GÉZA HOSSZU-LEGOCKY THE 5 DeViLs

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GÉZA HOSSZU-LEGOCKY&THE 5 DeViLsProgrammaCickom Paraphrase – arrangiamento di GezaliusPreludio da Partita di Bach - Firedance di Kalman Suha Balogh - Cickom Cickom di Jozsef niEnnio MorriconeGeza Bihari HosszuGregorias DinicuJohn WilliamsDjango ReinhardtIonica MinuneEnnio MorriconeW.A.MozartVittorio MontiGÉZA HOSSZU-LEGOCKYSANDOR JAROKAVOJTECH BOTOSZOLTAN GALYASSÁNDOR ÜRMÖSTAMAS KOKENYMelodyGypsy Rondo "Presto""Preludes"PassacagliaTziganeCaprices no.5 vs No.24Cinema ParadisoSouvenir from New YorkHora di Mars, arrangiamento di GezaliusRemembrance da Schindler’s ListMinor SwingHora Lui, arrangiamento di Sandor Urmos Sr.Once upon a time in AmericaMarcia Turca alla GezaliusCzardas, arrangiamento di Gezaliusviolinosecondo violinoviolapianofortecimbalomcontrabbassoARENA SHAKESPEARE, 10 SETTEMBRE 2020

GÉZA HOSSZU-LEGOCKY & THE 5 DeViLsGeza Hosszu Legocky, alias Gezalius, nato a Losanna nel 1985 da genitoriunghero-ucraini, è un violinista acclamato dal pubblico, dai musicisti edalla critica come prodigio della scena musicale. La sua capacità di trasferireil suo afflato inimitabile dalla musica classica ad altri generi (fra cui folk,gypsy, ebraica, jazz e anche pop) l’ha reso una figura unica.Invitato nel 2002 a prendere parte al primo Martha Argerich ProjectFestival, a Lugano in Svizzera, da quel momento ha regolarmente partecipatoai più prestigiosi festival. Nel 2003 Géza è stato ingaggiato per il concertodi chiusura della seconda edizione del Martha Argerich Project e inquell’occasione si è presentato per la prima volta come il fondatore e illeader dell’ensemble The 5 DeViLs. Il successo è stato immediato e laEMI Classics ha pubblicato un primo album. Da allora i 5 DeViLs sonostati trasmessi in tutto il mondo dai maggiori radio network.Nel 2005 sono stati invitati a partecipare a due concerti nel famosoTeatro Colon di Buenos Aires dove sono stati omaggiati della presenzadi ospiti d’onore come le pianiste Martha Argerich e Gabriela Montero.Subito dopo il successo di Buenos Aires, la televisione argentina ha invitatoi cinque ad esibirsi in uno show seguito da ben un milione e mezzo ditelespettatori. Il loro nuovo CD The Magic Bow è in procinto di esserepubblicato. The 5 DeViLs esprimono uno straordinario virtuosismo, unaeccellente spontaneità ed hanno una sorprendente abilità nel trasmetterela musica fino al cuore degli ascoltatori, suonando un repertorio che spaziadalle miniature di Paganini o Boulanger ai toni sfolgoranti della tradizionefolk ungherese, rumena e balcanica, al seducente swing di Django, ilchitarrista jazz nato da una famiglia di zingari.

RACCONTI DI UNA NOTTE D’ESTATESOGNO DI UNA NOTTE D’ESTATELA BISBETICA DOMATALuca NuceraNanni TormenMOLTO RUMORE PER NULLACIMBELINODavide GagliardiniMassimiliano SbarsiLA DODICESIMA NOTTEPERICLE, PRINCIPE DI TIROPaola De CrescenzoGigi Dall’AglioRE LEARI DUE GENTILUOMINI DI VERONALA COMMEDIA DEGLI ERRORILA TEMPESTACristina CattellaniRoberto AbbatiLaura CleriEmanuele VezzoliProduzioneFONDAZIONE TEATRO DUEin collaborazione conCHIOSTRO DI SAN CRISTOFORO 21, 22, 23 LUGLIO 2020

