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Manuale di stileScrivi bene e parla chiaroa cura di Riccardo Riggi 2011 Università degli Studi di PalermoArea Affari generali e legaliUfficio relazioni con il pubblicoFsp Relazioni interneRevisione a cura di Francesco FantaciEdizione fuori commercioÈ consentita la copia di qualunque parte di questo testo purché venga citata lafonte.UNIVERSITÀDEGLI STUDIDI PALERMO

MANUALEDI STILEScrivi bene eparla chiaroa cura diRICCARDO RIGGIArea Affari generali e legaliUfficio relazioni con il PubblicoFsp Relazioni interne

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INDICEPREFAZIONEProf. Roberto Lagalla, rettorepag.11PREFAZIONEDott. Antonio Valenti, direttore amministrativopag.15INTRODUZIONEpag.17CAPITOLO IRACCOLTA ORGANICA DI TESTI SULLASEMPLIFICAZIONE DEL LINGUAGGIOAMMINISTRATIVOCodice di stile - dipartimento per la Funzione pubblica pag.Regole di redazione dei testi normativi - Circolare del2/05/2001 presidenza del Consiglio dei ministriSemplificazione del linguaggio dei testi amministrativi pag.Direttiva 8 maggio 2002 del dipartimento per laFunzione pubblicaCAPITOLO IILINGUAGGIO NON SESSISTAL’uso di un linguaggio non sessista e antidiscriminatorio pag.I suggerimentipag.Forme linguistiche sessiste da evitarepag.Il maschile neutroUso disimmetrico di nomi, cognomi e titoliAgentivi: titoli, cariche, professioni, mestieri2545596163UNIVERSITÀDEGLI STUDIDI PALERMO

CAPITOLO IIIRELAZIONI INTERPERSONALIPremessaStandard per la gestione del contatto allo sportello/banco/scrivaniaStandard per la gestione del contatto telefonicoConsigli per l’organizzazione di un efficiente servizio diriposta telefonicaStandard per la gestione del contatto a mezzo emailpag.pag.8789pag.pag.9194pag.95CAPITOLO IVTRA ORTOGRAFIA E SINTASSILa corretta grafia dei termini di uso comune in UnipaBreve glossario grammaticale , di Francesco Migliardipag. 99pag. 119CAPITOLO VL’USO DEGLI APPELLATIVICOMUNICAZIONI FORMALIGli appellativiI titoli nobiliariIl titolo di dottorepag. 129pag. 137pag. 139TESTI CONSULTATIUNIVERSITÀDEGLI STUDIDI PALERMONELLEpag. 143

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PREFAZIONERoberto LagallaIl dovere civico di farsi capire“Ma che cosa vuol dire?” A ciascuno di noi è capitato, almenouna volta nella vita, di pronunciare un simile interrogativo dopoaver letto un documento di una Pubblica Amministrazione. Unafrase breve, semplice da pronunciare, che con estremaimmediatezza riesce ad evidenziare come l’ente pubblico abbiadimostrato di aver fallito la propria missione: quella di offrire unservizio al cittadino.Un linguaggio ed uno stile comunicativo di difficilecomprensione, e spesso anche elusivo, sono il retaggio di unaPubblica Amministrazione autoreferenziale tesa a dar sostegno,con montagne di scartoffie e sovrabbondanti formalitàburocratiche, a quella barriera che spesso separa il funzionariopubblico dal cittadino. Un processo perverso che trasforma ilruolo del primo da operatore del diritto amministrativo a nemicodel cittadino.La redazione del presente Manuale di stile è una delletestimonianze dell’impegno che l’Università degli Studi di Palermosta ormai da tempo profondendo verso una maggiore efficienzadella macchina burocratico-amministrativa. La definizione dinuovi e più semplici strumenti di comunicazione, l’organizzazionedi eventi aperti alla città, un costante miglioramento del sito webistituzionale e del portale attraverso il quale gli studenti siinterfacciano con l’Università sono altri importanti esempi dicome l’Ateneo stia lavorando su sé stesso in un processo diUNIVERSITÀDEGLI STUDIDI PALERMO11

