AA. VV. COME ACQUA GRIGIA SULLE PIETRE

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AA. VV.COME ACQUA GRIGIA SULLE PIETREI Quaderni di Érato

AA.VV.COME ACQUA GRIGIA SULLE PIETRECollana "I Quaderni di Érato"Copyright 2015 La Presenza di ÉratoI diritti sulle singole opereappartengono ai rispettivi Autori.Nessuna parte del libro può essere riprodottao trasmessa per alcuno scopo senza il permesso scrittodella Redazione di Érato.In copertina: fotografia di Massimiliano Malerba, senza titolo.Per informazioni e contatti: erato2.0@libero.it2

PREFAZIONEdi Michele RossittiUna culla materna ma rischiosa è l’acqua. I suoi sussurri a onda si fanno nicchia nelporto sensuale e intriso di pericoli naturali e artificiali: l’anima. Inevitabile è il parto diversi intensi. Tiepida bora sul luccichio delle risacche pesa i frutti delle emozioni elascia scivolare via dalle dimore individuali verso quei mari che lambiscono lacarne. L’inconsistenza sia inodore sia insapore è l’incomparabile domanda della carneseppur precaria e a cui la risposta, la meta di chi s’imbarca, tributa onori per sfidare lamorte virilmente e assimilarla. Ecco i viaggi della speranza, molte genti cheperseverano a superare la gloria degli eroi classici con maggiore onnipotenza contro lapaura spettrale del Mediterraneo fino a prevalere sul cimitero liquido, aggrappati manistrette alla palma vittoriosa del martirio subacqueo. Ne L’Uomo e il Mare Baudelaireattesta che gli abissi oceanici si svelano occulti, simili all’imperscrutabile mente umanane rifrangono la profonda amarezza della pulsazione insieme alla sua segretaparsimonia. Davvero il fluido minacciato dall’inquinamento e sprecato in Occidente sifa coralità, ha uno scopo e una voce nelle singole percezioni. L’acqua che leviga elucida le pietre dell’anima d’infiniti riflessi diamantini e calcarei scandisce nuoviaccordi di musiche per le ore del sentire. Scrosci spumeggianti di passati e presenti mapure di silenzi e pause misteriose si assottigliano scuri per infiltrare i poeti e la loroparafrasi recondita. L’acqua, elemento base del metabolismo, permette lo svolgersidelle funzioni organiche nelle parole. Appendici di un Si bemolle scalpellante,modellano testi per riverberarvi i massi delle esperienze, onde caratteriali in costanteascesa di bonacce inquiete e avvii del dolore che frastornano echi di conchiglia. Postele premesse, la dinamica dell’acqua si guadagna ora il complesso disgusto ora il suosuperamento con slanci e purezze ma attingervi, assemblarsi nelle plaghe da cui si èemarginati verso l’ideale integrità malgrado struggenti tensioni, è impossibile.L’ossessionante seguito di coincidenze fra sé medesimo e l’immagine fanno capire aNarciso l’errore ma non per questo guarisce dalla maniacalità. Il riscontro che l’amoreè privo di speranza lo estenua ischemico al declino quando un malore fatale lo coglieprecoce mentre si fissa ostinato. La ricerca dell’oblio e della disperata condizione cheripaghi è il mutuo a fondo perduto per trovarvi risorto lo specchio, cronaca ed eposassieme per legittimare una scienza piena al di là di sensibili apparenze che ladeformano al di qua in codifiche arbitrarie. L’acqua non è solo il tappeto dellasconfitta o il posto infido della perdizione, piuttosto beneficia le pupille assennate. Lacaparbia deferenza all’inconfutabile introduce l’ingenua superstizione che lo sguardolirico frantuma e disperde: l’incanto davanti alla magia naturale lo sorprende e rendeconsapevole che allo specchio diviene inutile la figura umana. Se esce dal suo campoprosegue nel riprodurre pavimenti, ombre murali, il viso franato al suolo sull’aspettoferiale delle miserie irrisolte. Chinarsi è ripercorrere la tensione che cancella il valoredelle circostanze, l’occasione riabilita la parabola acquorea delle vite, il simbolo nonricorda affatto, si solidifica partenza sacra ciclicamente chiusa all’arrivo degli ultimirespiri equiparati a più stadi prenatali.3

