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Quaderni della Biblioteca di San Giorgio in Poggiale, n. 1EXPO BOLOGNA 1888L’Esposizione Emiliana nei documenti delleCollezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bolognaa cura diBenedetta Basevi, Mirko NottoliBononia University Press

Quaderni della Biblioteca di San Giorgio in Poggiale, n.1Coordinamento generaleDaniele DonatiExpo Bologna 1888L’Esposizione Emiliana nei documenti delle Collezioni d’Arte e diStoria della Fondazione Cassa di Risparmio in BolognaBologna, San Giorgio in Poggiale(8 aprile-8 giugno 2015)Bononia University PressSOMMARIOVia Farini 37, 40124 Bolognatel. ( 39) 051 232 882 – fax ( 39) 051 221 019www.buponline.cominfo@buponline.com 2015 Bononia University PressISBN omMostra promossa daI diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzionee di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi imicrofilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.L’Editore si dichiara disponibile a regolare eventuali spettanze perl’utilizzo delle immagini contenute nel volume nei confronti degliaventi diritto.Mostra e catalogo a cura diBenedetta Basevi, Mirko NottoliImmagini: Bologna, Collezioni d’Arte e di Storia della FondazioneCarisboConservatore delle collezioniAngelo MazzaIn copertina: Veduta generale dell’Esposizione ai Giardini Margherita,litografia, da “Bologna e le sue Esposizioni. Pubblicazione straordinariadella Illustrazione Italiana”, Milano 1888Progetto grafico e impaginazione: Gianluca Bollina-DoppioClickArtStampa: MIG Moderna Industrie Grafiche, BolognaUfficio StampaAlessandra Lauria, Silvia QuiciSi ringrazianoArchivio di Stato di Bologna, Archivio Storico del Comune di Bologna,Maria Elena Barbieri, Lorena Cerasi, Collegio Artistico Venturoli,Mauro Franzoni, Roberto Martorelli, Alberto Rodella, DanielaSchiavinaPrima edizione: aprile 2015L’Esposizione Emiliana: modello di sviluppo futuro  5Benedetta BaseviL’Esposizione di Belle Arti  21Mirko NottoliBologna 1888: la grande impresa dell’Esposizione Internazionale di MusicaEmanuela Marcante, Daniele Tonini31Bibliografia essenziale42

L’Esposizione Emiliana: modello di sviluppo futuroBenedetta BaseviLe origini dell’EsposizioneI1. Pianta generale dell’Esposizione di Bologna del 1888, dal “Corriere illustrato della Esposizione di Bologna”l XIX secolo fu il secolo delle grandi esposizioni, chesvolsero un ruolo di fondamentale importanza per l’epoca, configurandosi come strumento di confronto trai diversi processi di industrializzazione, luogo di incontro,commercializzazione, divulgazione e rilancio cui nessunacittà poteva rinunciare per promuovere e stimolare il proprio sviluppo economico, politico e sociale. Il primo grandeevento internazionale si ebbe nel 1851, con l’inaugurazionedella Great Exibition of the Works of Industry of All Nationsospitata nel Crystal Palace di Londra, un’immensa serra inferro e vetro costruita, secondo le più avanguardistiche metodologie, da Joseph Paxton in Hyde Park. L’esposizionemetteva in mostra, all’insegna di quel gusto per l’eccezionalee per lo straordinario che caratterizzava le fiere, gli spettacolida baraccone e i freak show tanto in voga in quel periodo,tutti i simboli della nascente industria: ecco allora la più potente macchina a vapore mai costruita, il più grande pezzodi carbone mai estratto dalle miniere inglesi, la magia dell’elettricità, le macchine per l’estrazione mineraria, per la tessitura, per l’inscatolamento del cibo, fino alle riproduzioni in2. Anonimo, Inaugurazione del monumento equestre a Vittorio Emanuele II,12 giugno 1888, fotografia (Fondo Brighetti)scala ridotta di tutto quello che non poteva esser portato sulluogo: treni, navi, fari, canali, sistemi di chiuse. Di fronte alCrystal Palace venne costruito il Gastronomic Symposium ofAll Nations, che arrivò ad ospitare migliaia di visitatori pergustare cibi provenienti da tutto il mondo. L’evento, considerato a pieno titolo la prima vera Esposizione universale,