RACCONTI DI UNA NOTTE D’ESTATESo di una riva dove il timo è in fiore,primule e viole in tenero tremore,e folto caprifoglio a baldacchino,belle rose muschiate e irto spino.A volte, a notte, là dorme Titaniadai fior cullata con danzante nenia,là i serpi sveston lor pelli smaltateche son perfette vesti per le fate.William ShakespeareScambi di persona, folletti dispettosi, lotte per il potere, amori maledetti,naufragi: le storie del più grande drammaturgo di tutti i tempi, WilliamShakespeare, rivivranno distillati in racconti di mezz’ora.Attraverso la commistione fra i racconti e gli originali shakespeariani, gliattori uniranno i vari linguaggi in un’operazione affine al modus operandiproprio del teatro shakespeariano: le parole (siano esse versificate o inprosa) creano una lingua ibrida e complessa che può generare una verapartitura verbale lontana dalle rigide classificazioni contemporanee.Un’occasione per scoprire un angolo poco conosciuto della città e perlasciarsi trasportare da poesia e immaginazione con le più belle tragedie ecommedie del Bardo.

Luca Zingarettilegge LA SIRENAdal racconto Lighea di Giuseppe Tomasi di LampedusadrammaturgiaLUCA ZINGARETTImusiche composte daGERMANO MAZZOCCHETTIeseguite daFABIO CECCARELLIproduzioneZOCOTOCO srlARENA SHAKESPEARE, 12 , 13 SETTEMBRE 2020

LA SIRENANel tardo autunno del 1938 due uomini si incontrano in una Torino aentrambi estranea. Paolo Corbèra è nato a Palermo, giovane laureato inGiurisprudenza, lavora come redattore de “La Stampa”. Rosario LaCiura è nato ad Aci Castello, ha settantacinque anni, ed oltre ad esseresenatore, è il più illustre ellenista del tempo, autore di una stimata opera dialta erudizione e di viva poesia. I due sconosciuti si incontrano in un caffédi via Po e, a poco a poco, entrano in una garbata e cordiale confidenza.Tra riflessioni erudite, dialoghi sagaci, battute cinicamente ironiche,emerge un mondo costruito sulla passione e l’estasi. Alle iniziali avventuredel giovane con «sgualdrinelle ammalate e squallide» si sostituisce, inmodo tanto sinuoso quanto dirompente, l’amore del vecchio per unacreatura dal sorriso che esprime «bestiale gioia di esistere, una quasidivina letizia», dal «profumo mai sentito, un odore magico di mare», dallavoce che pare un canto.Nonostante Giuseppe Tomasi di Lampedusa sia noto soprattutto perIl Gattopardo non si può far a meno di annoverare tra i suoi capolavorianche quel piccolo gioiello che è Lighea. Colpiscono le raffinate sceltesemantiche, le scrupolose descrizioni di luoghi, personaggi, eventi, masoprattutto sensazioni. Dalle pagine del racconto ambientato nella freddaTorino emerge con vigore la calda Sicilia: l’odore della salsedine, il saporedei ricci di mare, «l’incanto di Castellammare, quando le stelle si specchiano nel mare che dorme».Di tutte queste sensazioni si arricchisce lo spettacolo La Sirena di cuiLuca Zingaretti non è solo interprete ma anche curatore della regia edell’adattamento drammaturgico. Accompagnato dalle musiche delMaestro Germano Mazzocchetti, trova spazio, in un percorso tra lacarnalità del Presente e la spiritualità dell’Antichità, la ricchezza dellapoesia della terra siciliana su cui sembra palpitare quella melensa eliquorosa stasi del vivere che connota gran parte dei paesaggi e degliuomini.