.POESIE4

SE ASPETTANDO ASSOTTIGLIEREMO IL FIATOSe aspettando assottiglieremo il fiatose lavando le pupille in bianca spumavamperemo per l'orrendo candoresecchezza di rena velata dall'ondase la risacca annoderà le gambeintrise di sale e grinzite di vecchiezzase fondando le caviglie in melma freddasaremo radici d'inadempienzasaremo i ciechi stessi sulle rivefinché le dita diventino lische.Il mare semina corpie germoglia stelle.Giovanni Asmundo5

DOVE L’ACQUA SI FERMACapitadi viaggiare per marevedere le balenescendere stelleche si sciolgono d’acquaquando il vento risaledal fondo fino agli occhidonne al largo.Capitadi orientarsi di odoriche vengono da dove si ritornaforse senza una storiao una bottigliadentro un biglietto implicitocome da meche remo con le manidove l’acqua si fermaper spingerla fino a casa tuadove abitavosenza sapere se ti trovo ancorao mi vedrai.Giovanni Baldaccini6

NOSTALGIAIl mare mi crebbein desolato obliofanciulla senz’altra compagniache i sassi ruvidi del porto.E presi forma altrovelichene indifferenteche a pietra o legnoattacca la sua vita.Ora mi torna in menteil grido vespertinodi chi sbarca alla rivacol suo pesce.Come si fa lontanolo sciabordare dell’ondache frange la scogliera.E come in quest’assenzam’accostano fantasmiche cerco di scacciare.Il mare mi crebbema mi morì altra terra.Anna Maria Bonfiglio7

L’INNOCENZA DELL’ACQUA E ALTRI INNOCENTIUna sfilata di calzini bianchistesi per camminare senza i piedisi palleggiava da ragazzibucando il tempo nei tallonie sulla rena porte innalzatetra le chiglie morteoggi si muore a piedi nudi- vengono da lontano - i figli al pettopagano il dazio a tutte le bandierein terraferma non li asciuga mail’onda ferrosal’ultima bolla di respiro ai pesciapprodanocorpi di vivi che sembrano morti- i morti veri li trasporta il mare ed è lo stesso azzurro che c’inebrianoi che giochiamo ancora le paroleche sappiamo di zattere dipinte e melopeea sviolinarci un plenilunio e un baciomentre chi sa di sale e di mareeCristina Bove8

NARCISOLo scintilliodi un occhioed è uno specchio;il baglioredi un visodi riflessoe la ricercadi te stesso:in quale tempoo luogoti sei, e perché, perso.Il baluginiodi un amore:lo coglied è dolore,misto di consunzione;affranto, allunghiil tuo ditoesanguee l'immaginesi infrange.Un tuffoverso il vuotoed il ricordoè già passato.Solo, muoricol rimpiantodell'enigmadi quel voltoe del suo pianto.Alessandra Carnovale9

BARCAIOLASiedi sull'altra riva e getti l'amo.Io traghetto.Nella scalmiera bisbigliano remoe cadenza.Lei, la tua mobile sostanza, smessele vesti torbide, mi accoglie.Quando riprende il volo la speranza,cocciutamente sai che non è fuga.Anna Maria Curci10

FENICEmesto il languore dell'anima.fin nelle viscere, che sono di mare.è grigio dentro, come un abbandono.da sempre, il mestiere più duro.di nuovo sgorgare.ricominciare.Carla de Falco11