Benedetta Basevi3. P. Poppi, Monumento a Ugo Bassi, 8 agosto 1888, fotografia (Fondo Brighetti)richiamò in Gran Bretagna ben 165 mila visitatori. Moltealtre esposizioni mondiali fecero seguito a quella londinesecon cadenza regolare, tra queste, memorabili, rimasero quella di New York nel 1853, Londra nel 1862, Parigi nel 1855,nel 1867 e nel 1889, Barcellona nel 1888. In Italia le cittàche per prime intuirono l’importanza delle Esposizioni nazionali e internazionali furono Roma, nel 1874 e nel 1887,Milano nel 1881, e Torino nel 1870 e nel 1884.Consapevole di quanto avveniva nel resto d’Italia masoprattutto in Europa, e della necessità di uscire dal suo6L’Esposizione Emiliana: modello di sviluppo futuro4. C. Vighi, Gran schizzo alla Bobè dei giardini Margherita, 1888, disegno5. A. Casanova, Veduta generale dei lavori per l’Esposizione al Giardino Margherita, da “L’Esposizione illustrata delle Provincie dell’Emilia in Bologna1888”, litografia da fotografia del Lanzoni (Fondo Brighetti)provincialismo per affrontare la modernità ormai alle porte,Bologna non volle essere da meno. A partire dagli anni Settanta, il mondo politico e intellettuale cittadino si impegnòad uscire dall’angusto localismo con progetti di carattereeconomico e culturale tesi a schiudere la città al resto delmondo. Oltre ad alcuni importanti convegni di portata internazionale, come quello dedicato all’archeologia e all’antropologia preistorica del 1871 (corredato da un’importante esposizione), e quello alla geologia del 1881, la cittàospitò diverse edizioni dell’Esposizione Agraria Industriale,allestite nella villa legatizia di San Michele in Bosco (1852,1855, 1857) e nell’opificio Manservisi (1869) vicino allaMontagnola, senza dimenticare una significativa Esposizione di Floricoltura nel 1885. Fin dal 1875, un gruppo dinoti cittadini, guidati dal conte Enrico Gommi e dal marchese Camillo Pizzardi, aveva inoltre in animo un progettodi un’Esposizione Internazionale di Musica, da realizzarsinel 1878, che nonostante molteplici sforzi non era ancoradecollato. Tutti questi eventi contribuirono a stimolare unariflessione circa l’importanza e la necessità di promuovereuna serie di iniziative volte allo sviluppo della città, che tro-varono il giusto coronamento nel 1888, con l’organizzazione dell’Esposizione Emiliana.Per la tarda primavera di quell’anno, stagione propiziaalle esposizioni, l’Università di Bologna, sotto la guida delrettore Enrico Cappellini e dei principali rappresentantidella cultura bolognese del tempo, tra cui Giosue Carducci,il poeta Enrico Panzacchi e lo storico Corrado Ricci, aveva in programma le celebrazioni dell’VIII centenario dellanascita dello Studio bolognese (11-13 giugno). In concomitanza con l’evento era prevista anche l’inaugurazionedel monumento equestre a Vittorio Emanuele II, primo redell’Italia unita, realizzato da Giulio Monteverde e posto inPiazza Maggiore (fig. 2). In occasione del 40 anniversariodell’8 agosto, si sarebbe inoltre posto in via Indipendenza,davanti all’Arena del Sole, luogo da cui partì l’insurrezione popolare del 1848, il monumento a Ugo Bassi, martireper la libertà, opera in bronzo di Carlo Parmeggiani (fig.3). Con tali iniziative gli organizzatori si auguravano cheBologna divenisse: “la capitale intellettuale, la città santadell’educazione nazionale, la città della scuola e della libertà”1. Queste cerimonie, che avrebbero richiamato pubblico6. P. Poppi, Entrata principale dell’Esposizione Emiliana di Bologna, fotografia(Fondo Brighetti)da tutta Europa, costituivano l’occasione più che propiziadi promuovere l’Esposizione Agraria e Industriale delle Provincie Emiliane che, sebbene in tono minore, s’ispirava aquelle di carattere internazionale.Fu nel novembre del 1886, in casa di Cesare Sanguinetti, che si costituì il Comitato Promotore dell’Esposizione,divenuto Comitato Esecutivo il 23 gennaio del 1887, sottola presidenza dell’onorevole Giovanni Codronchi. Tale organo fu a sua volta articolato in sezioni, uffici e commissioni speciali con il compito di curare tutti gli aspetti organizzativi, logistici, finanziari