L’INGEGNERIA NATURALISTICA NELLA DIFESA DEL

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Paolo Cornelini(Presidente Sezione Lazio e Vice Presidente Nazionale Associazione Italiana perl’Ingegneria Naturalistica)L’INGEGNERIA NATURALISTICA NELLA DIFESA DELTERRITORIO MONTANOIntroduzioneI fenomeni naturali di degrado del territorio italiano, a causa delle sue caratteristichegeomorfologiche, risultano esaltati da interventi dell’uomo a scarsa o nulla compatibilitàambientale che si inseriscono in un contesto aggravato dall’abbandono o dalla scarsità dimanutenzione del territorio, nel quale sono comunque carenti le opere di prevenzione alargo raggio.Esiste ormai da molti anni anche in Italia una domanda sociale di pianificazione delterritorio a compatibilità ambientale con la necessità di affinare sempre più gli strumenti adisposizione degli amministratori e dei progettisti per la prevenzione del dissestoidrogeologico e per realizzare azioni di trasformazione a minimo impatto ambientale; taliaccorgimenti valgono ancor più per porzioni di territorio con particolari valenze ambientaliquali le aree collinari e montane, ove l'utilizzo di tecniche alternative a quelle tradizionali siimpone per motivi naturalistici e paesaggistici, con positive ricadute in terminioccupazionali.Le tecniche di ingegneria naturalistica (IN) rispondono a questa esigenza erappresentano lo strumento operativo per il raggiungimento dell’obiettivo di unamanutenzione diffusa del territorio a compatibilità ambientale, nell’ottica della prevenzionedel rischio idrogeologico.Talitecniche comportanoun minore impatto ambientale delle opere, lariqualificazione paesaggistica ed ambientale delle aree in erosione, l’aumento dellabiodiversità del territorio e contrastano lo spopolamento delle aree montane in quanto adalto impiego di manodopera.Le esperienze italiane, dapprima concentrate sull’arco alpino (Alto-Adige,Trentino, Bellunese) si sono poi via via estese alle altre zone alpine (Piemonte,Lombardia, Friuli - Venezia Giulia) fino ad arrivare alla data odierna dove si possono giàcontare numerose esperienze in ambito mediterraneo (Liguria, Toscana, Lazio, Campania,Sicilia, Sardegna, etc.).La manutenzione del territorioLa sistemazione dei bacini idrografici nelle aree montane, collinari e di pianura,secondo la legge sulla difesa del suolo (L.183/89), prevede un intervento unitario daaffrontare con un approccio sistemico, con la coscienza del legame tra le condizioni delbacino superiore di raccolta, del torrente e del corso d’acqua a valle e quindi delreciproco condizionamento degli interventi nei vari tratti.Un approccio basato sull’emergenza ha privilegiato negli ultimi decenni larealizzazione di opere intensive per la riduzione del rischio nella parte inferiore del bacinoove più elevato si presenta il livello di urbanizzazione, trascurando spesso un approccio alproblema basato sull’intervento a lungo termine con opere estensive ed intensive nella