di rinnovato e costante miglioramento.Siamo convinti che semplificare le procedure sia possibile. Lodimostriamo ogni giorno, cercando di ridurre la quantità ed il pesodelle formalità burocratiche che i nostri utenti devono affrontare.Siamo anche convinti che semplificare il linguaggio sia un doverenei confronti dei nostri studenti e di tutti coloro che, per ragionidiverse, dialogano con il nostro Ateneo.L’idea di fondo da cui prende spunto questo manuale, e chesento di condividere in pieno con l’autore, è che attraverso unconsapevole utilizzo del linguaggio si possano fortemente ridurrequegli ostacoli che rendono difficile la relazione con la PubblicaAmministrazione. L’attenzione alla scelta dei vocaboli da utilizzareo della migliore struttura sintattica per l’espressione di un’idea o diun concetto diventano, quindi, strumenti per il perseguimentodegli obiettivi di buon andamento ed imparzialitàdell’amministrazione dettati dal padre costituente. A spingere glioperatori dell’Ateneo palermitano verso un percorso diautomiglioramento non è soltanto il dettato costituzionale onormativo, ma la sempre più pervasiva opinione che l’Universitàdegli Studi di Palermo sia un luogo di tutti. Studenti, Docenti,personale Tecnico-amministrativo sono egualmente membri,anche se con diverse attribuzioni, di un mondo votato alla ricercaed alla divulgazione scientifica. Un mondo votato, pertanto, almiglioramento della conoscenza in senso lato ed al conseguentemiglioramento del contesto socio-culturale in cui l’Ateneo stessosi inserisce.I membri di una comunità accademica così importante nonpossono non sentirsi moralmente chiamati ad interpretare ilproprio ruolo in un’ottica di costante apertura alla comunità. Illinguaggio è quindi la porta principale che ciascuno di noi può12UNIVERSITÀDEGLI STUDIDI PALERMO

utilizzare per creare quella reciproca conoscenza e partecipazionein grado di ingenerare un circolo positivo la cui forza sia unaspinta almeno sufficiente a ridurre il gap tra pubblico e privato, traP.A. e cittadino, tra Università e Città.Questo manuale, di facile consultazione, contiene consigligrammaticali, sintattici, grafici e relazionali che ciascun operatorepuò mettere in pratica fin da subito ed in assoluta autonomia. Lalettura di questo testo non richiede il possesso di particolarirequisiti o di approfondite conoscenze. Richiede soltanto ilpersonale desiderio di voler migliorare sé stessi ed il modo diinteragire, attraverso i canali di comunicazione istituzionali, con glialtri attori di questo Ateneo. Uno dei capitoli del presente lavoro,pone inoltre l’accento su come il linguaggio possa giocare un ruoloimportante verso la riduzione di stereotipi di tipo sessista. Sidimostra, grazie ad uno studio condotto dalla presidenza delConsiglio dei ministri, come, attraverso la sensibilità dellaPubblica Amministrazione e la scelta di forme linguisticheappropriate, si possano costruire processi virtuosi divalorizzazione dei ruoli di genere e ridurre stereotipi e preconcettiche ancora oggi rischiano di sminuire il ruolo svolto dalle donnenel nostro Ateneo.UNIVERSITÀDEGLI STUDIDI PALERMO13

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PREFAZIONEAntonio ValentiIl ruolo della Pubblica Amministrazione, sostanzialmentecarente di una riforma organica dal 1865, sta profondamentecambiando. Viene chiesto alla P.A. non semplicemente unaristrutturazione di processi volti a promuovere maggior efficaciaed economicità, bensì l’acquisizione della consapevolezza dellaresponsabilità sociale che ciascuna amministrazione pubblica hanel territorio. Si tratta di una responsabilità che non si limitasemplicemente all’erogazione di un servizio ai “consociati/cittadini”, ma alla coscienza che con l’impegno profusonell’esercizio delle proprie attribuzioni istituzionali il funzionario, eper mezzo di esso la P.A. tutta, ha un’influenza attiva e costantesul territorio. Ecco quindi che il concetto di responsabilitàistituzionale si sposta lungo un asse non più centrato sul doveradempiere a dettati normativi e rigide procedure, ma si recupera ilsenso pieno della parola che deriva dal latino respondere, compostadal verbo spondere che significa promettere, impegnarsi.Nella prospettiva di impegnare la P.A. a meglio rispondere allerichieste dei cittadini, da circa vent’anni il legislatore concentra ipropri sforzi su 4 aree tematiche:- Semplificazione di procedure- Federalismo amministrativo- Riforma dei ministeri- Riforma del lavoro pubblicoSforzi, questi, che stanno producendo una cultura di gestionedella “cosa pubblica” sempre più performance-oriented, in cui qualitàdel servizio e customer satisfaction diventano criteri direttivi della P.A.ed in cui ai tradizionali controlli di legittimità si affianca un nuovo15