PRENDERE IL LARGOPrendere il largo è ritornare a un dovenel quando smemorato del ricordodal mare amniotico al respiro primolo sbarco è conoscersi dai piedia passi nudi su sabbie differentiNulla da dichiarare – nasco adesso –solo una goccia dentro l’ombelico.Maria Grazia Di Biagio12

NEL GOLFO DI HYDRAOnde azzurre m’attraggono, mi chiamanonel loro grembo fremente di forzavitale, di vigore per le membradi chi non teme il mare.Sono tra loro, m’abbandono al motoondoso che mi culla e mi travolgequasi per giuoco: è il grande mio amoreverso il pélago d’indacoda sempre amico, padre, confidentedei segreti ed affanni che tormentanoil mio animo fragile.Nel suo abbraccio m’annullo, mi trasformoquasi marina creatura io fossiper la divina equorea metamorfosi.Nell’acqua fresca scivolo, sirenache non s’attende l’insidiosa morte.Lontano dalle aguzze rocce nuotod’Hydra leggiadra tra le belle isoledel Sarònico Golfo, nell’Egeod’eterni miti padre, tra le gemmeeisole in cerchio o sparse nell’azzurrodi bianca spuma adorno sugli scogli.Mi chiamano le rocce. Quasi temonoil mio vagare beata tra l’ondesempre più alte e violente nel vento.Mi chiamano insistenti, ma il fragoredel mare che, infuriato, più s’abbattecontro l’ignara scogliera impotente,cela la loro voce che s’accoraper la mia vita fragile e precariatra i marosi danzanti con il vento.Danza dall’irresistibile fascino,fosse anche l’ultima della mia vita.Giorgina Busca Gernetti13

IN QUEL PROFUMO BLUIn quel profumo bluche aleggia nei dintornisi abbrevia l'orizzontedi una fucina densache non riserva nullanemmeno agli imbarazzidi sospirose nottiper scelte non concluse.Eppure non prevalgono,mentre ci si avvicina,ansie o qualche rimpianto.Si resta nell'attesache giunga tempestivauna definizione.Gianfranco Isetta14

NOTTELAGOIl mostro rosolava nel limbosoccorso da flebili bellezzenel gran lago delle favole,spurgato dei sonaglipaludato in verdesognava le nostre vene.Dirci paghi dell’ondala prima domenica di voli altisettembre infeltriva con graziae l’uva netta sospinta agli scuricercava un altro giornodi bevanda.Antonella Jacoli15

D'ACQUA E D'INVERNOGorgo grigio del mare incommensurabile.Tra i flutti di febbraio all'imbrunireil traghetto spezza onde ricolme:una macchia appare e poi scompare dal fondoliquido.Nebbia e pioggia al largo di Capo d'Orlando.Noi passeggeri ci sfioriamo impauritisi sa che i marinai chiamavanoi gruppi di nuvole a ponente bastimenti carricchima nessuno lo dice. Solo un vecchio parla:"Naviga col temporale il vascello fantasma di Carontel'apparizione arcaica che solca queste acque"ma Caronte si chiama pure il nostro traghetto.Ed ecco nella bufera tre fanali. Tutti gridiamo:"Una nave! Una nave ci viene addosso!"uno strano chiarore ci affiancanel silenzio agghiaccianteun bastimento non termina mai di passare.Il capitano è sul ponte e i passeggeri tanticon cappelli alti e sigari accesisporti lungo le bordate. Occhi gialli di algheci fissano da sempre.La gente di qua si fa il segno della crocee tutto spare tra i flutti di febbraio all'imbrunirenello stesso latrato del mare dei mortimare grigio incommensurabile.Letizia Leone16

UNTITLEDla geografia della parolain una pozzad’acquarimanda segni naturalicome il volto che si rispecchiae le impronte sul terrenoche domandanosilenziosotto un cielo nuovoginocchia a terrail corpo arboreoinvoca radiciper capellise il cerchio delle spalleè un mondo possibilema bisogna scavarea fondocon dita bambinenel suoloper trovare l’acquadi un’altra linguae poi suturarei labbri delle feriteaperteper quanto nell’anacroniadel gestoaspettando rispostenei planisferi delle chiocciolecosì a bocca apertacome pesci affamatiin attesaSimonetta Longo17

