CAPITOLO V – APPENDICE Per Capire Lévi-Strauss E Lo .

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DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismoCAPITOLO V – APPENDICEPer capire Lévi-Strauss e lo strutturalismo1

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismoLévi-Strauss, Le strutture elementaridella parentela, 1948

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismoCosa c’è di così importante e innovativo in questo libro? Fino adallora gli studi antropologici avevano in sostanza prodottoclassificazioni dei sistemi di parentela. I diversi modi che le societàhanno di regolare il matrimonio e la riproduzione e di riconoscere lerelazioni di discendenza sono stati raggruppati in tipologie, aseconda del carattere esogamico o endogamico, patrilineare omatrilineare, monogamico, poliginico o poliandrico, e soprattutto inrapporto alle terminologie di parentela utilizzate. In antropologia siè ad esempio consolidata la classificazione in sei sistemi diparentela, denominati hawaiano, eschimese, omaha, crow, irochese,sudanese, a seconda che siano linguisticamente distinti i parenti dilinea materna e paterna, i parenti di sesso e generazioni diverse.

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismoA Lévi-Strauss interessa riportare questa diversità non a un numerofinito di categorie o tipologie, ma a una logica unitaria e a unprincipio generativo: nello stesso modo in cui la linguisticastrutturale non si accontenta di classificare le parti del discorso mava in cerca delle matrici di base da cui può esser prodotta unaquantità teoricamente illimitata di enunciati corretti.Tali matrici sono appunto ciò che Lévi-Strauss intende per“strutture”: modelli che ordinano l’eterogenea molteplicitàdell’esperienza, collettivi e inconsci, nel senso che stanno alla basedelle culture umane ma non sono esplicitamente espressi dagliattori sociali (proprio come si può parlare correttamente unlinguaggio senza saperne formulare la grammatica).

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismoCosì, i sistemi di parentela ordinano in configurazioni culturali ein relazioni logiche i fatti naturali e basilari della vita umana: lanascita, la morte, il sesso, la procreazione. I principi cruciali diquesto ordinamento sono per Lévi-Strauss l’esogamia e lareciprocità. Il suo libro inizia con una discussione del precettouniversale di proibizione dell’incesto, che interpreta (dopoessersi sbarazzato di precedenti spiegazioni naturalistiche) comeil punto zero di una simile organizzazione logica. Il divietodell’incesto è la forma basilare dell’esogamia, cioèdell’impossibilità per gli uomini di sposare le donne del propriogruppo sociale (sia questo definito in modo più o meno ampio,come un nucleo minimo o un intero clan). E la regoladell’esogamia definisce il matrimonio come una forma di scambioreciproco – dunque di comunicazione, di costruzione di rapportidi alleanza - fra gruppi sociali.

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismoStrutture elementari e complesseIl titolo del volume, con l’espressione “struttureelementari”, fa riferimento a quei sistemi (tipici dellesocietà “primitive” o tradizionali) in cui le regolematrimoniali prescrittive sono molto strette: vale a dire incui un individuo può fare solo poche scelte matrimoniali,rigidamente dettate dalla struttura della parentela. Laforma più elementare (e più semplice logicamente ogeometricamente) è costituita per Lévi-Strauss dalmatrimonio fra cugini incrociati - dove la mogliepreferenziale di un individuo è la figlia della zia del padre.

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismoÈ il sistema che caratterizza le formazioni sociali“dualiste”, come ad esempio quella degli indiosBororo, che vivono in villaggi divisi in due metàesogamiche e matrilineari. Un maschio della metàA, sposandosi, andrà a vivere nella metà dellamoglie, la B: il loro figlio avrà come coniuge“naturale” la figlia della zia paterna, che si è sposatacon un uomo della B restando a vivere nella metà A;e così via.

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismoStrutture complesseLévi-Strauss chiama invece “strutture complesse”quelle che “abbandonano ad altri meccanismi,economici o psicologici, il compito di procedere alladeterminazione del coniuge”. È il caso dellemoderne società occidentali, nelle quali l’unicanorma certa resta la proibizione dell’incesto. C.Lévi-Strauss, Le strutture elementari della parentela,trad. it. Milano, Feltrinelli, 1972, p. 11

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismoLe matrici strutturali non informano solo le relazionidi matrimonio e parentela, ma ogni altro aspettodella cultura: in particolare, si mostrano nelleproduzioni simboliche ed estetiche, cherappresentano un campo privilegiato per l’analisistrutturale (e infatti quest’ultima, al di fuoridell’antropologia, si svilupperà principalmente nellacritica artistica e letteraria).

