Primo Levi GIORNATA DELLA MEMORIA

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Istituto Comprensivo Primo Levi29 gennaio 2015GIORNATA DELLA MEMORIAScuola SecondariaIncontro con Carla Di Veroli, nipote di Settimia Spizzichino,l’unica donna sopravvissutaal rastrellamento del ghetto di Roma del 16 ottobre 1943.Chi è Carla Di Veroli?Carla Di Veroli è la nipote di Settimia Spizzichino, ebrea italiana deportata durante la Shoah, eunica donna sopravvissuta tra i deportati romani del 16 ottobre 1943.Appena arrivata nel campo di Auschwitz-Birkenau viene separata dalla madre, dalla sorella Adae dalla nipotina, le quali furono mandate alle camere a gas.Settimia e Giuditta furono scelte per svolgere alcuni lavori pesanti, tra cui spostare e trasportatepietre.Carla racconta che, quando Settimia finì all’ospedale, fu sfruttata per esperimenti e venne poiportata al campo di concentramento di Bergen Belsen, dove si nascose in un mucchio di cadaveriper sfuggire alla morte.L’incontro con Carla ha suscitato in me diverse emozioni che non saprei spiegare a parole: è unapersona molto socievole, e tiene molto alla zia e alla storia della Shoah, perché vuole far sapere,come è giusto che sia, ciò che sua zia e tantissimi altri ebrei hanno dovuto sopportare e affrontare.Carla ha realizzato un film, Nata due volte, a quattro anni dalla morte di Settimia. in questo film sivede Settimia che parla di ciò che ha subito, e a volte delle immagini nascondono il divano vuoto:l’intervista è stata fatta con una videocamera centrata su un punto fisso del divano, dove sitrovava Settimia, e quest’ultima, nei momenti più delicati e toccanti, si sposta per non farsiriprendere, lasciando, appunto, il divano vuoto.Camilla Imbastari (III B)

29 gennaio 2015Istituto Comprensivo Primo LeviIl 29 gennaio venuta a farci visita la nipote diSettimiaSpizzichino,l’unicadonnasopravvissuta al rastrellamento del ghetto diRoma del 16 ottobre 1943.Settimia si ripeteva sempre «Io devosopravvivere perché il mondo deve sapere».Tante volte invocava Dio, ma in quelladesolazione non riusciva a scorgerlo.Il mese precedente una donna di nome Celeste,considerata esaltata, chiacchierona, fanatica epovera, avvertì gli ebrei del ghetto che sarebberoarrivati tedeschi con una lista di 200 capifamigliaebrei da portar via con tutte le famiglie. Gli ebreinon le credettero e quindi non si allarmarono. Ilgiorno seguente vennero i tedeschi e chieseroloro 50 chili ‘oro da consegnare entro le ore 11:00del successivo martedì 28. in caso diinadempienza, razzia e deportazione inGermania di 200 ebrei. Alcuni “ariani” aiutaronogli ebrei a trovare questi 50 chili d’oro, e alla finegli ebrei raccolsero 10 cartoni con 5 chili d’orociascuno.Una sera Settimia era nella camerata, i portonierano stati chiusi e le lei non poteva più uscire.Da fuori si sentivano rumori di spari.Nonostante ciò i tedeschi li deportarono, il 16ottobre successivo. Fra gli ebrei deportati adAuschwitz ci fu anche Settimia Spizzichino.Arrivata al campo di concentramento, Settimia fuspogliata dei suoi vestiti, fu rasata, perquisita, egli fu tatuato un numero sul braccio.Da quel momento in poi, Settimia smise di essereuna persona e diventò un numero. Lavoravadalla mattina alla sera nel campo, dove c’era unaseparazione tra uomini e donne.Ad Auschwitz i prigionieri venivano messi in filamentre un soldato tedesco pronunciava unasequenza di numeri in un determinato ordine. Ilnumero pronunciato, ovvero la persona a cuicorrispondeva, veniva mandato alle camere a gase poi, una volta morto il prigioniero, bruciato neiforni crematori.Settimia aveva imparato quell’ordine, e tutte levolte che si trovava nel punto corrispondente aquel numero si spostava, e al suo posto venivamandato via un altro prigioniero, e per questoSettimia si sentiva in colpa.Inoltre, Settimia subì degli esperimenti medici.Un giorno la portarono in una stanza in cuic’erano un letto, un lavandino e un bagno.Settimia venne lavata e le diedero una camicia danotte. Non capiva cosa le stesse succedendo,pensava che fosse arrivata la sua fine. Il giornoseguente capì che l’avevano portata lì per subiredegli esperimenti. Sperimentarono su di lei il tifoe la scabbia.2La mattina seguente, quando uscì fuori dallacamerata, vide un ammasso di cadaveri, sarannostati centinaia.Quando la guerra stava per finire, Settimia fucostretta, con gli altri prigionieri, a lasciare ilcampo e a intraprendere una marcia forzatadiretta verso un altro campo. Durante la marciamorirono in molti.Alla fine gli ebrei furono liberati dalle forzealleate, e grazie alle testimonianze deisopravvissuti, il mondo venne a sapere quantoera successo nei campi di concentramento.Le nostre considerazioniKeshia: Dopo aver ascoltato l’intervista diSettimia Spizzichino, che è stata moltocoinvolgente, costruttiva, commovente e densa diriflessioni, i sentimenti che ho provato sono statilo sgomento nei confronti dei tedeschi e latristezza per chi si è trovato a subire grandissimeatrocità.La mia considerazione finale è che nessun uomo,di qualsiasi etnia, colore e religione ha il diritto dilimitare la libertà di un altro essere umano, tantopiù se pensiamo che Hitler ha fatto tutto questonei confronti degli ebrei solo perché li reputavauna “razza inferiore”, quindi destinata a esseresottomessa, al contrario dei tedeschi, da luiritenuti una razza dominate.E concludo dicendo che io, personalmente, hovarcato quel cancello su cui è incisa la scritta“Arbeit macht frei” (“Il lavoro rende liberi”), edentrando si percepisce li dolore e la disperazionedi quelle persone costrette a vivere una vitapiena di angoscia, per cui molti morivano.Per riuscire a sopravvivere bisognava esseremolto forti e astuti, ma soprattutto era necessariotrovare un compagno con cui condividere questimomenti terribili e con lui trovare la forza diresistere.