IL PESCEMentre nuoto nelle acque dello Joniomolte volte mi chiedo qual èla mia funzione in questo mondo.Andare libero per i fondali mariniè un'ebbrezza spaventosamente bellama so che qualcunoprima o poi arriveràcon fiocina e reti.Non conosco soluzioni, non capiscoperché i miei fratelligridano corrono rumorosamente.Dante Maffia18

GALILEOMi porto tra l'ombre castagne respiro e movimento, in modo da Poter Guardarenegli occhi del cielo riflesso la sinuosa figura, la somma dei momenti in un lentoscorrere Tra Partenza e Arrivo. L'eterno respiro del cielo mischia le carte di sé,va dove Resta e parla come in vettura non contassero Chilometri e Velocità.Parla del sangue Che scorre Nelle tempie, del ventre gonfio dei frutti, Dell'Amiconulla che in celeste s'acconcia finché sole non ci separi; di tutte quelle coseChe si Dicono al Riparo, Dietro Gli occhiali appariscenti del maestro di vita CheSulla Rolls si divertiva come un bimbo, della SUA e delle Altre morti come fosserole nostre case palafitte, e dell'amore Che bagna il Suo Nome e Quello dei Vicini,uno più bello dell'altro si direbbe se Guardando la musica il Mondo invertissela rotta per il pensiero improvviso di non Voler morire, non Ancora; lo StessoChe Gli sussurra l'allievo in silenzio, cinguettando: se tutto va dove Restae se l'universo me Compreso volesse andarsene, sparire da qui, comenon Essere mai nati da sorgente, ma eternamente vagare come fiumedi particelle, come pura vista e solitudine dell'insieme, Che ne sarebbedelle anatre, dei fiori e del Consorzio delle Acque Potabili? E poi, se tuttoscorre e se siamo fiume . quell'Eppur si muove non s'era detto ancheper le stelle del firmamento?Lucio Mayoor Tosi19

BAMBINO DEL FIUMESpecchio d’acqua che rifletti i pensieri:ieri è sorgente lontana.Una rana gracida al cielo e scompare;la corrente è sovrana impietosa,trascina ogni cosa con sé e non perdona:sempre risuona la sentenza di Eraclito.Bambino del fiume, in un vorticevivi il tuo tempo e ogni giornoè più grande il tuo corpo da uomo;si espande come un fiume alla foce:croce umana è il cambiamento,continuo tormento che insegue,la vita prosegue e non è un mare.Un oceanoimmenso incute timore,ma il fiume è rumore e poi oblio:sempre amaro è un addio.Bambino del fiume, nel tuo vorticesei giunto alla fine del viaggio;sei ostaggio del tempo e del giorno,non esiste il ritorno alla sorgente.Il mare infinito sembra scomparso:era un sogno l’orizzonte ed ora è apparsoil suo limite angusto.Più forte è il richiamo alla morte,alle rapide ingorde,questa notte sarà priva di stelle:il tuo fiume prosciuga la pelle.Mariano Menna20

ACQUA BRUNAAcqua bruna che colinei silenziosi solchi della terradisprezzata e segretasignora della vitaCosì la verità che nasce goccialentamente si aggrega e si nascondema poi diviene audacedalle pietre zampillae la ritrovi fiumeGuido Mura21

PILA D’ACQUADietro la porta oserò poggiartiparte di me, un'unghia, un capello,o, se preferisci, la perdizionedel nostro tempo, dentro un ciocco.Vedi, è troppo il mare, la sua grandezzafa male, bisogna ridurre.Il detrito è un corpo stabile,nessun colpo potrà dividerlo.Vieni, osiamo farci falda,resa armonica oltre la porta.Muoviamoci in quella pila d'acqua.Luciano Nota22