parte superiore del bacino, ove il fenomeno erosivo inizia a manifestarsi ed ove lasistemazione agisce sulle cause del dissesto.Ne consegue la necessità di intervenire particolarmente nelle zone montane ecollinari, ove più estese ed intense sono le azioni erosive, con la coscienza che lasistemazione della parte superiore dei bacini idrografici non assume solo un valoreintrinseco, ma comporta il miglioramento delle condizioni idrauliche della pianura cheospita la maggioranza della popolazione e del patrimonio pubblico e privato.Con interventi di tipo diffuso sul territorio si può ottenere una maggiore efficaciadelle misure di riduzione del rischio idrogeologico, poiché si agisce sulla riduzione dellaprobabilità di accadimento dell’evento calamitoso e sulla riduzione dell’intensità dellostesso; il perdurare dell’abbandono della montagna e della collina, invece, ha comeconseguenza un aumento della vulnerabilità e della pericolosità del territorio anche a vallecon conseguente richiesta di aumento delle difese passive (argini, casse d’espansione,ecc.) e notevole aumento dei costi diretti ed indiretti.I vantaggi derivanti da uninterventi diffusi ed estensivi sono: programma di manutenzione del territorio conla diminuzione di interventi strutturali per la riduzione del rischio, in quanto gliinterventi estensivi ed intensivi, diffusi nella parte superiore del bacino, contrastanoil fenomeno erosivo laddove inizia a manifestarsi con azioni di piccola entità, macomunque efficaci a risolvere il problema all’origine;il miglioramento dell’efficienza delle sistemazioni idraulico-agrarie e idraulicoforestali, anche con la manutenzione di quelle realizzate in passato, con lariqualificazione di un patrimonio esistente ormai inserito nel contesto socioeconomico e paesaggistico del territorio;la riqualificazione ambientale delle aree in erosione con le tecniche di ingegnerianaturalistica, la rinaturazione dei territori di pianura,con l’aumento dellabiodiversità tramite la realizzazione di fitocenosi arboree, arbustive ed erbacee; nerisulta incrementato anche il valore delle risorse idriche tramite la ricarica dellefalde;un contributo degli interventi di rivegetazione dei versanti e dei corsi d’acqua allalotta contro la desertificazione con effetti benefici di tipo climatico per la riduzionedella CO2 immagazzinata nella biomassa vegetale (protocollo di Kyoto)il miglioramento delle condizioni socioeconomiche delle aree interne dellamontagna e della collina, attuando le finalità della legge della montagna in quanto leazioni di manutenzione tutelano e promuovono le risorse ambientali e sviluppano leattività economiche nelle aree depresse;la realizzazione di nuovi posti di lavoro diffusi sul territorio, in quanto si creaoccupazione in zone in fase di spopolamento per l’utilizzo di tecniche semplici qualiquelle dell’ ingegneria naturalistica che sono ad alto impiego di manodopera.Potenzialita’ dell’ingegneriaidrogeologico in �ambito degli interventi di risanamento del dissesto idrogeologico le tecniche diingegneria naturalistica trovano il loro campo di applicazione non tanto nelle emergenzecatastrofiche o negli interventi immediati di sistemazione dei danni, bensì nellesistemazioni a medio e lungo termine, nonché nella prevenzione tramite la manutenzionedel territorio ( vedi TAB.1).

In tali fasi è possibile intervenire con efficacia tramite sistemazioni di tipo intensivo(palificate vive, terre rinforzate rinverdite, grate vive, etc.) ed estensivo ( inerbimenti,piantagione di arbusti, gradonate vive, limitate sistemazioni idrauliche, etc. ) e con misureaccessorie ( casse di espansione, fitodepurazione, opere di mitigazione degli impatti, etc.).Quale esempio di attività trentennale in cui si sono applicate sistematicamente letecniche di I.N. su tutti i bacini montani si può citare la provincia di Bolzano, mentre, ormaida molti anni, altre regioni italiane ne stanno seguendo l’esempio.Stima di massima dell’indotto occupazionaleingegneria naturalisticadell’applicazione delle tecniche diIpotizzando, con un calcolo di larga massima che le tecniche di ingegnerianaturalistica possano essere impiegate per sanare solo il 20% delle tipologie del dissestodel territorio, rispetto ad un investimento di circa 200 milioni di Euro di interventi per ladifesa del suolo previsto per il 2007 si può stimare un indotto occupazionale diretto dicirca 4000 posti di lavoro all’anno, più l’indotto indiretto. Ciò in quanto negli interventi diingegneria naturalistica il costo della manodopera è stimabile nel 50% del costo dei lavori.PROPOSTE OPERATIVEPer conseguire l’obiettivo di un impiego corretto, in quanto molto spesso si assiste aerrata progettazione ed esecuzione degli interventi di I.N., e diffuso il più possibiledell’ingegneria naturalistica è indispensabile il verificarsi su tutto il territorio nazionale diuna sinergia virtuosa tra il miglioramento del quadro istituzionale di riferimento, dellacapacità progettuale e realizzativa dei soggetti pubblici e privati e delle funzioni dicontrollo, ricerca e monitoraggio.E’ quindi necessario favorire i seguenti processi: redigere normative tecniche sia regionali (completamento) che nazionali (difesa delsuolo, ecc.) oltre che un atto di coordinamento ed omogeneizzazione delle normativeal riguardoredigere una raccolta di normative e di schemi tipo di tipologie d’opera da consegnarealle Regioni ed alle Autorità di Bacinopredisporre delle linee guida per l’inserimento delle tecniche di IN nell’ambito deglistralci dei Piani di Bacino;normare la possibilità di reperimento delle materie prime vegetali (prelievo dal selvaticodelle talee di salice e di altre piante) con procedura semplificata come adottato dallaRegione Lombardiafavorire la creazione di una banca dati sulla consistenza delle formazioni arboree edarbustive impiegabili per il reperimento del materiale vegetale dal selvaticofavorire la creazione di una banca dati dei suoli per il riciclo di questa essenzialerisorsafavorire la creazione di vivai specializzati nella produzione di materiale per l’ingegnerianaturalistica (arbusti autoctoni, ma anche miscele di semi di specie erbacee conimpiego e conservazione del germoplasma locale su base regionale);favorire i corsi di aggiornamento e formazione anche mediante cantieri scuola perpersonale degli enti territoriali, dei comuni, delle comunità montane, dei consorzi dibonifica, eccnel settore degli interventi di ingegneria naturalistica e delle opere a verde in genere, ilrisultato dell’investimento è spesso scadente per carenza di professionalità deiprogettisti e delle imprese, in assenza di chiari requisiti di qualità. Va quindi favorita la

