Cristianesimo E Democrazia. Spunti Di Riflessione A .

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Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia«San Giovanni Evangelista»PalermoCristianesimo e democrazia.Spunti di riflessione a partire dal Vaticano IIElaborato per il Corso speciale: «Persona e comunione: istanze personalistiche nei documenticonciliari»presentato dallo studente Rocco Gumina n. matr. LE 2011 01al prof. Calogero CaltagironeAnno Accademico 2012/13Palermo

- IntroduzioneIl tema specifico del mio elaborato realizzato per il corso speciale condotto dal prof. CalogeroCaltagirone nell’anno accademico 2012/13 presso la Facoltà Teologica di Sicilia «San Giovanni Evangelista» daltitolo Persona e comunione: istanze personalistiche nei documenti conciliari, è il seguente: «Cristianesimo edemocrazia. Spunti di riflessione a partire dal Vaticano II». La mia ricerca ha l’intenzione di presentare, contutti i limiti di un lavoro di natura seminariale, le linee emergenti circa il tema trattato dalle quali possonoessere mossi altri spunti e vie di indagine. Gli autori di riferimento, , sono. I punti delle mia riflessione sul temasono tre:1) Cristianesimo e democrazia in J. Maritain: nella prima parte dell’elaborato s’intende presentare lariflessione di J. Maritain sulla relazione tra Cristianesimo e democrazia così come emerge in duesuoi importanti scritti: Cristianesimo e democrazia del 1943 e L’uomo e lo Stato del 1951. Leacquisizioni di questa sezione del lavoro saranno necessarie per rileggere il tema studiato allaluce della Costituzione italiana del 1948 e di Gaudium et spes del 1965;2) Cristianesimo e democrazia tra Costituzione italiana e Gaudium et spes: nella seconda sezione delnostro elaborato, si desidera far emergere dai primi 54 articoli della Costituzione italiana del 1948e dal IV capitolo della Costituzione pastorale Gauudium et spes del Vaticano II, le istanze e ledinamiche presenti circa la relazione tra cristianesimo e democrazia. I due documentiapparentemente distanti per vari motivi, presentano delle interconnessioni molto forti cheprocedono verso il riconoscimento dell’impegno della Chiesa e dello Stato in vista del benecomune pur restando su piani operativi e ideali diversi;3) Spunti di riflessione conclusivi su Cristianesimo e democrazia in relazione al contesto socio–politico attuale: nella parte conclusiva si propone di realizzare una sintesi sistematico –complessiva di quanto affiorato nelle prime due parti dell’elaborato, in vista di mettere inrelazioni gli spunti salienti e tutt’ora validi circa il rapporto tra cristianesimo e democrazia conl’attualità politico – sociale che vede i cattolici ancora impegnati in un contesto di grandeframmentazione e incertezza sul futuro.2