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismoIl mitoDopo la parentela, l’ambito culturale che affascina di più LéviStrauss è quello del mito. Comincia ad occuparsenesistematicamente dalla fine degli anni ’50, pubblicando primail breve saggio Le gesta di Asdiwal (1958, poi in Lévi-Strauss1972); quindi, tra il 1964 e il 1971, la quadrilogia che prende ilnome di Mythologiques, un vero e proprio monumento dellamitografia amazzonica da un lato, del metodo strutturaledall’altro (Il crudo e il cotto, 1964, Dal miele alle ceneri, 1967;Le origini delle buone maniere a tavola, 1968; L’uomo nudo,1971); sul tema torna costantemente fimo alla fase piùrecente della sua produzione.

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismoIl mito dello snidatore d’uccelliUn celebre cacciatore chiamato Aruwè individuò un albero di cui gli ara venivano a mangiare isemi. Vi salì, preparò un nascondiglio e si mise in agguato. Dopo aver ucciso molti uccelli, eglivolle scendere, ma dovette tornare precipitosamente nel rifugio perché si stavano avvicinandodei giaguari. Queste belve frequentavano l’albero, nel quale raccoglievano miele selvatico.Quando esse ebbero terminato, Aruwè tornò al villaggio con la sua selvaggina. Il giorno dopoandò a cacciare nello stesso luogo, avendo cura di restare ben celato nel suo nascondiglio finché igiaguari fossero arrivati e ripartiti.Ora, il fratello di Aruwé vuole imitarlo, ma cerca di cacciare un giaguaro che si difendeuccidendolo. Aruwé si pone in cerca del fratello, e seguendo le tracce del suo sangue arrivapresso un formicaio: vi entra trasformandosi in formica e all’interno scopre il villaggio deigiaguari. Qui trova l’omicida, che lo persuade però di aver agito per difesa, e si innamora di unasua figlia. La sposa e va ad abitare tra i giaguari, che gli insegnano tutti i particolari della festa delmiele – i riti, i canti, le danze. Ma un giorno sente nostalgia del villaggio umano e dei suoi parenti.Vi torna allora in visita accompagnato dalla moglie-giaguaro, che lo aspetta fuori del villaggio: mapreso dai festeggiamenti se ne dimentica, e quando torna lei se n’è andata, chiudendo persempre la strada che conduce al villaggio dei giaguari. Aruwé torna tra i Tenetahara ed insegnaloro i riti della festa del miele, che restano gli stessi fino al tempo presente.(C. Lévi-Strass, Dal miele alle ceneri, trad. it. Milano, Il Saggiatore, 1968, p. 32)

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismoPrecedenti interpretazioniCome interpretare questa storia? I precedenti approcci al mitoavrebbero insistito sul suo carattere eziologico. La scuola evoluzionista,in particolare, considerava i miti come tentativi di spiegazionepseudoscientifica di eventi naturali, o di giustificazione pseudostoricadi istituzioni e usi del presente (come sarebbe appunto la festa delmiele). I successivi indirizzi funzionalisti vedevano invece nel mitol’espressione di valori e principi morali cruciali per la coesione delgruppo sociale (in questo caso il mito sembra parlare fra l’altro delladifficile coesistenza tra la fedeltà verso i consanguinei e quella verso gliaffini). E ancora, le letture fenomenologiche e psicoanaliticheinsistevano sull’autonomo valore di certi simboli inseriti nel mito, cherimanderebbero a basilari dimensioni esistenziali e dinamiche emotive(ad esempio il giaguaro come simbolo della sessualità o della vitalitànaturale, o in termini freudiani l’ingresso nel formicaio come percorsoverso il rimosso, etc.).

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismoAtomi narrativiLévi-Strauss si distanzia da queste letture classiche prima di tutto peruna questione di metodo. Non si può interpretare questo mito da solo,ma soltanto collocandolo nel quadro di un corpus mitologico molto piùampio proveniente dalla stessa area culturale. Ciò consente di studiarele varianti della storia, nonché i modi in cui certi temi od oggetti (ilmiele, i giaguari, la trasformazione in formica, il matrimonio con laragazza-giaguaro e così via) si presentano in miti simili di popolazioniconfinanti. Diviene così possibile isolare le singole unità compositive,gli “atomi” narrativi che Lévi-Strauss chiama “mitemi” - per analogiacon i “fonemi” della linguistica, unità minime che non hanno significatoin sé ma si combinano a produrre una serie potenzialmente illimitatadi significati). Per lui il singolo item mitologico non è un’unità d’analisiautonoma: non basta a scoprire la logica del pensiero mitico, propriocome un singolo enunciato proposizionale non è sufficiente a chiarirele regole della grammatica.