della rassegna. Tra le primedelibere si decise la data in cui svolgere l’evento, irrevocabilmente fissato nel 1888, per non sovrapporsi all’Esposizione Universale di Parigi, organizzata per l’anno successivo.L’Esposizione bolognese, divisa in tre sezioni: EsposizioneEmiliana di Agricoltura e Industria, Mostra Internazionaledi Musica, ed Esposizione Nazionale di Belle Arti, vennequindi presentata come preziosa occasione per sollecitarei vari settori produttivi emiliani a prepararsi degnamentein vista della kermesse parigina. A completare il progettoespositivo sarebbero state allestite una serie di mostre dedi7

Benedetta Basevi87. P. Poppi, Veduta frontale della fontana di Diego Sarti e del Palazzo dellaMusica, fotografia (Fondo Brighetti)8. P. Poppi, Padiglione dell’Agricoltura, fotografia (Fondo Brighetti)cate al Risorgimento delle province dell’Emilia, al Club Alpino Italiano (nazionale) alla Beneficenza, alla Previdenza ealla Didattica (regionali).Posta sotto l’alto patronato di Sua Altezza Reale Vittorio Emanuele il Principe di Napoli, l’Esposizione di Bologna affidava a Giuseppe Verdi la presidenza d’onore dellaprima Mostra Internazionale e di Musica. Adeodato Malatesta, illustre pittore modenese, venne invece insignito dellapresidenza d’onore dell’Esposizione Nazionale di Belle Arti.Primo e più urgente compito del Comitato Promotore fuinnanzitutto la ricerca di fondi, che vennero recuperati fracontributi pubblici, istituti di credito, e attraverso una sottoscrizione in forma di Lotteria Nazionale. Altre entrate siebbero successivamente grazie alle concessioni degli eserciziposti nel recinto del passeggio Regina Margherita (café chantant, birrerie, ristoranti), dall’iscrizione degli espositori, dallavendita di opere d’arte, come pure dalla vendita di bigliettid’ingresso, guide, cataloghi, medaglie commemorative, fotografie e ricordi. Tra fondi pubblici e privati vennero raccoltiun milione e mezzo di lire.Tra le prime difficoltà incontrate dal Comitato vi fu lalocalizzazione dell’Esposizione. L’Università spinse perchél’evento si svolgesse vicino alla propria sede, suggerendoin particolar modo la zona dell’Orto Agrario, per la suavicinanza alla stazione e agli istituti che maggiormenteavrebbero contribuito all’Esposizione (Accademia di BelleArti, Teatro Comunale, Conservatorio, Università). I vertici universitari speravano in tal modo di poter riutilizzarein seguito i moderni padiglioni espositivi come laboratoriscientifici. Il Comitato individuò tuttavia come area idealeil “passeggio Regina Margherita”, sistemato tra il 1876 e il1879 per volere del sindaco Tacconi, dal torinese Ernesto diSambuy, già responsabile del Parco del Valentino di Torino(fig. 4).L’incarico dei lavori dell’Esposizione fu affidato all’architetto comunale Filippo Buriani (Bologna, 1847-1898),che nominò a sua volta come capo della direzione dei lavoriRoberto Brunetti e, come assistente al fabbricato della musica, Gaetano Brandoli, mentre a capo dei lavori di San Michele in Bosco pose Paolo Belvederi. L’apparato decorativoL’Esposizione Emiliana: modello di sviluppo futuro10. P. Poppi, Padiglione dell’Industria, fotografia (Fondo Brighetti)9. P. Poppi, Mostra della frutta e della canapa all’interno del Padiglionedell’Agricoltura, fotografia (Fondo Brighetti)e ornamentale di statue, fontane e quant’altro fu affidato adiversi artisti fra cui si ricordano Massimiliano Putti, DiegoSarti, Tullo Golfarelli, Silvio Gordini. Sede centrale dell’Esposizione fu dunque il passeggio Regina Margherita il cuiallestimento fu curato con meticolosa regia da Buriani, chevi costruì i bei padiglioni dell’Agricoltura, dell’Industria,della Musica oltre a numerosi altri di piccole dimensioni.Il Padiglione di Belle Arti fu allestito nella villa legatizia diSan Michele in Bosco, collegata al passeggio Regina Margherita da un tram a vapore e da una funicolare a doppiobinario, realizzata dall’impresa bergamasca dell’ingegnerFerretti (figg. 23-24). Il servizio di funicolare e di tramvia avapore, come raccontano i documenti