- 1 Cristianesimo e democrazia in J. MaritainNella prima parte dell’elaborato s’intende presentare la riflessione di J. Maritain sulla relazione traCristianesimo e democrazia così come emerge in due suoi importanti scritti: Cristianesimo e democrazia del1943 e L’uomo e lo Stato del 1951. Le acquisizioni di questa sezione del lavoro saranno necessarie per rileggereil tema studiato alla luce della Costituzione italiana del 1948 e di Gaudium et spes del 1965.Per Maritain la creazione di un mondo nuovo non sarà operata dalla guerra, ma dalla volontà dispendere energie morali e intellettuali verso la riforma, le quali devono svilupparsi nella coscienza collettiva efra i responsabili. In tale contesto la speranza non è solamente ottimismo a buon mercato, ma un’armaspirituale e dinamica per la trasformazione. Lo spirito di rivendicazione dei singoli popoli deve lasciare lospazio a una nuova forma di libertà e democrazia, ispirata cristianamente, che possa far giungere ad unatotale pacificazione della comunità sovranazionale. Nella metà degli anni ’40, per Maritain si assiste allaliquefazione della modernità, ma bisogna saper cogliere quello che essa porterà. La risposta dipende nondalla guerra, bensì dalle trasformazioni sociali e politiche necessarie affinché una civiltà possa sopravvivere.La tragedia delle democrazie moderne, per il filosofo francese, consiste nel fatto che esse non sono ancorariuscite a realizzare quello per cui sono state fondate, in quanto non hanno superato la possibilità dellosfruttamento dell’uomo da parte di un altro uomo. Per Maritain, la causa principale risulta essere il fatto chele moderni democrazie hanno rinnegato il Vangelo e il cristianesimo, in nome della libertà umana. Infatti, lacalamità vera del XX secolo, preparata già nei decenni precedenti, fu la scissione tra principio democratico eprincipio cristiano. Bisogna adesso passare da una democrazia borghese ed elitaria, ad una integralmenteumana che abbia una forte linfa evangelica. Il problema dell’Europa è quello di ritrovare la forza vivificantedell’evangelo nell’esistenza temporale. L’amore fraterno e la dignità spirituale di ogni persona è l’anima dellademocrazia, la quale oggi viene definita in molti modi spesso privi di sostanza. Bisogna precisare che ilcristianesimo e la fede cristiana non potrebbero mai essere vassalli di nessun sistema politico neppure dellademocrazia. Ciò deriva dalla distinzione fondamentale tra le cose che sono di Dio e quelle che sono di Cesare.La fede cristiana, infatti, non obbliga i propri fedeli ad essere democratici, ma la democrazia deriva dalcristianesimo come manifestazione temporale dell’ispirazione evangelica. Il cristianesimo, così, vivifica ancheoscuramente la storia umana la quale deve in Europa prepararsi ad un rinnovamento nello spirito pergiungere ad una democrazia integrale1.Per Maritain è necessario che le energie del Vangelo passino alla vita terrena per insegnare l’unità delgenere umano, l’uguaglianza naturale di tutti gli uomini, la dignità inalienabile della persona, del lavoro, deipoveri. Questi, dunque, devono essere i pensieri che il messaggio cristiano è chiamato ad alimentare per lamoderna democrazia. Così grazie all’ispirazione evangelica la coscienza profana può riconoscere la dignitàdella persona umana. Da qui deriva che l’idea di una casta, di una classe, di una razza dominatrice per la1Cfr. J. Maritain, Cristianesimo e democrazia, Vita e Pensiero, Milano 1977, pp. 3 – 34.3

comunità degli uomini, deve fare spazio a una comunità di uomini liberi uguali nei diritti e nella fatica. Per ilfilosofo francese, l’ispirazione evangelica ha permesso alla coscienza profana di comprendere che tutte lecose che sono di Cesare devono essere comunque sottoposte alla giustizia di Dio. Nell’ambito della vitatemporale la ripercussione di tale messaggio stimola l’uomo a riscattarsi dalla miseria, dalla schiavitù, dallosfruttamento da parte di altri uomini, poiché la libertà è conforme alla nostra natura. Il compito della politicaè quello di rendere migliore la vita comune con la ricerca della giustizia che è la declinazione giuridica dellacarità. Essendo la fratellanza l’elemento fondamentale per l’impegno politico, l’essenza della democrazia èevangelica. Ora bisogna fare attenzione ad un dato: non basta ad una popolazione la condivisione della fedecristiana per giudicare le cose politiche, poiché la politica riguarda gli interessi del mondo. Ma l’istintoevangelico è fondamentale per il giudizio su ogni esperienza politica. Il progredire della democrazia, perMaritain, è legato alla spiritualizzazione dell’esistenza profana. In questo modo la ricerca della felicità èlegata misteriosamente al sacrificio di se stessi come condizione per il raggiungimento del fine. In tale conodi luce, l’opera politica è per eccellenza opera di civiltà e cultura nelle quali i princìpi possono adattarsi ad unaforma costituzionale. Pertanto è venuto il tempo di far appello alle riserve morali e spirituali delle comunitàper avviare la vera ricostruzione da attuare nella forma di una radicale trasformazione del regime economicoe sociale attualmente vigente2.Secondo Maritain gli uomini divisi da opposte concezioni teoriche possono trovare un accordopratico sull’enunciazione dei diritti umani. Gli uomini oggi hanno acquisito una conoscenza più completa,rispetto al passato, di alcune verità riguardanti la loro vita comune. Ora la questione dei diritti dell’uomomette in gioco tutto il sistema di certezze morali e/o metafisiche (o antimetafisiche) alle quali ciascunoaderisce. Nell’ambito pratico un accordo pare più facile da raggiungere. Per quanto concerne i diritti umani,ciò che maggiormente importa ad un filosofo è la questione dei loro fondamenti razionali. Il fondamentofilosofico dei diritti dell’uomo è la legge naturale. Essa è interiore all’essere e precede qualsiasi formulazione,ma viene concepita secondo il modello di un codice scritto applicabile. Con Leibniz e Kant, i diritti dellapersona umana devono trovare il loro fondamento nell’affermazione che l’uomo non è sottoposto anessun’altra legge se non a quella pervenuta dalla propria libertà. Questa filosofia, per Maritain, non hastabilito nessun solido fondamento per i diritti della persona poiché ha condotto gli uomini a ritenerli come inse stessi divini. Il concetto autentico di legge naturale è greco e cristiano. L’uomo ha dei fini per proprianatura e costituzione. Questo implica che ogni persona ha una propria legge naturale come essenza. L’uomoobbedisce o meno ad essa con libertà e con il richiamo ad una propria dimensione morale. La legge naturaleè una legge non scritta e la conoscenza che ne ha l’uomo si sviluppa con la sua coscienza morale. La legge el’esperienza di questa sono perciò due cose separate. La legge naturale e la coscienza morale sono daintendere dinamicamente, poiché esse in tutta la storia e sino alla fine di essa avranno uno sviluppo con ilprogredire dell’esperienza. Ora le legge naturale secondo Maritain, non è legge se non partecipa della legge2Cfr. Ibidem, pp. 35 – 87.4