formazione e specializzazione dei progettisti (ingegneri, architetti, agronomi, forestali,geologici, biologi, naturalisti, ecc.) e delle impresedare prospettive professionali, secondo criteri meritocratici, a quanti si impegnano aconseguire una qualificazione professionalegarantire attraverso controlli la specializzazione e qualificazione di imprese esecutrici diopere di IN anche a livello dei nuovi meccanismi di certificazione sostitutivi dell’albonazionale costruttorifinanziare interventi pilota per le aree soggette a forti fenomeni erosivi (es. areecalanchive)prevedere finanziamenti per la manutenzione degli interventi realizzatieffettuare il censimento ed il monitoraggio delle opere di ingegneria naturalistica giàrealizzatesviluppare settori di ricerca e sperimentazione per questa disciplinanormare il collaudo di tali opere, separato dal collaudo delle opere tradizionali in“grigio”riesaminare i tariffari professionali per adeguarli alle prestazioni richiesteestendere l’insegnamento dell’ingegneria naturalistica nelle universitàBIBLIOGRAFIA REPERIBILE IN INTERNETwww.regione.lazio.it Sauli G., Cornelini P. Preti F. 2002 – Manuale di ingegneria naturalistica applicabile alsettore idraulico Regione Lazio . Sauli G., Cornelini P. Preti F. 2003 - Manuale di Ingegneria naturalistica applicata alsettore strade cave discariche e coste della Regione Lazio Sauli G., Cornelini P. Preti F. 2006 - Manuale di Ingegneria naturalistica applicata allesistemazioni di versante della Regione Laziowww.minambiente.it Cornelini, 2002 - Criteri e tecniche per la manutenzione del territorio ai fini dellaprevenzione del rischio idrogeologico Bruschini, Castello, Cornelini 2006 Linee guida per gli interventi di riqualificazineidrogeologica e vegetazionale nelle aree percorse dal fuocowww.podis.it Cornelini P., Sauli G. 2006 - Manuale di indirizzo delle scelte progettuali per interventidi difesa del suolo con tecniche di ingegneria naturalisticaIN ALLEGATO ALCUNE SCHEDE DAL MANUALE DI INDIRIZZO DEL MINISTERODELL’AMBIENTE E ALCUNE PUBBLICAZIONI RELATIVE AGLI ARGOMENTITRATTATI