Massimo PopolizioLA CADUTA DI TROIAdal Libro II dell’Eneide di VirgiliointerpretazioneMASSIMO POPOLIZIOconSTEFANO SALETTI e BARBARA ERAMOARENA SHAKESPEARE, 19 SETTEMBRE 2020

LA CADUTA DI TROIAL'inganno del cavallo di legno con cui i Greci espugnano, dopo dieci annidi assedio, la città di Troia, apre il secondo libro dell'Eneide, consideratoun capolavoro assoluto per la sua struttura e per la sua forza tragica. Èl'inizio di un lungo cammino che permetterà fortuna altrove. Enea vive laviolenza della guerra, la fuga per mare, la ricerca di una nuova terra, lastessa disperazione di milioni di persone che oggi iniziano un lungoviaggio per la sopravvivenza.Ripercorrendo la tradizione orale dell’epos latino Massimo Popolizio,attore di scuola ronconiana tra gli interpreti più importanti del panoramateatrale (citiamo solo Gli ultimi giorni dell'umanità, Verso Peer Gynt,Lehman Trilogy) e cinematografico (fra gli altri, Il Divo e Romanzocriminale), si confronta con il Libro II dell’Eneide virgiliana. Le musicheper La Caduta di Troia realizzate da Stefano Saletti e Barbara Eramosono in parte composizioni originali in parte attingono alla tradizionemediterranea ed ebraico sefardita. Le lingue usate sono il ladino, l'aramaico, l'ebraico e il sabir, l’antica lingua del Mediterraneo. Saletti utilizzastrumenti particolari come l'oud, il bouzouki e il bodhran, che creano uncontrappunto sonoro con la voce limpida di Barbara Eramo, sempremossa tra melismi e scale di derivazione mediorientale. Il susseguirsi ditemi che sottolineano i passaggi più intensi del testo e paesaggi sonoriche fanno da bordone alla narrazione di Popolizio, portano lo spettatore aviaggiare nel tempo e nello spazio attraverso la parola e le suggestionisonore di timbri e sonorità antiche ed evocative.

VALERIO MAGRELLIvi parlerà di .QUATTRO POETI A PARMAdue incontri sul decadentismo franceseCharles Baudelaire e Stéphane Mallarmé22 SETTEMBRE 2020Paul Verlaine e Arthur Rimbaud23 SETTEMBRE 2020ARENA SHAKESPEARE

QUATTRO POETI A PARMAAperte da un ricordo di Attilio Bertolucci e dei suoi figli poeti (oltre cheregisti) Bernardo e Giuseppe, le serate Quattro poeti a Parma vedrannola partecipazione di Valerio Magrelli, come narratore-commentatore, edell’Ensemble Attori di Teatro Due, chiamati a leggere i testi in italiano etalvolta in lingua originale: tutti e quattro gli autori presentati sarannoinfatti francesi.Nel primo appuntamento si parlerà di Charles Baudelaire e StéphaneMallarmé, il primo e l’ultimo fra i poeti “maledetti” convocati, mentre ilsecondo sarà dedicato alla coppia “infernale” di Paul Verlaine e ArthurRimbaud. Un’occasione per conoscere la biografia, la poesia e la poeticadi alcuni fra i massimi scrittori dell’Ottocento.Valerio Magrelli (Roma, nel 1957) ha pubblicato sei libri di poesie(raccolti nel volume Le cavie, Einaudi 2018), il pamphlet in versiIl commissario Magrelli (Einaudi 2018), e un ciclo di quattro volumi inprosa (concluso con Geologia di un padre, Einaudi 2013).Professore ordinario di letteratura francese all’Università Roma Tre, hadiretto la serie trilingue “Scrittori tradotti da scrittori” (Einaudi, PremioNazionale per la Traduzione 1996). Nel 2002 l'Accademia Nazionaledei Lincei gli ha attribuito il Premio Feltrinelli per la poesia italiana.