eterna divina e la legge comune si ricollega a questo principio, invece il diritto positivo è contingente. Nellastoria, però, non ci sono nuovi diritti, ma un’estensione del principio primo legato alla legge naturale3.Via via che la comunità civile andò distinguendosi dal regno spirituale della Chiesa, la stessa società sitrovò fondata sulla base e sulla ricerca di un bene comune che rientra nell’ordine temporale. In questo nuovocontesto la sola ragione si è mostrata impotente ad assicurare l’unità spirituale dell’umanità. Un corpopolitico personalista riconoscerebbe che uomini appartenenti alle credenze e alle famiglie religiose piùdiverse possano collaborare al compito comune della prosperità purché si aderisca tutti ai principifondamentali di libertà. Infatti, una democrazia autentica implica un accordo radicale degli spiriti e dellevolontà circa le basi della vita comune. Una democrazia autentica non può imporre ai suoi cittadini o esigereda loro, come condizione della loro appartenenza alla città, un credo religioso. Avviene così che uominiindirizzati in prospettive metafisiche o religiose del tutto diverse, in virtù di una somiglianza analogica fra ivalori pratici coltivati, s’incontrino nella società per la ricerca del bene comune. L’importante per il corpopolitico è che il senso democratico sia mantenuto vivo fra tutti i cittadini. Una carta comune deve riguardare iseguenti punti: diritti e libertà della persona umana; diritti e libertà politiche; diritti e libertà sociali; governodel popolo per il popolo; esclusione del ricorso alla violenza; sostegno all’azione volta alla tolleranza fra lediversità culturali e religiose; ricerca personale e collettiva del bene comune. Pertanto ciò che preoccupa loStato è solo il comune consenso sulla carta dei diritti e doveri condivisa da tutti. L’educazione è chiaramenteil mezzo primario per mantenere il comune convincimento nella carta democratica. Essa dipende in primoluogo dalla famiglia che genera nuovi cittadini non solo biologicamente, ma anche spiritualmente eculturalmente. La scuola e lo Stato in questo non hanno che una funzione ausiliare a sostegno della famiglia,ma mai a sostituzione. In un regime democratico l’autorità dei governanti deriva da quel dirittoall’autogoverno che è inerente al popolo e che ad esso rimane. Il potere, infatti, viene esercitato da uomininei quali l’autorità entro certi limiti viene esercitata e periodicamente risiede attraverso la designazione delpopolo. La comunità con la designazione dei suoi rappresentanti non perde il possesso dell’autorità, néquello della propria autonomia. Così i rappresentanti del popolo possiedono l’autorità in maniera vicaria,come se fossero in un certo grado un’immagine del popolo intero. Nel contesto democratico, a volte,necessitano delle minoranze profetiche d’urto, le quali soprattutto in periodi di crisi richiamino ad un radicalerinnovamento della società. Infatti, talvolta il popolo va risvegliato su dinamiche legate alla propria identità eresponsabilità. In tale contesto il ricorso all’attività illegale di resistenza si presenta solo come un’eccezioneconcepita contro un sistema tirannico di oppressione dei diritti umani4.Circa la relazione tra la Chiesa e lo Stato, a parere di Maritain per il cristiano vi è un ordinesovrannaturale previsto da Dio che trascende la dinamica terrena della ricerca del bene comune. Il corpopolitico in tal senso ha una subordinazione poiché ha come fine una dignità minore rispetto allo spirituale.Infatti, per il filosofo d’oltralpe bisogna partire dall’affermare il primato dello spirituale. La Chiesa deve avere34Cfr. J. Maritain, L’uomo e lo Stato, Marietti, Genova 2003, pp. 75 – 106.Cfr. Ibidem, pp. 107 – 144.5