TAB.1. PRINCIPALI INTERVENTI DI MANUTENZIONE DEL TERRITORIOPRINCIPALI INTERVENTI DI TIPOINTERVENTI DIPRINCIPALI INTERVENTI DI TIPOESTENSIV0RINATURAZIONEINTENSIVODEI CORSID’ACQUAImboschimenti e miglioramento dei boschiRinaturazione dei corsi Sistemazione di frane ed aree instabiliesistentid’acqua eimboschimenti nelle zone marginali diricostituzionemontagna e collina con impiego difascespecie autoctoneriparialedidelle Sistemazioni idraulico-forestali intensivevegetazione per la regimazione dei corsi d’acqua montani: manutenzione delle opere trasversali(briglie, soglie, rampe) e longitudinalimiglioramento dell’altofusto ericonversione dei ceduiRipristino delle sezioniriconversione colturale degli impianti di dideflusso,conresinose con sfoltimenti e inserimentol’eventuale taglio della( argini, opere di protezione edelle latifoglie autoctonequelle in calcestruzzo con operevegetazioneinsalvaguardandoneconsolidamento spondale) esistenticon sostituzione, ove possibile, dialveoilrealizzate con tecniche di ingegneriaSistemazioni idraulico-forestali estensive:ruolo nella interventi antierosivi e stabilizzanticonservazioneprivilegiando l’uso delle specie erbacee edsponde secondo quantotrasversali e longitudinali utilizzando,arbustive autoctoneprevisto nel DPR 14ove possibile, le tecniche dirinaturazione aree abbandonateaprile 1993ingegneria naturalistica difesa edellenaturalistica; realizzazione di nuove operedall’agricoltura realizzazione di drenaggi superficialiRealizzazione di casse d'espansione dipiccole dimensioni nei sottobacini ottenendoSistemazioni idraulico-agrarie:aree da sistemare secondo principi naturalistici, realizzazione delle fosse livellarianche al fine di limitare la realizzazione di realizzazione dei drenaggi superficialigrandi vasche d’espansione nel fondovalle realizzazione di fasce erbose di separazionedelle colture erbacee e nei frutteti e vigneticon pericolo di erosione sistemazione delle aree con fenomeni erosivie ricostituzione del cotico erboso ricostruzione della rete delle siepi campestri

SCHEDE ALLEGATE EX MANUALE INDIRIZO PODISIDRAULICAPiana della Lacina (CZ, VV)Specificità dell’interventoLo sbarramento del F. Alaco a Mamone (CZ), opera prevista dalla Cassa per il Mezzogiorno,ha lo scopo fornire acqua potabile a 88 comuni delle Provincie di Catanzaro, Reggio Calabria eVibo Valentia, per complessivi 142 centri abitati.Durante i lavori di costruzione della diga (1997 ) fu attivata la procedura V.I.A., in quanto lapiana risultò inclusa nell’elenco dei siti di importanza comunitaria (S.I.C.), rendendonecessaria la completa revisione del progetto e il rinnovo di tutto il suo iter approvativo.Gli studi pluridisciplinari (flora e vegetazione, flora briofitica, entomofauna ed erpetofauna,pedologia, ecologia degli habitat e microhabitat e deflusso minimo vitale), effettuati nel 1998 enel 2001 con il contributo fondamentale di studiosi dell’Università di Cosenza, hannodimostrato la possibilità, a seguito della realizzazione dell’invaso della diga, dellaconservazione di lembi significativi di tutte le unità ecosistemiche di pregio presenti nellapiana, tra cui relitti glaciali di torbiere di tipo alpino. Sono in corso all’Università di Siena studipaleo-palinologici sulle carote estratte nella piana. Gli interventi di ingegneria naturalisticarealizzati nel 2001 e 2002, che si propongono come procedure-tipo di nuova concezione per laminimizzazione degli impatti ambientali connessi alla realizzazione di dighe in montagna,hanno consentito l’adempimento alle prescrizioni del Ministero dell’Ambiente e della Tuteladel TerritorioProvincia / LocalitàVV, CZ / Piana della LacinaAltitudine slm990 m circaLineamenti vegetazionaliAree umide di pregio rarissime con cariceti a Carex rostrata, Carex stellulata, Carex vesicaria,Carex fusca, formazioni a Menyanthes trifoliata uniche in Calabria, torbiere a Sphagnumsubnitens e Sphagnum fallax, popolamenti arborei ad Alnus glutinosaCaratteristiche della digaDiga in calcestruzzo alta 50 m e lunga 180 m; capacità utile di invaso di 30 milioni mq.Obiettivo dell’interventoSalvaguardia e conservazione delle unità ecosistemiche di elevatissimo valore naturalistico chesarebbero state sommerse dall’invaso della diga.Tipologie e dimensioni dell’interventoFormazione di 4 argini in terra a protezione degli habitat di pregio presenti ai marginidell’invaso (A1: L 30m, h 3,5 m; A: L 125 m, h 7,5 m; B: L 140 m, h 4 m; C: L 130 m, h 5 m)Trapianto di zolle di formazioni erbacee (370 mq di ecocelle) e di zolle di 200 arbusti autoctoni(Genista anglica e Cytisus scoparius ) sulle scarpate esterne degli arginiIdrosemina sugli argini (5000 mq)Trapianti, al di sopra del limite dell’invaso, di significativi lembi delle unità ecosistemiche dipregio che sarebbero state sommerse: torbiera a sfagni (65 mq), cariceti (25 mq), rizomi diMenyanthes trifoliata (16 mq) e 28 ceppaie di Alnus glutinosa, realizzando nel complesso unafascia di 90 m di lunghezza e 6 di larghezzaRealizzazione di 5 pozze per anfibi di 100 mq circa l’una per l’aumento della biodiversitàfaunisticaMezzi meccanici impiegati per i trapiantiScavatore cingolato Caterpillar 225 da 400 q.li, trattore gommato Fiat 480 50 CV,trattore Same Explorer 90 turbo 90 CV, rimorchi da 30 e 70 q.li di caricoPeriodo dei lavoriNovembre 2001- febbraio 2002 per i trapianti; ottobre 2002 per gli arginiOsservazioniI trapianti dei lembi di torbiera a sfagni, dei cariceti, dei rizomi di Menyanthes trifoliata edegli 28 ontani sono riusciti. Analogamente il trapianto di 370 mq di ecocelle erbose e di circa200 arbusti di Genista anglica e Cytisus scoparius sugli argini. L’idrosemina dovrà essereripetuta per le sfavorevoli condizioni dell’estate 2003.