Istituto Comprensivo Primo Levi29 gennaio 2015Martina: Il racconto dello sterminio degli ebrei èstato molto toccante e ha suscitato in medispiacere, malessere e molte altre sensazioni chenon riesco a descrivere.Molte persone a scuola, guardando quel film eascoltando le parole di Carla, hanno potutosapere quanto l’uomo può essere crudele neiconfronti dei suoi simili.Vedere queste fonti di testimonianza, partecipareal Giorno della Memoria, ci aiuta a NONDIMENTICARE le ingiustizie e le violenze chesono successe durante la Seconda GuerraMondiale.Io penso che non bisogna discriminare,“rinchiudere” e sottomettere una minoranza cheprofessa una fede diversa dalla nostra.Piuttosto dobbiamo conoscere le differenze. Nonesistono “razze inferiori” o “razze superiori”,perché ogni persona è speciale nella sua unicità.Perché ciò che è diverso può essere una risorsa,un’opportunità per arricchire la nostra cultura lanostra anima. Mi auguro che questa esperienzaterribile permetta all’umanità di non ripetere maipiù lo stesso errore.Noi ringraziamo di cuore Carla di Veroli per lasua preziosa testimonianza.Martina Anastasi e Keshia D’Agostino (III B)Il giorno 29 gennaio, presso il nostro istituto comprensivo “Primo Levi”, le classi terze hanno avutol'onore di poter incontrare la signora Carla Di Veroli, nipote di Settimia Spizzichino, l’unica donnasopravvissuta alla deportazione degli ebrei del ghetto di Roma.L’ospite ha iniziato parlandoci di sua zia, puntualizzando che lei non aveva mai raccontato a nessuno iterrificanti momenti vissuti.La signora Di Veroli ci ha poi parlato dell’intervista rilasciata da Settimia, che è poi diventata ildocumentario Nata due volte.Abbiamo potuto vedere l'intervista, in cui la signora Spizzichino appariva come una donna semplice.Nell'intervista la donna parla dal giorno in cui le SS, guidate dal sergente Kappler, entrarono nelghetto di Roma il giorno 16 ottobbre del 1943 e rastrellarono 1259 persone di cui solo 15 farannoritorno, tra cui lei, unica donna. Durante il suo racconto la signora ha parlato della sua vita e della suafamiglia, tra cui la madre e le sorelle, e la vita del campo con le difficoltà e le nuove personeconosciute.Dopo l'intervista Carla Di Veroli ci ha ricordato che la Shoah non deve essere ricordata solo per unperiodo preciso dell'anno, ma deve essere ricordata sempre.Sara Passeri (III B)3

Istituto Comprensivo Primo Levi29 gennaio 2015Il giorno 29 Gennaio, le classi terze si sono ritrovate nell’aula magna per l’incontro con Carla Di Veroli,nipote di Settimia Spizzichino, unica donna romana rastrellata il 16 ottobre 1943 ad esseresopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz-berkinau.Settimia, prima di morire il 3 Luglio del 2000, rilasciò un’intervista per un documentario riguardo lasua vita dal titolo Nata 2 Volte.Dopo un’introduzione abbiamo assistito alla proiezione di questo documentario dove la voce diSettimia era accompagnata da alcune immagini e filmati che Carla, insieme ai suoi collaboratori,avevano ricercato nei musei.Alla fine del documentario, durato 60 minuti, abbiamo parlato dell’importanza di ricordare la Shoahnon solo durante il giorno della memoria ma durante tutto l’anno.Vincenzo Rodi - Damiano Pulito - Alessio Loreti - Diego Draghetti (III B)4

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Ad Auschwitz i prigionieri venivano messi in fila mentre un soldato tedesco pronunciava una sequenza di numeri in un determinato ordine. Il numero pronunciato, ovvero la persona a cui corrispondeva, veniva mandato alle camere a gas e poi, una

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