controllo sulle performance. Un cambiamento di prospettiva,quello appena delineato, dettato da nuove e più stringenti norme eda nuove regole di “mercato” nell’offerta dei servizi pubblici. Sitratta però di un cambiamento imposto ancor prima dalla nostramorale e dal nostro senso civico.All’Università degli Studi di Palermo abbiamo inteso assumerel’impegno di favorire la relazione con la comunità e di porreattenzione ad un costante miglioramento degli standard per lagestione dei procedimenti amministrativi. Il presente Manuale distile ne è un pratico esempio. Un testo, questo, pensato peragevolare un cambiamento verso una migliore leggibilità deidocumenti amministrativi prodotti dal nostro Ateneo. L’autoremostra come semplificare non voglia dire essere astratti, genericio approssimativi, ed offre al lettore un prezioso corollario distrumenti e tecniche capaci di accrescere, se ben utilizzati, lacomprensibilità di testi che per natura e tradizione sono spessopoco chiari a quanti si interfacciano con la P.A. Ecco quindi che,oltre ad esprimere apprezzamento per lo sforzo intrapresodall’autore nella redazione del presente testo, intendo rivolgere ilmio personale invito alla lettura del Manuale di stile, alfine di imprimere un’ulteriore accelerazione al processo di miglioramento deglistandard produttivi e qualitativi del nostro amato Ateneo.16UNIVERSITÀDEGLI STUDIDI PALERMO

INTRODUZIONERiccardo RiggiPerché sentiamo la necessità di semplificareil linguaggio amministrativoIl personale dell’Università degli Studi di Palermo si trova adover produrre diversi tipi di documenti. A prescindere dalla loronatura – regolamento, relazione tecnica, verbale, delibera,provvedimento amministrativo – documenti chiari risultano piùefficaci in quanto di più facile e rapida comprensione.Ci sono tre buoni motivi per scrivere in modo chiaro: interagire in modo più efficace; ridurre la corrispondenza inutile; instaurare un clima costruttivo.Il Manuale di stile dell’Università degli Studi di Palermo, dopoun’attenta fase di analisi e di sperimentazione condotta dall’Ufficiorelazioni con il pubblico in collaborazione con altre strutturedell’Amministrazione, qui si presenta in modo organico. Vuoleessere un aiuto a scrivere in modo chiaro e graficamente corretto.Ma anche a parlare in modo diretto ed efficace. Uno strumentoche affronta, con un approccio di tipo pratico e concreto, che nonrichiede particolari conoscenze o approfondimenti di tiposintattico-grammaticale, l’analisi dei diversi contesti e canalicomunicativi in cui utenti ed operatori dell’Ateneo s’incontrano.La corretta applicazione dei principi enunciati nel presentemanuale richiede a tutti noi, operatori di quest’Ateneo, impegnoUNIVERSITÀDEGLI STUDIDI PALERMO17