Foto 1: Realizzazione di laghetto per la biodiversità faunistica (novembre 2002) - Foto P. CorneliniFoto 2: Argine in terra per la protezione di habitat di pregio destinati alla sommersione (novembre 2002) Foto Notaro

Foto 3: Rinaturalizzazione del paramento di un argine con trapianti di zolle ed ecocelle (giugno 2002) Foto P. CorneliniFoto 4: Trapianto di ecocelle di cariceti rari (novembre 2001) - Foto P. Cornelini

Foto 5: Attecchimento delle ecocelle di Menyanthes trifoliata trapiantate (giugno 2002) - Foto P.CorneliniRio inferno (FR)Specificità dell’interventoLa sistemazione idraulica del Rio Inferno rappresenta uno dei primi casi del Lazio dovel’ingegnere idraulico è stato affiancato dall’esperto di ingegneria naturalistica nellasistemazione dei tratti mediano e inferiore di un corso d’acqua mediterraneoGli interventi di rinaturazione e di ingegneria naturalistica sono stati definiti nei vari tratti aseguito delle indagini vegetazionali, della valutazione dello stato della qualità ambientaledell'alveo e dell'analisi delle caratteristiche idrauliche con l'obiettivo, oltre che di sistemazioneidraulica, dell’aumento della biodiversità del territorio attraversato dall’alveo e delmiglioramento della rete ecologica esistente.Provincia/ Comune/ LocalitàFR / Cassino / Rio InfernoAltitudine slm / Inclinazione longitudinale alveo/ Q progetto50 m / 1,5-1,8% / 70 mc/secLineamenti vegetazionaliColtivi prevalenti con lembi residui di macchia mediterranea, di lecceta e di querceti aprevalenza di caducifoglie.Obiettivo dell’interventoConsolidamento delle sponde a protezione della viabilitàRisagomatura e ampliamento della sezione per il ripristino della funzionalità idraulicadell’alveoRinaturalizzazione del corso d’acqua, aumento della biodiversità e miglioramento delle retiecologicheTipologie e dimensioni dell’interventoNel tratto superiore:allargamento e meandrizzazione dell’alveo esistente e rivestimento con pietrame del fondo(L100 m)soglie in massi (L 50 m)massi rinverditi con talee ( 250 mc)palificata viva a parete doppia h 1 m (L 70 m)Nel tratto inferiore:massi rinverditi con talee (600 mc)palificata viva a parete doppia h 2 m (L 46 m)fascinate vive spondali (L 800 m)piantagione di filari arborei idrofili (L 500 m)

manutenzione dell’alveo con l’eliminazione della vegetazione sinantropica e risagomaturarealizzata secondo il DPR 14 aprile 1993 (L 1000 m)Materiali morti impiegatiTronchi di pino calabrese D 35-40 cm; picchetti acciaio a.m. D 14 mm; massi D 0,6-0,8 m.Specie vegetali impiegateTalee di Salix alba, Salix eleagn

settore strade cave discariche e coste della Regione Lazio Sauli G., Cornelini P. Preti F. 2006 - Manuale di Ingegneria naturalistica applicata alle sistemazioni di versante della Regione Lazio . www.minambiente.it Cornelini, 2002 - Criteri e tecniche per la

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