulla tragica morte, opera scelte tali che,lungi dal rinnovare il mito, lo snaturano, condannando la tragedia allamediocrità. Nonostante il rifiuto dell’astigiano di mettere in scena la morte diMaria, che considerava non tragediabile, le parti più riuscite dell’opera sonoproprio le cupe e oscure profezie di Lamorre (ovvero del protestante JohnKnox), motore della lenta azione di questa pièce, attraverso cui sono svelati gliintricati rapporti tra Protestantesimo e Cattolicesimo e sono previste le futuresventure della Stuarda, quasi come se i temi soffocati da Alfieri premessero peremergere, nonostante tutto.Se il Settecento non diede vitalità al mito di Maria Stuarda, a confermadegli alti e bassi, normali in una lunga e duratura tradizione fatta anche diinterruzioni, il valore polisemico del soggetto riemerge con tutta la suaimponenza nella letteratura ottocentesca, concentrata principalmente nellaricostruzione psicologica del personaggio e attirata piuttosto dal tema dellaprigionia, o da quello amoroso, inattivo nella produzione cinque-seicentesca, senon con connotazioni moraliste prevalentemente negative. Il tema avrà i suoisviluppi a partire dalla produzione del secondo Seicento e troverà una scontatafortuna nel secolo del sentimento.Non è qui possibile una ricostruzione completa del percorso del mito diMaria Stuarda nella letteratura italiana, che pure emerge come un interessantepercorso per future ricerche. Ciò che conta qui è definire le posizioni teoricheche hanno costituito una base per questa ricerca e giustificano la scelta dianalizzare la figura della regina di Scozia come mito letterario. A partire dalledefinizioni di Sellier e Brunel, dunque, questa tesi si propone di descriverel’elaborazione del mito nelle sue prime fasi di codifica. I testi propostidimostrano che Maria Stuarda penetra nella nostra cultura letteraria già13

«enrobé de littérature»4, e la metodologia proposta dallo stesso Brunel per lacompilazione del suo Dizionario conferma l’utilità di una ricerca chericostruisca le origini del mito a partire dalla sua esistenza pre-letteraria, perindividuarne l’archetipo dal quale poi discendono le numerose rivisitazioni.Di mito, infine, si parla negli atti del convegno Due storie inglesi, duemiti europei: Maria Stuarda e il Conte d’Essex sulle scene teatrali, tenutosiall’Università di Torino nel maggio del 2005, pubblicati nel 2007.Le pagine seguenti documenteranno dunque le origini pre-letterarie e gliiniziali sviluppi artistici del personaggio della Stuarda in Italia lungo il XVIsecolo, rivelando in quale misura il nostro paese fu coinvolto nella disputa chela vide protagonista e in che modo ne accolse e interpretò la figura. I testi cheesaminerò, alcuni dei quali rinvenuti solo in redazioni manoscritte – come nelcaso di un’autografa Relazione di Inghilterra di Petruccio Ubaldini, custoditaalla British Library di Londra, e di una relazione sulla morte di Maria,custodita alla Pierpont Morgan Library di New York, o in edizioni rare, comenel caso della prima edizione della Historia Ecclesiastica di Girolamo Pollini –e in generale trascurati dalla critica nonostante il loro indiscutibile interesse,consentiranno di seguire l’evoluzione del personaggio storico in mito letterariodai suoi esordi fino al solidificarsi dei suoi componenti e quindi allacristallizzazione del mito. Nell’analizzare questo materiale mi sono avvalsa delsostegno di altri approcci critici, in particolare degli studi sulla ricezione delmito, sulla sua diffusione internazionale e sulle influenze reciproc

Desidero ringraziare il Dipartimento di Filologie e Letterature Moderne dell’Università degli Studi di Cagliari per il supporto ottenuto in questi quattro anni, in particolare le mie tutores, le proff.sse Luisa Mulas e Maria Antonietta Cortini. È stato un anno difficile,ma siamo arrivati in porto.

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