riconosciuta, in quanto associazione di uomini, la propria libertà d’azione e organizzazione senzainterferenze da parte del corpo politico. La Chiesa è al di sopra di ogni corpo politico e sviluppa le proprievirtù con la distinzione da esso. Questo lo deduciamo dal fatto che il Regno di Dio è spirituale e possiede unasuperiorità intrinseca sul corpo politico e sullo Stato. Così la piena libertà della Chiesa è un’esigenza che vienedalla propria natura e finalità, ma che è riconosciuta dal corpo politico il quale è chiamato a garantire libertà ediversità. Ora, l’unità di religione non è una condizione pre – richiesta per l’unità politica. Infatti uomini cheprofessano credenze religiose o non religiose le più diverse sono chiamati a partecipare e lavorare allo stessobene comune politico o temporale. Il vero segno di superiorità della Chiesa è la potenza morale con cui essainfluenza, penetra e vivifica, come un lievito spirituale, l’esistenza temporale e le energie interne della natura,in vista di portarle a un livello più alto e più perfetto nel loro ordine particolare. In questo, il corpo politico è lapersona con la quale la Chiesa deve proseguire il dialogo. Una società politica evangelicamente cristianaavrebbe una sua propria moralità sociale e politica, una sua concezione della giustizia e dell’amicizia civica,del bene comune temporale, del progresso umano e della civiltà, vitalmente radicate nella coscienzacristiana. Altresì, la forma specifica dell’aiuto reciproco tra il corpo politico e la Chiesa è quella della mutuacooperazione, e non dei vantaggi, che potrebbero essere tratti da un’esclusiva interpretazione temporale epolitica della relazione. L’uomo se aderisce alla Chiesa, è membro di questa società sovratemporale ed anchedel corpo politico e si troverebbe tagliato in due se fra le due società non ci fossero dinamiche dicooperazione nella distinzione5.Comprendiamo dalla tesi avanzate da Maritain, come il suo pensiero sia stato come una bussola per isuccessivi lavori realizzati dal Vaticano II circa il rapporto Chiesa e Stato, i quali sono stati espressispecialmente nel IV capitolo della Costituzione pastorale Gaudium et spes. Tale documento conciliare prendein considerazione l’umanità per intero chiamata nelle sua varie forme e dinamiche alla ricerca del benecomune. In tale contesto i rapporti tra la Chiesa e lo Stato sono di primaria importanza per intendere lereciproche dimensioni e finalità si queste due società, le quali sono chiamate a collaborare per la ricerca delbene comune pur restando su piani diversi.Possiamo mettere a confronto alcune prospettive di Gaudium et spes con le tesi di Maritain:entrambe interpretano il cristianesimo come umanesimo cristiano; ambedue rifiutano l’interpretazione delcristianesimo come soprannaturalismo ed escatologismo, ma anche la riduzione naturalistica e secolaristica;in Maritain il rapporto cristiano – mondo e Chiesa – mondo, è legato allo schema dei rapporti trasoprannaturale e naturale. Ciò può portare ad una dimensione dualistica, anche se l’istanza dell’incarnazionein lui è molto presente e forte. Gaudium et spes, infatti, tende a superare gli aspetti dualistici; la prospettivamaritaniana del personalismo comunitario si ritrova anche nel testo della Costituzione pastorale anche sequesta prescinde dal presentarla come terza via rispetto al liberalismo e al socialismo; l’umanesimo integraledi Maritain ha un impianto marcatamente neotomista con un rifiuto polemico di tutte le principali espressioni5Cfr. Ibidem, pp. 145 – 185.6