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismoEtnoscienzaOltre che in un corpus narrativo più ampio, Lévi-Strausscolloca il mito nel vivo della cultura di appartenenza: percapire la storia dello snidatore d’uccelli occorre saper chisono i Tenetehara, come vivono, quali sono le lororelazioni di parentela, cosa mangiano e come siprocurano il cibo, quali sono le loro conoscenze dibotanica e zoologia, quali i loro rituali e le loro credenzereligiose. Solo questo contesto può chiarire il significatodei singoli elementi che fanno parte della storia: anzi, imiti sono un modo peculiare di comporre le conoscenze ei sistemi di classificazione locale, articolando leclassificazioni naturali con quelle sociali.

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismoLogica binariaInoltre, per Lévi-Strauss il pensiero mitopoietico è guidatoda una logica binaria, che procede attraverso disgiunzionioppositive. Ogni singolo elemento “significa” non da soloma in relazione ad altri elementi che gli si oppongono.Lévi-Strauss crede che l’opposizione fondamentale di cuitutti i miti in definitiva parlano sia quella tra natura ecultura (la stessa opposizione che produce i sistemi diparentela a partire dalla proibizione dell’incesto,trasformando in atto culturalmente regolato il fattomeramente naturale della sessualità e dellariproduzione).

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismoIl mito come composizione digitaleQuel contrasto binario si articola poi nei principali ambiti della vitamateriale e sociale. Il mito dello snidatore d’uccelli, ad esempio,“parla” di categorie alimentari: in esso si trovano opposizionistrutturali come quella fra crudo e cotto (anch’essa discrimine crucialefra un mangiare naturale e un mangiare culturale), carnivoro evegetariano, cibi animali e vegetali, secchi e umidi, terrestri e acquatici,freschi e putridi e così via. Su queste categorie “materiali” se neinnestano altre di natura cosmologica e più astratta (cielo/terra,alto/basso, vicino/lontano, giorno/notte), nonché di naturasociologica, riguardanti cioè l’ordine delle relazioni umane(consanguineità e matrimonio, parentela patrilineare e matrilineare,etc.).

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismoOperatori logiciA proposito di questo specifico mito, Lévi-Strauss va anche oltreasserendo che elementi come i pappagalli ara e i giaguari funzionanocome operatori logici, conferendo visibilità alle suddette categorieconcettuali. Gli ara sono vegetariani e i giaguari carnivori (laddove lapeculiarità umana è di essere sia vegetariani sia carnivori); i primivivono in alto (cielo), i secondi in basso (sottoterra; e anche quil’uomo, salendo sull’albero e scendendo dentro il formicaio mette incomunicazione i due ambiti contrapposti). E ancora, gli uccelli sonoprede dell’uomo, i giaguari sono predatori. Le due specie di animalisono accomunate dal frequentare l’albero (mediatore fra cielo e terra efonte di alimentazione per entrambi) e dal consumare il miele, di cuifanno però un uso diverso: naturale gli ara, culturale i giaguari (con lafesta del miele che insegnano agli uomini).

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismo«Logica» e «sinfonia»Lontano dal rappresentare i prodotti di una fantasia sfrenata, i mitiappaiono rigorose costruzioni logiche – sia pure in una accezione“concreta” e non “astratta” della logica. Le Mythologiquesrappresentano la più grande valorizzazione mai tentata del patrimonioculturale delle piccole e minacciate società di cacciatori e raccoglitoridell’Amazzonia. Lévi-Strauss fa di quei miti quasi un monumento:rovesciando le nostre tentazioni di svalutazione etnocentrica, li trattacome un corpus poetico, come il lavoro di un Dante o uno Shakespeareamazzonico. Anzi, meglio ancora, come una sinfonia, dal momento cheusa esplicitamente le metafore musicali (ouverture, accordi, melodia earmonia, tema e sviluppo) per esprimere le relazioni interne al corpusmitografico.

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismoLimiti dell’analisi strutturale- Forzatura delle opposizioni strutturali- Sottovalutazione del ruolo dei soggetti sociali (vedil’uso dello strutturalismo in letteratura) a fronte di uno«spirito umano collettivo e inconscio;- l’interpretazione etnologica (o critico-letteraria) sipresenta come il disvelamento di un codice nascosto, permezzo di un metalinguaggio che si pone su un livellodiverso dal linguaggio degli attori sociali.