NARCISOMi specchio nel lago,m’allungo. Di cielouno spicchio s’allenta.L’azzurro sussurraaltro azzurro. Di sognisi spacca lo stagno.E muto sembianzanon visto. Nei cerchidel lago mi cerco.Giovanna Olivari23

ORE MARINEMi tiro addosso il maree me ne avvolgocompletamentecome una copertadi silenzio.Ne faccio il mio regale vestimento.Godo della molle resistenzadell’acqua, nel flusso intermittenteche mi porta, in un gioco eternodi spingere e respingerela vita.Cieli sovrapposti di riflessi.Eco di guizzi. Ribollio di luci.È un labirinto-tempio che trafiggein tuffo lancinantele emozioni. È la vigiliapermanente di una festache non arriva mai.Pare esserci ancora, nell’ariail profumo della notteappena scorsa. Fiorisconole stelle evanescentinella placenta bianca del giornoche le inghiotte:e il mare è sempre qua.Ecco l’onda coi capelli di spumaanguichiomata, fresca, fragorosacavalla biancocrine di viluppie il dorso trasformabile animato:sgroppa bagliori di lucee poi nitrisce, frana e si disfà.Ora è la gran luce a mezzogiorno.Il cielo mescolato all’orizzontesbocca velature, esala nubi,e l’acqua s’ingarbuglia e si scolorapresa da improvvisa agitazione.Bellezza triste, e feroce, e innocentesmalto del suo blu oltrememoria24

blu del blu profondo senza doveregno di sublime identità.Qual è la storia?Il dolce movimento di splendore!Milioni di specchi riflettono il soleimperioso: campo piumato di cotonetra pennacchi d’oro e soffi scuri.Ogni cresta d’onda lo catturaper portarlo alla terrae unirlo al vivere universo.Leggero, il soffio, sulle acquedel tempo che ritornae non è uguale, maila linea divisoria all’orizzonteaperto al suo misteroin alto mare. C’è una voce muta,proprio tra i due lati del confinedove si baciano i bordi:dice senza posa “tu sarai”.Ma si fa tardi.Scintilla deserto e durobronzo incenerito,e quella nave, laggiùtaglia e sorprende la suasacra solitudine paternacome violando un rito.Mi accende di febbre cosmicami trascina dietro i gorghi dei suoi abissie poi mi risolleva nella luce,entro lo spessore del suo buio.Non sono più nessuno in mezzo a Lui:perdermi per ritrovarmi nuovo,appena nato, dal battesimonel cristallo amarodel dolore.Mare, regno del dio vivente.Eternità liquefatta in ore.Marco Onofrio25

ALTRA ACQUA INCONCEPIBILEL’acqua tracima nei sogni di pietra,dalle caverne del nulla apre abissidi tenebre e risplende nella tetrarisonanza dei flutti dove vissiin disparte la festa del naufragionel sole di mattini quieti e scissi,altra acqua inconcepibile randagiomi fece del pensiero fino all’artedella parola, mio unico suffragio,che mutò e fuse altrove ogni mia parte.Dagli occhi di Talete,con un lampo archetipico,nel cuore delle rocce fuoco e setefurono accesi nel reale, atipicovariar delle sorgenti,nei ghiacci astrali incatenò i torrentipoi sciolse nei vaporilo splendore degli ori.Ma il misterioso seme della vitanaufragato in te, con te s’infinita?Paolo Ottaviani26

MI SONO FERMATOMi sono fermato sull'argineed era l'estremo confine.Stagione della vita è sempre inverno,la linfa un gelo perenne.Solo si attende nel tempoil momento di calarsinel fiume che scorre silente.Dalla sponda, con più sollievorannicchio al pettole gambe e la gelida acquanon mi bagna le punte.Qui, sento sanguescorrere ancora caldo nelle venecosì mi alzo e vado, bruciante nella neveperché si può finire anche in primavera.Marco Piliero27