del pensiero moderno (Cartesio, Rousseau, Kant, Marx). La prospettiva di Gaudium et spes apparemaggiormente dialogica; l’ottica del testo conciliare pare più aggiornata e complessa rispetta a quella diMaritain, in quanto considera la teologia delle realtà terrestri e la svolta antropologica della teologia.L’interpretazione del cristianesimo come umanesimo integrale costituisce anche nell’epoca post conciliareuna delle prospettive più valide. Essa implica l’impegno per lo sviluppo di tutto l’uomo come unità nelladimensione spazio – temporale e in quella escatologico –soprannaturale, per evitare anzitutto l’accusa dialienazione dal presente6.- 2 Cristianesimo e democrazia tra Costituzione italiana e Gaudium et spes6Cfr. D. Bonifazi, L’umanesimo integrale in J. Maritain e nella “Gaudium et spes”, in Aa. Vv., Il pensiero politico diJacques Maritain (a cura di G. Galeazzi), Editrice Massimo, Milano 1978, pp. 131 – 144.7

Nella seconda sezione del nostro elaborato, si desidera far emergere dai primi 54 articoli dellaCostituzione italiana del 1948 e dal IV capitolo della Costituzione pastorale Gauudium et spes del Vaticano II, leistanze e le dinamiche presenti circa la relazione tra cristianesimo e democrazia. I due documentiapparentemente distanti per vari motivi, presentano delle interconnessioni molto forti che procedono versoil riconoscimento dell’impegno della Chiesa e dello Stato in vista del bene comune pur restando su pianioperativi e ideali diversi.Nei principi fondamentali della carta costituzionale dello Stato italiano si afferma che la Repubblicagarantisce i diritti inviolabili dell’uomo. Tutti i cittadini hanno uguale dignità sociale e sono pari dinanzi allalegge senza distinzione etnica, religiosa, culturale o sessuale. Si dichiara che è compito del corpo politicogarantire l’uguaglianza dei cittadini e lo sviluppo della piena personalità degli stessi. Ogni cittadino ha dirittodi scelta nel realizzare se stesso nella prospettiva lavorativa, affettiva e sociale. Si precisa poi che lo Stato e laChiesa cattolica sono ciascuno secondo il proprio ordine e grado sovrani e indipendenti, ma tutte leconfessioni religiose e le altre Chiese sono allo stesso modo libere di organizzarsi secondo i propri statuti.Nella parte dedicata ai diritti e ai doveri dei cittadini si esplicita quanto affermato nei principi fondamentali. Siprecisa che la libertà personale è inviolabile. Infatti, il cittadino può associarsi, professare il proprio culto,manifestare liberamente. La Repubblica italiana, inoltre, dichiara di riconoscere i diritti: alla famiglia, societànaturale fondata sul matrimonio; alla salute di ogni persona umana; all’istruzione. Nel Titolo III riguardante irapporti economici si afferma che lo Stato italiano tutela il lavoro per garantire un’esistenza libera e dignitosaa tutti i cittadini. In tale contesto la donna e l’uomo che lavorano sono posti sullo stesso piano, pertantohanno diritto alla prevenzione e all’assicurazione in casi

Cristianesimo e democrazia così come emerge in due suoi importanti scritti: Cristianesimo e democrazia del 1943 e L’uomo e lo Stato del 1951. Le acquisizioni di questa sezione del lavoro saranno necessarie per rileggere il tema st

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