SENZA CONFINI - EBREI E ZINGARIdi e con MONI OVADIAPAOLO ROCCAALBERT FLORIAN MIHAIMARIAN SERBANPETRE onoMAURO PAGIAROARENA SHAKESPEARE, 10 OTTOBRE 2020

SENZA CONFINI - EBREI E ZINGARIGli ebrei e il popolo degli “uomini” per secoli hanno condiviso lo stessodestino. Ebrei e “uomini” hanno per secoli incarnato per ragioni simili especifiche, la radicale “alterità” alle culture dominanti dell’Occidente cristiano.Gli ebrei per avere rifiutato la verità assoluta del Cristo che i poteri ecclesiasticivolevano imporre, gli “uomini” pur avendo accolto il Cristo non volevanoomologarsi ai modelli di vita e al conformismo dominante estraneo al lorospirito di libertà. I due popoli chiedevano solo di vivere secondo la loroidentità senza recare nocumento a nessuno. Non fu loro concesso se non inbrevi periodi ad arbitrio dei poteri espressione delle maggioranze.Perché? Il loro esempio poteva rivelarsi deflagrante per sistemi tirannici,verticisti sempre sotto il controllo di un potere autoreferenziale. I due popolifratelli a lungo hanno marciato fianco a fianco nella sorte, ma da quando ilPorrajmos-Shoah ha marcato il culmine della comune tragedia, il popolodegli “uomini” si è avviato verso un cammino di sofferenza solitaria. Gli ebreihanno cambiato la loro storia, hanno conquistato una terra, una nazione e illoro statuto di vittime del nazifascismo ha avuto pieno riconoscimento.Il popolo degli “uomini” invece molto spesso continua a subire il calvario delpregiudizio, dell’emarginazione. Il Porrajmos non è stato riconosciuto,grazie ad ignobili cavilli burocratici, il popolo degli “uomini” aspetta ancoragiustizia e rispetto. Noi ebrei, primi fra tutti, abbiamo il dovere di alzare lavoce contro la persecuzione di rom, di sinti e di ogni minoranza o alterità.Ebrei e Zingari è il nostro piccolo ma appassionato contributo alla battagliacontro ogni razzismo. Ebrei e Zingari è un recital di canti, musiche, storierom, sinti ed ebraiche che mettono in risonanza la comune vocazione dellegenti in esilio, una vocazione che proviene da tempi remoti e che in tempi piùvicini a noi si fa solitaria, si carica di un’assenza che sollecita un ritorno,un’adesione, una passione, una responsabilità urgenti, improcrastinabili.Senza confini è la nostra assunzione di responsabilità, la sua forma si iscrivenella musica e nel teatro civile, arti rappresentative e comunicative chepossono e devono scardinare conformismi, meschine ragionevolezze econvenienze nate dalla logica del privilegio per proclamare la non negoziabilitàdella libertà e della dignità di ogni singolo essere umano e di ogni gente.Moni Ovadia

MALOU AND DOMINIQUEUn film di Mark Sieczkarekregia, montaggio, costumiMARK SIECZKAREKdanzatoriMALOU AIRAUDODOMINIQUE MERCYriprese, production manager, film productionKAI FOBBEmusica, composizioni originaliCARLO CARCANOROBERTO GRAIFFassistenteWIGABRIEL SOTO ESCHEBACHproduzioneMOTIONARTFILMTEATRO DUE OTTOBRE 2020

MALOU AND DOMINIQUEDue danzatori esplorano lo spazio tra loro e il mondo. In maniera estrosa,viscerale, scherzosa, ricompongono il mosaico di un incontro umano.Il loro universo è uno spazio industriale, la loro vita è lontana da quella ditutti i giorni. Eppure, vestiti con strani costumi, raccontano la vita stessa:la confusione e la magia del rapporto tra due persone.Malou Airaudo e Dominique Mercy, protagonisti delle maggiori creazionidel Tanztheater Wuppertal, sono il cuore della coreografia cinematograficacreata da Mark Sieczkarek.Il danzatore e coreografo scozzese, che ha diretto, montato e disegnato icostumi di Malou and Dominique, ha fondato la Mark SieczkarekCompany nel 1998 e, negli ultimi anni, ha creato coreografie per la serie"Underground" del Tanztheater Wuppertal. Con una varietà di coreografiee numerosi progetti di danza in Africa, Sud America ed Europa, Sieczkarekè uno degli artisti di danza più produttivi e interessanti della sua generazione.