ed attenzione volti al cambiamento di stili comunicativi cherischiano di apparire obsoleti e, in taluni casi, poco efficaci. Ma lasfida si gioca anche su un altro fronte: la demolizione delletteralismo imperante che, proprio come nel mondo informatico,rischia di trasformare le parole in semplici segni mono-significato.Incapaci, pertanto, di conferire al testo quell’ampiezza necessariaad attribuire corpo ad un pensiero umano, per natura complessoed articolato. Un letteralismo che rischia di produrre, quindi, unoscollamento fra ciò che è scritto e ciò che s’intende comunicare.Ecco allora che un operatore della P.A. è chiamato a prestarecostante attenzione alla struttura del discorso ed alla scelta deivocaboli. Dobbiamo tornare a dare senso al nostro dialogo (diàlogos) nella consapevolezza che attraverso le parole passano icontenuti e si costruisce la realtà. Dobbiamo recuperare la sacralitàdella parola, il suo valore, il sapere consapevole che quanto si diceo si scrive ha un fine ed un significato chiaro e puntuale. Illinguaggio è importante, non è un orpello stilistico: è il marchioche certifica l’affidabilità di una donna, di un uomo o diun’istituzione.Il Manuale di stile dell’Università degli Studi di Palermo èstrutturato in 5 capitoli. Il primo intende offrire una panoramicasull’ormai ultradecennale impegno profuso dal legislatore conl’emanazione di norme e direttive sulla semplificazione dellinguaggio amministrativo. Il secondo pone all’attenzione dellettore suggerimenti e tecniche per l’utilizzo di un linguaggio nondiscriminatorio così come disposto dal titolo V lettera e) dellaDirettiva del 23 maggio 2007 della presidenza del Consiglio deiministri dal titolo “Misure per attuare parità e pari opportunità trauomini e donne nelle pubbliche amministrazioni”. La linguaitaliana, infatti, pur essendo in costante evoluzione, ha mostrato18UNIVERSITÀDEGLI STUDIDI PALERMO

poca attenzione a fenomeni di emancipazione femminile, chemeritano di essere analizzati e valorizzati con l’utilizzo di adeguateforme linguistiche, in grado di ridurre stereotipi e pregiudizi digenere che condizionano ancora parte dell’opinione pubblica.Il terzo capitolo è dedicato alla definizione di standard per lagestione delle relazioni interpersonali di tipo informale,quotidianamente svolta dal personale universitario attraversocanali tradizionali (attività di ricevimento del pubblico) e telematici(email e sistemi voip).Nel quarto e nel quinto capitolo, seppur in modo semplice eschematico, s’intende offrire al lettore consigli e utili indicazionisulla corretta grafia dei termini di più frequente utilizzo nell’attivitàamministrativa, l’uso degli appellativi ed un glossariogrammaticale.UNIVERSITÀDEGLI STUDIDI PALERMO19

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Le parole sono fatte, prima che per esseredette, per essere capite: proprio per questo,diceva un filosofo, gli dei ci hanno dato unalingua e due orecchie. Chi non si fa capireviola la libertà di parola dei suoi ascoltatori.È un maleducato, se parla in privato e daprivato. È qualcosa di peggio se è un giornalista, un insegnante, un dipendente pubblico,un eletto dal popolo.Chi è al servizio di un pubblico ha il doverecostituzionale di farsi capire.Tullio De MauroUNIVERSITÀDEGLI STUDIDI PALERMO

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CAPITOLOIRaccolta organica di testisulla semplificazione dellinguaggio amministrativoUNIVERSITÀDEGLI STUDIDI PALERMO

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CODICE DI STILEDipartimento per la Funzione pubblicaIl codice di stile delle comunicazioni scritte ad usodelle amministrazioni pubbliche (1993)PrefazioneConosco l’obiezione che potrebbe muoversi a questo “Codice diStile delle comunicazioni scritte ad uso delle amministrazionipubbliche”: perché il dipartimento della Funzione pubblica siinteressa di questo problema, quando ve ne sono altri ben piùurgenti, un’organizzazione pubblica obsoleta, procedureamministrative labirintiche, sedi di uffici pubblici cadenti, servizipubblici scadenti, controlli vecchi ed improduttivi?Ma provi il lettore a scorrere gli esercizi di stile contenuti inquesto volume, consistenti nella riscrittura di vari tipi di testi,moduli, bandi, provvedimenti amministrativi. Scoprirà sigleincomprensibili, forme antiquate, espressioni rompicapo, chesembrano fatte apposta per allontanare il cittadino dalla casacomune, quale dovrebbe essere lo Stato. Anche quando vuoleassicurare «i diritti irrefragabili» dei cittadini, quest’ultimo lo fa contecniche che chiamerò repulsive. Basti leggere la circolareministeriale in cui si lamenta «la eccessiva incidenza della pendenzadei procedimenti amministrativi sulla esplicabilità delle posizioni divantaggio degli amministrati». Una frase – questa – della quale nonUNIVERSITÀDEGLI STUDIDI PALERMO25