depositati dal Comitato Promotore presso l’Archivio di Stato, furono impiantati a proprie spese dall’intraprendente ingegner Ferrettiche ottenne in cambio l’esclusiva di un ristorante posto nelpiazzale di San Michele in Bosco, oltre a una vasta campagna pubblicitaria a spese del Comune.La macchina organizzativa del ComitatoAdempiute tutte le formalità legate all’avvio delle attività,il 1 luglio 1887, il Comitato bandiva ufficialmente l’Esposizione. L’appalto per la costruzione dei principali padiglioni espositivi – architetture effimere per accogliere ivari comparti industriali, ma anche luoghi di svago e diintrattenimento come café restaurant, café chantant e chalet– venne vinto dall’impresa Zoboli di Modena. Le costruzioni furono per la maggior parte progettate dall’ingegnere Buriani eccetto lo chalet della ditta Buton-Rovinazzi,9

Benedetta BaseviL’Esposizione Emiliana: modello di sviluppo futurocerie e i sarti per la realizzazione delle divise degli impiegati,dei tendaggi e dei paramenti dei padiglioni. Nessuna realtàimprenditoriale poteva permettersi di mancare questa grande occasione.Le costruzioni e l’allestimento dei padiglioni1011. P. Poppi, Veduta interna del Padiglione dell’Industria, fotografia (FondoBrighetti)12. P. Poppi, Capanna del Club Alpino Italiano, fotografia (Fondo Brighetti)realizzato a proprie spese dalla Buton e affidato all’architetto Tito Azzolini, che ottenne la concessione per porlonello “spazio fra il laghetto e l’angolo sud ovest del nuovoviale d’accesso alla piazza della fontana”2. Diversi furono,fin da subito, i problemi legati alla provvisorietà e alla relativa deperibilità delle strutture fieristiche: in una letterainviata a Codronchi, datata cinque giorni dopo l’aperturaufficiale dell’Esposizione3, Wilczek, il gerente viennese delcafé chantant, scrisse a proposito del suo locale destinato alteatro del varietà: “la tettoia che copre l’intiero fabbricatoè guasta in vari punti. Essa produce dei getti d’acqua chedanneggiano continuativamente i panni dipinti del soffitto. Fino ad ora il teatro non è aperto, ma quando il pubblico comincerà a frequentarlo, cioè il 14 maggio la cosacauserà grandi critiche”.Non appena fu bandita l’Esposizione, decine di richiested’ammissione di aziende emiliane giunsero alla Commissione Tecnica; molte furono quelle che si fecero avanti per offrire i propri servizi in fase organizzativa e allestitiva, piuttosto che per esporre le proprie creazioni alla manifestazione,intuendo che le potenzialità di guadagno erano certamentemaggiori. Tra i fornitori più intraprendenti, la TipografiaF. Sauer & C., con sede in Palazzo Pepoli Vecchio, appenadotatasi di veloci e moderne macchine litografiche, si offrìdi realizzare tutte le pubblicazioni che si sarebbero fatte nelcorso dell’anno4, mentre Cesare Zanichelli propose di editare a proprie spese una guida che, se gradita al Comitato,avrebbe potuto diventare quella ufficiale dell’Esposizione5.Francesco Ratti (Milano, 1819-Bologna, 1895), professoredella prima scuola italiana di xilografia presso l’Accademiadi Belle Arti di Bologna, suggerì e ottenne di affidare tuttele illustrazioni dell’Esposizione ai suoi 26 allievi, già distintisi come incisori della parte artistica del “Giornale Illustrato dell’esposizione di Milano” edito dai Fratelli Treves6.Ma furono anche i singoli artigiani e gli artisti a presentareistanza per lavorare ai padiglioni fieristici. E poi a seguire,note gioiellerie, come la torinese Caravero, che si offrì dieseguire le medaglie dell’avvenimento, guardarobieri chefecero a gara per gestire il deposito di cappelli e ombrelli,come pure fecero i rivenditori di generi alimentari, le mer-L’ingresso principale della manifestazione (fig. 6) fu allestito di fronte a Porta Santo Stefano: due eleganti porte sorgevano ai lati di una barriera semicircolare ornata da quattrostatue che rappresentavano Pier Crescenzi, Francesco Francia, Evangelista Torricelli, e Gian Domenico Romagnosi.La commissione delle statue era stata assegnata, per voleredi Panzacchi, a Massimiliano