MAURIZIO BETTINIvi parlerà di .LA RETE DEL MITO.EDIPO, ELENA, ORESTE, ALCESTIQuattro incontri per guardare alla nostra culturaattraverso le maglie della mitologia classica.Edipo: la colpa4 NOVEMBRE 2020Elena: la bellezza5 NOVEMBRE 2020Oreste: il processo24 NOVEMBRE 2020Alcesti: la vita25 NOVEMBRE 2020TEATRO DUE

LA RETE DEL MITO.EDIPO, ELENA, ORESTE, ALCESTIAlla maniera di una vera e propria rete, nel corso dei secoli la mitologiaclassica ha intrecciato fra loro le maglie di innumerevoli racconti, lasciandociin eredità uno straordinario patrimonio narrativo. La rete dei miti è statacalata infinite volte nel mare della cultura e percorrendolo, strascicando sulsuo fondo, essa ha raccolto nomi, fatti, regole, atteggiamenti, modi di vedereil mondo, li ha trattenuti dentro di sé, dentro le meravigliose maglie delle suestorie. Per questo raccontare o ri-raccontare i miti classici significa contemporaneamente entrare, dalla porta principale, nella memoria della culturaantica: per guardare alla nostra con occhi mutati. Ognuno dei quattroincontri approfondirà un grande mito dell’antichità classica, che rappresentaun “tema” altrettanto grande. Al cuore pulsante dell’argomento trattato siintrecceranno però anche le sue sfumature curiose, inattese, sorprendenti,talora perfino comiche. A narrare il mito, mettendo a fuoco i nodi culturalifondamentali che esso solleva, sarà lo scrittore e filologo Maurizio Bettini,con la partecipazione dell’Ensemble Attori Teatro Due.Maurizio Bettini è docente, filologo e scrittore (Bressanone, 1947). InsegnaFilologia classica presso l’Università di Siena ed è direttore del centrointerdipartimentale di studi “Antropologia del mondo antico” che riunisceclassicisti, antropologi, storici, semiologi, cultori dell’arte e della letteratura,per uno studio delle culture antiche in una prospettiva ampia, non limitata aun singolo aspetto disciplinare. Coordinatore del dottorato “Il mondoclassico: antropologia e teoria della cultura”, tiene seminari presso la Universityof California (Berkeley) e l’École des Hautes Ètudes en Sciences Socialesdi Parigi. Curatore della collana Mythologica di Einaudi, Bettini è autoredi romanzi tra cui Le coccinelle di Redún, (Einaudi 2004, vincitore delPremio Mondello) e Con l’obbligo di Sanremo (Einaudi 2013), saggi trai quali ricordiamo C’era una volta il mito (2007), Alle porte dei sogni(2009), Vertere. Un'antropologia della traduzione nella culturaantica (2012, Premio Mondello Critica 2013), Elogio del politeismo(2014). Tra le sue pubblicazioni più recenti: Il mito di Arianna (con S.Romani), Dèi e uomini nella città. Antropologia, religione e culturanella Roma antica e Il grande racconto dei miti classici (2015) Homosum. Essere «umani» nel mondo antico (2019); Ridere degli dèi, riderecon gli dèi. L'umorismo teologico (con M. Raveri e F. Remotti, 2020)

Teatro dei GordiSULLA MORTE SENZA ESAGERAREdi e conGIOVANNI LONGHINANDREA PANIGATTISANDRO PIVOTTIMATTEO VITANZAscene, musiche, costumiILARIA ARIEMMEdisegno luciGIULIANO BOTTACINcura del suonoLUCA DE MARINISideazione e regiaRICCARDO PIPPAproduzioneTEATRO DEI GORDI e TEATRO FRANCO PARENTIcon il sostegno diRegione Lombardia e Fondazione Cariplo Progetto NextTEATRO DUE NOVEMBRE 2020