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismoIl pensiero selvaggioIl pensiero selvaggio – secondo molti l’opera teoricamente piùimportante del nostro autore, apparsa nel 1962, due anni primadell’avvio delle Mythlogiques e in contemporanea a un piccolo saggioche ne costituisce una sorta di appendice, dal titolo Il totemismo oggi.Cultura come prodotto di un pensiero ordinatore collettivo einconscio; un pensiero che sovrappone alla molteplice varietàdell’esperienza strutture classificatorie e relazioni logiche, attraversoun linguaggio che è sostanzialmente lo stesso della modernacibernetica. Questa visione gli consente di spazzar via tutte lespeculazioni dell’antropologia classica su un “pensiero primitivo” menoevoluto di quello moderno, imperfettamente razionale o persino “prelogico”, secondo le tesi sostenute nella stessa tradizione francese edurkheimiana da Lucien Lévy-Bruhl.

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismoIl paradosso neoliticoIl pensiero selvaggio si apre con una netta rivendicazione della ricchezza e complessità del sapereempirico nelle culture tradizionali, e ancor più della sua strutturazione strettamente logica eclassificatoria. Ma proprio questo riconoscimento porta Lévi-Strauss a porsi il problema che chiama del“paradosso neolitico”. È nel neolitico che le civiltà umane cominciano a dar prova di grande abilitàtecnica, nell’agricoltura e nell’allevamento come nella produzione artigianale di terrecotte, tessuti e cosìvia. “Ognuna di queste tecniche presuppone secoli e secoli di osservazione attiva e metodica, ipotesiardite da scartare o convalidare attraverso il controllo di esperienze infaticabilmente ripetute”;presuppone dunque “un atteggiamento dello spirito prettamente scientifico, una curiosità assidua esempre all’erta, un’esigenza di conoscenza per il piacere della conoscenza”. Ma allora come mai questospirito scientifico sembra aver subito un arresto storico, tanto che “millenni di ristagno si sono frapposticome una piattaforma fra la rivoluzione neolitica e la scienza contemporanea?” C. Lévi-Strauss, Ilpensiero selvaggio, trad. it. Milano, Il Saggiatore, 1964, p. 27

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismoLogica astratta e concretaLa risposta consiste per Lévi-Strauss nell’esistenza di due diverse forme dipensiero scientifico, l’uno “concreto” e più vicino all’esperienza sensibile,l’altro più astratto o distante dall’esperienza.Il primo è appunto il “pensiero selvaggio” – espressione che non si riferiscecerto al “pensiero dei selvaggi”, ma a una modalità intellettuale checaratterizza tanto i saperi neolitici quanto molti ambiti della vita quotidianacontemporanea e “civilizzata”, distinguendosi però dalla modernaformalizzazione scientifica.Per chiarire le relazioni tra i due tipi di pensiero Lévi-Strauss proponel’esempio del bricoleur e dell’ingegnere. Il primo è un costruttore che fa tuttocon le proprie mani, utilizzando (o meglio, riutilizzando) pezzi che trova giàpronti e che magari ha messo da parte: aggiusta, modifica, misura “a occhio”,giunge a compromessi con la materia grezza che si trova di fronte. Il secondoparte da un progetto, cioè da un modello astratto, e costruisce ad hoc i pezziche gli servono per la sua realizzazione finale:

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e lo strutturalismoIl bricoleur e l’ingegnere«Il bricoleur è capace di eseguire un gran numero di compiti differenziati ma,diversamente dall’ingegnere, egli non li subordina al possesso di materie prime e diarnesi, concepiti e procurati espressamente per la realizzazione del suo progetto : ilsuo universo strumentale è chiuso, e, per lui, la regola del gioco consiste nell’adattarsisempre all’equipaggiamento di cui dispone, cioè a un insieme via via «finito» di arnesie di materiali, peraltro eterocliti, dato che la composizione di questo insieme non è inrapporto con il progetto del momento » (p. 30)Un altro modo di esprimere queste differenza è dire che l’ingegnere tende aprogettare qualcosa di nuovo, cioè ad andar oltre le limitazioni o disponibilità di cuidispone un certo stato della civiltà; mentre il bricoleur resta al di qua, è cioè costrettoa lavorare con ciò che è dato, a risignificare pezzi già utilizzati da altri e per altri scopi.Il primo usa concetti (significanti creati apposta per l’occasione, come può essere unaformula matematica), l’altro segni (attribuisce significato a cose che preesistono e chesono scelte all’interno di un repertorio o collezione già esistente). E Lévi-Straussaggiunge che il primo è proiettato verso il futuro e l’innovazione, l’altro vive in unasorta di eterno presente.

DEI, «Antropologia culturale » Il Mulino, 2016Appendici al capitolo V. Per capire Lévi-Strauss e

Appendici al capitolo V. Per capire Lévi -Strauss e lo strutturalismo A Lévi-Strauss interessa riportare questa diversità non a un numero finito di categorie o tipologie, ma a una logica unitaria e a un principio generativo: nello stesso modo in cui la linguistica strutturale non si accontenta di classificare le parti del discorso ma

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