Putti, professore dell’Accademia di Belle Arti, che avrebbe eseguito personalmente lastatua di Torricelli, affidando ai suoi allievi la realizzazionedelle altre: Pier Crescenzi a Federico Monti, Francia a Leopoldo Parducci, Romagnosi a Italo Campagnoli, e quelledell’Agricoltura e dell’Industria a Tullo Golfarelli. Il 21febbraio la commissione, capeggiata da Codronchi, dopoun sopralluogo nello studio di Putti, segnalava preoccupatail ritardo nei lavori, e, seppur astenendosi dal formulare unproprio giudizio, chiedeva a Panzacchi di recarsi sul luogoed esprimersi in proposito. Della visita resta un breve appunto steso da Panzacchi, che col suo consueto sintetico epreciso giudizio così si esprimeva: “I due bozzetti del Francia mancano d’insieme [ ] Il bozzetto del Romagnosi nonlascia sperare una buona statua. Buono il bozzetto piccolod’un braccio del Crescenzi [ ] l’altro antipatico. Ottimi idue bozzetti della industria e dell’agricoltura [ ]”.L’opera scultorea di maggior pregio fu senza dubbio lagrande fontana di fronte all’ingresso dei padiglioni principali(fig. 7), realizzata dallo scultore bolognese Diego Sarti, divenuto famoso a soli ventidue anni per i due colossali gruppi in13. Anonimo, Interno della Capanna del Club Alpino, da “L’Esposizione illustrata delle Provincie dell’Emilia in Bologna 1888”, litografia (Fondo Brighetti)gesso il Bacio africano e il Gladiatore e la Tigre, scolpiti nell’atrio di accesso all’Esposizione Nazionale di Milano del 1881.Anche la fontana dei giardini, sull’orlo della quale sorgevanoquattro giganteschi gruppi di animali, divenne oggetto di generale ammirazione, come rivela la creazione di un comitatospeciale che dalle pagine del periodico “L’Esposizione illustrata delle Provincie dell’Emilia in Bologna 1888” chiedevaa gran voce: “che contro opposti intendimenti manifestati, lamonumentale fontana del prof. Diego Sarti ideata e plasmata11

Benedetta Basevi1214. P. Poppi, Padigione della Croce Rossa Italiana, fotografia (Fondo Brighetti)15. P. Poppi, Chalet del Caffè Zemmi, fotografia (Fondo Brighetti)per l’Esposizione [ ] venga conservata come opera d’artedegnissima”. Smontata pezzo per pezzo, fu una delle pocherealizzazioni destinate a sopravvivere al disallestimento dellamanifestazione, quando venne trasportata e ricollocata neiGiardini della Montagnola, dove si trova tutt’ora.Dietro la fontana di Sarti si ergeva il Palazzo della Musica (figg. 36-38), un’architettura in muratura, realizzata daBuriani con linee sobrie e grandiose dal sapore neorinascimentale, in accordo coi dettami dell’eclettismo tipici dell’epoca. L’edificio, coronato ai lati da due gruppi scultoreirappresentanti la Musica Vocale e la Musica Strumentale,opera di Carlo Monari, era alto 22 metri, aveva una lunghezza di 60 metri, e vi si accedeva da una scalinata lunga36 metri. All’interno, coperto da una grande cupola in ferrocircolare, era il salone destinato ai concerti sinfonici, capacedi contenere oltre 2000 persone; una sala più piccola accanto ad esso era riservata alla musica da camera. Il salone eradecorato in uno stile “tra il fantastico e il gotico inglese” daSilvio Gordini (Bologna, 1849-1937), professore di Ornato all’Accademia di Belle Arti di Bologna. È probabile chenel progettare il Palazzo della Musica, articolato attornoalla grande sala da concerti circolare, Buriani abbia preso amodello alcuni dei più rinomati edifici destinati alla musica sorti in quegli anni nel resto d’Europa. L’idea della salacircolare appare infatti ricalcata sulla struttura della famosaGewandhaus di Lipsia, inaugurata nel 1884 e costituita dauna sala circolare capace di ospitare 1500 persone (distruttadurante la Seconda guerra mondiale); la facciata, formatada un ampio fronte centrale affiancato da due al

il poeta Enrico Panzacchi e lo storico Corrado Ricci, ave-va in programma le celebrazioni dell’VIII centenario della nascita dello Studio bolognese (11-13 giugno). In conco-mitanza con l’evento era prevista anche l’inaugurazion

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