SULLA MORTE SENZA ESAGERARESulla soglia tra l’aldiqua e l’aldilà, dove le anime prendono definitivocongedo dai corpi, c’è la nostra Morte. I vivi la temono, la fuggono, lanegano, la cercano, la sfidano, la invocano. L’unica certezza è la morte, sidice. Ma quanti ritardi nel suo lavoro, quanti imprevisti, tentativi maldestri,colpi a vuoto e anime rispedite al mittente! E poi che ne sa la Morte, leiche è immortale, di cosa significhi morire? Maschere contemporanee dicartapesta ispirate ad Otto Dix e figure familiari raccontano, senzaparole, i loro ultimi istanti, le occasioni mancate, gli addii; raccontanostorie semplici con ironia, per parlare della morte, sempre senza esagerare.Omaggio alla poetessa polacca Wislawa Szymborska, Sulla mortesenza esagerare è un esempio di drammaturgia collettiva che, partendodagli insegnamenti della commedia dell’arte, diventa anche una sfida allinguaggio teatrale, alle possibilità evocative di una scena che non si avvaledell’ausilio della parola.Lo spettacolo, adatto a un pubblico di bambini dai 10 anni e per tutti, havinto il Premio Nazionale Giovani Realtà del Teatro 2015, il PremioGiuria Allievi Nico Pepe e il 1 Premio Scintille 2015.

Natacha Belova / Tita IacobelliTCHAÏKALiberamente ispirato a Il Gabbiano di Anton ChechovconTITA IACOBELLIregiaNATACHA BELOVA, TITA IACOBELLIscenografiaNATACHA BELOVAluciGABRIELA GONZÁLEZ, CHRISTIAN HALKINmusicaSIMÓN GONZÁLEZdalla canzone La pobre gaviota di Rafael HernándezIn consolleFRANCO PEÑALOZAProduzione Ifo AsblCon il sostegno di Financiamiento del Fondo Nacional parala Cultura y las Artes, Chili,la Fédération Wallonie Bruxelles-arts de la scène-service interdisciplinaireIn coproduzione conMars-Mons arts de la scène, Théâtre Des Martyrs à Bruxelles,Atelier Jean Vilar à Louvain-La-Neuve.TEATRO DUE, DICEMBRE 2020

TCHAÏKANel camerino di un teatro una vecchia attrice sul viale del tramonto sichiede cosa faccia lì. Una giovane donna le si avvicina e le ricorda laragione della sua presenza: interpretare il ruolo di Arkadina ne Il Gabbianodi Anton Cechov. Sarà il suo ultimo ruolo. La sua memoria se ne va maanche se non sa più chi è, e neanche il suo ruolo, ha intenzione di garantirela riuscita della rappresentazione. A questo punto, finzione e realtà siintrecciano. Lei cerca di seguire la trama della pièce nella quale si susseguonoi dialoghi con suo figlio e i continui abbandoni del suo amante Trigorin,che la rituffano nel passato della giovane attrice che era quando interpretavail ruolo di Nina, il suo preferito. Ed è così che Tchaïka lotta, creandosi unnuovo teatro, un nuovo spazio di vita. Come nel Gabbiano, Tchaïka errafra passato e futuro, fra disillusioni e speranze, e prosegue per la suastrada. Messo in scena in forma di sogno, questo spettacolo per un'attricee un burattino è il primo della compagnia belgo-cilena Belova-Iacobelli.Nel 2018 in Cile lo spettacolo è stato premiato come Miglioro Spettacolo,per la Migliore Attrice (Círculo de Críticos de Arte de Chile) e haricevuto il Premio del Pubblico come Migliore messa in sc

GÉZA HOSSZU-LEGOCKY & THE 5 DeViLs Geza Hosszu Legocky, alias Gezalius, nato a Losanna nel 1985 da genitori unghero-ucraini, è un violinista acclamato dal pubblico, dai musicisti e

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