si sa se apprezzare maggiormente gli errori («pendenza» sta perdurata), gli echi di concezioni antiche («amministrati» sono icittadini), le reminiscenze di teorie giuridiche obsolete («posizionidi vantaggio», che sta per diritti) oppure le improprietà (con«esplicabilità» si voleva alludere alla possibilità di esercitare idiritti). Insomma, quella frase, tradotta, suonerebbe così: la duratadei procedimenti amministrativi finisce per impedire l’esercizio deidiritti dei cittadini.Un’amministrazione che non si fa comprendere e non saesprimersi. Atti, moduli, bandi che respingono (invece di aiutare) ilcittadino. Espressioni fuori dall’uso comune. Anche queste sonocause di quella frattura tra cittadino e Stato, di cui si discetta, intermini altisonanti, senza porvi riparo. E per porvi riparo, bisognacominciare anche dal linguaggio e dallo stile che gli uffici pubbliciadoperano, nel comunicare con i loro clienti abituali. Questi, icittadini, sono titolari di molti diritti, ma non di quello a vedersichiamati in forme piane e comprensibili. Accade, così, che chi siachiamato a contribuire, con il pagamento delle imposte, alle spesedello Stato, e sia richiesto di riempire moduli rompicapo, abbial’impressione di pagare due tasse: una palese, e una occulta,costituita dalle ore trascorse nel riempire il modulo e dall’eserciziodi pazienza impostagli.Ecco, dunque, perché occorre anche aggiornare lo stileamministrativo.Sabino Cassese26UNIVERSITÀDEGLI STUDIDI PALERMO

Stile, sintassi e lessico per la redazione dei testiStralcio del “Codice di stile” a cura della presidenza del Consiglio dei ministri– dipartimento per la Funzione pubblicaViene formulata di seguito una serie di raccomandazioni per laredazione dei testi scritti alle quali tutte le amministrazionipubbliche dovranno attenersi quanto più è possibile tanto più perquanto riguarda le comunicazioni dirette al loro esterno.Per rendere più comprensibili e concrete tali raccomandazioni,per ciascuna di esse si segnala la specifica caratteristica dello stileattuale del linguaggio amministrativo cui si riferisce.STILE ATTUALERACCOMANDAZIONIIl linguaggio amministrativo èdi natura coltaLe parole dotte in generale, equelle appartenenti al gergoamministrativo in particolare,devono essere utilizzate conprudenza. Quando ci si rivolgea un pubblico ampio, soprattutto esterno all’amministrazione,si devono preferire parole diuso comune che possanoessere comprese da tutti aparità di significato (adesempio pagamento al posto dierogazione).UNIVERSITÀDEGLI STUDIDI PALERMO27

28STILE ATTUALERACCOMANDAZIONIIl linguaggio amministrativo èricco di espressioni tecnicheproprie del linguaggio giuridico(ad esempio ammenda, oblazione,rogito, derogatorio).In generale, tali espressionivanno tradotte nel linguaggiocorrente. Se ciò non è possibilesenzaunaperditadisignificato, vanno evidenziate(con un asterisco, in neretto,ecc.) la prima volta checompaiono nel testo e spiegatein un glossario a fine testo.Abbondano gli arcaismi (adesempio testé, altresì, all’uopo),i termini e le locuzioni formalie solenni (ad esempio laSignoria Vostra) e le formulestereotipate (ad esempio nettorifiuto, autorità competenti).Gli arcaismi devono essereevitati, perché di difficilecomprensione. I termini e lelocuzioni formali e solenni e leformule stereotipate vanno,per quanto è possibile,eliminati.Il linguaggio amministrativocontiene molte parole diorigine greca e latina e spessoparole straniere e tecnicismi diorigine straniera.È preferibile sostituire taliparole con parole italiane (adesempio fare leggi al posto dilegiferare, capo progetto al posto diproject manager). Se una semplicesostituzione non è possibile,utilizzare una (vocabolario di base).UNIVERSITÀDEGLI STUDIDI PALERMO

STILE ATTUALERACCOMANDAZIONISono frequenti i sostantivi asuffisso zero derivati da verbi(ad esempio bonifico, condono) edi verbi derivati da sostantivi(adesempiodisdettare,referenziare).Al posto dei primi, è preferibilescegliere sinonimi di uso piùcomune, mentre vanno evitati iverbi derivati da so

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