I MIEI PENSIERIDilagano come l’acqua di fiume al mare,e come l’acqua che corre si disperdonoin mille altri oceani di pensieri; e il maremi appare un confuso cielo di rivolie torrenti, nembi, naufragi e venti. Dal maremi ritornano, carichi d’onde e di marosi,ma non sono più gli stessi, i miei pensieri.Giovanni Pistoia28

MADRE ACQUAHo unito le mani a coppaper stringere pioggiacome pensiero tornato.Ha semi di sabbia con sée odora del sudore del desertoe del vento che soffia impuritàper lievitare perlenel seno delle nuvole.Mi ricordo di scene già viste.Gocce di pioggia unirsiin rivoli di fango dentro tombiniintasati di foglie di città.E fiumi ingrossati che scendono a mare.Già, il mare Non restituisce, piovendo,solo l’acqua dei fiumi,ma anche le grida dei fluttie voci strozzate che urlano aiuto.Era nostro quel mare.Ora è culla di morti.Lorenzo Poggi29

CANTI DEL DISAPPARIRENon ho voceSe non ascoltiE taciBianche di schiumaLe onde si rifrangonoE io in evaporare dispersaMi trattengoCanto del disapparireNon ho voltoSe il sembiante dissoltoCancelliGonfi d’acqua e piantoCorpi in emersioneE io spuma di mare le membraLambiscoSudario di speranzeNon c’è requieSe le grida tra i fluttiNon sentiIn deserti roventiEsili di arsureIl nostro fatale errareIn acque trasmigratoCanti del disapparireCristina Polli30

SCENOGRAFIE DELLA PIOGGIAIl cielo sfoggia l’antica novitàdelle nuvole, assembra un umbratilefondale. Ecco sboccia.Stropiccia certi pigri versanti,alcune chiuse parentesi,una scenografia della pioggia,diffusa metafora,una dischiusa sorgentedi assaggi, di apertimessaggi, una primaveradi verbi, di sillabe fresche.Goccia di pioggia in quale mistero ?non ti offendi se poggiosul tuo segreto il mio vibrantepunto di domanda.Paolo Polvani31

SOLITUDINI D’ACQUA DOLCE.Di certe solitudiniriconosci l’acqua dolcequella che si alza in nebbiae che ti porta giù.Chi mi regala una fotografia del mareper scrivere dirittosulla riga dell’orizzonteancora.Romeo Raja32

CATABASINon scendere in premura la scommessa dei giornirapido troppo o lampo d’onda! Meno cannibalela mia palpebra t’accolga e rifocillii barconi che attorno le rimuginano a cerchi,fin che brillano nel tuo varco adolescentenon li succhi prima lei altera e maestosa!Per te rimano su crude acquericciuti Icari d’ebano,son gli Dei venuti dal mare al festival mondanoe tu scordi l’arco trionfale del mitico sanguemiracoloso! Io sono ematoma di Europa che giostrasul toro di una sua sosia ma gli somigliain male senza capirlo- approssimatone so il travaglio: succursale delegatoforse l’unico congiunto superstiteche subentra a piede salvagente asciutto, orboa quanto guarda, muto e sordoda me ho occupato il posticino, unitoa quella sosia dal rumore che scinde, il pogrom pelagico:ciò mi lega a voi miei Penati,le salme, l’Eldorado: mentito clonevi sperpero in sella alla poltrona, scafista d’ore.Sgangheri onda sempre più giùi m

Nell’acqua fresca scivolo, sirena che non s’attende l’insidiosa morte. . e tutto spare tra i flutti di febbraio all'imbrunire nello stesso latrato del mare dei morti . le nostre case palafitte, e dell'amore Che bagna il Suo Nome e Quello dei Vicini,

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